Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Leena    26/12/2013    6 recensioni
---
Invece, ero costretta a reprimere la voglia dolce e rabbiosa di allacciargli le braccia al collo e di passare le labbra sulle sue, di consumare parole dolci sulla sua pelle calda e morbida, perché odiarlo mi riusciva impossibile.
---
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
7) You know I wanna be the one to hold you when you sleep.
Happily – One Direction
 
Penny
 
Le vetrate erano velate da una sottile ragnatela di ghiaccio, per il corridoio e per le pareti correva una lieve aria fredda, ma le spalle del ragazzo erano scoperte, i muscoli tirati sotto la pelle olivastra mentre infilava i libri nell’armadietto, nemmeno un brivido di freddo lo percorse quando una forte folata di vento freddo entrò da una finestra aperta.
Era di un’estenuante perfezione persino a metri di distanza, oltre la folla di ragazzi; da togliere il respiro.
Percorsi il corridoio, continuando a guardarlo. Mi avvicinai a lui, e, quando fui al suo fianco, rimasi in silenzio, aprii l’armadietto, e iniziai a sistemare i libri. Sembrava quasi che una bolla traslucida mi isolasse dal resto del mondo, che gli unici rumori importanti fossero quelli del suo respiro calmo, tranquillo, e dei suo passi. Ma erano rumori poco percepibili, e ormai i miei fragili timpani si erano consumati a causa della musica, e mi sembrava quindi maledettamente silenzioso.
Lo sportello dell’armadietto mi impediva di vederlo. Pensai che se ne fosse andato, senza neanche salutarmi, e, ovviamente, una profonda delusione e una grande tristezza si impadronirono del mio respiro, ed ero certa che nei miei occhi si potesse intravedere l’ombra di alcune lacrime dal sapore antico.
Stai diventando troppo sensibile, Penny. Calmati. Non è la fine del mondo. Anzi, a dir la verità non è successo nulla, sei tu che non hai le palle.
Sospirai, la fastidiosa ma rassicurante voce della mia sorella ormai più che trapassata ancora ben nitida nella mia mente (forse perché si, sei davvero pazza, Penny) aveva ragione, come al solito.
Mi dipinsi l’alone di un sorriso triste sul volto, pronta a percorrere il corridoio senza farmi scappare neanche un sospiro di tristezza.
Ma, subito, una paio di mani si incatenarono intorno alla mia vita, il respiro di un paio di labbra dal sapore di tabacco tostato mi scivolò sulle guance con il sussurro di un ‘buongiorno’ a ricordare  notti mai vissute e lenzuola mai sgualcite.
Le dita a stringere la vita stretta, i miei occhi chiusi, ora un vero sorriso ad animarmi il viso.
«Buongiorno», dissi, e il mio non suonò per niente come un sussurro, bensì come un vaso che cade a terra e si infrange sul parquet, dopo che solo il suono del vento ha riempito quella stessa stanza, spezzando un rumoroso e pacifico silenzio.
Ora le sue mani erano intrecciate sulla mia schiena, i suoi occhi pericolosamente vicini ai miei; le labbra corsero a lasciarmi un bacio sulle labbra, un saluto troppo breve per essere gustato a pieno e abbastanza lungo per essere ricordato come gentilezza anche nel tempo, come segno di dolcezza, per farmi nascere un sorriso sulle labbra.
Era un gesto che presto sarebbe diventato un’abitudine, speravo, e a cui non sarei riuscita a rinunciare nemmeno per mille baci di piacere da parte di un altro uomo.
Era strano come per me Zayn fosse diventato così importante in così poco tempo, era come la neve d’estate e come il sole d’inverno, un qualcosa che desideri per tutta la durata dell’anno, che non smetti mai di sognare nonostante il desiderio precedente si sia già realizzato.
Era diventato una dipendenza, una medicina per una malattia che aveva messo radici nella mia anima, che aveva insinuato il marcio dentro il mio cuore e la paura sotto la mia pelle.
E sentivo che grazie a lui stavo iniziando a guarire, piano piano, lentamente, ma stavo iniziando a guarire.
«Perché mi stanno fissando, Zayn? Devo preoccuparmi della mia incolumità?»; delle ragazzine del primo anno mi fissavano da lontano con uno sguardo quasi omicida. Una ragazza dai capelli scuri ne consolava un’altra dai capelli ancora più scuri dei suoi e la pelle abbronzata, che aveva quasi le lacrime agli occhi.
Ero a conoscenza del fatto che Zayn fosse un ragazzo molto desiderato, e per colpa del suo aspetto di angelo caduto con un filo di barba di troppo e gli occhi dell’oscurità del tartaro era qualcosa di inevitabile, ma non credevo che alcune ragazze fossero davvero convinte che un ragazzo più grande di tre anni si sarebbe mai accorte di loro.
Una risata gli sfuggì dalle labbra; «Ti fissano perché sei con me, non preoccuparti, prima o poi la smetteranno».
Mi afferrò la mano, la strinse e se la portò alle labbra; «Stasera andiamo da Louis con gli altri, è il suo copleanno».
«E’ una domanda o un ordine?» chiesi maliziosa, mentre iniziava a trascinarmi per il corridoio verso la classe di storia, con un braccio attorno alle mie spalle.
«E’ un ordine, assolutamente» ridacchiò.
Ruotai gli occhi al cielo, cercando di evitare gli sguardi indagatori di chi ci circondava; «Non conosco nessuno, Zayn…non penso che Louis voglia una sconosciuta alla sua festa di compleanno».
«Conosci Harry, ed è stato Louis a chiedermi se saresti voluta venire» sopirò, soddisfatto.
Harry?
«Harry?».
«Si, Harry. Hai presente? Tuo fratello, alto, dinoccolato, riccio, molto simile a te?».
Ruotai nuovamente gli occhi al cielo, ignorandolo; «Lo hai invitato tu?».
«Oh, no, non l’ho invitato io».
 
 
Louis
 
Una miriade di fiocchi di neve cadevano fitti sull’asfalto umido, un’aria pungente mi solleticava le guance. Aspettavo, con i capelli e le ciglia bagnate, le spalle spioventi e le gambe lunghe di un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi verdi, dalla strabiliante somiglianza con la sorella, nonostante fossero così diversi, seduto su un muretto di cemento freddo. Le mani affondate nelle tasche dei jeans, la schiena rilassata, il cappello di lana infilato in testa, la sigaretta tra le labbra e lo sguardo fisso in un punto nel vuoto.
Forse aveva deciso di non venire, forse avrei passato il mio compleanno da solo, quel pomeriggio. Era ormai mezz’ora che aspettavo, ma in realtà ero stato semplicemente io ad arrivare in anticipo.
Molto in anticipo.
Stavo per perdere le speranze, quando mi apparì davanti il ragazzo, una specie di visione, con un improponibile cappello arancione in testa e delle converse consumate ai piedi.
«Ciao, Loulou» salutò con voce roca, sedendosi al mio fianco.
Gli feci un cenno con la testa, e lui mi sfilò la sigaretta dalle labbra, senza pensarci due volte.
 
 
Aveva detto che sarebbe venuto, che avrebbe trovato un regalo, qualcosa di speciale, anche se ancora non sapeva cosa.
Ma mi sarebbe bastata anche solo la sua presenza, forse. Il modo in cui si portava la cioccolata calda alle labbra, in cui si ravvivava i capelli ricci, in cui stringeva la sigaretta tra le labbra e il modo in si guardava intorno, inconsapevole di attirare gli sguardi di maggior parte dei presenti.
Aveva smesso di parlare, ora canticchiava una canzone con la voce roca. Riconobbi ‘six degrees of separation’ dei ‘the script’ tra le sue labbra, e presi a canticchiarla con lui, facendo nascere sul suo volto un sorriso.
«Ti piace la musica, Loulou?» chiese con un sorriso, stringendo tra le dita lunghe la tazza con la cioccolata calda.
Sorrisi; «Ti piace respirare, Harry?».
Annui, e alzò le mani, in segno di resa; «Hai ragione, domanda stupida», ridacchiò, continuando a sorseggiare la cioccolata calda.
 
 
C’era una bella atmosfera, il fuoco bruciava il legno nel camino e un gradevole odore di corteccia profumava la stanza; Savannah e Liam erano seduti comodamente su una poltrona dividendosi un pacchetto di patatine, Harry se ne stava sul divano, rigirandosi tra le mani un pacchetto regalo, piccolo, quadrato, con lo sguardo corrucciato, aspettando la sorella, che sarebbe arrivata a poco insieme a Zayn, mentre invece Angelique se ne stava in un angolo a contare le sue pasticche.
Aveva i capelli ossigenati legati sulla testa in una crocchia morbida e un paio di ciocche davanti al viso smunto, le pasticche in una mano e le gambe incrociate sulla poltrona. Indossava degli shorts e un paio di collant scuri, ed una canotta morbida che lasciava intravedere il reggiseno nero. Le dita le tremavano e le labbra del solito colore acceso, che non era il loro naturale colore, che era in realtà spento e pallido, bensì quello di un lucidalabbra che sapevo profumato ai lamponi, si muovevano silenziose contando le pasticche.
Ormai era dipendente dalla droga da un anno e mezzo, e non eravamo riusciti a farla smettere, nonostante i numerosi tentativi.
 
White lips, pale face
Breathing in snowflakes
Burnt lungs, sour taste
Light’s gone, day’s end
Struggling to pay rent



La pelle che mi piaceva ricordare splendente, color porcellana, era ormai di un colore spento, grigiastro; era screpolata, secca. Le ossa troppo sporgenti e le gambe troppo magre; troppe volte l’avevo trovata inginocchiata davanti al gabinetto, con due dita in gola e pronta poi per mandare giù la sua dose giornaliera di pasticche.

The worst things in life come free to us
Cos we’re just under the upper hand
And go mad for a couple of grams

 
E forse sarebbe potuta apparire una ragazza normale, dipendente magari dal profumo di un uomo, dalla pioggia d’estate o magari da qualche serie televisiva o da una qualche canzone in particolare, e non da qualche grammo di polvere; a chi non aveva la capacità di osservare, sarebbe potuta sembrare quella di sempre, lo stesso sorriso allegro, gli stessi occhi verde prato. Ma, a chi come Harry aveva la capacità, e la voglia, di osservare i dettagli, saltava subito all’occhio lo sguardo spento, seppure allegro, della ragazza. Di fatto, anche prima che lei tirasse fuori dalla borsa le sue ‘bambine’, come le chiamava lei, il ragazzo mi si era avvicinato e mi aveva chiesto cosa ci fosse che non andasse in Angelique, perché ‘sembra triste, persa’, aveva detto.
E se in appena pochi minuti Harry era riuscito a cogliere il problema della ragazza semplicemente guardandola negli occhi, chissà che cosa aveva colto dai miei in quasi tre mesi.
 
It’s too cold outside
For angels to fly
Angels to fly

 
Stavamo aspettando Zayn e Penny per iniziare a fare qualsiasi cosa tutti insieme, e intanto io me ne stavo con i piedi penzoloni dal bracciolo di quella che una volta era la poltrona preferita di mio padre, osservando Angelique, poi Harry, poi ancora Angelique.
Posai di nuovo lo sguardo sul ragazzo, proprio mentre si ravvivava il ciuffo di ricci e si sistemava gli stivaletti ai piedi, per poi alzarsi e venirmi incontro, avvicinandosi alla poltrona.
Si inginocchiò davanti a me, e mi porse il pacchettino che aveva tenuto in mano per una buona mezz’ora.
«Ecco il tuo regalo» sussurrò, sorridente.
«Ti ringrazio» sussurrai a mia volta, talmente piano che sospettai non mi avesse sentito, prima che mi sorridesse.
«Spero ti piaccia», il suo sorriso si fece più grande, cortese, dolce.
In pochi secondi l’atmosfera si era fatta ancora più carica di elettricità, i nostri sguardi legati da un filo invisibile. Ma, purtroppo, la voce allegra da soprano di Angelique spezzò la sottile intesa che si era creata tra i nostri sguardi; «Allora, ragazzi, che si fa?» urlò quasi, alzandosi rumorosamente dalla poltrona, dopo aver mandato giù un paio di pasticche.
«Mi sto annoiando» sbuffò, buttandosi sul divano e mandando giù un paio di patatine.
«Fa la brava, Angie, tra poco arriva l’anima della festa» sospirò ironicamente Savannah, accarezzandole i capelli che ora erano sciolti sulle spalle.
Harry all’inizio non si sedette a fianco di Angelique, forse di proposito, e si appollaiò sul bracciolo della mia poltrona, allungando il braccio sulla spalliera, facendomi arrossire. Ma solo per qualche secondo, poi si rialzò, lasciandomi casualmente una carezza sulla spalla, e si abbandonò con grazia sul divano, proprio di fianco ad Angelique.
Era strano quanto in fretta mi salisse la gelosia, per la gola, per lo stomaco, nel vedere che stava con qualcun altro. Ed era strano come sembrava che lui si sentisse soddisfatto nel sapere che io fossi geloso.
Dio, quanto odiavo Harry Styles.
E Dio, quanto amavo Harry Styles.
 
 
Penny
 
Mi aveva trascinata fino a lì praticamente a forza, nonostante io gli avessi detto esplicitamente che non mi andasse, perché mi sarei sentita fuori luogo. Ma lui aveva deliberatamente ignorato le mie lamentele e; «A costo di portarti in spalla, tu ci vieni», aveva detto, perché; «Sono i miei più cari amici, e tu sei la mia ragazza, quindi dovrete conoscervi e andare d’accordo, e non accetto scuse».
A quel punto mi persi il resto del discorso, troppo entusiasta –e anche un po’sorpresa– del fatto che mi avesse chiamata ‘la mia ragazza’.
Ma, comunque, nonostante il discorso di Zayn fosse piuttosto convincente, arrivati davanti a casa di Louis, che poi io avevo anche conosciuto e che io sapevo cotto –anzi, stracotto– di mio fratello, avevo ricominciato a lamentarmi e a pregare di tornare indietro, perché socializzare non era il mio forte, anzi, ero mille volte più brava a mandare tutti a fanculo e a non pensarci più.
Ma no, perché «Ti prego, Penny, sii carina, in fondo in fondo so che lo sei», e come si poteva resistere a quegli occhi e a quelle ciglia chilometriche?
E quindi; «Va bene, ma solo per un’ora. Una sola, promesso?».
«Promesso» aveva detto, con il sapore di tabacco e di menta sulle labbra, lasciandomi un bacio sulla fronte, mentre con le braccia mi aveva tenuta al sicuro sul suo petto per qualche secondo, prima di bussare alla porta della casa del festeggiato.
«Buon compleanno, fratello!» aveva urlato, saltando addosso a Louis e abbracciandolo forte.
Non lasciarmi.
«Vieni pure, Penny» mi sorrise Louis, con cortesia, facendomi segno di entrare.
Intravidi Harry, e gli corsi incontro a braccia aperte.
Sul suo volto si fece spazio un gran sorriso, pronto ad accogliere la sorella disperata tra le braccia. Non che quelle di Zayn non mi bastassero, anzi, ma quelle di Harry mi mancavano, ed era che tempo che il mio ragazzo si prendesse una serata libera dalle mie paranoie.
Una ragazza dai capelli ossigenati, di una bellezza sporca, infantile, ma cattiva, mi si avvicinò; «Piacere, io sono Angelique, tu devi essere Penelope» mi sorrise.
Aveva un paio di occhi di un vivace verde prato; il colore era spento, quasi come fosse stata la vernice di una parete che piano piano viene consumata dal tempo, ed era come se affogasse, se non respirasse, costretto dall’oscurità delle pupille della ragazza.
«Penny», la corressi, con un sorriso sghembo.
Mi guardai in torno; Liam lo avevo intravisto un paio di volte, e sulle sue gambe mi sorpresi di trovare una calma e maliziosa Savannah.
«Savannah» sussurrai, sorpresa.
Lei si girò verso di me, abbandonando per un attimo le sue risate con Liam, per salutarmi; «Oh, Penny, noi ci conosciamo già, vero?».
Sentii uno sbuffo alle mie spalle; «Che cose le hai fatto, Sav?» chiese Zayn con voce preoccupata.
Lei si abbandonò ad una risata fragorosa, abbandonando la testa all’indietro; «Puoi stare tranquillo, Zaynie, non le ho fatto proprio nulla, frequentiamo lo stesso corso di storia».
Zayn mi sorrise, e mi circondò le spalle con un braccio, prima di lasciarmi un bacio su una guancia e di raggiungere Louis e Harry.
Finirono per optare di guardare un film horror, il che per me era un gran problema.
Il film horror mi terrorizzavano, letteralmente.
«Puoi stringerti a me» mi aveva sussurrato Zayn malizioso, ad uno orecchio, stringendomi con un braccio al suo petto. Allungai il collo per dargli un breve bacio sulle labbra, ma poi me n’ero rimasta zitta zitta ed immobile, senza muovere un muscolo.
Avevo tenuto la testa affondata nel suo petto per tutta la durata del film, e non avevo capito nemmeno di cosa parlasse.
Poi, arrivò il momento dei regali.
Zayn fu talmente cortese da presentare il suo come ‘regalo di coppia’, ma in realtà aveva preparato quel regalo giorni prima, spacciandolo anche per mio solo per non farmi fare brutta figura.
E, poi, aveva comprato il giorno stesso un secondo regalo per l’amico, confidandomi che era per prenderlo un po’ in giro.
Savannah gli regalò un paio di candele profumate ed un libro; ‘Il rumore dei tuoi passi’.
Liam gli regalò un paio di scarpe, Angelique un cappellino che portava la scritta ‘weed’, bianco su nero, e poi, fu il turno di Zayn.
Louis appariva entusiasta per i così tanti regali, e; «Zayn ma un regalo era più sufficiente» gli aveva ripetuto. Ma, appena aperto il primo regalo, il suo entusiasmo sembrò svanire.
Ruotò gli occhi al cielo, tirando fuori dalla carta regalo il camper di barbie; «Ah–ah–ah, molto divertente, amico».
Zayn scoppiò in una risata fragorosa, una di quelle risate che ti fanno vibrare l’anima e che ti toccano il profilo delle ossa. E per un momento mi sembrò di essere nel posto giusto; il suo sorriso era anche il mio sorriso, sebbene fosse per una qualsiasi stupidaggine che aveva fatto ridere tutti i presenti, compresi me e mio fratello.
«No, davvero molto divertente, Zayn» continuava a ripetere Louis, «Lo metterò sulla mia mensola, in bella mostra».
«Appeno l’ho visto ho pensato che fosse un regalo perfetto per il mio amico gay, non ho potuto resistere, mi dispiace».
«Per l’ultima volta, io non sono gay!» si lamentò Louis, con lo sguardo corrucciato.
«Certo, e mia nonna è Kate Moss» sputò Savannah, che se ne stava sdraiata sulle gambe di Liam.
«D’accordo, vi odio tutti. Tu sei la mia preferita, Penny, ti amo» disse, indicandomi.
«Hai capito male, amico» ridacchiò Zayn, scuotendo la testa, facendomi sorridere.
Finimmo insomma per tornare a casa quasi cinque ore dopo, con la pancia piena e le guance dolenti per le risate.
E, sebbene fosse l’una passata, Zayn decise di rimanere per un po’ a casa mia.
«E così…sono la tua ragazza, eh?» sospirai.
«Se ti va, si» sorrise.
Come se non fosse ovvio. Sorrisi a mia volta, e gli baciai una guancia.
«E’ Natale» sussurrò, osservando la neve cadere oltre la spessa finestra della mia stanza.
«Si, è Natale» gli risposi, buttandomi sul letto.
«Io odio il Natale» sbuffò, sdraiandosi al mio fianco, appoggiando il mento sul mio ventre, lasciando che gli accarezzassi la nuca e che osservassi il suo viso corrucciato in tutto il suo splendore; «Non porta mai niente di buono, e, ultimamente, nemmeno i soldi».
«Quest’anno andrà meglio, vedrai» sospirai, «Dopotutto ti ha portato me, quindi ‘sta zitto» gli dissi, ironica, con una risatina.
Rise a sua volta, e si allungò verso di me, e in un attimo tutto si era spento, la neve non stava cadendo oltre la finestra, non era Natale, non era nemmeno notte, era solo un momento, un momento in cui le sue labbra toccarono le mie, un momento in cui il suo respiro si mischiò con il mio, così come le nostre anime, legate con uno stretto nodo di sangue, un momento in cui la sua mano mi accarezzò la mascella e in cui la barba di un giorno sul suo viso mi solleticò il mento.
E poi dimenticai, dimenticai tutto quanto, l’unica cosa importante erano le sue braccia attorno alla mia vita, le sue dita ad accarezzare le mie cicatrici sulla pelle, il suo respiro sul mio collo e la mia anima che sempre sarebbe appartenuta a lui, perché, se mai se ne fosse andato, quella sarebbe andata con lui, e Penelope Styles avrebbe smesso di esistere.
 
 
Louis
 
Mi aveva chiesto di aprirlo quando tutti se ne sarebbero andati, una volta solo, ed era così che avevo fatto. Avevo aspettato che tutti se ne andassero, e poi avevo scartato il suo regalo.
Una pagina di quaderno piegata in quattro si trovava sopra il cd che aveva incartato per me; era una pagina tutta scarabocchiata, dove spiccavano nomi, numeri, date…il mio nome. La riconobbi quasi subito, la stava scarabocchiando durante l’ora di chimica, e io avevo gli avevo detto che mi piaceva. Così, come pegno di amicizia, forse, me l’aveva regalata. Sul retro della pagina, invece, una sequenza di frasi.
Sembrava una poesia, a prima vista, ma poi capii che si trattava di una canzone, la stessa canzone incisa sul cd che mi aveva regalato; la sua canzone.
 
Now you were standing there right in front of me
I hold on it’s getting harder to breathe
All of a sudden these lights are blinding me
I never noticed how bright they would be

 
In fondo alla pagina si trovava la sua firma, e un ‘per te, Louis’ scarabocchiato, come tutto, del resto. Aveva una scrittura ordinata, ma comunque era tutto uno scarabocchio generale.
 
I saw in the corner there is a photograph
No doubt in my mind it’s a picture of you
It lies there alone on its bed of broken glass
This bed was never made for two

I’ll keep my eyes wide open
I’ll keep my arms wide open


Riconobbi quasi subito la voce roca e calma di Harry, rimbombare per la stanza.
 
Don’t let me
Don’t let me
Don’t let me go
‘Cause I’m tired of feeling alone



L’ascoltai due, tre volte. Quattro volte. Cinque volte. Mi aveva dedicato una canzone scritta da lui stesso, e mai nessuno mi aveva fatto e mi avrebbe mai più fatto un regalo più bello di quello.
Ero cotto, anzi, stracotto di Harry Styles, e sembrava che lui lo fosse di me.
Mi strinsi la canzone al petto, al cuore, all’anima, e mi addormentai cullato dalla voce di Harry.
 
 LOOK AT ME, LALALA
.
Buoooooooooooonasera, miei fedeli compagni (?).
Allora, parto col dire le solite cose: perdonate per il ritardo strastrastratosfericamente stratosferico e per gli errori del capitolo. E anche perché questo capitolo fa schifo, ma vabbè, perdonatemi perché vvb. Non succede neanche granché, apparte che è super larrylarrylarry, ma dovevo aggiornare, perciò ecco a voi.
Bene, so di avervi delusi per l’ennesima volta, ma so che mi volete bene lo stesso, vero?):
Chiedo perdono, anche se quel che è fatto è fatto però io chiedo scuuuuuusa! Okay, no. Che poi che canzone è? Buh, Mary, torna in te.
D’accordo, ci sono.
Come al volito voglio ringraziarvi tutti di cuore, siete fantastici! Cinquantasette recensioni positive, ma scherziamo? Decedo, rotolo, urlo e schiatto. Siete troppo mitici.
Quindi, grazie di cuore a chi mette la storia tre le seguite/ricordate/preferite ed anche a chi legge in silenzio. Grazie, ehehehe.
Quindi ringrazio:
 
niallstitch
needamalikshug
ila1D_XX
I_Need_One_Direction_
Noemi_27
Katheryn93
onedsangel 
mevssonxox
bjpolar
Alice Styles
m i n e 
oned_myhero
20_may
LittleCarrot
hiyouonlyliveonceya
Zayle
wanted
MySoulIsPure
hugmejavaad
drunkofharryx
ehizac_
rOneD
marika_ilovemyidols

weareallmad
yourhugs
edsbooja
bonhazza 
devonneswrists
hisjelouslover
demetriasbreathe 

Believeinhimx
Gogo_cazzordidi 

ddemisvojs
xhoransheart
(maccccciao, amorina mia)
payphoran
thedirection1
niallspolo
hello_people

MsPhoebeMalik
Kekka1998
imronniebitch (ciao ronnie, grazie per le minacce di morte, sei troppo tenera)
Hope in your dreams
_Nigga
Shaaky
rora_love 1D
e la mia migliore amica, ciao ciao Lavinia ♥
 
E come sempre i ringraziamenti speciali vanno a
 
Fly_My world
che ha dovuto riscrivere la sua recensione, ma l’ha fatto e io la amo troppo. E’ fantastica. Sposami, te pre’ cc
 
Come al solito spero di non aver dimenticato nessuno, o, che ne so, di aver messo due volte lo stesso nick. Se è così, molto bene, se ho avuto qualche svista, perdonatemi, è tardi):
Fatemelo presente, vi aggiungerò (:
 
 Addio gente, vvb un sacchissimo perché si.
Questo capitolo fa schifo ma io sono la queen, buonanotte.
Mary ♥




 
 
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Leena