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Autore: SusanTheGentle    25/12/2013    13 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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5. Luce e Speranza
 
 
Quando c'è l'amore, inizia la vita
Salva questa notte, salva questo giorno
Salva il tuo amore , accada quel che accada
L'amore vale tutto ciò che paghiamo


 
 
Il primo giorno di Eustace in veste di guardia del corpo fu un totale fallimento.
Era troppo preoccupato di ritrovare i suoi appunti su Narnia che quasi dimenticò di essere stato lui stesso a proporre quell’idea e quasi non si curò della sua protetta.
Dal canto suo, Jill non era ancora del tutto convinta che girare per scuola con la scorta fosse la soluzione migliore, e fu sollevata nel constatare che Scrubb non aveva intenzione di dare troppo nell’occhio. Già le pareva di sentire i commenti sciocchi delle sue compagne mentre alludevano a Eustace come il suo ragazzo.
No grazie.
Purtroppo però, a causa della distrazione di Eustace, per poco non cadde di nuovo vittima di un brutto tiro dei bulli.
Accadde mentre si trovavano fuori per la ricreazione.
Alcuni compagni giocavano con l’ultima neve rimasta. La pioggia caduta durante la notte ne aveva sciolta parecchia e si erano formate diverse lastre di ghiaccio sulla pavimentazione del cortile.
Anthony Spivvin (quel giorno con un aspetto ancor più inquietante, con il naso steccato e due grossi lividi sotto gli occhi) e suo fratello Greg, volevano attaccare Eustace e Jill alle spalle. Avevano preso la rincorsa con due ghigni malefici stampati in viso, ma all’ultimo momento Eustace si era voltato e con un colpo solo aveva messo ko i due gemelli, i quali fecero un ruzzolone stratosferico su una lastra di ghiaccio.
O almeno, fu quel che pensarono loro.
Frastornati e doloranti, si erano poi rialzati in tutta fretta ed erano corsi dal loro capo.
“Non possiamo affrontarlo, Carter. Scrubb è un professionista di arti marziali! Avresti dovuto vedere come ci ha atterrati!”
In realtà, non era andata affatto così. Eustace era semplicemente scivolato a sua volta su un lastrone, agitando le braccia come un polipo per mantenere l’equilibrio, colpendo gli Spivvin. Aveva veramente messo al tappeto i due delinquentelli, ma per un puro colpo di fortuna, ed era rimasto in piedi semplicemente perché si era aggrappato a Jill.
“Accidenti, Scrubb, ma si può sapere che ti prende oggi?” gli chiese lei, aiutandolo a rimettersi dritto, dopo che Anthony e Greg se ne furono andati.
“Scusa, sono un po’ sovrappensiero”
“Sì, questo l’ho notato. C’è qualche problema?”
“No, no” disse Eustace, sistemandosi la giacca. “Rientriamo in classe prima che a quelli venga voglia di riprovarci”
Jill sorrise compiaciuta. “Oh, non credo. Non hai visto le loro facce? Cominciano a temerti sul serio”
“Sì? Bè, dovrebbero, perché io sono un grande combattente”
Jill rise ancora.
D’un tratto, quando furono vicino alla porta di servizio, lui si fermò.
Lei si voltò e lo vide percorre con lo sguardo quel tratto di cortile. Si guardava attorno, per terra, alle spalle.
“Hai perso qualcosa?” gli chiese, poiché le sembrò proprio così.
“In realtà sì” le rispose il ragazzo.
“Ti aiuto a cercarla se vuoi. Dimmi cos’hai perso”
“Uhm…una cosa…”
Eustace restò sul vago e Jill inarcò un sopracciglio.
“Va bene, ma cosa?”
Se Peter e gli altri fossero stati lì, gli avrebbero sicuramente detto di tenere la bocca chiusa, ma Eustace pensò che se Jill lo avesse aiutato, avrebbe fatto molto più in fretta a ritrovare quel quaderno.
 “Non so se posso dirtelo, Pole, ma se tu volessi darmi una mano lo apprezzerei”
“Scrubb, come posso aiutarti a cercare quel che hai perso se non so che aspetto ha?”
Effettivamente aveva ragione, pensò lui.
“E’ che sarebbe un segreto”
Le orecchie di Jill si drizzarono all’improvviso.
Un segreto?
Provò un brivido elettrizzante lungo la schiena. Le piacevano i segreti.
Osservandola attentamente e misurando le possibilità, Eustace pensò che Jill Pole non era un’impicciona, non avrebbe fatto un mucchio di domande.
Infine si decise.
“E’ un libro. Cioè, un quaderno”
“Un quaderno?” ripeté lei, improvvisamente agitata.
Era forse lo stesso che lei aveva recuperato e letto senza permesso? Ma certo che sì, non potevano esserci dubbi. “Esatto” proseguì Eustace. “E’ stato ieri, proprio qui. Ti ricordi? Ci siamo scontrati in questo punto e mi è caduta la borsa dei libri”
“Certo che mi ricordo”
Anche la ragazza si guardò attorno, osservando il punto in cui era scivolata nella neve il giorno prima, dove ora non c’erano altro che impronte infangate sull’asfalto.
Si sentì malissimo al pensiero di aver ficcato il naso in qualcosa che non la riguardava affatto, e ancor di più in qualcosa che – scopriva ora – era probabilmente un segreto di grande importanza. Doveva esserlo, o Scrubb non sarebbe stato così preoccupato. Ed ecco anche perché quel giorno era così distratto.
Si schiarì la voce e fece un passo verso di lui.  “E’ un quaderno giallo?” chiese, a voce più bassa del solito.
“Sì!” esclamò Eustace. “Come fai a saperlo? Lo hai visto? Qualcuno l’ha preso?” domandò freneticamente.
“Sì, l’ho visto. Ma non ci sarà bisogno di cercarlo”
Eustace aggrottò la fronte, perplesso. “Perché?”
“Perché ce l’ho io”
Jill restò ferma a fissarlo per qualche secondo. Avrebbe voluto riconsegnarglielo subito quella mattina, appena arrivati a scuola, ma non aveva potuto. Perché? Per il semplice fatto che non sapeva come fare a dirglielo senza rischiare che lui si arrabbiasse. Eustace era un tipo a cui non piaceva che gli altri ficcassero il naso negli affari suoi.
Il ragazzo rimase un poco stupito da quella rivelazione, ma subito dopo si sentì sollevato al pensiero che fosse stata proprio Jill a trovarlo. Almeno, non era in mani sbagliate.
Improvvisamente, però, ricordò ancora una volta le tante raccomandazioni dei cugini: non mostrarlo a nessuno, non farlo leggere a nessuno, tienilo sempre nascosto, non portarlo in giro.
E se Jill invece lo avesse aperto e lo avesse letto? Allora avrebbe dovuto ricredersi sul suo conto, e cominciare a pensare che fosse una ficcanaso.
“Ce l’hai tu?” scandì Eustace molto lentamente, come se lui stesso faticasse a credere a quelle parole.
Jill...di tutte le persone che avrebbero potuto trovarlo, proprio lei.
“Sì. Volevo ridartelo, te lo giuro, ma...!”
“L’hai letto?” chiese lui bruscamente.
La ragazza fece un’espressione colpevole.
Mentire non sarebbe servito a niente.
“Sì, l'ho letto. Mi dispiace, non volevo farmi i fatti tuoi. E’ stato inevitabile”
Iniziò a parlare velocemente spiegandogli l’accaduto.
“Ma è tutto intero, non preoccuparti. Mi sono permessa di riattaccare i fogli che si erano strappati. A proposito, Scrubb, lo sai che scrivi bene?”
Eustace gemette. “Oh, Peter mi ammazza…”
A quel nome, fu come se un campanello squillasse nella mente di Jill.
“Peter chi?”
“Mio cugino. Ma questa è una storia che non ti riguarda” tagliò corto il ragazzo, ancora con il tono brusco di prima.
Ma lei non vi fece caso. Era troppo occupata a mettere insieme tutti i pezzi.
Non sapeva come si chiamavano i cugini di Eustace, lui non glielo aveva mai detto, ma a quanto pareva uno di loro portava il nome di Peter. E Peter era anche uno dei protagonisti del suo racconto. Spesso, Eustace si era lamentato del fatto che tutte le volte che stava con loro, quei quattro lo facevano ammattire con strane storie di mondi immaginari. Inoltre, i suoi cugini abitavano vicino a Londra.
Peter, Susan, Edmund, Lucy. Quattro ragazzi. Un mondo incantato. Londra.
Non era possibile che fossero loro. O sì?
“Ridammi subito il mio quaderno, Pole. Lo rivoglio, adesso, immediatamente!”
Jill lo guardò trova. “Non posso, non l’ho qui con me”
“E allora dove?”
“Ce l’ho a casa.”
“Bene, allora dopo la scuola verrò a casa tua”
E così fu.
Ma invece di essere gentile con lei e ringraziarla, Eustace fu sempre più odioso e maleducato, dandole più volte della ficcanaso e rifiutandosi categoricamente di farle leggere il seguito del suo libro.
“Ti ho già detto che è una cosa che non ti riguarda affatto! Non farmi altre domande, tanto non posso risponderti”
Jill mise su il broncio e incrociò le braccia al petto. “Va bene. Tanto non è nemmeno questo granché come storia” ribatté offesa, anche se non lo pensava affatto.
In realtà aveva una gran voglia di rileggerlo, e quasi quasi si pentì di averglielo restituito.
Eustace controllò attentamente ogni pagina, sfogliandolo velocemente.
Jill si allungò verso di lui. “Tranquillo, non manca nulla”
Il ragazzo richiuse di scatto il quaderno. “Non sbirciare!”
“Spiacente, Scrubb, ma ormai so tutto”
Si fissarono cupamente per un attimo, poi lui spinse gli appunti in fondo allo zaino.
“Ad ogni modo” proseguì la ragazza, “se davvero quel quaderno è così importante, dovresti stare un po’ più attento d’ora in poi, e non sventolarlo in giro per la città con il rischio di perderlo ancora”
“Non farmi la predica, Pole! Tu non sai un bel niente di niente, e ti proibisco di parlarne in giro!”
“Non parlarmi così, brutto cafone! E poi scusa, ma a chi dovrei dirlo?”
“E io che ne so?”
“Non lo dirò a nessuno, va bene? Basta che la pianti! Sembra che sia colpa mia!”
“Giuralo!” esclamò il ragazzo. “Giura che non dirai nulla!”
“Giuro” sibilò lei a denti stretti, trattenendosi dal tirargli un pungo sul naso.
“E non farmi domande!”
“Non ne ho bisogno, perché credo di aver capito tutto” aggiunse Jill con noncuranza, sedendosi alla sua scrivania. “Ma non preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con me, e puoi rassicurare anche i tuoi cugini. Ora ciao, devo fare i compiti”
Eustace rimase lì a fissarla, senza parole. Si maledisse per aver perso quegli appunti, perché adesso Jill sapeva. Aveva capito, o almeno era fortemente vicina alla verità.
“A nessuno, Pole. A nessuno” l’ammonì, alzando la mano e puntandole contro l’indice.
Lei lo scostò con un gesto impaziente. “Uffa, sì, ho capito! Sarò muta come una tomba, contento?”
“Ti conviene” ribatté Eustace prima di andarsene.
O ci finisco io nella tomba, pensò.
 

Una volta tornato a casa, si fece coraggio e chiamò casa Pevensie.
Rispose la zia Helen, dicendo che Peter, Ed e Lucy erano rimasti a studiare a casa di amici.
“Richiama verso l’ora di cena, li troverai senz’altro”
Attese e verso le sette di sera riprovò.
Sperò con tutto il cuore che non rispondesse Peter. Nemmeno Edmund a ben vedere. Forse sarebbe stato meglio parlare con Lucy.
Ma gli andò male.
“Casa Pevensie, chi parla?”
“Ciao, Peter…” rispose Eustace con una voce da funerale.
Peter ascoltò paziente tutto ciò che il cugino aveva da dirgli. Non fece particolari commenti e non si arrabbiò come la volta precedente. Certo, non fece i salti di gioia quando seppe che un’estranea conosceva il segreto di Narnia, ma in fin dei conti non era colpa di Eustace. Era stato uno di quei casi, come si dice a volte, in cui ci si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato.
“Poteva andare peggio” fu il commento di Lucy quella sera stessa, quando invitò i fratelli in camera sua per parlare, dopo cena.
“E’ un’irresponsabile!” sbottò Edmund. “Io sapevo che quell’impiastro avrebbe combinato qualche guaio. Non avremmo mai dovuto permettergli di scrivere un libro su Narnia.”
“Col nostro permesso o senza, l’avrebbe fatto comunque” ribatté Lucy. “Ma non è il libro il problema. Evidentemente, Eustace ancora non si rende conto di quanto importante sia mantenere il segreto”
“Non ha avuto cura delle conseguenze e ha quasi rischiato di farci scoprire” intervenne finalmente Peter. “Speriamo solo che non alimenti il sospetto di questa Jill Pole, così da portarla a capire che è tutto vero”
“Nessuno crederebbe mai a una storia simile” disse ancora Lucy.
I fratelli la guardarono attenti.
“Ci ho riflettuto e, sapete, mi sembra alquanto improbabile che solo leggendo ciò che Eustace ha scritto su quel quaderno, una persona possa giungere così in fretta alla conclusione che non sia un’invenzione ma la realtà”
Edmund si mosse nervosamente sul letto della sorella. “Lu, ci sono i nostri nomi là sopra!”
“Lo so, e allora? Quanti ragazzi della nostra età inventano storie dove loro stessi sono i protagonisti di avventure fantastiche?”
Edmund scosse il capo, ma Peter lo interruppe mentre stava per aggiungere qualcosa.
“Aspetta, Ed. Lucy, continua”
“Secondo me, Eustace potrebbe mitigare ogni dubbio della sua amica comportandosi come se nulla fosse. Non dovrebbe cercare di evitare l’argomento se lei fa domande sul racconto, ma semplicemente limitarsi a dirle che è tutta un’invenzione, un gioco, ma che non vuole si sappia in giro.”
Peter inspirò profondamente, le braccia strette al petto, lo sguardo rivolto al nulla. “Pensi che quella ragazza potrebbe crederci?”
Lucy alzò le spalle. “Tentiamo. Se non funziona penseremo a qualcos’altro”
Peter la guardò, poi si volse al fratello. “Ed?”
“Non mi convince per nulla, ma so che se la mettiamo ai voti, ora che non c’è Susan a darmi man forte, io finirò per perdere. Per cui va bene: facciamo come dice Lu”
Si scambiarono sguardi preoccupati e ansiosi.
Peter pensò che mai Narnia era stata così vicina ad essere scoperta. Tante volte, lui e i fratelli erano stati spiati da Eustace o da qualche compagno di scuola mentre ne parlavano, ma nessuno di loro aveva dato segno di credere a ‘certe sciocchezze’, nemmeno il cugino che si era poi rivelato essere un Amico di Narnia.
Quella Jill doveva essere davvero perspicace.
“Papà domani riparte, vero?” chiese Edmund con aria triste.
Peter annuì. “Il congedo è finito, ormai”
Restarono pensierosi qualche minuto. Dal piano inferiore si udivano attutiti il tintinnare delle stoviglie e la voce di Robert Pevensie che discorreva con la moglie.
Il silenzio della stanza era interrotto solo dal ticchettio dell’orologio sul comodino di Lucy.
Quel ticchettio d’un tratto scomparve.
I tre fratelli non se ne accorsero subito. Dopotutto, nessuno ascolta il ticchettio di un orologio con particolare attenzione. Ci sono suoni, immagini, movimenti attorno a noi, dei quali quasi non ci rendiamo conto.
Ma fu il non udire più quel suono che fece scattare qualcosa nella mente dei tre ragazzi.
Contemporaneamente, si voltarono verso il comodino, fissando le lancette dell’orologio.
Erano ferme sulle dieci.
Lucy si alzò dal letto e lo prese in mano, picchiettando con l’unghia del dito indice sul vetro che copriva il quadrante.
“Si è fermato. Che strano…” mormorò.
Ma non si era fermato. Non nel modo più comune in cui un orologio si ferma.
Lucy riappoggiò la sveglia sul comodino, accanto alla cartolina di Susan. Lo sguardo le cadde proprio sul paesaggio di Narnia, che cambiava man mano che laggiù le stagioni passavano. Ora era verde e rigoglioso.
Fu allora che gridò.
Peter e Edmund scattarono in piedi e le corsero accanto.
“Lucy, cosa c’è?!”
La ragazzina afferrò la cartolina. “Guardate!”
Ormai avrebbero dovuto esserci abituati, ma tutte le volte era quasi impossibile crederci: le foglie degli alberi attorno al castello iniziarono ad ondeggiare, udirono il cinguettio degli uccelli, lo scrosciare delle onde del mare che lambivano allegramente la spiaggia sulla quale camminava qualcuno. D’dapprima fu un puntino dorato, poi divenne più grande, sempre più grande.
Un profumo dolce e intenso invase la stanza. Si strinsero di più l’uno all’altro per vedere meglio, ma la figura era scomparsa prima che potessero capire di chi o cosa si trattasse.
“Dov’è andato?” chiese subito Edmund.
“Sono qui” gli rispose una voce alle sue spalle. Profonda, bellissima.
Lucy fu la prima a voltarsi, sfoderando un sorriso raggiante quando lo vide. Sembrava ancora più grosso dentro quella stanza.
“Aslan!” esclamò, e così i fratelli, correndo da lui.
Il Leone li accolse con un grande abbraccio come solo lui sapeva fare, e poi osservò i loro volti straniti, felici, ansiosi.
“Cosa ci fai qui? Narnia è forse in pericolo? Susan e Caspian stanno bene?” chiese in fretta Peter, inquieto.
Aslan scosse la grossa testa ornata dalla sfavillante criniera. “No, figliolo, non temere, stanno tutti benissimo. Sono solo venuto a prendervi. E’ ora”
“Oh!” gridò Lucy, le guance che le si tingevano di emozione.
Erano trascorse poche settimane da quando erano tornati da Narnia, ma il tempo laggiù trascorreva in modo diverso, per cui poteva benissimo essere che fosse già arrivato quel momento che tanto attendevano.
Aslan rise, facendo vibrare l’aria attorno a sé. Poi ruggì.
 
 
 
~·~

 
 
 
 
I giardini di Cair Paravel erano un tripudio di colori, illuminati dal sole estivo che spuntò dal mare e salutò quello che sarebbe stato per Narnia un giorno infinitamente speciale.
Limpido e sconfinato, il cielo si tinse presto del suo azzurro brillante, dentro il quale gli uccelli cantavano più allegramente del solito, come se già sapessero cosa sarebbe accaduto di lì a poche ore. Le api erano già al lavoro tra i fiori che riempivano l’aria della varietà dei loro profumi, tenui o intensi. Le farfalle multicolori facevano loro compagnia.
Una di queste si staccò dal gruppo, attirata da un dolce profumo proveniente da un punto dei giardini dove crescevano le più belle rose blu di tutta Narnia: le rose di Susan.
La farfalla volò sopra il roseto, dove la Regina Dolce sedeva tranquillamente sull’erba ancora fresca di rugiada: i capelli sciolti sulle spalle, la lunga gonna della veste da camera rigonfia sul grembo, ormai prossimo a liberare la piccola creatura che per nove lunghi mesi era cresciuta al suo interno, protetta dall’amore di sua madre e di suo padre, da tutti gli amici e le creature che attendevano il suo arrivo.
Erano giorni di grande aspettativa in tutto il regno.
La giovane Sovrana allungò le mani avvolte in grandi guanti da giardino nell’interno del cespuglio al quale stava lavorando. Avvertì un movimento vicino al suo viso e voltò appena lo sguardo: una farfalla arancione e nera si posò leggera, senza un rumore, sulla rosa più vicina a lei. Mosse le fini antenne, chiuse le ali, le sbatté piano un paio di volte. Le piccolissime squame che le ornavano, brillavano alla rifrazione del raggio di sole che cadeva dal cielo proprio su di lei: piccola, meravigliosa, perfetta creazione di Aslan.
Susan sorrise.
La fanciulla si mosse con estrema cautela per non spaventare la su inaspettata ospite. Si tolse i guanti e allungò le mani verso quelle ali che parevano di velluto. Pianissimo, le chiuse attorno alla farfalla e la sentì agitarsi appena sotto i palmi. Attese un attimo, infine le aprì, sperando che non fuggisse via.
La farfalla rimase lì, tra le sue mani, e sembrava guardarla. L’insetto si mosse e Susan l’ospitò sul proprio indice, notando le screziature bianche tra i ricami scuri.
Un alito di vento s’alzo improvvisamente. La farfalla agitò le ali, e poi volò via.
La Regina continuò a guardarla mentre si allontanava. Pochi istanti dopo, una rosa blu entrò nel suo campo visivo distogliendo la sua attenzione dall’insetto.
“Buongiorno, amor mio” disse la voce di Caspian al suo orecchio.
Susan accettò la rosa che lui le porgeva e si voltò con un gran sorriso, rispondendo subito al bacio che il Re le posò sulle labbra.
“Grazie per il fiore. E buongiorno anche a te”
“Sei mattiniera” le fece notare il giovane, sedendosi sull’erba accanto a lei.
“Non riuscivo più a dormire” gli rispose, accarezzandosi il ventre.
“Che fa, scalcia?”
Lei annuì. “Stamani è piuttosto irrequieto, ma sembra quasi che venire qui rilassi lui quanto rilassa me”
Caspian la osservò attento. “Sei nervosa?”
“No, non nervosa. Emozionata è la parola giusta”.
Susan posò a terra la rosa blu che lui le aveva donato, ricominciando a recidere rami secchi, foglie ingiallite e fori appassiti, ponendoli in un cestino di vimini.
“Non ti chiedi mai che aspetto avrà, a chi di noi somiglierà, come sarà la sua voce…”
Caspian le sorrise. “Sì, me lo chiedo praticamente ogni giorno. E penso anche a quanto sarà felice la nostra vita”. Poi, afferrò la rosa e gliela posò tra i capelli. “E ancora, penso che finalmente posso donarti una rosa blu, mia dolce sposa, come avrei voluto fare da tanto, tanto tempo.”
Lei si specchiò nei suoi occhi. Aveva uno sguardo dolcissimo in quel momento.
Lui le accarezzò il volto. “Ora devo tornare al castello. La mia lista di impegni quotidiani aspetta di essere spuntata. Tu mi raggiungi?”
“Tra poco. Vorrei restare qui ancora un po’ ”. La Regina si allungò verso di lui e gli diede un breve bacio.
“Cerca di non stancarti troppo, va bene?”
Susan tirò un lungo sospiro. “Per favore, Caspian, non farmi anche tu la predica. Il dottor Galileo e Lady Lora già mi bastano. Lei è diventata praticamente la mia ombra.”
“Penso che abbiano ragione” rispose lui. “Ma so anche che nessuno di noi l’avrà vinta con te.”
“L’hai provato sulla tua pelle quanto sono testarda” affermò lei.
“Non me lo ricordare”. Il Re sospirò, mentre la Dolce sorrideva. Poi si chinò su di lei e posò il viso sul suo grembo. “Tu che dici, piccolino? Lasciamo che la mamma si diletti ancora un po’ con il giardinaggio?”
Susan gli accarezzo i capelli, ma un attimo dopo Caspian si risollevò.
“Ahi!” esclamò il giovane, massaggiandosi il viso.
“Che è successo?”
“Mi ha dato un calcio!”
Susan scoppiò a ridere.
“Non è divertente, Sue. Mi ha fatto male sul serio”
“Credo che fosse la sua risposta”. La Regina afferrò guanti e forbici, ponendoli nel cesto di vimini che si passò sotto il braccio. “Aiutami ad alzarmi, per favore” disse, allungando le mani verso di lui.
Caspian la trasse in piedi con sé, presto contagiato dal suo sorriso.
D’un tratto però, la vide serrare gli occhi e portarsi una mano al ventre, lasciando cadere il cestino a terra.
“Sue?” la chiamò, una nota di preoccupazione nella voce.  “Susan, che c’è?!”
La Dolce si aggrappò al suo braccio ed emise un lieve gemito di dolore. Poi riaprì gli occhi e gli rivolse un mezzo sorriso stentato.
“Ci siamo”
Caspian andò completamente nel panico. Spalancò gli occhi scuri e la guardò fisso.
“Oh mio Dio! Cosa…cosa devo fare?” chiese in fretta, sempre più agitato.
Lei tentò di parlare ma lui la interruppe.
“Aspetta, lo so: devi respirare, giusto?”
“Caspian…”
“Respiri lunghi e profondi”.
“Caspian…”
“Va bene, respira”.
“Caspian, vuoi stare zitto un momento?! Così non mi aiuti!”
Susan fece un lungo sospiro. Gli strinse la mano e lui la strinse in risposta.
“Chiamo qualcuno?”
Lei scosse forte il capo. “No, no, no, portami dentro. Aiutami”.
Il Re annuì, frastornato, ammirato dal coraggio che lei dimostrò in quel momento. La vide più volte serrare ancora le palpebre e contrarre il viso, ma la sua Susan era forte e coraggiosa e non udì un lamento uscire dalle sue labbra mentre era ancora di fronte a lui.
“Devi chiamare Aslan” gli disse poi. “Dobbiamo farlo sapere agli altri. Devono esserci”
“Sì, certo. Lo chiamerò. Sue…”
Lei gli sorrise. “Sta tranquillo. Andrà tutto a meraviglia”
Caspian sentì come una morsa al cuore. Lei lo rassicurava ma la paura che potesse andare storto qualcosa, che i suoi peggiori incubi divenissero realtà, tornò ad attanagliargli lo stomaco, facendogli quasi mancare il respiro.
Miriel, Tara e Clipse accorsero subito e mandarono a chiamare il dottor Galileo, poiché Susan aveva chiesto di lui e di nessun altro, anche se certe dame avevano mormorato sul fatto che non fosse stata chiamata la levatrice.
Ma per questo c’era Lady Lora, che corse immediatamente dalla sua Regina, ed impedì a Caspian di entrare nelle stanze reali.
“No, Maestà, voi dovete aspettare qui. Non temete, andrà tutto bene”
Ma il Liberatore avrebbe volto sfondare quelle porte nel momento in cui udì il grido di Susan.
Furono Emeth e il dottor Cornelius a tranquillizzarlo, rimanendo insieme a lui per tutto il tempo. C’erano anche Briscola e Tartufello, Drinian, Rhoop, Mavramorn, Revilian e Agoz.
Non ci fu bisogno di chiamare Aslan, poiché Briscola era sicurissimo che il Leone avesse già pensato a tutto.
“Aslan sente e vede ogni cosa” disse il Nano. “A quest’ora sarà già in Inghilterra.”
Ma allora dov’erano i Pevensie?, pensò Caspian. E Eustace?
Furono ore interminabili. Solo verso le prime ore del pomeriggio le porte delle stanze reali si riaprirono.
Apparve Lady Lora, sorridente come nessuno l’aveva più vista da anni, portando in braccio un fagottino.
Caspian saltò in piedi dalla poltrona in cui era sprofondato, andandole incontro.
“Vostro figlio, Maestà” gli disse commossa, mettendogli il fagottino tra le braccia.
Il giovane posò lo sguardo sul bambino, quasi incantato, come preda di uno strano incantesimo che gli aveva tolto la parola e gl’impediva di staccare gli occhi da quella minuscola figuretta. Le piccole mani stringevano le candide coperte in cui era avvolto, emetteva sommessi vagiti, la testina era coperta da sottili ciuffi di capelli neri.
Era perfetto, in ogni cosa.
“Mio figlio” mormorò il Liberatore, il cuore a mille.
“E vostra figlia” aggiunse Lady Lora, guidandolo dentro la stanza.
Attorno alla Regina si stavano ancora affaccendando le sue tre ancelle, il medico e le balie.
Il dottor Galileo si avvicinò subito al Sovrano per rassicurarlo, perché sapeva quanto era stato in pensiero per la sua consorte.
“La Regina ha affrontato una grande prova, quest’oggi. Un prova inaspettata per tutti noi. Ma è stata bravissima”
Caspian deglutì diverse volte prima di chiedere: “Sta bene?”
“Benissimo. Avrà bisogno di riposo, questo è certo”
“Vi ringrazio, dottore. Immensamente”
“Oh, non dovete, non dovete”
Miriel si avvicinò a Caspian e lo baciò sulle guance, per una volta dimenticando le formalità e manifestando tutto il suo affetto per l’amico. Tara e Clipse si congratularono con lui e poi seguirono la Driade fuori dalla stanza, lasciando soli i due neo genitori.
Fu allora che Caspian incontrò lo sguardo di Susan. Lo aspettava, stringendo tra le braccia un secondo fagottino. Lei aveva l’aria stanca ma gli occhi splendevano.
Il Re di Narnia avanzò nella grande stanza illuminata dai raggi di sole pomeridiano, sedendo sul letto accanto a lei.
“Sue…” mormorò. “Gemelli”
“Che sorpresa, vero?” sorrise lei, appoggiandosi alla sua spalla. “Non sono la cosa più bella che tu abbia mai visto?”
Il giovane la baciò sulla fronte. “Sono…meravigliosi”
Susan alzò il viso e lo baciò sulle labbra. Poi tese un poco le braccia verso di lui. “Vuoi prenderla?” chiese, alludendo alla bambina.
“Myra” sorrise Caspian.
“Sì, Myra. E Rilian” disse lei, lasciando che lui prendesse la piccola.
D’un tratto, la principessina si agitò tra le braccia del Re, ed egli si allarmò.
“Che cosa ho fatto?”
“Nulla, non preoccuparti” lo rassicurò la Dolce.
Caspian la cullò appena e baciò la piccola fronte. Subito, al tocco di suo padre, Myra si calmò e si addormentò.
Il Re osservò ancora i due bambini. I suoi figli.
“Grazie, Susan.” mormorò, poggiando la guancia sulla fronte di lei. “Grazie, amore mio. Tu oggi mi hai dato la gioia più grande. La gioia di essere padre”
“E sarai un ottimo padre, ne sono sicura”
La Dolce lo guardò negli occhi, e si rese conto che in essi splendeva una nuova luce: dopo tanti anni di solitudine e sofferenze, terribili prove e difficoltà, la felicità più pura albergava finalmente nel cuore del Liberatore.
D’un tratto, la porta si spalancò.
Caspian e Susan si volsero verso di essa, chiedendosi chi mai potesse entrare senza bussare.
Dopo un attimo, ecco la risposta.
Sulla soglia apparve una ragazzina di quattordici anni, una fascia blu tra i capelli rossicci, gli occhi azzurri brillanti, un sorriso enorme stampato sul grazioso viso.
“Lucy!!!” esclamarono Susan e Caspian.
Lucy gridò di gioia, fiondandosi ad abbracciarli.
“Piano, Lu” l’ammonì una voce maschile.
“Dov’è il frugoletto? Voglio essere il primo a vederlo!” disse un’altra.
“Peter!!!” esclamò ancora Susan, emozionatissima.
“Ed!!” le fece eco Caspian con un gran sorriso.
A turno, i Pevensie abbracciarono e baciarono la sorella. Il Magnifico porse la mano al Liberatore, il Giusto invece lo strinse in un forte abbraccio.
“Ma sono due! Due gemelli!” commentò quest’ultimo, alquanto stupito. “Accidenti, questa proprio non me l’aspettavo”
“Neanche noi” ammise Susan.
“Oh, sono così dolci!” fece Lucy, con una gran voglia di prenderli in braccio. “Posso?”
“Certo” le disse la sorella, porgendole il piccolo Rilian.
“Rilian è un bel nome” disse Peter, “ma credevo che se aveste avuto un maschio lo avreste chiamato Caspian”
Il Liberatore scosse il capo. “No. Questo è il primo giorno di una nuova era”
Le chiacchiere avevano svegliato i due neonati, e ora Lucy e Edmund litigavano da bravi zii contendendosi il loro affetto.
“Non strapazzateli troppo, sono appena venuti al mondo” li rimproverò Peter, mentre teneva tra le braccia Rilian.
Ma i fratelli minori bisticciavano senza sosta.
“Tu li hai già tenuti entrambi, Lu, non è giusto! Fammi vedere Myra”
La Valorosa, con fare protettivo, tenne fuori dalla portata del Giusto la bambina. “No! Tu la faresti senza dubbio cadere”
“Ti ho preso in braccio un sacco di volte quand’eri piccola, e non ti ho mai fatto cadere!”
“Tu non hai mai preso in braccio Lucy, Ed” ribatté Susan. “Eri troppo piccolo per farlo, quand’è nata”
Il Giusto borbottò qualcosa, ma infine l’ebbe vinta e riuscì a stringere entrambi i gemelli.
“Avete già visto Miriel e Emeth?” chiese Susan a Peter e Lucy.
Lei arrossi un poco. “Veramente no.”
“Ci sarà tempo” aggiunse Peter con sicurezza. “Mentre venivamo qui, Aslan ci ha promesso che resteremo per un po’ ”
“Davvero?” esclamò Susan al settimo cielo.
Avere accanto a sé i suoi fratelli in un momento per lei così importante, era quanto di più bello potesse sperare. Se solo avessero potuto esserci anche i suoi genitori…
“Ma dov’è Aslan? E Eustace?” chiese Caspian un po’ deluso. “Pensavo ci sarebbero stati anche loro”
Peter, Edmund e Lucy si scambiarono un’occhiata complice.
“Arriveranno presto. Con altri ospiti” disse il Re Supremo, trattenendo un sorriso.
Proprio in quel momento, la porta si aprì di nuovo ed entrò Eustace. E sebbene Susan fu felicissima di rivederlo, le lacrime che versò non furono per lui.
Quando dietro al cugino apparvero i suoi genitori, la Dolce soffocò un grido e si coprì la bocca con le mani. Poi allungò le braccia e la madre corse da lei, tenendola stretta, mentre la ragazza singhiozzava a più non posso.
“La mia Susy. La mia bambina”
“Mamma! Oh, mamma, sei qui! Sei a Narnia!”
Robert Pevensie si unì all’abbraccio, accarezzando i capelli della figlia.
“Già una madre”.
“Papà…io non posso crederci!”
Si abbracciarono ancora, poi Helen si voltò e sorrise al bel giovane uomo in piedi accanto agli altri ragazzi.
“Tu devi essere Caspian”
“Ho sentito moltissimo parlare di voi” disse il Liberatore, con una gran voglia di conosce i signori Pevensie. Si presentò loro, provando un certo imbarazzo, soprattutto quando dovette stringere la mano a Robert.
Susan li guardò tutti, con il cuore che scoppiava. Tutta la sua famiglia era riunita lì, davanti a lei: mamma e papà, i suoi fratelli, suo cugino, suo marito, i suoi figli. Mancavano solo gli zii, ma confidava che prima o poi, anche loro avrebbero varcato le porte di quel mondo incantato.
Ma le emozioni di quel giorno non erano ancora finite.
Fuori dalla stanza, tanti ospiti attendevano di rendere omaggio ai principini. La Dolce era molto stanca, ma non si sentiva di mandarli via e così li accolse tutti contro il volere del dottor Galileo e di Caspian, i quali le concessero solo una breve visita degli amici più stretti. Gli altri cortigiani avrebbero dovuto attendere.
“Mio Re” disse il dottor Cornelius, visibilmente commosso. “Sono stato orgoglioso di voi dal primo giorno che vi incontrai, e lo sono ancor più nel vedevi padre”
“Caro dottore, anche voi siete un padre per me, come lo è Lord Drinian. Avrò bisogno di molti consigli e mi aspetto che voi siate al mio fianco, poiché siete i miei più fidati amici.”
“Finché avrò vita, mio signore, sarò con voi” affermò il vecchio precettore.
C’erano proprio tutti: alla piccola folla riunitasi fuori dagli appartamenti reali, si aggiunsero Zampalesta e i tre orsi giganti, Tempestoso e la sua famiglia, gli undici topi che erano stati al comando di Ripicì, tutti i Lord del Gran Consiglio (purtroppo anche Erton, Galvan e Ravenlock). Poi fu il turno Nausus il Fauno, Tavros, Rynelf e altri amici del Veliero dell’Alba.
Tutti quanti avevano abbandonato le proprie mansioni, così come in città e nei campi i lavori si erano fermati.
Avvertito dagli uccelli parlanti, il popolo fece gran festa.
Quello fu ricordato come uno dei giorni più gioiosi.
Infine, giunse Aslan.
Il Grande Leone si fece strada tra i visitatori e sorrise a Caspian e Susan, annuendo soddisfatto. Poi si chinò sui due bambini.
I gemelli aprirono gli occhietti assonnati e allungarono le manine verso il grosso muso del felino, facendo piccoli sorrisi.
Aslan li benedisse, tessendo per loro un futuro glorioso.
Da grandi, Rilian e Myra avrebbero raccontato di uno strano sogno che entrambi facevano spesso, nel quale sentivano un profumo inebriante, un dolce calore, e la sensazione di qualcosa di soffice. I loro genitori gli avrebbero spiegato che non era un sogno, ma un ricordo, appartenente al giorno della loro nascita. Il giorno in cui Aslan aveva posto la grande zampa dai polpastrelli vellutati sulle loro piccole fronti e li aveva nominati Rilian, il Portatore di Luce, e Myra, la Portatrice di Speranza.

 



 
Buone feste a tutti!!!
Ci siamo, sono nati!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Finalmente hanno fatto la loro comparsa i due piccoli Suspian!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Siete contenti, vero???
Questo capitolo è pieno di avvenimenti: prima Jill che scopre di Narnia, poi la nascita dei bambini e infine l'arrivo dei genitori dei Pevensie!!! Non potevano mancare, vi pare?
Avrei voluto ritagliare uno spazietto anche per Lord Erton, avevo in mente qualcosa…ma poi ho pensato che almeno per un capitolo potevo mandarlo a quel paese...XD
Per quanto riguarda
l'Anello di Susan, sappiate che non ho ancora deciso xP E' che sono tutti troppo belli!!! Ringrazio di cuore aleboh, Joy_10, Queen Susan 21 e Shadowfax che me li hanno inviati!!!
Bene, commentate, che sono curiosa di sentirvi!!!

 
Ringraziamenti:
Per le preferite: aleboh, Angel2000, battle wound, EstherS, Expecto_Patronus, Fly_My world, Francy 98, HikariMoon, Jordan Jordan, Joy_10, katydragons, lullabi2000, Mia Morgenstern, Muffin alla Carota, Mutny_Hina, piumetta, Queen Susan 21, Shadowfax, TheWomanInRed e Zouzoufan7
 
Per le ricordate: Cecimolli
 
Per le seguite: Babylady, chaterineheatcliff, Cecimolli, ChibiRoby, cleme_b, ecate_92, FioreDiMeruna, Fly_My world, GossipGirl88,  JLullaby, Jordan Jordan, Joy_10, Judee, Mia Morgenstern, Min_Jee Sun, niky25, Omega _ex Bolla_ ,  piumetta, Queen Susan 21, Revan93 e Shadowfax

Per le recensioni dello scorso capitolo: aleboh, battle wound, FioreDiMeruna, Joy_10,   piumetta, Queen Susan 21, e Shadowfax
 
Angolino delle anticipazioni:
Anche il prossimo capitolo sarà pieno di avvenimenti. Resteremo a Narnia, e ci concentreremo ancora sulla famiglia reale e sull’incontro tra Peter e Miriel e Emeth e Lucy!!! E anche Edmund potrebbe rincontrare Shanna!
Jill non penso si vedrà, a meno che non riesca ad inserire un pezzetto a lei dedicato, ma non vi prometto nulla.
Vi toccherà anche sorbirvi Lord Erton, perché, come dicevo sopra, avevo in mente qualcosa.
Infine, preparatevi al ritorno di un nemico.

 
Nessuno me ne voglia, ma devo mandare un bacio speciale a Shadowfax e Joy_10. Niente di particolare ragazze, è solo per dirvi che vi penso sempre e vi voglio bene!!! <3
 
Concludo col dirvi che gli aggiornamenti li trovate alla mia pagina facebook
Grazie a tutti! Un bacio e statemi bene!
Vostra Susan♥
   
 
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