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Autore: _nihonjin_    24/12/2013    3 recensioni
Mi guarda negli occhi. “Vuoi sapere la sorpresa?”
Eh, sì e che cazzo. Sono venuta dal Giappone fino a Londra! “No, guarda ho percorso più di novemila chilometri solo per farmi una simpatica passeggiata nel centro di Londra e per comprare quella maglia che vidi quel lontano quattro aprile millenovecento cinquanta nel negozietto in fondo alla strada, sai quello che a Natale metteva le decorazioni color oro e argento…” Inizio a blaterare.
Non noto neanche che sta diventando tutta rossa, non so se per la vergogna o per la rabbia. Fatto sta che Niall mi da una gomitata nelle costole. Smetto subito di parlare. Sto per girarmi verso di lui e riempirlo di parolacce quando improvvisamente Mariateresa urla.
“TRA DUE MESI MI SPOSO.”
Giro lentamente la testa nella sua direzione. Non respiro neanche, talmente sono sconvolta. “Oddio, e con chi?!”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia è il continuo di
E se io facessi Sherlock Holmes e tu Watson?

Insecticide.

Sono stesa sul letto a pancia in su a guardare il soffitto bianco e vuoto. Un po’ come me. Insomma, credo che la mia vita sia perfetta. Mi sfogo e mi libero scrivendo, e i miei libri poi piacciono un po’ a tutti. Ma mi manca qualcosa d’essenziale. E forse so perfettamente cosa, ma non riesco, non voglio ammetterlo. Non so quanto tempo sia passato da quando mi sono stesa, ho sentito solo il telefono squillare un paio di volte, ma so che erano le sette quando ho iniziato a pensare a Niall.
Il suo sorriso, i suoi occhi. Non riesco più a togliermeli dalla testa, non capisco perché sia così difficile non pensare a lui. Prima mi riusciva meglio, maledizione.
Cerco di pensare a quello che dovrò fare domani. Aspetta…cosa devo fare domani? Ho già preso il nuovo cd di Gigi D’Alessio. Ma allora cos…?
D’un tratto mi vengono in mente un paio di cose. Vestito. Mariateresa. Matrimonio. Devo accompagnare la mia migliore amica a prendere l’abito da sposa. Non so come dovrò comportarmi, non ho mai vissuto un’esperienza simile. Sospiro, portandomi le mani al viso per coprirlo. E se l’abito che sceglierà non mi piace? Cosa le dirò? Credo che forse la soluzione è essere sincera sempre e comunque, ma non voglio neanche deluderla. Okay, se piace a lei piace anche a me, se non piace a lei non piace neanche a me. Tutto chiaro? Più o meno.
Chissà come saranno le sue nozze. A me piacerebbe troppo avere i violinisti. Suonerebbero per tutto il ricevimento. Comincio ad immaginare ogni cosa sul mio improbabilissimo matrimonio. Mi pare di essere tornata a quando avevo quattordici anni quando assillavo mia madre su quest’argomento. Penso a quanto sarebbe bello sposarsi con Niall. Io che mi incammino verso l’altare e lui che mi guarda sorr…Devo smetterla di pensare a Niall. Basta, cazzo! Fa male alla salute. Ehm.
Per un secondo mi perdo di nuovo a fantasticare, ma qualcosa di nero sul soffitto mi fa sobbalzare. Ah, è solo un millepiedi gigante.
…un millepiedi gigante.
Ah.
Oddio, io odio gli insetti! Fanno schifo, sono ripugnanti!
Strabuzzo gli occhi, alzandomi di scatto dal materasso morbido. Mi gira un po’ la testa per il movimento improvviso. E’ assurdo, a ventisette anni ho ancora questa fobia per questi cosi schifosi che girano per casa.
Rimpiango di non essermi portata nella valigia mia madre, in queste cose è la migliore. Li ammazza alla grande. Che stile.
Guardo un attimo l’orologio e noto con orrore che è quasi mezzogiorno. Più di quattro ore a pensare e a respirare. Cavolo, è un record.
Riporto lo sguardo sul millepiedi, inorridendo appena muove una zampona pelosa. La mia faccia deve essere indescrivibile. Inizia ad avanzare, e oddio, non oso neanche immaginare cosa succederebbe se mi cadesse addosso.
I miei più grandi incubi si avverano, e quel coso fa una specie di balzo e va finire sul pavimento. Per poco non svengo, porca carota.
Si muove verso di me, ambiguamente. Vi prego, ditemi che sto dormendo e che questo è solo un brutto sogno. Porto le mani davanti a me, come per calmarlo.
“Ehm…cosino bellino, perché non te ne esci dalla porta? Così fai un favore a tutti.”
Ma quello invece che fa? Si mette a correre ancora più veloce.
Urlo in preda al panico, ricordandomi di non aver portato nessun insetticida con me. Ed è stata un’enorme cazzata. Esco in fretta dalla porta d’entrata, afferrando al volo la borsa sull’attaccapanni e invece di prendere l’ascensore scendo le scale per evitare di trovarmi di nuovo faccia a faccia con un altro di quegli insetti. Almeno non sono chiusa in una scatoletta con zero possibilità di fuga.
Sto delirando.
Quando esco dal palazzo mi sento libera e finalmente respiro aria pulita. Subito inizio a sentirmi meglio e il mal di testa di prima è quasi sparito del tutto.
Okay, la prima cosa da fare è trovare un negozio che venda un insetticida. Buono possibilmente. Mi ricordo che quando ai tempi del college il mio appartamento era pieno di scarafaggi e organismi non ancora identificati, usavo uno spray fortissimo. So ancora dove lo vendono. Ma ci sono due problemi: non so se il negozio è ancora aperto, dato che qui è cambiato praticamente tutto e in più si trova dall’altra parte della città. C’è solo un modo per andarci, visto che non ho la macchina. La metropolitana.
Sbuffo, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Inizio a sentire il freddo pungente di fine gennaio e mi rendo conto che non ho indossato il cappotto. Merda. Si gela, tra poco nevica pure, e non ho nulla da mettere per stare calda. Mi prenderò una bronchite, ma non ci torno da quel millepiedi.
Comincio a camminare, cercando di ricordare dove sia la stazione. Frugo nella borsa con la speranza di essermi portata almeno una sciarpa, o magari un cappello. Impreco. Non ho nulla.
Arrivo all’incrocio più avanti casa mia e mi fermo al semaforo  attendendo che diventi rosso per poter passare. Caccio un po’ d’aria fuori per far formare la nuvoletta di fumo affinché l’attesa non sia così pesante. Infondo lo sanno tutti che mantenere la calma non è il mio forte.
Sospiro e butto la testa all’indietro. Il semaforo finalmente da verde è passato a giallo e poi a rosso. Ora posso attraversare.
Neanche il tempo di fare un passo, che un uomo mi ferma per le spalle non permettendomi di fare alcun movimento. Sto per urlare, ma mi fermo poiché ho riconosciuto il profumo di una persona che ormai conosco troppo bene.
Chi può essere se non Niall? Mi volto verso di lui. Ha il fiatone e cerca di riprendere a respirare regolarmente. Corrugo la fronte mentre tossisce un po’ e metto una mano sul suo braccio, magari per calmarlo.
Appena riesce a respirare come un comune essere vivente, mi abbraccia. Ma che caspita sta succedendo?
“Oddio, Ross. Ho perso dieci anni di vita.”
Okay, la situazione sta diventando ridicola.
Muove la testa sulla mia spalla e mi rilasso un po’.
“Cosa-“
“Non farlo più, non farlo più.” Ripete per ben due volte. “Mi hai fatto spaventare.”
Mi fa segno di rimanere in silenzio, ma non riesco a non stare zitta. “Senti Niall, se non vuoi che ti castri, dimmi cosa sta accadendo, perché sinceramente non capisco una mazza.”
Mi molla guardandomi negli occhi. Ha le mani tra i miei capelli castani. “Hai lasciato la porta di casa aperta, ho pensato al peggio.”
Oh my God, ma cosa ha in testa questo? Le cipolle?
“Davvero ho lasciato la porta aperta?”
Annuisce.
“E pensavi che mi fosse capitato qualcosa?”
“Esattamente.”
“Ti sei davvero preoccupato tanto?”
“Si!” Urla, alzando gli occhi azzurri al cielo.
“Ma cosa porca minchia ti sei fumato? Farina?” Grido a mia volta, sconsolata.
Mi guarda sconvolto.
“Pensavo ti avessero rapita o che ti avessero ucciso e nascosto il cadavere da qualche parte! Non lo so, Ross, non lo so! Ma solo il pensiero che forse tu fossi in pericolo mi ha fatto impazzire. Io…ci tengo a te. Più di quanto immagini.”
Okay, il mio cuore sta battendo più forte di un martello e per poco non mi esce dal petto. Lo ha detto davvero o sto sognando?
“Sono andata via di fretta perché c’era un millepiedi gigante che mi stava inseguendo.” Mi giustifico, facendo spallucce.
Mi fissa senza dire nulla, non risponde, non fiata. Poi scoppia a ridere. Come si dice? Lui scoppia a ridere io scoppio a vivere? No, io scoppio ad ucciderlo di schiaffi. Minchia, certe volte mi fa impazzire.
“E cosa volevi fare poi?” Chiede ancora con le lacrime agli occhi per le troppe risate.
Mugugno. “Volevo andare a comprare un insetticida.”
Assottiglia quegli occhi perfetti. “Ma il supermercato è dall’altra parte della strada.”
“E l’insetticida che voglio io è dall’altra parte della città.” Rispondo seccamente scostandolo con una mano. “Devo andare, ora.”
“No, aspetta! Ti accompagno io!”
“Non voglio disturbarti, Niall. Prendo la metropolitana.”
“Insisto.”
Faccio di no con la testa.
Ma lui invece di mollare, mi prende la mano e rabbrividisce. “Sei freddissima!”
Mi mordo il labbro. “Ho dimenticato di mettere il cappotto.” Spiego.
“Un motivo in più per accompagnarti in auto.”
“No, davvero, non preoc…”
Mi fermo un attimo sentendo un cellulare squillare. Non è il mio, non è la mia suoneria. Osservo Niall cercare nelle tasche dei pantaloni il telefono, lo prende e mi fa segno di aspettare un secondo.
Lo sento parlare animatamente, a volte dice anche alcune parolacce, ma non ci bado troppo. “Va bene arrivo.” Dice infine. E chiude la chiamata.
Forse la mia faccia assomiglia a quella di un cane bastonato: lo ammetto, ci sono rimasta male. Adesso mi abbandona al mio destino e se ne va, ne sono sicura.
“Per questa volta hai vinto tu.” Dice puntandomi un dito contro. “Mi sono dimenticato di un’intervista che devo fare assolutamente, ma la prossima volta giuro che t’accompagno dove vuoi.” Infatti.
Sto arrossendo, me lo sento. Improvvisamente fa troppo caldo. Deglutisco, cercando di non parlare con una voce acuta, ma è praticamente impossibile.
“Non importa, grazie.” Oddio, sembra che ho la voce di Biancaneve. Tossisco più volte.
“Come devo fare con te?” Esclama lui, togliendosi la giacca e il cappello.
Forse crede che la mia tosse sia dovuta dal freddo, ma non è così! Oh, nespole.
Mi porge gli indumenti che si è appena tolto. “Indossali.”
“Cosa? No! E tu come fai?”
“Accenderò il riscaldamento in auto.” Spiega brevemente e mi aiuta ad infilare la giacca. Ha il suo profumo.
Sento lo stomaco contorcersi e piegarsi più volte su sé stesso.
Perché è così dolce con me? Non capisco, sinceramente.
“Scappo.”
“Ciao.”
Mi da un bacio sulla guancia e velocemente va via, mentre ficco sulla testa il suo cappello. Lo guardo andare via, toccandomi il punto in cui ha lasciato il bacio. Ho gli occhi a cuoricino, miseriaccia.
Faccio in modo che le maniche rimangano tra le mie mani. Porto queste ultime al naso e respiro avidamente il profumo. Sono proprio una disperata.
Dopo un po’ di tempo mi decido a camminare di nuovo.
Arrivo in poco tempo alla stazione tra un pensiero all’altro. Compro due biglietti, uno per l’andata e l’altro per il ritorno. Ne metto uno nell’obliteratrice e le porte di vetro si aprono davanti a me. Passo in fretta e mi fermo ad aspettare la sotterranea insieme ad una miriade di altra gente.
Sono completamente immersa nei miei pensieri. Niall, Mariateresa, l’insetticida. Forse dovrei andare a trovare Harry, Louis, Liam e Zayn. Ma adesso questo che cazzo centra? Devo organizzarmi per bene, parlare con il pakistano e minacciarlo di farlo saltare in aria se fa soffrire la mia migliore amica. Mi vengono in mente anche Francesca e Denise, che non sento da capodanno. Non sanno che sono a Londra. Mi scoppia la testa, cavoletti di bruxelle.
“Oh caspita, ma tu sei Ross! La scrittrice!”
Assottiglio gli occhi e increspo le labbra, vedendo una ragazzina di massimo quindici anni venirmi incontro.
“Io adoro i tuoi libri e il modo in cui scrivi è fa-vo-lo-so!”
Mi sembra di star parlando con Louis.
“Ehm…”
“Mi fai un autografo, per favore?”
La osservo meglio mentre caccia fuori dalla sua borsa una penna e un mio libro.
“Sì, certo.” Prendo entrambi gli oggetti e apro la prima pagina del testo. “Come ti chiami?”
“Cassie.”
Scrivo distrattamente la mia firma sul romanzo aggiungendo alla fine un cuoricino imperfetto e una faccina sorridente. Le ridò il libro e la ringrazio.
“Ma grazie a te!”
Saluta e va via emozionata, guardando ancora con occhi colmi di gratitudine il libro. Non è la prima volta che succede. Ormai ci ho fatto l’abitudine. Più o meno. Sospiro vedendo arrivare la metropolitana. Quando si ferma del tutto attendo con pazienza che le persone escano, al contrario di altri che spingono tutti di qua e di là per poter passare. E’ un incubo.
Appena noto che si sta sfollando un po’, muovo un piede. Finché un maledetto non mi viene addosso facendomi cadere rovinosamente a terra. E porca puttana!
Questo è troppo, sul serio.
Ora lo ammazzo e fanculo la prigione. Istinti omicida si risvegliano.
“Gran figlio del cavallo di quella troia che ti ritrovi per sorella! Ma guarda te ‘sti coglioni del cazzo che ti vengono addosso manco fossi una Louis Vuitton in saldo.”
Mi alzo in fretta e noto che mi fissa spaesato, con gli occhi a palla e la bocca aperta. “Che faccia di minchia che ti ritrovi.”
Le porte del treno si chiudono ed io sono fuori, e non dentro. Lo vedo partire e allontanarsi velocemente mentre la mia faccia esprime una rabbia catastrofica.
“Ma sto cornuto de merda proprio a me doveva capitare, oggi!”
Mi volto verso quello “PER COLPA TUA HO PERSO LA METRO!”
“I-io…mi dispiace…”
“Ti dispiace eh?” Applaudo. “Bravo, meriti un applauso per l’essere più imbecille della via Lattea! La corona è tutta tua!”
“Davvero, non l’ho fatto apposta!”
“Sta zitto, ci fai più figura.”
Lo guardo con aria di sfida. Le mie iridi sono infuocate, sembrano urlare a tutti di farsi sotto se hanno le palle.
“Scusami.”
Ha gli occhi verdi e i capelli neri. Magro, altro. E’ carino. Ma è anche un fottuto coglione. “Ti piacciono i panda?”
“Si, ma che centra?”
“Beh, allora usali panda a fanculo.” Alzo elegantemente il dito medio e mi dileguo.
Mai sfidare Ross la belva.




 

SCUSATE IL RITARDOOOOO,

okay, sono spregevole. Sono più di due settimane che non aggiorno, ma capitemi, ho avuto così tanto da fare che è già tanto se riesco a respirare ancora. Perdonia questa povera ragazza. Comunque sia, buona Vigilia. Anche se per me non lo è. Inutile dire che sono più incazzata di un babbuino a cui hanno rubato le banane.
Questo capitolo potrà sembrare di passaggio, ma non è così.
Anzi, è importantissimo, da qui inizieranno tutti i guai.
Niente paura, Liam, Zayn e i nostri amati Larry arriveranno tra poco.
Non so voi, ma non riesco a sentire proprio l'aria natalizia.
Spero che il capitolo vi piaccia. Grazie a tutti quanti.
Se volete, potete trovarmi qui:
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BUON NATALE!

Baci,
Ross.





 
  
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