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Autore: Hp_Nameless    24/12/2013    1 recensioni
Salve a tutti voi, popolo di Efp. Vi starete chiedendo: “Perché questa matta mette una frase come titolo di una storia? ” Ebbene, questa è una bellissima frase dei Beatles (che tradotta, per chi non lo sapesse, è: L’amore è vecchio, l’amore è nuovo, l’amore è tutto, l’amore sei tu. Sì, in inglese funziona meglio!) che rispecchia molto la storia, e per questo è stata scelta come titolo. Questa è la storia di Justin Bieber, all’apparenza il solito bulletto, e Jennifer Hall, la sua imprevedibile ragazza.
ATTENZIONE: la storia è un cross-over con Eric Saade, personaggio di spicco verso la metà della storia.
-Amore ma dove mi porti?- chiesi con insistenza a Justin
-Smettila Jen, è una sorpresa- rispose lui continuando a trascinarmi per un braccio. Era il giorno del mio diciassettesimo compleanno e Justin aveva deciso di farmi una sorpresa.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love is old, ove is new, Love is all, Love is you
Capitolo 13: Love is old


 

 

Giorni e giorni di ricerche su Jocelyn non portarono proprio a nulla.
Più io cercavo di scoprire chi fosse, più avevo la certezza che non esistesse.
È strano come le persone riescano a far sparire ogni traccia di sé stessi quando vogliono!
L’unico sistema per trovarla in poco tempo era domandare ad Eric, ma mi avrebbe ucciso anche solo per aver nominato un lontano parente di Justin. Lui era un vero esperto del computer, perciò io non avevo speranze nemmeno di provare ad usare il suo Mac ultramoderno.
Poi, mentre girovagavo per siti sugli aborti, lo trovai, trovai un articolo su Jocelyn Bieber. Aprii il link che mi portò su un sito di giornalismo: una giornalista aveva scritto un breve articolo su di lei.
È Jocelyn Bieber la nostra madre-protagonista di questa settimana. Jocelyn non è stata una ragazza madre, ma poteva esserlo. «All’età di diciassette anni rimasi incinta del mio attuale marito» confessa la donna, «ma sia i miei che il mio fidanzato non volevano il bambino, perciò fui costretta ad abortire» racconta con gli occhi sognanti. Le sarebbe piaciuto tenere il bambino, così ora sarebbe stato un fratello maggiore per Jason, il suo primogenito, e per il futuro bambino che ora si porta in grembo. «Un consiglio che posso dare a tutte le ragazze-madri» dice Jocelyn, «è di non mollare mai, di sopportare soprusi, ingiustizie e beffeggiamenti, perché un bambino è la cosa più bella che si possa desiderare».
Allora era proprio lei, Jocelyn B era la madre di Justin, rimasta incinta a diciassette anni ma costretta ad abortire, allora madre di Jason e incinta di Justin.
Non ci potevo credere, l’avevo trovata!
Tornando al sito precedente scoprii che Jocelyn sarebbe stata disponibile per consulenze private a ragazze-madri il 25 giugno.
Dalla felicità mi alzai in piedi di scatto iniziando a saltare e facendo correre Rosalie in camera a controllare che fosse tutto a posto.
-Ricordami di non prendere impegni per il 25 giugno- urlai con un sorriso smagliante sul viso.
-Ma già li hai: devi uscire con Eric!- disse tranquilla uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
Grandioso! I piani di una vita smontati in pochi secondi…
Beh, non proprio di una vita, però…
Ad ogni modo non potevo disdire l’appuntamento con Eric perché già mi vedeva assente e distratta, se poi non mi fossi nemmeno presentata avrebbe iniziato a fare domande a cui non avrei saputo/dovuto rispondere.
***
Quel fatidico 25 giugno non tardò ad arrivare, ed ogni giorno che passava sentivo il bisogno di parlare con Jocelyn… ed ogni giorno che passava sentivo il bisogno di non mentire ad Eric.
Pochi giorni prima, infatti, mi aveva detto che saremmo andati a pranzo fuori, e non mi andava di rovinargli tutti i programmi. Perciò, quel 25 del mese lo feci sembrare un qualsiasi giorno di un afoso giugno: mi svegliai verso le undici e mezzo (non c’era più scuola) e scesi lentamente al piano terra per la colazione. Alla fine, così come avevo immaginato, tornai in camera a stomaco vuoto e con un’estrema voglia di risotto all’inglese. Infilai un body nero con la gonna rosa e sopra ci infilai la camicia trasparente. Indossai la collana con le piume rosa e due bracciali: uno con un teschio e uno con il segno dell’infinito che mi aveva comprato Eric. Aggiustai gli orecchini a stella e gli occhiali e legai i capelli in uno chignon coperto dal cappello nero. Così, quando Eric suonò, allacciai i sandaletti, afferrai la borsa ed uscii.
[http://www.polyvore.com/cgi/set?id=95038100&.locale=it]
Non era voluto scendere dalla macchina, perciò lo salutai velocemente mentre partivamo alla volta del ristorante.
-Stai bene?- mi domandò Eric quando ebbe ordinato anche per me dal momento che non avevo risposto alla cameriera.
No.
-Sì- mentii spudoratamente sorridendo all’unico ragazzo che non era uscito dalla mia vita dopo essere entrato e fondo.
Nel tempo che ci volle ai cuochi per preparare le linguine allo scoglio né io né Eric spiccicammo parola: io ero intenta a guardare ciò che succedeva fuori dal locale, la gente che passava, si salutava, si rivolgeva sguardi di sufficienza; mentre Eric giocava con le posate osservando il menù.
Di fatti fu la cameriera a interrompere i nostri pensieri, con un: «Ecco a voi!» non troppo entusiasta. Come per il primo, Eric ordinò anche il mio secondo, mentre io iniziavo a giocherellare con le linguine. Quando eravamo partiti avevo molta fame, mentre ora era come se l’appetito mi fosse passato. Dovunque guardassi vedevo Justin e Jocelyn abbracciarsi e sorridere insieme, felici senza me e la loro famiglia.
Sempre più distrutta da quegli orribili pensieri, mi alzai dalla mia sedia e, sotto gli occhi interrogativi di tutti, dissi solo: «Scusa Eric, devo andare!».
Lo lasciai così, in quel locale, con la bocca aperta per lo stupore mentre io correvo via per trattenere le lacrime. Forse sarebbe stato lui a dover piangere, ma io mi sentivo in colpa per ciò che gli avevo fatto.
Aspettai il pullman per dieci minuti, in cui diedi libero sfogo ai miei sentimenti.
Mi sentivo distrutta per quello che avevo appena rovinato con Eric, provavo ancora degli strani sentimenti per Justin, ed ora che ero vicina a scoprire la verità, non sapevo più se il prezzo da pagare fosse quello giusto. In fondo, nemmeno Eric mi amava, di questo ne ero quasi certa. Era molto confuso perché tra noi c’era sempre stato un legame particolarmente forte e particolarmente speciale.
Quando il bus arrivò pagai la sovrattassa per non avere il biglietto al conducente e mi sedetti al primo posto libero che trovai, accanto ad una anziana donna tutta incappucciata. Poggiai il viso al finestrino e permisi alle lacrime di scivolare giù dai miei occhi colmi e stanchi si sopportare la realtà che mi circondava.
La vecchietta stette in silenzio per tutto il viaggio, ma sapevo che mi stava osservando: sentivo il suo sguardo compassionevole su di me, la sentivo squadrare il mio grembo senza colpevolizzarmi per ciò che avevo fatto.
Poco prima che io scendessi, come se lei sapesse qual era la mia destinazione, disse con voce saggia e dolce: -Non piangere bambina, perché nessuno al mondo merita le tue lacrime-.
A quelle parole mi venne da piangere ancor di più, ma non riuscivo più a far uscire una goccia d’acqua dai miei occhi. Era come se le parole dell’anziana donna mi avessero otturato le ghiandole lacrimose.
E fu allora che lo capii, capii che stavo facendo la cosa giusta.
A testa alta uscii dall’autobus per dirigermi alla clinica dove Jocelyn stava parlando con chissà quale ragazza-madre.
Entrai spalancando la porta e per mia fortuna una ragazza stava uscendo dall’ufficio dove la donna stava spargendo consigli, così mi fiondai dentro prima che qualcun’altra potesse entrare.
-Oh, ciao Jennifer. Ti stavo aspettando- disse con tono tranquillo dopo avermi scrutato per un solo momento. Justin aveva ragione: era davvero molto bella, con i riccioli biondi che le ricadevano sulle spalle e gli occhi dorati illuminati dal sole.
-Beh, cosa aspetti? Siediti! – m’indicò la poltrona in pelle che avevo davanti- Ormai iniziavo a pensare che non saresti più venuta» concluse alzando di nuovo lo sguardo su di me.
-Che cosa ne sa lei di me?- domandai arrabbiata accomodandomi con l’aiuto dei braccioli.
-Beh, diciamo tutto!- esclamò sorridente. Le rivolsi uno sguardo di fuoco, così continuò: -Ti osservo dal primo momento in cui Justin ti ha messo gli occhi addosso-.
Cosa vuol dire? Non può essere più precisa?
Non sapendo cosa rispondere, dissi solamente: -E cosa vuole da me?-.
-Aiutarti- rispose semplicemente. Poi aggiunse: -Justin ti ama, e non ha mai smesso di amarti. Non voleva lasciarti, ma è stato costretto e non voleva rovinare di nuovo la tua vita tornando ora-.
Una strana sensazione di bagnato mi avvolse l’intimità e sentii dei forti dolori provenire dal basso ventre.
Cazzo le acque!

N.d'A.
Chiedo umilmente perdono per le condizioni in cui è scrito questo capitolo. Il computer, che tra l'altro ho appena aggiustato, è impazzito, ma non volevo farvi attendere ancora.
Come credo abbiate capito, la storia volge altermine,  infatti mancano sol altri re capitoli, d cui due sono già stati scritti.
A presto
Ily
 
  
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