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Autore: Sakura_____    24/12/2013    2 recensioni
Dopo un' anno esatto dalla festa di Doncaster in cui Niki e Louis si erano conosciuti, lui deve partire per raggiungere i suoi genitori e toccherà a Stefan e Marika convincere lei a partecipare lo stesso a quella festa.
Perché nessuno vuole che Niki rimanga a casa la vigilia di Natale, ma lei non vuole uscire e ricordare che, dopo un' anno, Louis non c'è.
{Continuo di 'Tu sei, davvero, il più bel regalo di Natale'.}
Buon Compleanno Tommo e Buon Natale a tutti ❤
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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tsdipbrdn II
Tu sei, davvero, il più bel regalo di Natale II
- E
d hai col
orato la mia vita.






Capitolo primo.





"Oh andiamo non puoi dirci di no!!" blaterano i miei amici, accerchiandomi e togliendomi quasi il respiro.
Io mi giro -  alquanto infastidita - "Insomma! Vi ho detto che non voglio venire!"
Da quando Louis è partito per raggiungere i suoi, ovvero da circa tre settimane, due giorni, troppe ore e minuti annessi, questi due rompiscatole di amici che ho non fanno altro che tentare di convincermi a partecipare ad una sciocca festa per Natale.
In realtà la festa in questione ha un significato particolare per me, perchè proprio mentre uscivo da lì, quello che oggi è il mio ragazzo, mi ha quasi investita.
Strano scherzo del destino, direte voi, ma quest'anno - proprio quest'anno - che Louis non c'è e che noi due dovremmo festeggiare i nostri primi trecentosessantacinque giorni insieme, non ho alcuna voglia di andarci. Perché mi sentirei ancora più sola di adesso e passerei la serata seduta sulla poltrona.
Peccato che Stefan e Marika non vogliano saperne di lasciarmi a casa.
"Guarda che non puoi rinchiuderti in camera la vigilia di Natale" mi fa notare categorica la mia migliore amica da tre anni, mollando i libri in mano a Stefan e piazzandomisi davanti per bloccarmi. Mi guarda dritta dritta negli occhi e sembra incenerirmi.
Nel frattempo la mano del mio amico si posa sulla mia spalla "Guarda che per una volta ha ragione!" mi dice, ricevendo la linguaccia di Marika.
Giusto! Ecco cos'altro dovevo sistemare: questi due scemi si piacciono da due anni e non si decidono a mettersi insieme, non fanno altro che prendersi in giro; quando si dice che il confine tra odio e amore è molto piccolo!
Eppure starebbero così bene vicini, persino il colore dei loro capelli, il loro modo di vestire, parlare, camminare, tutto di loro sembra essere creato apposta per farli stare insieme.
Sono talmente belli a vederli da vicino quando, nei corridoi di scuola, le loro mani quasi si sfiorano, o quando discutono anche su una sciocchezza, che ti abbagliano e ti colpiscono.
Ecco, fanno male!!
E lo dice una che da tre settimane, due giorni e decisamente troppe ore è senza il suo ragazzo.















Quando Louis mi aveva detto, prendendomi per mano, che dovevamo parlare mi era passata tutta la vita davanti, altro che prima di morire; il mio stomaco era già fuso.
Poi non appena lui aveva sorriso - e Dio, quanto amo il suo sorriso - le nocche della mia mano sinistra avevano ripreso il loro colore naturale, a furia di stringere la coperta sul mio letto.
Non capivo cosa non potesse andare: i miei adoravano Louis, con i suoi non c'erano problemi, non avevamo mai litigato, allora ..
"Perchè?" gli avevo domandato e lui mi aveva stretto forte forte la mano "Rilassati" mi aveva sussurrato piano e si era avvicinato piano alla mia spalla destra.
Quando era talmente vicino che il suo respiro mi faceva quasi il solletico, aveva ispirato il mio profumo come faceva sempre e avevo percepitoo le sue labbra distendersi in un lungo sorriso.
"Non succede nulla, calmati" aveva continuato Louis andando a posare piano l'altra mano sul mio fianco.
"Allora non farmi spaventare" gli avevo fatto io. Così Louis aveva alzato il viso verso di me fino a trovarsi a pochi centimetri dalle mie labbra e mi aveva premuto entrambe le mani sulla guance "Tu ti agiti troppo, ti metti troppa ansia!" mi aveva fatto. Nel suo gesto c'era tutta la comprensione di questo mondo perchè sapeva come sono fatta, troppo paranoica, e potrei dire che è semplicemente perchè ho paura di perderlo, ma è molto più di questo.
Ho paura che Louis possa stufarsi di me, che io torni ad essere la ragazza sola che ero un tempo, che mi consideri infantile o peggio ancora, un'illusa che crede ancora - nel profondo del cuore - all'amore vero.
Quindi gli avevo tirato un leggero pugno sul braccio e lui aveva sorriso, posando la sua fronte sulla mia. Sapeva benissimo che avevo bisogno dei suoi abbracci e del suo calore vicino a me, che mi mancava persino la notte, che avrei passato la vita tra le sue braccia a sentire il profumo del suo dopobarba e .. lui che faceva? Mi prendeva in giro!
"Cattivo!" gli avevo detto io, senza pensarlo veramente. "Sei troppo divertente!" aveva riso lui.
Io avevo sbuffato e messo un finto broncio "Quindi ti diverti della sofferenza altrui?"
"Che stavi pensando? Che volevo lasciarti?" mi aveva chiesto ed io non avevo potuto far altro che annuire piano, incrociando le braccia ancora falsamente arrabbiata.
"Ma io ti amo."
Ogni volta che me lo diceva mi mancava il fiato, era un qualcosa di talmente bello, stupendo, che sembrava sempre come la prima volta. Me lo diceva con un espressione rilassata, senza alterare minimamente il tono di voce ed io diventavo piccola piccola, minuscola, e mi perdovo tra le sue parole. Anche se entrambi siamo convinti dei nostri sentimenti e lo proviamo reciprocamente, per una ragazza sentirsi dire 'ti amo' magari condito da una bella virgola e un 'principessa' è meglio che ricevere un chissà quale costoso regalo.
E non avevo avuto nemmeno il tempo di pensare che avrei dovuto prenderne uno, di regalo, che le labbra di Louis erano sulle mie, lente. Il mio cuore batteva all'impazzata e lo stomaco era diventato liquido, ma mi sentivo incredibilmente leggera e felice come mai in vita mia.
Louis mi aveva messo una mano dietro la schiena e con quella mi aveva accompagnato a stendermi sul letto, stando attento a spostare i cuscini e si era posizionato meglio su di me, piano, per non farmi male; vedevo che il braccio con cui si stava sorregendo iniziava a tremare leggermente, segno che si stava sforzando di non gravare su di me con il suo peso.
E mi sentivo la ragazza più fortunata della galassia.
"Lou.." giusto perchè amava quando lo chiamavo così "..cosa dovevi dirmi?" gli avevo chiesto mentre lo vedevo contorcersi per incastrare le sue gambe alla mie.
"Dopo" e di nuovo mi aveva baciato come se per mesi e mesi di cammino nel deserto avesse finalmente trovato la sua fonte d'acqua. Non c'era fretta nè impazienza nei suoi baci, ma facevano morire dentro.
Mi aveva passato una mano tra i capelli senza trovare le solite onde visto che avevo deciso di lisciarli quella volta, separava quasi ogni capello tra le dita e poi se li avvolgeva attorno, l'altra mano era sul mio collo e il resto del corpo era a pochi centimetri dal mio. Intorno a noi tutto si era fermato, anche l'aria, non si sentivano rumori, come fossimo in una bolla di vetro.
"Mh.." ero riuscita a dire, fermando Louis "Cosa..cosa succede?"
Lui si era fatto serio, quella volta non sorrideva più, si era alzato un pò da me e si era steso al mio fianco, facendomi girare verso lui e aveva appoggiato ancora la sua fronte sulla mia.
"Devo raggiungere i miei per un paio di mesi"
Freddo. Sentivo solo freddo allora.
"Dove?" gli avevo domandato "In Spagna" mi aveva risposto e improvvisamente mi  aveva abbracciato talmente forte da farmi male. Gli avevo stretto forte un lembo del maglione e avevo chiuso gli occhi mentre Louis mi aveva stretta a sè.
Mi aveva sempre detto di non aver mai passato del tempo decente insieme ai suoi genitori; non gli avevano fatto mancare nulla, ma anche per lavoro, non gli avevano dato l'affetto che ogni figlio vorrebbe, l'avevano riempito di speranze e coperto le mancanze con mille regali che lui nemmeno usava in quella casa bella, ma troppo grande e vuota.
Sapevo cosa significava per lui quindi poter passare del tempo con loro, specialmente a Natale, per questo sebbene il dolore di dovermi separare da lui proprio ora mi spezzava, non potevo impedirgli di raggiungerli dopo tanto tempo.
Così ero rimasta un pò ancora tra le sue braccia, tuffata nell'incavo del suo collo tra il maglione e la camicia di jeans, riscaldata dal suo corpo e accompagnata dal suo profumo.
"Tu devi andare da loro" gli avevo detto e non so con quale coraggio, gli avevo sorriso io stavolta, per rassicurarlo che avrei avuto fiducia in lui, che lo avrei aspettato, che sarei rimasta dove mi avrebbe lasciato.
E lui aveva continuato a stringermi forte, sussurandomi che io ero davvero il più bel regalo che la vita gli avesse fatto. Lì quell'autocontrollo che mi ero imposta si era frantumato sotto le sue mani e i miei occhi erano diventati lucidi, senza possibilità di ritorno.
Eravamo rimasti così per un pò, finchè i nostri respiri si erano quasi sincronizzati, su quel letto che solo ora era perfetto per noi due.







Da quel giorno sono passati ben ventitrè giorni, mi mancano i suoi baci, i suoi abbracci, il suo modo di proteggermi e non faccio altro che chiedermi a quante cene importanti avrà partecipato e me lo immagino con indosso un bel completo costoso, con i capelli un pò spettinati, come piacciono a me, e non posso fare a meno di creare attorno a lui altre ragazze.
Perchè andiamo, chi sopporterebbe una tipa complessata, piena di insicurezze, timida e pessimista?
Mi siedo, col morale a terra, sulla panchina nel giardino della scuola e cerco di bere quel succo che sembra pesare un macigno.
"Hai deciso?" torna all'attacco Marika. Questa qui, quando si fissa un' obbiettivo, è difficilissimo farle cambiare idea.
"Marika, davvero, proprio non mi vai, e dai!" la supplico invano, quasi mettendomi in ginocchio, però lei è irremovibile.
"Te lo dico io cosa non ti va! Non vuoi uscire perchè non c'è Louis e pensi che noi ti lasceremo rimpizzarti di gelato alla nocciola, la vigilia di Natale?" mi guarda in cagnesco. Io sbuffo per l'ennesima volta; lo so che lo fa per il mio bene, sin dal momento in cui Louis le si è presentato, con quell'aria innocente da eterno bambino, lei aveva subito posto le barriere, ovvero: farmi soffrire equivaleva alla morte preannunciata.
Ha sempre cercato di fare solo il mio bene e so benissimo che tiene tanto a me e che un'amica come lei non la ritroverò mai in vita mia. Io e lei ci capiamo con lo sguardo, non abbiamo bisogno di parole ed, anche se è una cosa scontata, penso che eravamo già destinate a diventare amiche, perchè senza di lei non so come farei.
Forse si accorge che mi sto perdendo nelle mie riflessioni, visto che mi sorride e abbassa il capo di lato rassegnata.
"Io lo so che ti preoccupi per me, ma se vengo a quella festa morirò di solitudine, ragion per cui preferisco restare a casa" le spiego.
Marika si appoggia di schiena alla panchina e posa a terra lo zaino "Anche farti stare così significa mettersi contro di me"
Realizzo dopo un attimo il suo messaggio, inizialmente penso che stia solo cercando di sdrammatizzare, benchè la mia idea si sposti subito su un'altra ipotesi, che non voglio pensare.
"Che intendi dire?"
"Intendo che anche se non ha fatto nulla, per così dire, lasciandoti ora....Oh insomma, io non sopporto come si è comportato!" sfuria la mia amica. Alla mia espressione sbigottita ed allarmata continua "Non te lo volevo dire, però secondo me Louis ha sbagliato! Ti ha lasciata sola ora che fate un'anno per passare due mesi con dei genitori che, seppur per lavoro, non hanno mai cercato di dimostrargli affetto. Avrebbe potuto ripagarli con la stessa moneta, dicendo loro che sarebbe partito subito dopo Natale.."
"Marika.." la fermo io, prendendole la mano "gli ho detto io di andare, tranquilla, abbiamo parlato di questa cosa e proprio perchè so quanto a Louis manchino i suoi genitori, soprattutto in questo periodo, l'ho convinto a partire. Non ha deciso lui!" le chiarisco.
Lei pare più serena e calma dopo le mie parole, cosa che mi mette un pò di felicità. Sapere che c'è qualcuno che si preoccupa per me mi rende felice.
"Grazie"
Sorridiamo entrambe e ci abbracciamo.
"Come siete belle! Ho sempre sognato di avere con me due ragazze che si abbracciano, in altri atteggiamenti certo, ma rimanete sempre belle!" ci interrompe Stefan e a me viene da ridere per le sue battute fuori luogo.
Marika lo schiaffeggia sulla spalla e lui si appoggia alla panchina, giusto in mezzo a noi due e ride di gusto vedendo la mia espressione più serena.
"Meno male che ci siete voi!"
Per anni mi sono sentita sempre sola ed accorgersi di avere tante persone che si impegnano, anche solo per farmi sorridere, è una gioia immensa per me.
"Su abbracciate anche me!!" fa Stefan allungando le braccia, rese muscolose dagli allenamenti di basket, dietro le nostre spalle con una smorfia tra il divertito ed il deliziato, il che è preoccupante perchè il mio amico ha un debole per le ragazze, peccato che poi rovini tutto con battute idiote o frasi senza senso, pronunciate per il nervoso.
Lui è un eterno timidone, cerca di fare il dongiovanni, ma le uniche ragazze con cui riesce a parlare e ad essere se stesso siamo io e Marika; con lei poi ha un rapporto fantastico di amore-odio e il mio obbiettivo è farli mettere insieme entro la fine di quest'anno!
E così ci ritroviamo strette tra le sue braccia e non posso non notare l'incurvarsi delle labbra di Marika e la luce dei suoi occhi.
Oh si, questi due dovranno mettersi insieme, costi quel che costi!






Nel pomeriggio Stefan e Marika verranno da me per fare una ricerca, in modo da consegnare il lavoro di scienze prima delle feste ed avere le vacanze libere. Il mio piano è già in atto, infatti farò in modo di lasciarli il più possibile da soli anche se sono sicura che litigheranno solo.
Mentre ripasso a mente tutte le tappe del malvagio intento suonano alla porta e mia madre va ad aprire, sento chiaramente la voce maschile di Stefan e i commenti civettuoli di mia mamma. Ha sempre avuto un debole per lui, fin dalla prima volta che ha varcato la soglia di casa nostra, e sono convinta che sotto sotto ha sempre sperato che tra me e lui nascesse qualcosa. Loda ogni volta qualsiasi sua azione, lo reputa un ragazzo serio e diligente, con la testa sulla spalle e mio padre allora interviene elencando tutte le vittorie che ha regalato Stefan alla squadra.
"Si Niki è di sopra, in camera sua!" annuncia teatralmente mia madre, il tempo di salire le scale e Stefan bussa alla mia porta. Vado subito ad aprire e non appena me lo ritrovo davanti, devo alzare un pò la testa per vederlo bene; mi saluta dandomi un bacio sulla guancia e io non riesco nemmeno a lasciare i miei occhi fissi nei suoi.
Come al solito va a sedersi sul mio letto e comincia a raccontarmi dell'ansia che gli mette il suo allenatore, in vista del prossimo torneo, allora io mi siedo accanto a lui. Apparte Louis, il primo, vero ragazzo con cui ho parlato senza il timore di essere davvero me stessa è stato Stefan. Gli devo molto, talmente tanto che lui nemmeno immagina, però al contrario di quello che pensa mia madre, per lui non sento le stesse cose che provo con Lou. Si lo amo, ma di un amore fraterno, per me è come il fratello che non ho mai avuto, l'amico che ho sempre cercato.
Ma non è lo stesso amore che provo per Louis, quello è molto più forte, sconvolgente e caldo. Mi sembra di essere sempre a casa con lui.
"Dobbiamo aspettare quella cretina?" mi domanda e io colgo al balzo - nemmeno a farlo apposta - la cosa "Non hai mai visto Marika sotto una luce...mmh...diversa?" gli chiedo, lui mi guarda con una faccia da pesce lesso e a me viene da ridere, mi trattengo per non mancargli di rispetto, però a volte - o molto spesso, dipende - la stupidità maschile è portentosa.
"In che senso 'diversa'?"
"Nel senso, la chiami sempre 'cretina' o 'lunatica' e le dici male, anche se lo so che lo fai a fin di bene, ma ecco...non ti è mai passato per quel piccolo cervelletto di uscire con lei?" provo a spiegarli, tuttavia quello che ottengo è solo vedere Stefan strozzarsi con la sua stessa saliva.
"Ma che ti sei bevuta? io? con quella?" mi fa "Ehi" gli do una gomitata "è pur sempre la mia amica!" fingo di arrabbiarmi.
"Ah si?" mi provoca lui prima di prendere uno dei cuscini grandi dal mio letto e tirarmelo, letteralmente, in faccia; la mia espressione deve sembrare alquanto scioccata visto come si trattiene la pancia dal ridere il mio 'amico'.
"Ok. Questa è guerra!" annuncio. Poco dopo è iniziata una vera e propria battaglia di cuscini, con tanto di esercito e per la seconda volta nella giornata mi trovo a ridere di gusto, senza pensare per un attimo che Louis non è con me.
Quando la piccola disputa è conclusa, con me vincitrice, sento il campanello suonare per la seconda volta e alcuni attimi più tardi la porta della mia camera si apre creando un tornado d'aria che ci fa rabbrividire.
Ecco la differenza tra un ragazzo ed una ragazza: il primo bussa, timido, per evitare di trovati in biancheria magari; la seconda entra senza paura, anche di trovarti nuda!
"Ciao!" saluta Marika. Noto che ha raccolto i capelli castani in una codina bassa al lato, lasciando l'elastico lento apposta per creare l'effetto 'capello lasciato libero' e non mi sfuggono neanche le occhiatine che Stefan le lancia mentre si toglie giacca e sciarpa, poggiandole sulla sedia, prima di buttarsi a sedere accanto a me e abbracciarmi.
"Bene, iniziamo quella cavolo di ricerca, su!"
Nelle due ore successive il mio computer si surriscalda tanto da doverlo spegnere e il lato esterno della mano di Stefan diventa blu a furia di scrivere, io e Marika siamo da buttare, ma la buona notizia è che abbiamo concluso il compito.
Sdraiati tutti e tre sul letto con le gambe penzolanti, è il mio amico a tornare all'attacco con il cuscino "Ste, lancia quel cuscino e fai un volo dalla finestra!" lo minacciamo entrambe e lui è costretto ad arrendersi e lasciare l'artiglieria.
"Allora..per martedì?" chiede lui, riferendosi al famoso party di tutta Doncaster. Io guardo in alto, Marika si tira a sedere "Senti, sottospecie di essere umano, simile ad un criceto in prognosi riservata! Dobbiamo convincerla a venire con noi!" gli dice.
Stefan pare capire le sue intenzioni e tutti e due mi riempiono di suppliche, preghiere e promesse varie, tipo 'ti divertirai, non penserai a lui' e altre finchè io non sono, inevitabilmente, costretta a dire di si.









Quei due maledetti amici che ho, incassata la vittoria, avevano esultato per dieci minuti buoni; almeno avevo capito che per farli andare d'accordo dovevo rimetterci io. Buono.
Eppure questo è il guaio minore perchè finita l'ultima mattinata di scuola, presa una bella A alla ricerca, ora sono davanti allo specchio dell'armadio a fissarmi ancora incredula sulla mia incapacità di resistenza: come avevo potuto acconsentire ad andare alla festa? Quella mattina Louis mi aveva mandato un messaggio vocale su Whatsapp in cui mi cantava gli auguri per il primo anno passato insieme, e io non gli avevo detto che quella sera sarei uscita. Certo non andavo a fare nulla di male, non potevo mica murarmi viva in casa per aspettarlo, però ora mi sento in colpa per non avergliene parlato, magari più tardi gli manderò un messaggio per chiarire.
Ma ora, sempre bloccata davanti allo specchio, vado in panico quando nella mia mente si formula la domanda "Che mi metto?".
Jeans e felpa esclusi, vestitino e tacco dodici idem...rimane quella gonna di pelle larga alla base che ho indossato pochissime volte con quella camicetta bianca e nera, a cuoricini, che ci sta una meraviglia sopra.
Deciso: opto per quelli e ci abbino lo stivaletto nero, elegante - sulla neve sono persino più comodi - e la pochette nera lucida; i capelli li lascio al naturale, quindi boccolati, stendo un velo di ombretto illuminante, due passate di mascara, lucidalabbra color carne, prendo al volo il cappottino nero e mi avvolgo nello sciarpone bianco e nel cappello di lana.
Mentre chiudo la porta di casa per raggiungere la macchina di Stefan che mi sta aspettando insieme a Marika, che sembra una principessa, quella sciarpa bianca mi riporta alla sera di un anno fa e per un attimo sogno che le luci della macchina del mio amico, siano quelle dell'auto di Louis, prima di riempirmi di neve.
Il gelo dell'inverno mi perfora le ossa, ma è quello del cuore che mi fa più male.





















Fine primo capitolo.









Appunti dell'autrice:

Salve, dunque la seconda parte della storia è ovviamente dedicata a Louis, il ragazzo compie la bellezza di ventidue anni oggi ed io non posso far passare l'evento senza aggiornare con questo seguito, che ho già in mente da mesi :)
Spero che questa prima parte vi sia piaciuta, poichè il testo è molto lungo, l'ho 'spezzato' in due, per cui il secondo capitolo sarà pubblicato domani!
I nomi Stefan e Marika non sono buttati a caso: chi vuole intendere...intenda ^_*
Perciò buon compleanno mio eterno Peter Pan, e Buon Natale a tutti!!

A domani,
Sakura_____❤
   
 
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