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Autore: roselline    25/12/2013    0 recensioni
Questa è una Rose/Scorpius. E' la mia prima fanfiction, quindi avanti con le critiche.
Poi, la sua attenzione fu catturata dalla bacchetta dai mille disegni, abbandonata sul tavolo della Sala. Guardò i due che erano diventati ormai rossi in viso per tutte le parole che si stavano dicendo e si alzò piano, in modo da non attirare la loro attenzione. Prese di soppiatto la bacchetta e uscì in giardino. Sorrise e iniziò a saltellare sull’erba umida. Poi però, agitando la bacchetta più di una volta, successe qualcosa
Genere: Comico, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Diamo il via alle vacanze.

«Al, ma Rose era così anche prima di venire qui a scuola?» Scorpius era steso sul suo letto a baldacchino verde e argento, mentre scrutava la mappa in lungo e in largo per cercare il nome della sua ragazza.
«Così come? Fissata con lo studio?» Chiese Al ad occhi chiusi e quasi nel dormiveglia. Il biondo fece di sì con la testa (anche se Al non lo vedeva) mentre la sua espressione diventava più concentrata. «Beh, prima non era così. Il suo problema non le permetteva di studiare per gli esami o di interagire con le persone. Credo che tutto questo le faccia bene, però» Finì col dire con la voce impastata.
«Sì, così però significa comunque malumore e allontanamento…»
«Scorpius… da quanto in qua sei diventato il ragazzo sdolcinato che non riesce a stare lontano dalla propria ragazza?» Il moro aprì un occhio per guardare il viso concentrato dell’amico mentre scrutava la mappa.
«Non lo sono, è che probabilmente con le vacanze estive non avremo modo di vederci, e non sappiamo come i nostri genitori prenderanno la relazione, quindi potrà significare solo che staremo lontani per un bel po’, e volevo godermi questi momenti» Finì col dire, mentre il suo sguardo veniva catturato dalla scritta “Rose Weasley” che camminava velocemente per i corridoi fino a rintanarsi nella biblioteca. Forse Al aveva ragione: a lei serviva un po’ di privacy e lui doveva farla respirare un po’.
«Beh, non è ancora detta l’ultima parola. E comunque cerca di controllarti, più farai così più lei diventerà isterica. Dai tempo al tempo, presto gli esami finiranno e tornerete a vedervi come prima» Chiuse gli occhi, sperando di addormentarsi.
«Io la amo» Sbottò, di punto in bianco. Lo disse così di getto che Al quasi soffocò con la propria saliva. Si poggiò su un gomito per guardare il viso dell’amico intento a concentrarsi neanche fosse ad una partita importante del campionato di Quidditch.
«Cos’hai detto?» Chiese con voce rauca assottigliando lo sguardo.
«Che la amo.»
«E tu te ne esci così, senza neanche avvertirmi? A momenti soffocavo!» Disse, tossendo ancora un po’ di saliva.
«A dire il vero mi è uscito senza che me ne accorgessi. Io la amo, e me ne rendo conto solo ora» Il biondo abbassò la mappa pensieroso, guardando la porta davanti a sé.
«Lei lo sa?»
«Ovvio che no. Ti pare che lo sa se è la prima volta che lo ammetto a me stesso?»
«Dovresti dirglielo» Il secondogenito di casa Potter si accasciò sul cuscino, chiudendo gli occhi.
«Certo, così se sarò fortunato mi lancerà solo il libro di Pozioni addosso» Scosse la testa, ritornando alla mappa e osservando il punto che indicava dove fosse la sua ragazza.
Al sorrise, mentre faceva sprofondare per bene il viso nel cuscino. «Io so solo una cosa: se fai soffrire mia cugina, giuro che ti raso i capelli a zero, Hyperion. E valle a dire che la ami, per amor di Morgana» Sospirò, mentre iniziava ad essere cullato da Morfeo. Scorpius ritornò alla mappa, sospirando di tanto in tanto; il fatto che fosse riuscito ad ammettere a se stesso che sì, amava Rose, non significava che sarebbe riuscito a dirglielo. Faccia a faccia. Guardandola negli occhi. No. No, no, no, no, no! Non potrei mai farlo! In più è periodo di esami e proprio in questo momento dalla biblioteca sta andando nel suo dormitorio. Come potrei distrarla dal suo studio e dirle “ehi Rose, sai che ti amo?” Mi tirerebbe un libro, se sono fortunato… no, me lo devo tenere per me. Il ragionamento con se stesso finì quasi subito. Tra l’altro non voleva complicare il loro rapporto, ora che stavano bene assieme, così ritenne opportuno che fosse meglio tenersi quelle cose per sé, e con quei pensieri si addormentò pian piano anche lui.


Maggio stava per finire, e Londra iniziava finalmente a vedere dei raggi di sole quasi estivi, costringendo gli studenti a passare le loro giornate all’aperto, invece che nel castello a studiare; Rose Weasley, però, era così sotto pressione che aveva raggiunto livelli isterici: cacciava via il fidanzato e i cugini (perfino Al) che non la facevano studiare.
Sono esami difficili! Non rompete!
L’aveva pensato (e detto) parecchie volte: si era rifugiata in biblioteca, nella sua stanza, nel bagno di Mirtilla, si era nascosta addirittura nelle cucine, dove però gli elfi avevano continuato a disturbarla con domande del tipo “vuole qualcosa?” “possiamo offrirle della cioccolata?” “una torta?”, così aveva abbandonato anche quel posto. Per quanto riguarda gli strani casi delle settimane precedenti, si erano fermati, ma ancora non erano riusciti a capire cosa fosse successo a quegli studenti che nel giro di pochi giorni avevano quasi riempito l’infermeria.
La rossa, in quel momento, era riuscita a rintanarsi nella Stanza delle Necessità di nuovo, chiedendosi ogni volta che si sedeva tranquillamente sul divanetto rosso, come mai aveva pensato a studiare nelle cucine piuttosto che in quella stanza. Ovviamente era consapevole che, se Al o Scorpius avessero guardato la Mappa del Malandrino, si sarebbero resi conto che lei era lì… Spero solo non vengano a disturbarmi…
Erano giorni duri per lei: le ultime lezioni le mettevano ancora più ansia e le lettere della madre con le varie raccomandazioni per lei e per Hugo di dare il meglio in quegli esami finali non la aiutava. L’essere figlia di Hermione Granger era ben peggiore che essere figlia di due dei tre Salvatori del Mondo Magico; si sentiva osservata dalla madre, nonostante lei non fosse lì con lei a Hogwarts. Quel venerdì pomeriggio aveva solo le due ore di Lumacorno nei Sotterranei, quindi restò tutta la giornata lì a studiare e portarsi un po’ avanti con alcune relazioni che doveva consegnare; arrivata l’ora di seguire la lezione, si precipitò nei Sotterranei per prendere posto al suo solito calderone che divideva o con Al o con Scorpius…
Scorpius, oddio… a stento ricordo come sia fatto. Sono certa che sia arrabbiato con me perché a malapena ci vediamo alle lezioni… mi lascerà… ne sono sicura… cosa devo scegliere? Chi?
Rose iniziò a farsi questi problemi non appena si rese conto che quella lezione era con i Serpeverde, e ne ebbe la prova quando vide i due entrare insieme mentre parlottavano di qualcosa. Non appena Scorpius alzò lo sguardo per cercare posto, notò immediatamente Rose, che non tardò a sorridergli e a fargli cenno di avvicinarsi per sedersi accanto a lei.
«Molto bene ragazzi! Ci siete tutti? Bene, bene. Oggi parleremo e cercheremo di ripetere il Distillato della Morte Vivente, poiché l’ultima volta che l’abbiamo fatta ci sono state parecchie A e T. Se le coppie sono già formate, potete iniziare. Forza, forza!» Sorrise il professore, agitando le sue grosse e rugose mani.
Rose cercò la procedura sul suo libro di Pozioni mentre Scorpius era all’armadietto degli ingredienti a prendere il necessario; al suo ritorno Rose iniziò a schiacciare un fagiolo sopoforoso, ma si fermò all’istante, guardando il coltello nelle sue mani.
«Sei arrabbiato con me, vero?» La sua voce era notevolmente bassa, e Scorpius notò che era anche particolarmente imbarazzata per quella domanda.
«Perché dovrei essere arrabbiato con te?» Chiese lui mentre metteva nell’acqua il sale africano.
«Perché da quando gli esami sono alle porte passo più tempo con i libri che con te» Abbassò ancora di più la testa, sentendosi maledettamente in colpa.
«Beh, ammetto che mi dispiace vederti solo alle lezioni, ma se tu vuoi studiare per bene, lo capisco. Non c’è bisogno di sentirsi in colpa, Rose» Sorrise, mentre con la mano sinistra cercava di ottenere l’essenza di assenzio.
«Sì ma a me dispiace. Non mi va di stare sempre sui libri, ma sento una pressione sulle spalle che non hai idea, Scorpius. Mamma mi manda ogni santo giorno lettere per sapere come va lo studio e quando sarà il primo esame e vuole sapere gli argomenti, le domande e come ho risposto; non è facile essere figlia di Hermione Granger, specie se tutti si aspettano tante cose da me; come se Hugo non fosse suo figlio» Buttò fuori tutto quello che si teneva da settimane in poche frasi e senza prendere fiato. Scorpius ad un certo punto pensò che sarebbe soffocata per la velocità.
«Okay, calmati Rose. Non ti preoccupare, non comprendo, ma posso capire. Se tu vuoi studiare solo, cercheremo un modo per vederci più spesso in estate» Sorrise, mentre lei alzava lo sguardo per guardarlo negli occhi.
«E’ vero… l’estate… me l’ero dimenticata. Ciò significa che devo dire ai miei di te… oddio…» Sospirò scuotendo la testa.
Scorpius si fermò per guardarla meglio. «Non hai intenzione di dire nulla a loro?»
«Certo che glielo dirò, solo che papà è protettivo e blablabla» Scosse la testa e riprese la preparazione della pozione.
«Troveremo comunque un modo per vederci» Scosse le spalle riprendendo anche lui. Rose lo guardò di nuovo: odiava il fatto di non vederlo, o almeno di farlo sentire in quel modo. Non aveva nessuna intenzione di ignorarlo, ma purtroppo lo studio era insopportabile. Guardò il suo viso che aveva un’espressione parecchio concentrata, e sorrise; pensò di essere davvero una cattiva persona, così cercò di dirgli qualcosa ma lui s’incamminò verso l’armadietto degli ingredienti per prendere qualcosa. Mentre controllava che la pozione fosse sul lilla chiaro e iniziava a mescolare in senso antiorario, il professor Lumacorno fece capolino al suo calderone, spaventandola.
«Oh signorina Weasley, non si spaventi» Rise di buon gusto, affacciandosi alla pozione, annuendo orgoglioso. «Sono venuto qui a chiederle una cosa, a dire la verità» Sorrise mentre le sue guance grasse prendevano forma. «Mi chiedevo se lei questa sera fosse libera: sto organizzando la mia ultima cena come augurio per una buona estate» Il suo sorriso l’aveva visto fin troppe volte, ed era un ruffiano di prima categoria.
«Oh… beh… certo, ci sarò» Sorrise, alzando lo sguardo dietro le spalle del professore, e solo in quel momento si rese conto che Al e Scorpius stavano gesticolando in modo osceno per dire a Rose di non accettare; gesti a vuoto.
«Benissimo! La cena è alle otto» Sorrise e si allontanò canticchiando. La Weasley perse il suo sorriso, mentre sentiva che le sue braccia cadevano morte ai lati dei suoi fianchi.
«Adesso mi tocca venire» Sospirò il biondo, posando sul tavolo quello che gli serviva.
«No, non sei obbligato… mi dispiaceva dirgli di no»
«Beh, almeno passeremo una serata assieme, no?» Sorrise, mentre tagliuzzava la radice di Asfodelo. Rose lo guardò e sorrise anche lei. Sì, forse sarebbe stato meglio così, almeno avrebbero passato la serata assieme.

«Oh, eccovi! Benvenuti! Benvenuti a questa cena! Andiamo! Andiamo! Entrate, che ci fate ancora fuori?» Lumacorno era il solito lecchino. Li accolse nel suo studio (allargato a dovere per il tavolo enorme e rotondo che usava di solito per le sue cene) e chiuse la porta alle loro spalle. «Fortuna che siete tutti, così possiamo iniziare con un aperitivo! Prego, prego! Venite tutti qui al tavolo!» Su di esso apparvero un bel po’ di bottiglie e bicchieri, riempiti immediatamente con un movimento della bacchetta da parte del professore. Rose e Scorpius presero qualcosa che sicuramente era analcolico in un bicchiere davvero bizzarro e si sedettero al tavolo rotondo. «Allora, Iris, come va la scuola? Ti trovi bene con i professori? Oh, per chi non lo sapesse Iris è una studentessa straniera, trasferita dalla Francia» Annuì con fare elegante mentre beveva il suo Whisky Incendiario. Ovviamente non poteva mancare gli elogi per tutti e per le loro famiglie; il fatto che Lumacorno si circondasse di persone importanti, lo rendeva un po’ ridicolo. Era un bravo professore, ma era ridicolo quando faceva queste cene solo per i “prediletti”. «Rose, non ho avuto modo di avere nessuno dei tuoi cugini, o tuo fratello, a queste mie cene. Mi sai dire perché mai? Non sono simpatico a loro?» Chiese, dopo il quarto Whisky che, evidentemente, iniziava a farlo diventare più lecchino del solito.
«No, ovvio che no, professore. E’ che la maggior parte dei miei cugini affronteranno i M.A.G.O. quest’anno, e sono più concentrati su quelli che ad altro, come me d’altronde. Questa è la mia serata libera, per questo ho potuto partecipare» Sorrise, di rimando. Come se James o Fred studiassero davvero. Quelle che studiano veramente sono solo Molly e Dominique, probabilmente…
«Oh, allora sono stato fortunato!» Ridacchiò, mentre ingoiava l’ultima goccia che gli restava nel bicchiere. «A quanto vedo ti sei abituata molto bene al tuo udito, vero Rose? Insomma, prima eri molto più timida, adesso che il tuo problema sembra essersi dissolto, sei molto più sciolta» Annuì, mentre poggiava le sue grosse mani rugose sul suo pancione.
Rose lo guardò per un attimo, pensando che fosse troppo sfrontato per i suoi gusti. Sorrise, abbassando un attimo lo sguardo sul suo bicchiere ancora a metà. «Beh, ovviamente prima ero quello che ero, e ora ho capito che devo godermi questi momenti perché non so se ritornerò a non sentire o meno. Ovviamente questo non può buttarmi sempre giù, così prendo tutto con molta tranquillità, e semmai io tornassi a non sentire più, lei avrà un posto libero per le prossime cene» Sorrise, mentre fissava i suoi occhi cerulei in quelli piccoli del professore che, in quel momento, si sentì molto in imbarazzo, così tanto da chiamare l’antipasto che venne portato da tre elfi domestici presi sicuramente dalle cucine di Hogwarts. Guardò nel suo piatto e prima che potesse iniziare a mangiare, la sua mano destra fu presa da Scorpius, che sedeva a fianco a lei, e sorrise, tenendogliela. Sapeva di essere stata fin troppo schietta, ma suo padre e suo zio Harry avevano ragione: era solo una persona un po’ meschina quando organizzava queste cene; l’essere circondati da famiglie importanti non faceva di lui una persona importante, anzi.
La cena, comunque, continuò nella sua monotonia: Lumacorno continuava a fare domande e a chiedere informazioni banali sulle famiglie degli alunni che si trovavano lì: c’erano un paio di Corvonero, un Serpeverde (escludendo Scorpius) e il resto erano Tassorosso. La maggior parte dei Grifondoro (che non partecipavano quasi mai a quelle cene) erano Weasley-Potter o comunque amici di questi, che venivano avvertiti in tempo per declinare l’invito del (maledettamente strano) professore di Pozioni. La clessidra che di solito accompagnava quelle cene si era fermata da un bel po’, segno che la serata era stata l’ennesimo buco nell’acqua. Fortunatamente finì presto e tutti furono congedati.
Scorpius circondò le spalle di Rose con un braccio mentre sbadigliava. «Che tortura, fortuna che è finita» Scosse la testa mentre camminavano lungo il corridoio.
«Dai che almeno è stata l’ultima cena, poi non eri obbligato a venirci, lo sai» Sorrise, avvolgendo la sua vita con un braccio.
«Certo, così quello di Tassorosso ti squadrava ancora di più» Sbuffò irritato.
«Quale Tassorosso?»
«Quello a fianco della tipa straniera. L’ho sorpreso più volte a guardarti. Gioca anche nella squadra di Quidditch»
Rose sorrise divertita, cercando di trattenere una risata. «Oh, ma andiamo. Sei davvero geloso?»
Scorpius la guardò stranito. «Che c’è di male? Come se tu non fossi gelosa…»
«Infatti non lo sono» Annuì convinta la rossa.
«Ah, no? E allora che mi dici di una certa “Lily”?» Ghignò, mentre guardava il suo viso contorcersi in una smorfia.
«Quella non è gelosia! E’ solo essere infastiditi dalla propria cugina che si permette di dire cose che non dovrebbero stare né in cielo, né in Terra» Annuì di nuovo, con gli occhi chiusi, mentre Scorpius rideva di buon gusto, scuotendo la testa.
«Certo, come no. Comunque non è un reato se sono geloso, no?»
«Beh, se non arrivi al punto di ammazzarmi ed è contenuta, allora no, non è un reato» Affermò, mentre entrambi svoltavano l’angolo per dirigersi verso la Torre di Grifondoro. Scorpius stava per risponderle quando, poco più lontano, vide un prefetto… ed era quello peggiore che potesse capitare per la casa di Serpeverde; spinse Rose in una classe vicina e si rifugiarono lì, chiudendo piano la porta. «Che succede?» Chiese lei, leggermente stranita.
«C’è Flurry. Stasera è di turno lui» Sussurrò, aprendo un po’ la porta per accertarsi che non li avesse visti entrare.
«Ed è un male?» Chiese lei.
«Ovvio. Flurry non da’ via di scampo a nessuno, neanche ai prefetti fuori turno. Se ci vede, ci toglie un casino di punti» Sussurrò, chiudendo piano la porta.
«Ma non può farlo… e se ci scopre in questa stanza? Dopotutto era aperta…» Sussurrò lei, poggiandosi nell’angolo tra il muro e quello che doveva essere un armadietto.
«No, non controllerà. Ne sono certo» La guardò, e per un breve istante restarono così, in silenzio, tra buio e polvere, a sperare di non essere scoperti.
La rossa iniziava ad annoiarsi, e così dopo vari sbuffi sempre più frequenti, iniziò a parlare. «Per quanto dovremmo stare qui? Io mi sto annoiando»
«Beh, potremmo impiegare un po’ di questo tempo» Scorpius si avvicinò a lei e la baciò, poggiando le mani sui suoi fianchi. Non stavano così assieme da troppo ed entrambi ne avevano bisogno. Rose non lo faceva apposta a stargli lontana e non sapeva se Scorpius lo capisse o no, ma sta di fatto che erano insieme, in quel preciso momento, in un’aula piena di buio e polvere e non c’era alcuna possibilità che nessuno interrompesse il loro momento magico (a parte l’essere scoperti). Restarono così per un po’, quando improvvisamente l’aria diventò più calda, i baci s’intensificarono e le farfalle nella pancia di Rose iniziarono a moltiplicarsi e a svolazzare più insistentemente; le mani di Scorpius iniziarono a scendere lungo la sua schiena, fin quando Rose ritornò lucida e si staccò da lui, poggiando le mani sulle spalle del biondo.
«Scorpius» Sussurrò, poggiando poi le mani sul suo petto e abbassando lo sguardo, chiaramente imbarazzata.
«Scusa» Sussurrò di rimando, lasciandole un bacio sui capelli. «Ma… non credi che dovremmo parlarne?»
Rose continuò a tenere bassa la testa cercando di scacciare quel momento di imbarazzo tra lei e lui e poi, ridendo piano, scosse la testa. «No…» Disse in una piccola risata nervosa.
«Andiamo, non è mica un tabù, il sesso»
«No, ovvio che non lo è, solo che…» Si fermò immediatamente. Non voleva farlo sentire male, è solo che lui era… Scorpius. Insomma, Scorpius Malfoy, quello che…
«Hai paura» Finì lui, immediatamente. La Weasley restò per un attimo in silenzio, poi decise che quel teatrino era inutile e alzò la testa per cercare almeno di guardarlo negli occhi, anche se il buio non era dalla sua parte.
«Sì. Questa è la verità. E devi capirlo, perché, sai com’è, hai intinto il tuo biscotto nel latte di tutte in questa scuola» Iniziò a giocare con la sua maglietta. «E questo non è che mi fa rilassare. Tra l’altro sono vergine, come ben ricordi, quindi non ti resta altro che capirmi» Chiuse gli occhi annuendo convinta della sua affermazione, mentre il biondo si staccava un po’ dalla rossa, giusto per cercare di guardarla in viso, e poggiava le mani sul muro alle spalle di lei.
«Secondo te sono così superficiale da non capirlo, Rose?» Il suo tono di voce era incredulo per quello che aveva detto la sua ragazza.
«Non ho detto che sei superficiale, Scorpius. Non mettermi parole in bocca che non ho mai detto» Tolse le mani dal suo petto e le incrociò come faceva sempre sua nonna Molly quando George e i suoi cugini si coalizzavano per fare scherzi a Percy o a suo padre.
«Però era tra le righe, Rose» Prese un respiro profondo, si passò una mano tra i capelli e riprese. «Non mi va di litigare, è solo che non vedo il motivo della vergogna che hai nel parlare di sesso. Con Tristine non ci hai mai parlato?» Si allontanò da lei di qualche passo.
«E’ che mi sembra strano parlarne con te… sono solo tre mesi e so che stai aspettando tanto, ma o questo o mi lasci» Fece spallucce mentre si poggiava di nuovo al muro.
«Io non voglio lasciarti»
«Beh, allora dovrai aspettare che la paura mi passi» Sussurrò abbassando la testa, cercando di guardarsi i piedi.
«Rose, mi sta bene se aspettiamo, non fartene una colpa. E’ anche un ottimo allenamento per me» Cercò di sdrammatizzare avvicinandosi di nuovo, anche se la ragazza non accennò neanche ad una piccola risatina. «A meno che io non ti violenti» Rise improvvisamente. Risata che fece alzare la testa alla rossa, perplessa per quello che disse. «Non vuoi essere violentata, vero?» Chiese di nuovo.
«Ma tu stai dicendo sul serio, Scorpius? Non si scherza su queste cose!» Sgranò gli occhi incredula per quello che aveva detto.
«Okay, okay! Era solo per constatare» Rise di nuovo. «Bacio della pace?» Chiese quasi subito avvicinandosi a lei. «Solo un bacio, promesso» E senza darle il tempo di rispondere, la baciò, questa volta senza mani in posti indesiderati; poco dopo si accertarono che il tizio di Serpeverde non fosse più nei paraggi e salirono le scale per la Torre di Grifondoro, dove i due si dettero un ultimo bacio prima che lei si avviasse verso il quadro.
Scorpius la guardò fare qualche passo per avvicinarsi al quadro della Signora Grassa, dire la sua parola d’ordine e varcare la soglia. «Rose» La chiamò, prima che potesse muovere qualche passo per entrare.
«Sì?» Chiese lei, voltandosi.
«Io… cioè ecco, io… io… ti…» Da quando ho imparato a balbettare? Cioè cosa… come… adesso anche nei pensieri? Okay, calmo Scorpius, devi dirgli solo due parole… due…
«Tu mi?» Rose sorrise un po’ stranita dal suo balbettamento, ma non ci fece molto caso. O almeno non credeva di doversi preoccupare immediatamente… e se si stesse sentendo male? No, okay Rose, calma, vediamo prima che dice e poi valutiamo la situazione.
«Io… ti… ti… aspetto domani mattina in Sala Grande, ci sarai no?» E il premio, per la figura di merda dell’anno, va a…
Rose si accigliò per un attimo e poi annuì sorridendo. «Certo, ci vediamo domani. Buona notte» Lo salutò e entrò nel dormitorio, mentre il quadro si chiudeva alle sue spalle. Scorpius sbuffò portandosi entrambe le mani nei capelli e scompigliandoseli freneticamente.
«“Io ti aspetto domani mattina in Sala Grande”, che geniaccio che sei Scorpius. Due parole dovevi dire. Due. “Ti amo”. Queste dovevi dire, e quelle che ti escono cosa sono? Sembrava pure una minaccia» Il ragionare da solo e imprecare contro Scorpius Malfoy non sapeva bene se fosse una cosa buona o no, sta di fatto che smise di torturarsi i capelli e fece cadere le braccia lungo i fianchi, sospirando rumorosamente. Mentre s’incamminava verso la scala per scendere e andare nei Sotterranei, sentì chiaramente la Signora Grassa che gli dava dello “stupido uomo che non sa esprimere i propri sentimenti per la donna che ama” e sapeva benissimo che anche se era solo un quadro, aveva ragione.


I giorni passarono e tutti gli alunni della scuola iniziarono ad andare nell’ansia più assoluta: i primini avevano i loro primissimi esami, quindi capitava che camminando per i corridoi della scuola, si trovassero gruppetti di undicenni piangere dalla disperazione; poi c’erano quelli del quinto anno alle prese con i G.U.F.O. e non potevi neanche guardarli che ti avrebbero incenerito con un incantesimo non-verbale e senza bacchetta; quelli del sesto si preparavano ai vari esami, e poi c’erano quelli del settimo anno che si preparavano ai M.A.G.O. Tra loro, tutti erano preoccupati, tranne James e Fred.
«Andremo alla grande, cugino!» Esclamò il primogenito di casa Potter, saltellando assieme al primogenito di George, mentre si abbracciavano e giravano tutta la Sala Grande.
«Un momento» Fred si fermò immediatamente, facendo inciampare James. «Rose, ma questo è il tavolo dei Serpeverde, perché sei qui?» La guardò con aria da papà arrabbiato, mentre James fece capolino dietro le sue spalle, guardandola male.
«Sto con mio cugino e il mio ragazzo e i suoi amici, andate a studiare invece di fare gli esibizionisti in Sala Grande. Non studiate Divinazione, quindi non potete vedere se il vostro futuro andrà come state cantando» Disse la rossa senza staccare gli occhi dal giornale.
«Sì, ecco bravi, andate via, come ha detto Rose» Stephen, ovviamente, doveva mettere sempre bocca su tutto, e prima che James e Fred la prendessero davvero sul personale, Rose intervenne continuando a leggere la Gazzetta del Profeta.
«Stephen, sta zitto e mangia»
«Giusto una cosa: solo perché siete arrivati terzi nel campionato di Quidditch, non significa che devi prendertela con i Grifondoro. Il più bravo vince. Non è vero, Nott?» James amava stuzzicare i Serpeverde, ma anche lui si beccò una ramanzina dalla cugina.
«James, se non te ne vai giuro su Merlino che mando una lettera a zia Ginny e gli dirò che invece di studiare per i M.A.G.O. sei in giro per Hogwarts a saltellare con tuo cugino Fred II. E giusto perché sto nominando anche te, non credere che non faccia la stessa cosa, e per quanto ne so zia Ginny e zia Angelina hanno un caratteraccio, se si tratta dei loro figli maschi che seguono orme sbagliate invece di impegnarsi nello studio come facevano loro» Non staccò neanche un momento gli occhi dal giornale e subito sentì borbottamenti come “ce ne andiamo” “riusciremo a prendere in giro i Serpeverde senza che tu sia in mezzo” e altre cose che alla fine Rose non sentì perché era concentrata su un articolo di strani casi di influenza al San Mungo.
«Rose, sei un mito» Iniziò Stephen.
«Oh, sta zitto. Ho allontanato i miei cugini perché quando vi scontrate sembrate dei centauri» Lo ammonì immediatamente e lui, di tutta risposta, restò in silenzio a mangiare quello che aveva davanti. Scorpius rise, scuotendo la testa. «E tu, Scorpius, sei anche peggio se i Grifondoro ti dicono qualche parolina» E fece zittire anche lui immediatamente. «Gli unici che forse si salvano sono proprio Al e Maximillian. Quindi non fate i grandi e lasciatemi leggere in santa pace» Zittirli in quel modo, quella mattina, le era servito davvero tanto: a parte che voleva un po’ di tranquillità, ma così aveva avuto un buon pretesto per andarsene e rintanarsi nella sua camera a studiare in (quasi) santa pace.

Passò quasi mezza giornata nella sua stanza (mangiando cibo di emergenza che aveva nascosto sotto il letto) e studiando per il suo primo esame, che sarebbe stato tra un paio di giorni; poi però fece irruzione Molly Jr. nella sua stanza, riferendole che Al la cercava e anche molto urgentemente: così chiuse i libri e uscì dal dormitorio, recandosi nella Sala Grande in fretta e furia, trovandolo lì intento a studiare Storia della Magia (se ne rese conto dal fatto che aveva entrambe le mani nei capelli come segno di disperazione).
«Al, cos’è successo?» Chiese con un po’ di fiatone sedendosi di fronte a lui.
«Oh, sei qui. Scorpius ti cerca, ed è anche una cosa seria. E’ nella Stanza delle Necessità» Annuì, mentre cancellava e riscriveva in modo rabbioso alcuni appunti su un foglio di pergamena consumato.
«Perché non hai fatto dire a Molly direttamente che Scorpius mi voleva?» Chiese lei sbuffando e alzandosi di nuovo, ma Al era troppo preso dai suoi appunti per rendersi conto che la cugina stava andando via e prima che potesse essere troppo lontana per ascoltarlo, urlò cose come “Dopo voglio i tuoi appunti di Erbologia!”. La rossa salì le scale e arrivò davanti al muro dove si trovava la Stanza, camminò per tre volte lì davanti, pensando che era meglio per lui che avesse una buona motivazione per averla fatta andare lì di corsa; quando finalmente la porta apparve e lei entrò, quasi non credette a quello che c’era là dentro: candele ovunque illuminavano la stanza così bene che quasi il cuore le scoppiò nel petto. Scorpius era al centro della stanza, aspettandola ansioso (se ne rese conto perché lui spesso si torturava il bordo della maglietta o i capelli quando era ansioso); non appena la vide entrare sorrise e prima che lei potesse parlare, lui incalzò il discorso che si era preparato.
«E’ praticamente Giugno, la scuola sta per finire e noi non avremo molto tempo da passare assieme – ovviamente in via ipotetica – e so che magari dopo questo gesto penserai che tu non sei mai dolce con me – e in effetti è vero ma non voglio metterti in testa cose carine da farmi – ho pensato che un ultimo gesto te lo potevo fare. Volevo chiederti scusa per quella sera, non mi andava di litigare, è solo che tu hai detto delle cose che mi hanno fatto arrabbiare e sono scoppiato. Spero mi perdonerai» Sorrise imbarazzato mentre nascondeva le mani nelle tasche. Rose sorrise e cercò parecchie volte di aprire la bocca per dire qualcosa, ma all’ennesimo tentativo Scorpius prese coraggio e parlò di nuovo. «A dire il vero ti ho fatto venire qua non solo per queste scuse, devo dirti anche altro» Prese un respiro profondo e la guardò di nuovo negli occhi. «All’inizio non siamo stati in ottimi rapporti, io facevo il Serpeverde bullo e tutt’ora, quando ci penso, mi vien voglia da prendermi a schiaffi da solo. Poi ovviamente ho capito che avevo una cotta per te, quindi ho smesso e ho cercato di conquistarti, e dopo parecchio sangue che mi hai fatto sputare adesso siamo qui; so che sono solo tre mesi, ma è la prima volta dopo tanto tempo che mi sento in dovere di dirti qualcosa» Si fermò un attimo, cercando di decifrare le espressioni sul volto di Rose che, a detta sua, aveva quella che lui chiamava “cosa stai dicendo e sbrigati perché mi stai ammazzando di ansia”. «Ti amo» Quelle parole, in quel preciso momento, dopo averla guardata negli occhi, gli erano uscite senza accorgersene, di getto. Parole che colpirono in pieno viso Rose; che colpirono in pieno cuore Rose. Se prima era immobile, adesso era diventata una statua e non sapeva se far sorridere il suo viso o fargli prendere una nota di terrore misto a qualsiasi altro sentimento che in quel momento non riusciva a ricordare. «Non voglio che tu mi dica la stessa cosa perché ti senti costretta. L’ho detto perché ne avevo immensamente bisogno, me lo tengo dentro da un po’ di tempo e quando una settimana fa mi uscì senza volerlo mentre parlavo con Al, stavo quasi per ucciderlo dalla sorpresa. Prenditi il tempo che vuoi, non sei obbligata a dirmi la medesima cosa» Cercò di sorridere per farla rilassare, ma il punto è che anche lui aveva le mani sudate, ed era sicurissimo che la colpa non fosse del caldo che emanavano quelle candele. Forse avrei dovuto evitare le candele e mettere altro per la stanza… penserà che sia uno stupido, oddio oddio oddio…
La rossa sorrise divertita scuotendo la testa e iniziando ad accarezzarsi i capelli che poco prima aveva messo su un lato. «Davvero hai detto “ti amo” a mio cugino?» Rise di nuovo, passandosi una mano tra i capelli. «Non è che non voglio dirtelo, è che... tu sei mai stato innamorato prima di stare con me?» Chiese di botto, mentre continuavano a scambiarsi sguardi in quella stanza dalla luce soffusa provocata dalle candele.
«Beh… sì… c’è stata una ragazza che ho amato, ma un paio di anni fa» La faccia corrucciata di Scorpius faceva intendere che non aveva capito bene dove volesse arrivare Rose.
«La differenza tra me e te è che tu hai avuto ragazze a cui dire “ti amo”… io no. Sei il mio primo e vero ragazzo e per quanto tu mi piaccia, per quanto io neghi a me stessa che probabilmente anche io provo qualcosa di più forte per te, ho paura a dirtelo. E no, non volevo aspettare che tu me lo dicessi per primo, solo che non mi aspettavo che tu me l’avresti detto così presto…» Spiegò la rossa, che si avvicinò di poco a Scorpius.
«Non voglio che tu me lo dica subito. Fallo quando ti sentirai pronta» Si avvicinò anche lui, fino a quando la distanza si rimpicciolì. Rose lo abbracciò per la vita e poggiò la testa sul suo petto, sentendo il cuore di lui battere forte.
«Grazie» Sussurrò, ed entrambi rimasero così, abbracciati mentre fuori iniziava a fare buio, e poi il tempo si divise in più parti; un piccolo primo bacio che si trasformò in qualcosa di più passionale; lui che si stendeva su di lei; i vestiti che cadevano a terra.

Il mattino seguente la prima a svegliarsi fu Rose: aveva un leggero mal di testa e si ritrovò il braccio di Scorpius spiaccicato sulla pancia, mentre lui continuava a dormire con il viso rivolto dall’altra parte e a pancia sotto; alzò di poco la testa trovandosi i suoi capelli lunghi ovunque (alcuni erano ingarbugliati alla folta chioma di Scorpius), fece per alzarsi ma si sentiva davvero stanca e decise di restare nel letto. Oh… quindi alla fine gliel’ho data… brava Rose. Sono bastate due candele per donargli l’unica bella cosa che ti tenevi da tempo. Il russare del biondo riempiva tutta la stanza, e la rossa aveva più volte pensato di gettarlo dal letto, ma si era trattenuta quando, muovendo un po’ le gambe, aveva sentito un po’ di dolore proprio in quel posto; si coprì meglio con la coperta, cercando anche di scostare il braccio di Scorpius, che sembrava di ferro tanto era pesante. Okay Rose, sappiamo entrambe che sei adirata non per il fatto di avergliela data, ma perché ora i tuoi ormoni sono sballati, anche se il sesso dovrebbe rilassarti.
«Beh, non mi rilasso. Okay? Sento solo dolore. Okay?!» Probabilmente aveva alzato troppo la voce per rispondere al suo “io” interiore (cercava di convincere se stessa che non era pazza), tanto che Scorpius alzò la testa improvvisamente, intontito.
«Che succede?» La sua voce impastata e stanca riempì la stanza e le orecchie di Rose, che non sapeva se era felice di sentirlo parlare o voleva solo strozzarlo, urlandogli contro il fatto che era troppo carino per resistergli.
«Nulla, sei saltato improvvisamente» Okay, lo ammetto. Con i capelli così scompigliati è carinissimo. MA NO! NON POSSO PENSARE CHE SIA CARINO! Andiamo Rose… l’hai fatto di tua spontanea volontà, mica ti ha violentata.
«Oh» Sbadigliò e fece cadere di botto il viso sul cuscino, lamentandosi un po’, poi si girò dalla parte di Rose per guardarla.
«Cosa c’è?» Chiese lei con un piccolo sorriso.
«Sei pentita?» Fu la prima cosa che pensò Scorpius non appena uscì definitivamente dal mondo dei sogni. Era l’unica cosa di cui si era preoccupato in quel momento. Gli occhi azzurri di lei lo guardarono per un po’, pensando ancora che era davvero carino non appena si svegliava. Per un attimo non seppe con precisione se era pentita o no, così fissò il suo braccio ancora sulla sua pancia e iniziò ad accarezzarlo piano, con le punte delle dita. Scorpius stava per morire dall’ansia, perché se lei ci metteva tanto per rispondergli, significava solo che si era pentita del suo gesto e lui non se lo sarebbe mai perdonato, perché la notte scorsa era come se avesse approfittato di un’ubriaca; ma proprio quando stava per alzarsi di scatto e urlare per tutta la stanza cose incomprensibili, Rose tornò a guardarlo e gli riservò di nuovo un piccolo sorriso.
«Ti amo» Alla fine sapeva che cosa provava per lui, il problema era che non l’aveva mai ammesso neanche a se stessa perché provava una paura immensa per quelle due parole, anche se non le aveva mai dette a nessuno; comunque ci aveva pensato e ogni volta aveva provato un senso di ansia nello stomaco, nel cuore, sulla pelle. Scorpius alzò di poco la testa, sgranando un po’ gli occhi, credendo di essere ancora addormentato, ma non era possibile perché sentiva ancora le piccole carezze che Rose gli stava facendo sul braccio, e sorrise, un bel sorriso enorme e sincero; si avvicinò a lei e le diede un piccolo bacio, cercando di attirarla a se quanto più poteva.


I giorni passarono e con essi le settimane: volavano via esami e le ultime lezioni, fin quando tutto finì e arrivò anche il giorno della partenza, dove tutti si precipitavano ansiosi verso il treno.
«HUGO! NON PUOI CORRERE PER RUBARCI I POSTI! LO DIREMO A ZIA HERMIONE!» Lysander e Lorcan stavano inseguendo Hugo che, con le valigie, gettava tutti per aria.
«POTETE DIRLO ANCHE A MERLINO, TANTO NON ME NE FREGA NIENTE! E QUESTA VOLTA I POSTI MIGLIORI MI SPETTANO DI DIRITTO, ALL’ANDATA LI AVETE PRESI VOI!» Passò davanti a Rose e Tristine che stavano parlando; una valigia dei gemelli andò sul ginocchio della rossa, che prese immediatamente la bacchetta e la usò per immobilizzare i tre.
«Se adesso non la smettete, altro che ira di Hermione o di Luna, ve la vedrete con me. Gemelli, lasciate il posto a Hugo e tu, fratellino, se non la smetti giuro che uso uno Stupeficium così saremmo tutti più tranquilli!» Rose non aveva avuto modo di scaricare la tensione che aveva accumulato a causa degli esami che erano andati bene, alla fine. Cugini e fratello andarono via in silenzio, ricominciando a rincorrersi poco più in là per non farsi vedere da lei.
«Quest’estate possiamo anche andare a prenderci un gelato assieme, se ti va, e senza fidanzati» Si avvicinò di più a lei. «Vorrei sapere com’è stato. L’avevo detto io che tu lo facevi per prima» Le fece l’occhiolino, mentre le orecchie della ragazza iniziavano a diventare di un bel color porpora.
«Devi spiegarmi anche tu un paio di cosette» Questa volta fu la rossa ad avvicinarsi «Proprio l’altro giorno Maximillian mi ha raccontato un paio di cosette che avrei preferito sentire da te» Le restituì l’occhiolino mentre Tristine passava dal bianco cadavere al rosso peperone e salì sul treno, ridendo, mentre veniva investita da parole come “cosa ti ha detto Max?” “ritorna qui, Roselline” “CHI HA VISTO NOTT?!”
Il viaggio fu davvero tranquillo, Rose si scelse uno scompartimento vuoto, dove poter rilassarsi e leggere in santa pace, ma un'ora dopo la partenza venne sovrastata da Al che si era portato dietro Stephen; i discorsi sessuali che lui stava facendo, venendo ascoltato poco dal Potter e assai meno dalla Weasley, vennero interrotti da Scorpius che era riuscito a liberarsi della “combriccola dei prefetti”; il tempo lo passarono abbracciati, mentre lei leggeva e in sottofondo c’era la voce di Stephen che per la maggior parte del tempo non aveva smesso di parlare, assopendosi assieme ad Al a metà del tragitto, regalando ai due un po’ di tranquillità e l'intimità che cercavano. Quando il treno si fermò, era ormai buio e la stazione era illuminata dalle luci dei lampioni che rendevano l’aria più calda; il biondo stava per uscire per primo ma Rose lo trattenne per una manica e lasciò uscire prima Stephen e Al.
«Cosa c’è?» Ebbe il tempo di fare solo quella domanda, perché Rose gli diede un bacio attirando a sé la sua testa. Quando si staccò, gli diede un altro bacio sulla guancia e sorrise, prendendo la sua borsa.
«Fuori non potremmo salutarci così»
Non appena riuscì a prendere i suoi bagagli, cercò qualche figura familiare e trovò sua madre che, non appena la vide, l’abbracciò forte. Salutò da lontano (e di nascosto) Scorpius, e si avviarono alla macchina, dove li stava aspettando il padre, sul sedile del passeggero.






NdA: BUON NATALE GENTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!
Sì, io sono una persona piuttosto entusiasta quando viene il Natale *-* ammetto che non era previsto che aggiornassi la storia proprio oggi, ma OHOHOH, Babba Maria è qui a farvi questo regalo (almeno quelli che seguono la storia, siete sessant'uno e vi sbaciucchierei tutti, uno a uno). Che dire? Giuro che Scorpius non lo farò così sdolcinato nei prossimi capitoli, perchè ciò significherebbe che è quello che tutte desideriamo e no no no, devo iniziare a dipingere anche un altro lato del suo carattere MEHEHEHEHE. Beh, ho avuto un po' di casini in questi periodi, ecco perchè ho aggiornato un po' tardi: tra l'altro la mia beta, LauraDreamer, è un amore perchè mi beta qualsiasi cosa senza dirmi di no perchè è appunto una Santa, quindi regalo anche a lei questo capitolo e questa dedica (MUUUUUUUUUUUUUUUUA). Fortunatamente ho avuto un po' di ispirazione e...  che dire? Spero solo vi piaccia. Grazie a tutti per le visite/recensioni/preferiti/seguiti e ricordati. Vi amo tutti! (il Natale mi mette troppo allegria). Buona lettura ♥
-M

 

   
 
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