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Autore: tempochepassa    26/12/2013    1 recensioni
-Mamma, mamma!- gridai, correndo, con un libro in mano.
Lei, seduta sulla sua poltrona davanti al caminetto, alzò gli occhi, sorridente.
-Sì, Grace?
Le misi il libro sulle ginocchia.
-Cosa c'è scritto qui?-chiesi indicando il titolo in lettere dorate, che per me erano segni incomprensibili.
-Beh... c'è scritto Biancaneve.
-E chi è Biancaneve, mamma?
-Lei è una bellissima principessa. Se vuoi, ti leggo questo libro, così saprai la sua storia.
-Sì! Però aspetta un attimo.- corsi in cucina, per poi tornare con una bella mela rossa in mano.
Qualsiasi bambina di cinque anni avrebbe preferito una brioches, o una fetta di torta al cioccolato. Ma io adoravo le mele. Erano il mio spuntino preferito, il mio frutto preferito, il mio colore preferito. Quelle che mi piacevano di più erano quelle rosse, come le mie labbra.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Undici anni dopo

 

Capitolo 1

 

Cammino piano e in punta di piedi. Non voglio svegliare Olga. Ma con questo dannato pavimento che scricchiola è difficile non fare rumore.

Prendo una mela rossa e sgattaiolo velocemente fuori dalla porticina. Fuori è tutto bianco e tranquillo. Stanotte ha nevicato, e la gente preferisce starsene in casa davanti al fuocherello in giornate come queste. E poi, sono solo le sei e mezza, quindi è normale che in giro non ci sia nessuno.

La neve mi arriva fino alle ginocchia, ma non sento freddo. È una sensazione che mi piace.

Comincio a correre senza motivo, arrivando fino a un boschetto di pini verdi e altissimi. Continuo a camminare, inoltrandomi tra gli alberi. Presto arrivo in una radura. Di solito è verde, pieno di erba tenera e fiori colorati, ma ora è bianco. Bianco abbagliante, bianco rilassante, bianco meraviglioso.

  • Eccola qui! Sua altezza reale!- esclama Jessie, facendo un inchino fin troppo ironico.

  • Scusa il ritardo. Ho perso d'occhio l'ora.- rispondo- Dov'è Mark?

Nel pronunciare il suo nome, una figura esce dalla neve. Eccolo lì. Non l'avevo visto.

  • Ciao, Grace.- fa un cenno con la mano.

  • Ehi.- dico solamente.

Jessie si siede nella neve e mi tira giù con lei, mentre il nostro amico rimane in piedi e osserva il paesaggio. Non c'è niente di nuovo in realtà, dato che veniamo qui da undici anni, ma a lui piace scrutare in lontananza e immaginare. Non so cosa immagina. Una volta gliel'ho chiesto, e lui mi ha risposto: “Immagino cose diverse”. Devo ammettere che è un grande sognatore.

  • Grace, lo sai che domani sono undici anni che vivi qui?- chiede.

  • Davvero? Di già?- esclama Jessie.

  • Di già.- annuisco.

  • Eppure mi sembra ieri. Ricordo che ti ho vista arrivare mano nella mano con Olga, mentre stringevi un libro e una mela. Sembravi così confusa.- dice Mark.

  • E poi io e questo sgorbio- la mia amica fa un cenno della mano verso di lui-Siamo venuti da te e ti abbiamo chiesto se volevi giocare con noi. Tu sei venuta senza esitare.

  • Ci siamo divertiti un mondo quel giorno, eh?- mi ricordo ogni singolo particolare: la neve, il freddo, la confusione, la paura, e poi il sollievo di aver trovato due nuovi amici.

  • Sì, tantissimo.

Sospiriamo tutti e tre.

Ripenso a quella giornata. Io e Olga avevamo viaggiato per giorni, con pochi soldi a disposizione. Ricevemmo molti aiuti dalla gente che sentì la nostra triste storia. In particolare, una donna di cui non ricordo il nome ci ospitò a casa sua e ci indicò la via per arrivare a questo villaggio. Riuscì a trovare un lavoro a Olga. Il lavoro che ha ancora oggi: è una sarta, l'unica del paesino, e devo ammettere che è anche brava.

Quando arrivammo qui, Jessie e Mark mi si avvicinarono, la prima decisa e sicura, il secondo timido e rosso come un pomodoro. Ma furono gentilissimi. Giocammo a mosca cieca, anche se in tre non è proprio il massimo, e a nascondino. Mark non ci trovava mai, così mi offrivo per contare al posto suo. Non avevo mai giocato con dei miei coetanei, dato che a palazzo non c'erano bambini. Là giocavo con le mie bambole, o con qualsiasi cosa che mi capitava a tiro.

Sentiamo dei passi in lontananza, e una voce che borbotta. Poi, Olga spunta dagli alberi del boschetto.

  • Grace Louise Thompson!- esclama, prendendomi per un braccio.

Odio quando mi chiama così. E lei lo sa benissimo.

  • Ti rendi conto dello spavento che mi hai fatto prendere?- almeno non mi da del “voi”- Sai che non hai il permesso di venire qui! E con la neve, poi!

  • Calmati, Olga. Stavamo solo parlando.- rispondo.

  • Non mi interessa che cosa stavate facendo, adesso vieni a casa con me. È pericoloso qui fuori!- poi guarda Jessie e Mark- E anche a voi due converrebbe andarvene.

Loro mi salutano velocemente e corrono via nella neve.

Olga mi trascina fino alla casetta di legno e mi fa entrare.

Mi siedo al tavolino e le dico che mi dispiace.

Sospira e si siede accanto a me.

  • Non importa, cara. Sono solo preoccupata per te.

  • Non ne vedo il motivo. Qui non c'è nessuno che potrebbe farmi del male.

  • Non si sa mai.

Detto questo, si alza e accende il fuoco nel caminetto.

*****

  • Buon pomeriggio, Grace.- Alfred non alza nemmeno gli occhi dal suo libro. Tanto lo sa che sono io.

  • Buon pomeriggio a te.

Mi dirigo verso la sua scrivania e vi appoggio un libro. Lui si toglie gli occhialini rotondi e lo osserva.

  • Lo hai già letto?- chiede, sorridendo.

  • Sì: è meraviglioso.

Fa una risatina: - Vai pure in giro a curiosare, magari trovi qualcos'altro che ti piace.

Vengo nella libreria di Alfred da quando sono arrivata qui. È una piccola casetta sulle montagne, comunque non molto lontana dal villaggio. È un posto bizzarro, lo so. E lo sa anche lui. All'inizio mi limitavo a guardare le figure dei libri, ma poi mi ha insegnato a leggere e mi ha... aperto un mondo.

Vengo qui quasi tutti i pomeriggi, anche senza prendere in prestito niente. Mi piace parlare con quel buffo uomo anziano, calvo, basso, con gli occhiali e con un' espressione sempre sorridente.

Faccio scorrere il dito sui libri, cercandone uno che mi interessi. Ma la maggior parte li ho già letti. Ad un certo punto, qualcosa attira la mia attenzione. È su uno scaffale alto, ma il titolo in lettere dorate si legge comunque: Leggende di uomini oscuri.

Mi alzo in punta di piedi, lo prendo in mano e lo apro. Vedo diverse figure di uomini mostruosi, con corpi di leone, artigli, denti appuntiti e avvelenati. Ma quello che mi colpisce di più è il disegno di una bellissima donna bionda, con occhi da serpente e con simboli disegnati sulle braccia, come tatuaggi. È vestita di un verde brillante: sembra uno smeraldo, una gemma preziosa. E pericolosa. Un brivido mi percorre.

  • Quelle sono leggende tenebrose, Grace.- Alfred è spuntato dietro di me.- Meglio non averci niente a che fare.

*****

Sono qui ma è come se non ci fossi. Come se facessi da spettatrice. Lei mi sta fissando. La donna con gli occhi di serpente. No, aspettate. Non sta guardando me, sembra che mi trapassi con lo sguardo.

Poi, inizia a parlare.

  • L'avete trovata?

Non ha detto quasi niente, eppure quelle parole sono bastate a farmi tremare di paura. Ha una voce calda, parla a denti stretti. Sembra che ci sia l'eco, nella stanza la sua voce rimbomba. Ma solo la sua.

  • N-no, signora. Non si trova da nessuna parte. Sembra che si sia volatilizzata.

Mi volto e vedo un uomo in armatura. Non troppo giovane, non troppo vecchio. Non saprei dire quanti anni ha. Forse cinquanta.

  • Impossibile. Non è morta, me lo sento.- cammina lentamente verso il suo servo, senza guardarlo, però.

  • Magari sta sbagliando.- borbotta questo.

Gli occhi della donna saettano verso di lui.

  • Io non sbaglio mai!-grida.

In un attimo è davanti a lui. Poi, fa un gesto strano. Sembra che gli stia facendo una carezza sulla guancia, ma poi mi accorgo che gli sta facendo un lungo graffio con le sue unghie nerissime. Sembra che stiano perdendo inchiostro. L'uomo grida e contrae il viso in una smorfia.

  • Ho commesso solo un errore. Lasciarla scappare. Ora voglio rimediare, voglio riunirla ai suoi genitori. È sbagliato, questo?- chiede con voce dolce, passando all'altra guancia.

  • No, signora.- l'uomo ha i denti stretti e la faccia rossa.

La donna, finalmente, abbassa la mano.

Il portone si spalanca, e ci voltiamo tutti e tre verso di esso. Anche se io sono sempre più convinta di non essere lì.

Entrano delle guardie vestite di verde, con uno strano stemma sul petto, trascinando un uomo anziano con i vestiti strappati. Non riesco a vederlo, però, perché la vipera si è messa davanti a lui.

  • Era da solo in una casa sulle montagne, mia signora. Gli abbiamo chiesto ospitalità, ma ce l'ha negata riconoscendoci. Poi ha detto che non troverete mai quello che cercate, perché è nascosto troppo bene.- dice una guardia.

  • Quindi suppongo che quest'uomo sappia dove è.- la donna si abbassò alla sua altezza.

  • Non te lo dirò mai.- l'uomo aveva la voce roca. Probabilmente aveva gridato.

  • Davvero? Io credo che me lo dirai invece.

E cominciò con le sue “carezze letali”. Come il servo, il prigioniero urlò di dolore. Ma non disse niente.

La vipera si alzò, stizzita, e si allontanò da lui.

  • Portatelo nelle segrete. Niente cibo né acqua finché non mi svelerà il suo piccolo segreto.

Le guardie lo portano via, e io riesco appena a scorgerlo. E mi accorgo che è Alfred.

*****

Mi sveglio tutta sudata e con il cuore che batte a mille. Era solo un sogno. Un orribile, tremendo sogno. Ma io ho un brutto presentimento. Mi alzo e mi vesto velocemente, poi corro fuori. Nevica, e c'è un vento fortissimo, ma non mi importa. Vado sul retro della casa e salgo in groppa al mio cavallo, Blood. Era uno dei cavalli di Jessie, me lo regalò qualche anno fa.

Lui parte immediatamente, velocissimo, verso le montagne. Sono a destinazione dopo una mezz'ora. Scendo da cavallo e corro verso la casetta solitaria. Apro la porta che cigola. Tasto nel buio, fino a trovare quella che sembra una scatola di fiammiferi. Ne accendo uno. La sua luce mi mostra scaffali rovesciati, tendine strappate, la scrivania ribaltata.

E capisco che non era affatto un sogno.

QUI DICO LA MIA: Ehi! Innanzitutto buon Natale a tutti...In ritardo. Sono troppo felice che siano iniziate le vacanze, anche se avrò parecchio da fare con tutti i compiti... Non so cosa dire su questo capitolo. Non so se mi piace o no... aspetto la vostra opinione! Zao!
  
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