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Autore: JulieFF    26/12/2013    1 recensioni
ATTENZIONE: LA STORIA NON È MIA, MA È UNA TRADUZIONE DELL'ORIGINALE
Luke Hemmings ha tutto ciò che desidera, soprattutto le ragazze. Il suo modo di vedere la vita era semplice: tutto ciò che è bello, è il meglio che si possa desiderare.
Ma quando Hadley Miller entra a far parte della sua vita, Luke è semplicemente impreparato.
Così, dopo una scommessa fatta a notte fonda con la sorellastra, Luke è determinato ad impegnarsi al massimo per conquistare Hadley e rubare la sua innocenza. Cosa che non esiterà a fare.
Una storia di bugie, scommesse e il trovare qualcosa che non ti saresti mai aspettato di volere.
Finirà con un nuovo amore o... con un cuore spezzato?
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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ATTENZIONE: la storia non è mia, ma una traduzione fedele dell'originale. Per più dettagli, leggete ciò che ho scritto alla fine del capitolo(:

CAPITOLO 1
 
"Making big plans,
For your own sake,
Hope they don't bend,
Hope they don't break."
OceanshipHotblack

 
Ogni mattina era la stessa storia.
- Morris! – gridò, premendo il citofono sopra al suo comodino, così da chiamare il maggiordomo che si trovava al piano inferiore, in sala da pranzo.
Probabilmente stava apparecchiando per la colazione; stava apparecchiando quell’immenso tavolo che, però, ospitava sempre e solo due persone. E magari stava anche lucidando l’argenteria, visto che era un martedì.
- Si, signor Hemmings? – rispose il maggiordomo, con il suo forte accento britannico.
- Penso che sia arrivato il momento di portare fuori la spazzatura. – disse Luke sogghignando, mentre decideva il colore da indossare quel giorno. Optò per un abito color carbone, con una camicia blu e una cravatta di raso.
Il blu era sempre stato il suo colore: si intonava perfettamente alla sua carnagione chiara e ai capelli biondi, esaltando gli occhi azzurri.
- Cosa intende farne, questa volta? – chiese Morris, infastidito.
L’uomo era abituato alle azioni di Luke; erano quasi una routine. Luke si portava a casa qualunque ragazza conquistasse durante le sue nottate selvagge, per poi lasciare che Morris si sbarazzasse di tutte quelle che avevano avuto il coraggio di rimanere fino alla mattina seguente.
Molte ragazze ci avevano provato, sperando che Luke avrebbe voluto passare un po’ più di tempo con loro, sperando di avere una vera conversazione con lui, al di fuori del flirtare al bar davanti a qualche superalcolico.
Ma Luke non le aveva mai accontentate. Spariva sempre prima che le ragazze si svegliassero, facendole sentire disprezzate ed usate.
- Dille che avevo un appuntamento di prima mattina. -  replicò il biondo, controllando ancora una volta la sua immagine allo specchio, per essere sicuro di apparire come un ragazzo da un milione di sterline. E lo sembrava eccome.
- Si, signore. – disse Morris e Luke poteva sentire vagamente i passi del maggiordomo mentre scendeva le scale del palazzo di famiglia, situato nel centro di Londra.
Era una grande villa in stile Vittoriano, passata da generazione in generazione. Ora era il suo turno di seguire le orme del padre, per poi sostituirlo nell’impresa di famiglia.
Luke aprì la porta del suo guardaroba, tanto grande da sembrare un’altra camera da letto, con tanto di posti a sedere e decine di scaffali pieni di vestiti costosi; era il ritratto della vanità e Luke non si vergognava a mostrarla, tanto che il suo motto era diventato “le persone belle hanno solo il meglio”; Luke si ripeteva quella frase più volte al giorno, recitandola come se fosse un mantra.
-  Signorina, credo che il signor Hemmings se ne sia andato a causa di un appuntamento a colazione e mi ha chiesto di scortarla fuori il prima possibile. –
Ciò che successe dopo era qualcosa verso la quale Luke era diventato completamente insensibile. Un singhiozzò scappò dalla bocca della ragazza, seguito da un fiume di lacrime. Non finiva più e quella era una delle cose che Luke più detestava. Non aveva mai sopportato chi piangeva, soprattutto quando si parlava di quel pianto emotivo al quale le adolescenti sembravano così affezionate.
- Non vuole nemmeno dirmi addio? Se ne è andato senza neanche dirmi addio? – balbettò la ragazza, tra le lacrime. La sua voce cresceva di ottava in ottava, passando da un sommesso piagnucolare ad un fastidioso strillare, con la voce sempre più acuta.
Luke, intanto, se ne stava di fronte al suo specchio, aggiustandosi la cravatta con volto impassibile. Semplicemente non gli importava nulla del numero di ragazze che abbandonava sul suo letto con il cuore spezzato. Una volta ottenuto ciò che voleva, diventavano inutili. E lui non sapeva nemmeno i loro nomi.
Dopo un paio di minuti segnati da un pianto straziante, Luke iniziò ad agitarsi: perché non se ne era ancora andata?! Pensò di scivolare velocemente fuori dalla stanza, per dire personalmente alla ragazza di andarsene, ma proprio mentre stava per appoggiare la mano sulla maniglia, udì distintamente i passi strascicati della ragazza fuori dalla porta e poi verso il piano inferiore, verso l’ingresso.
- Finalmente. – disse il ragazzo, tra sé e sé, uscendo dalla cabina armadio e dirigendosi verso l’enorme finestra che dava sulla città. Quella era la cosa che preferiva in tutta la casa, la vista del centro di Londra che gli offriva la sua stanza. Molte notti, quando si trovava da solo, iniziava a fissare le stelle che illuminavano il cielo al di là del vetro, riflettendo su cosa avrebbe fatto dopo. E cercava in ogni modo di non pensare a qualcosa di personale perché, semplicemente, non era da lui.
- La spazzatura è stata sistemata, signore. – disse Morris, con le mani dietro la schiena; indossava un semplice abito nero, che era l’uniforme richiesta. Il maggiordomo aveva lavorato per il padre di Luke prima ancora che Luke fosse nato; poi aveva cresciuto da sé il ragazzo, visto che il padre era sempre impegnato in qualche festa o si trovava in vacanza, per assecondare i vizi della matrigna di Luke.
- Grazie, signor Morris. –
- Ah, signor Hemmings...? – disse Morris e Luke si voltò verso l’anziano maggiordomo. – La colazione è in sala da pranzo, appena sarà pronto. -  

* * *
 
- Buongiorno, fratello. – disse Margaret, sorridendo mentre sorseggiava il suo the fumante.
- ‘Giorno. – rispose Luke, che non aveva assolutamente voglia di cominciare una discussione con la sua sorellastra, quella mattina.
Appena si sedette al suo solito posto nella sala da pranzo, a capotavola, un ragazzo scese giù dalle scale, con la sua maglietta e i suoi pantaloni in mano. Senza dubbio si stava vergognando a morte.
- Ciao Clyde, tesoro. – lo salutò Margaret, continuando a sorseggiare il suo the.
- Sbaglio o i tuoi standard si sono a dir poco abbassati? – domandò Luke. – Insomma, il cameriere del galà della notte scorsa? Sul serio? Tra tutte le persone che avresti potuto avere, hai scelto lui. –
Luke e Margaret potevano non condividere lo stesso patrimonio genetico, ma non erano poi così diversi, soprattutto a causa delle loro famiglie. Erano entrambi stati cresciuti da dei maggiordomi, invece che dai loro genitori, che erano sempre fuori casa a fare ciò che più gli piaceva.
Il padre di Luke era il proprietario delle Hemmings Industries. Erano una famiglia benestante e attribuirli l’aggettivo “ricchi” era decisamente un eufemismo. Luke, ad esempio, ricevette una Jaguar edizione limitata per il suo decimo compleanno e, ovviamente, non era ancora in grado di guidarla. Il costoso regalo non gli era stato consegnato dal padre, anzi, rappresentava quasi una misera scusa verso il figlio, come se gli avesse detto “mi dispiace di essere a Montecarlo con la tua nuova matrigna invece che al tuo compleanno.”.
E le matrigne, poi, si susseguivano una dopo l’altra. La madre biologica di Luke aveva abbandonato il ragazzo e il padre molti anni prima e Luke nemmeno ricordava la sua faccia. Sparita senza lasciare traccia o qualsiasi indicazione sul perché se ne fosse andata. In ogni caso a Luke non importava. Non ne aveva mai sentito la mancanza e era convito di vivere meglio senza una vera madre. Aveva visto solo un paio di sue fotografie, ma a parte quei pochi ricordi, lei era completamente inesistente per lui. L’unica cosa che infastidiva Luke era la somiglianza che gli accomunava, ma in ogni caso cercava di non pensarci.
Margaret, ironia della sorte, aveva vissuto esattamente la stessa esperienza, solo al contrario. Suo padre aveva lasciato sua madre a causa di “differenze inconciliabili”. Le uniche volte che sentiva suo padre era durante il giorno del suo compleanno, quando le faceva qualche regalo stravagante per compensare la sua assenza.
Il matrimonio che univa il padre di Luke e la madre di Margaret, in ogni caso, era basato unicamente sul potere; ma, nonostante questo, sembravano fregarsene uno dell’altra abbastanza da farlo durare. Non litigavano mai, o perlomeno non lo facevano di fronte ai figli. Cosa non poi così strana, visto che non si trovavano mai a casa. E se si trovavano a casa, probabilmente era per smaltire una sbronza e in quel caso chiedevano di essere lasciati soli, fino ad ordine contrario.
Oltre a condividere l’atteggiamento dei loro genitori, Luke e Margaret condividevano anche gran parte delle loro abitudini. Entrambi indossavano vestiti di marca e facevano di tutto per apparire sempre al meglio; non si facevano mai vedere in tuta o cose del genere. Sia mentre lei si truccava, sia mentre lui si alzava i capelli un una cresta perfetta, entrambi riuscivano ad apparire come le persone di alta classe che erano.
La cosa che gli collegava, però, più drasticamente, era la loro vita sessuale. Entrambi erano andati a letto con più della metà della classe sociale più alta di Londra. Ma, mentre Luke era ben conosciuto per i suoi incontri, Margaret riusciva a tenerli ben nascosti, continuando ad apparire come una specie di santa.
In ogni caso lo facevano per ragioni diverse: Luke cercava un modo per tenersi occupato quando era annoiato, mentre Margaret cercava di essere sempre un passo sopra suo fratello. Il sesso per loro era un campo di battaglia in comune e quindi si trovavano sempre a competere.
Margaret sorrise, facendo roteare il dito affusolato dentro alla tazza da te, per poi tirarlo fuori e succhiarlo in modo seducente. Non sapeva mai quando era il momento di controllarsi.
- Sempre meglio della puttana consumata che ti sei portato a casa te. – ribadì lei, cercando di innervosire Luke.
Ma il ragazzo era già un passo davanti a lei.
- Disse la mia bulimica, amante-del-cazzo, sorellastra. – replicò Luke, mantenendo uno sguardo impassibile sul suo volto. Non era mai stato il tipo di ragazzo che mostrava le sue emozioni, se non quando era arrabbiato. In quel caso era tutta un’altra storia. – Inoltre, ho i miei motivi per scegliere una determinata ragazza invece che un’altra e questo lo sai. –
- Sei insopportabile. – disse infine lei, ancora incazzata e senza parole per il commento fatto poco prima dal biondino.
Lui ammiccò, dal lato opposto del tavolo, mentre lei s’imbronciava, rimanendo in silenzio.
Degli squilli provenienti dalla tasca di Luke gli fecero capire che era ora di uscire di casa.
- Dove vai, così presto? – domandò Margaret, mentre l’osservava alzarsi e incamminarsi verso il corridoio.
- Oh Margaret, mia cara, cara Margaret. – disse Luke, poggiando le mani sullo schienale della sedia dov’era seduto fino a poco prima; una sedia che, più che altro, sembrava un trono. – Ho dei cuori da spezzare e delle persone da far innervosire. –
- E sono solo le undici. – ribadì lei sarcasticamente, appoggiando il mento sulle mani. – In ogni modo, salutami la signora Abernathy. – continuò la ragazza, dopo aver messo insieme tutti i pezzi del puzzle.
Avrebbe dovuto immaginare che sarebbe stata solo una questione di tempo prima che Luke andasse dalla figlia della signora Abernathy, dopo che questa si era rifiutata di prolungare la data di scadenza per la consegna del suo compito di letteratura classica, indipendentemente da quanti soldi il ragazzo le offrisse. La signora Abernathy poteva anche essere una delle insegnati del miglior college privato di Londra, che significava che non viveva poi tanto male, ma Luke le aveva offerto molto più di quel che guadagnava in uno o due mesi d’insegnamento. Ma non importava quanto l’offerta crescesse, lei aveva sempre rifiutato dicendogli che se la situazione fosse continuata, sarebbe andata a parlare con il preside della situazione. La scuola non era un’eccezione quando si parlava del suo bisogno di essere il migliore. Così, maniaco del controllo qual’era, quando Luke si trovò una C- sul compito, si arrabbiò parecchio. Non aveva mai preso un voto inferiore ad A.
- Questa è la Margaret che conosco. – disse Luke, facendo un occhiolino a Margaret, prima di uscire dalla sala da pranzo una volta per tutte.
Uscì dalla sua sontuosa casa e premette il pulsante sul telecomando della macchina di lusso che possedeva da quando aveva dieci anni.
La sua vita magari non comprendeva una famiglia confortante e amichevole come quella di altre persone, era qualcosa con la quale aveva imparato a convivere, ma aveva tutto ciò che voleva, se non di più: macchine, vestiti, denaro, ragazze…
Aveva tutto.
O almeno così pensava.
E tutto era iniziato come ogni altra mattina.



Hello there!
Purtroppo non ho molto tempo per dilungarmi, spero solo che il primo capitolo vi abbiamo incuriosite almeno quanto ha fatto con me quando l'ho letto in inglese ahah
Ci tengo a precisare che NON HO SCRITTO IO QUESTA STORIA. Questa è solo una traduzione fedele dell'originale, scritta da Baylie/defyingstarsss.
L'autrice su Twitter è @basicallysuxx
La storia originale potete trovarla qui: 
http://5sosfanfiction.com/viewstory.php?sid=61&ageconsent=ok&warning=3
Se invece qualcuna ha bisogno di contattare me, potete farlo su Twitter, @JulieFHoran, o ASK, http://ask.fm/FedeF96
Detto questo, spero davvero di riuscire ad aggiornare entro due/tre giorni! 
Mi farebbe molto piacere avere qualche recensione per sapere cosa ne pensate (pareri che ovviamente comunicherò all'autrice)! 
Byeee x

- Julie(:

 
  
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