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Autore: Dro    24/12/2013    4 recensioni
Donne e uomini che tra nascondere il volto o frustrare il corpo scelgono la seconda opzione.
Madri e padri che per proteggere i propri figli sono disposti ad abbandonarli.
Fratelli ed amanti che per stare insieme vengono divisi fisicamente e spiritualmente.
In un gioco delle parti che trova sempre il suo centro, tra coloro che sono stati costretti a scegliere la vita di traditori fedeli, Shun d’Andromeda deve decidere se accettare ciò che è realmente o continuare a nascondersi dietro le sue paure.
Saint ed amazzoni devono appianare le loro divergenza e formare un’alleanza per la battaglia decisiva.
Attenzione: i protagonisti dovevano essere Shun d’Andromeda, Ikki di Phoenix, Hyoga di Cingus, sorpresa e altro personaggio, ma sono imbranata e non sono riuscita a selezionarne più di uno… Quindi vi prego di non giudicare le mie capacità informatiche, ma di leggere la storia (è la prima che scrivo qui). Spero che vi piaccia…
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Phoenix Ikki
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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“Oh oh oh!!!”
“Saga lascia perdere!!! Tua nipote lo sa che babbo natale non esiste (anche se stento a crederlo) !!! E le tue figlie sono un po’ grandicelle per queste cose…”
“Esmeralda non fare la guasta feste!!!”
Ok… lo sapete che sono pazza ormai, ma volevo augurarvi: “Buon Natale!!!” Ringrazio: chi legge messaggi e le mie storie, Halloween, Lady T, Walli, stefiorobin, Sakura Suzaku, Creamy Lisa, In midnighit e naturalmente Averyn e Crystal eye!!! Vi dedico il capitolo ( non prendetevela!!!)
Baci!!!
 
 
Rubino blu
 
Era passata quasi una settimana da quando avevano visto il risveglio della Giada Viola.
- Maestro, scusi…- esordì Shiryu.
Dopo l’ultima impresa nessuno aveva rivolto la parola a Dokho, non si capiva perché, ma molti non avevano visto troppo di buon occhio l’atteggiamento che aveva tenuto con la delfina delle amazzoni. In fondo, quella ragazzina gli aveva salvato la vita.
- Mi stavo chiedendo una cosa: ma lei non sa dov’è la base principale dell’ordine delle amazzoni?-
L’altro rimase in silenzio, mentre l’attenzione di tutti gli astanti si focalizzava su di lui.
- Mi cancellarono la memoria… fu mia sorella a farlo, conosco solo il numero privato di mio padre…- spiegò l’altro.
- E se lo chiamassimo?- propose Seiya.
- Sì, e che gli diciamo, di grazia?- ironizzò Death Mask –“Buon giorno, mi scusi, dovrei recapitare una scatola di cannoli alla base delle amazzoni, ma mi sono perso il numero civico, potrebbe per favore dirmi dove abita? Mi servono… dunque… continente, stato, regione, via e numero…”-
Ikki scoppiò a ridere, facendo allibire tutti. Non rideva da quando aveva saputo della morte di Shun, non che prima fosse  facile vederlo allegro, ma dopo il lutto la maschera di odio e rabbia sulla sua faccia si era unita solo a quella del dolore.
Quando si riprese il ragazzo si guardò attorno come a chiedere: “Che avete da guardare?” poi si allontanò stizzito.
Doveva capire una cosa, prima di distruggere tutto col fuoco che lo consumava.
“ Come è morta Shun?” era la domanda che echeggiava continuamente nella sua testa…
Si risolse ad andare a parlare con Saori. Doveva sapere.
Salì precipitosamente le scale, colto da una strana agitazione, da quando gli avevano detto che sua sorella era morta non aveva mai provato a sapere come. Per paura del senso di colpa, o forse perché non voleva crederci.
Al piano di sopra si fermò di fronte alla porta dello studio, scoprendosi a non sapere come chiamarla, preso da un fremito improvviso.
Rivolgersi a lei ancora come Atena dopo quello che aveva visto nel video per lui era impossibile, anche se questa era la sua identità. Si sarebbe potuto fidare di lei? Avrebbe potuto credere ancora alle sue parole? Il dubbio si insinuava sempre più prepotentemente nella sua testa, ma una parte di lui lo giudicava solo una scusa, un modo per non credere alla realtà di un mondo senza la sua sorellina.
Fece un respiro profondo e stava per afferrare la maniglia, quando sentì una voce provenire dallo studio.
Era quella di Shaka. Il saint di Virgo era molto alterato.
- Atena, non è più tollerabile una situazione del genere!!! Ci deve spiegare la sua sorte… una spiegazione la deve sicuramente a suo fratello, per lo meno!!!-
- Non posso raccontare ad Ikki che Shun si tolse la vita lo stesso giorno che lui se ne andò!!!- si giustificò l’altra.
Il cuore di Ikki si fermò e rimase incapace di muoversi.
- Si tolse la vita?-
- Abbiamo trovato solo il suo sangue nella vasca…-
- Ed il corpo? Se si tratta di un suicidio non ci dovrebbe essere il corpo?-
- Non lo sappiamo… potrebbe averlo recuperato Hades… in fondo era quello che voleva, forse ha fatto impazzire Shun di dolore apposta per questo… hai visto anche tu come stava negli ultimi tempi…- balbettò la ragazza.
- Non ne possiamo essere sicuri! A questo punto Shun potrebbe essere semplicemente scappato!!!-
- Lo abbiamo cercato…- abbassò la testa Saori – Di lui non vi è traccia…  e poi in caso di pericolo sarebbe tornato ad aiutarci, non credi? Lui non era un vigliacco.-
Ikki finalmente trovò la forza di allontanarsi.
Si sentiva nel mezzo di un’esperienza extracorporea, tanto era sconvolto.
Tutto quello che era successo a sua sorella era colpa sua, dal momento in cui le aveva chiesto di fingersi ragazzo a quell’ultimo disperato gesto. Le aveva promesso che sarebbero stati sempre insieme quando sarebbero tornati dall’addestramento, invece lui non aveva fatto altro che ferirla ed allontanarla, per cosa poi? Senso di colpa? Vergogna? Di cosa? Del fatto che era una ragazza?
Raggiunse velocemente camera sua. Nessuno doveva vederlo in quello stato. Non l’avrebbe mai potuto sopportare. Chiuse a chiave la porta. Shiryu per una notte poteva anche dormire con Seiya e Jabu! Non era un gran sacrificio.
Si sedette sul letto. Era sera tardi e lui non aveva alcuna intenzione di accendere la luce. Perché sapeva d’avere di fronte lo specchio.
Si costrinse a tornare lucido, prese respiri profondi finché non gli sembrò d’essere tornato calmo.
Doveva analizzare quella giornata con calma e capire come stavano realmente le cose. Non poteva credere che Shun avesse ceduto ad Hades, e soprattutto che il corpo di sua sorella fosse il corpo perfetto di quel dio. C’era una contraddizione in termini!!!
Si concentrò sull’ultima immagine che aveva della sorella. Tatsumi usciva dalla stanza. Lei guardava mesta un punto distante seduta al bancone, un livido rossastro le deturpava il volto. Glielo aveva fatto il maggiordomo? No, non era così sprovveduto da lasciare prove. Chi c’era quando se ne era andato? Flare e Hyoga… Hyoga! Il suo nome ricorreva sempre. Era un argonauta, era il secondo della delfina delle amazzoni, era figlio d’amazzoni, era stato lui a fare il video sulla tortura di Shun e se ne era andato lo stesso giorno in cui se ne era andato lui, il giorno in cui Shun era sparita dalla faccia della terra.
Forse Hyoga c’entrava qualcosa? Non avrebbe potuto dirlo. Di sicuro non avrebbe fatto del male a sua sorella, lo sapeva e non smetteva di fidarsi di lui. Doveva sapere qualcosa, però, se no perché andarsene?
Andò alla porta con calma e la riaprì. Non doveva far capire il suo stato d’animo, e sapeva che anche gli altri soffrivano.
Si mise sul letto e si addormentò. Il suo ultimo pensiero andò hai tre ragazzi della squadra αjr. Avrebbe dovuto parlare sia con Hyoga che con le “gemelle” se voleva capire veramente cos’era successo.
 
“Una voce, una voce mi chiama” formulò la mente sconvolta del bambino appena destato dal sonno. “Chi mi chiama?” le lacrime cominciarono a rigargli le guance mentre si alzava, si svegliò in un luogo familiare, ma che non riconosceva.
“Mamma?!” si chiese con un singulto mentre varca la porta tanto più grande di lui.
Due donne litigavano davanti alla porta di un’altra camera. “Ally?” farfugliò il bambino. Una delle due donne si girò verso di lui e cercò di afferrarlo, mentre l’altra disperata la bloccò a terra.
Gli stava dicendo qualcosa di importante, gli stava facendo promettere di difendere qualcuno… ma chi?
“ Vai da lei, Ricky!!!” non era un ordine, ma una supplica.
Il bambino corse nella stanza davanti alla quale le due donne stavano litigando. Raggiunge una culla in mezzo alla stanza e la vede. Una neonata. E la riconobbe.
“Ally?”
Un’esplosione travolse tutto ciò che li circondava, ma un’energia misteriosa li avvolse e li protesse. Non un nome celato e annebbiato dal ricordo infantile, ma un altro molto più conosciuto si affacciò alla sua mente.
-Shun!- lanciò un urlo incredibile e scalci irrefrenabilmente.
-Che c’è?- rispose una vocina preoccupata.
Ikki si guardò intorno e riconobbe il volto spaventato della sorella.
“Meno male, sto ancora sognando…” si disse issando sul letto la bambina che si sporgeva dal piano di sotto del letto a castello per vedere cos’era successo al fratello maggiore…
- Nulla, piccola…- la rassicurò -… ho solo avuto un incubo, ma sto bene, tu invece? Perché quella faccia seria? Qualcun altro ti ha trattato male?-
La ragazzina restò esterrefatta guardandolo negli occhi.
“Devo star rivivendo un periodo dell’infanzia, lei non avrà più di otto anni in questo sogno” pensò lui.
- Che hai ora?-
- Mi hai chiamato al femminile… non lo fai mai… mi piace quando lo fai…- farfugliò la bambina.
- Dovrei farlo più spesso…- rispose lui intenerito.
- Non puoi, lo so -
Il volto della bambina si rabbuiò di nuovo.
- Andiamo a fare un giro, ti va?-
L’altra gli sorrise ed annuì ed in pochi secondi si ritrovarono a correre per la strada.
Arrivati al parco si fermarono         e lui osservò meglio Shun. Qualcosa stonava in quell’aspetto. Di solito lui la sognava o prima o dopo l’addestramento, non certo durante ed abbigliata come una bambina, non come un ragazzino.
La vide guardare un punto all’orizzonte. Il Fuji stava fumando.
- Ho letto che succedeva anche in Italia, al Vesuvio, un vulcano di lì, era un bene, voleva dire che non avrebbe eruttato a breve…- spiegò lui. In realtà non ne era certo.
- Rubin?-
La voce della sorella non era cambiata, e lui si riconobbe perfettamente in quel nome, tanto che non se ne sarebbe accorto se non fosse stato per l’aspetto della sorella. No, non era più una bambina di otto anni, ora guardandola chiunque non le avrebbe dato meno di vent’anni, o almeno diciotto.
- Non te ne sei accorto, eh?- sorrise lei.
- Come?- improvvisamente anche il punto di vista del ragazzo era cambiato. Si sentiva più alto. Forse anche più di quant’era da sveglio.
Non sovrastava più di molto la ragazza.
- Quello non è il Fuji!!! È l’Etna!!! Non te lo ricordi? In fondo in te c’è Efesto!!!-
Ikki spalancò gli occhi. L’altra continuò a sorridere.
- Tu non ti sacrificasti come gli altri, fummo noi a decidere per te… non c’era scelta… Efesto e Prometeo stavano per morire, e Moro non avrebbe mai permesso una triade incompleta, a costo di staccarsi da Moira. Non devi sentirti obbligato, non devi mantenere promesse o giuramenti, anche se so quale sarà la tua decisione… sappi che io e Ambra siamo contrarie al tuo coinvolgimento, perché ci ricordiamo il passato, perché è doloroso riviverlo…- ora l’atteggiamento era di nuovo serio – Non dubito del tuo valore, e so che andrai comunque a prendere il Rubino Blu, ma ti devo chiedere di promettermi una cosa…-
Ikki rimase in silenzio. Il sogno stava per finire, se lo sentiva.
- Non odiarmi!!! Ti prego, tutto quello che ho fatto l’ho fatto per te!!!- singhiozzò infine.
Ikki d’impulso abbracciò la ragazzina. - Non ti odierò mai, piccola…-.
 
La delfina delle amazzoni si svegliò piangendo. I singhiozzi erano così forti che la sua compagna di stanza sussultò e poi le si avvicinò. Era il cuore della notte.
- L’ho sognato… come ho sognato Seika- gemette l’altra soffocata dalle braccia della bionda.
- Sai dov’è la prossima pietra?- chiese l’altra in tono neutro. Non avrebbe mai potuto trasmettere calore, non era meno scossa di lei. Sapeva di chi stava parlando.
- Volevo proteggerlo, una volta tanto volevo essere io a…-
- Era una pretesa stupida, quanto lo ero io ad appoggiarti… Dov’è la prossima pietra?-
- Sotto l’Etna… lui è il rubino…-
 
I saint erano seduti nella sala grande. Ikki aveva raccontato il sogno censurando il fatto che Shun era una ragazza.
- Quindi tuo fratello ti ha indicato la via? Sei sicuro che il posto giusto è l’Etna?- chiese Death Mask.
- Sì.- annuì il ragazzo.
- La delfina in fondo ci aveva detto che tra noi c’era il fabbro ed il guerriero…- commentò Saori.
- Che facciamo?- si intromise Jabu – Avvertiamo le amazzoni come hanno fatto loro?-
- Quelle miscredenti?- ruggì Dokho – Mi rifiuto…-
- Se non fosse stato per la delfina tu ora non saresti qui.- lo punzecchiò Milo.
- Non è vero!!!- stridette tra i denti il cavaliere dei libra.
- Senza di loro riusciremo a sconfiggere le divinità ed i divinizzati che ci attaccheranno?- domandò Argor.
- Avete perso tutti il senno?! No, mi oppongo!!!-
- Io sono dalla sua parte!- si intromise Shaka.
Tutti si girarono. – Non mi pare il caso…- continuò - … noi siamo saint, abbiamo Atena dalla nostra, cosa possiamo temere? In più solo Seika tra loro è già immortale, la verità è che gli altri o non sono immortali o solo divinizzati, quindi solo un peso…-
- Noi non siamo neanche quello!- controbatté Shura.
- Si, ma noi contiamo da sempre solo sul cosmo, loro no. Noi siamo nati per difendere gli dei e la terra, loro no. Noi siamo avvezzzi alla lotta, tra loro invece ci sono divinità che si ritrovano lì per caso. Mi è sembrato che la delfina fosse persino più instabile degli altri, meno adatta e preparata in battaglia…-
- Sul serio?- chiese Argor divertito.

 
  
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