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Autore: daidou    27/12/2013    1 recensioni
[Mika]
Sdraiata a sul ruvido asfalto, i capelli si cospargevano come piccole crepe nere su di esso, vestita immoralmente di peccati.
Perchè sono una ragazza vola o muori.
La mia è sempre stata una solitudine volontaria, in questo modo nessuno poteva entrare nella mia mente peccaminosa, nessuno avrebbe potuto giudicarmi per quello che ero.
Elizabeth Fendith.
Grazie a chi mi leggerà >>>
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, se avete intenzione di leggere voglio fare un paio di raccomandazioni dalla scrittrice:
è tutto frutto della mia immaginzione, Mika è uno dei miei cantanti preferiti, e in questo periodo sono parecchio in crisi, ho problemi in famiglia e ho perso un' amica molto cara.
È proprio questo che mi ha spinto ad esprimermi nei miei estremi alterando esageratamente il mio ego. E in effetti a 15 anni sono tante le ragazze che hanno bisogno di aiuto.
Grazie se avete letto questa particina (spero di non avervi sfracellato i coglioni), leggete e scrivete una recensione, inutile dire che accetto anche le critiche, è la mia prima ff e faccio cagare lo so.

(* = inizio flashback **= fine flashback)

P.S. I fan di Lana Del Rey troveranno qualcosa di familiare!
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Un momento talmente offuscato da non ricordare se era un sogno o realtà,ma io sapevo che tutto quello che accadeva era vero, e forse è proprio per questo che continuavo a farlo, illudersi di potersi svegliare il giorno dopo e tornare ad una vita perfetta. sicuramente non era quello il modo in cui avrei voluto presentarmi a una persona.
Sdraiata a sul ruvido asfalto, i capelli si cospargevano come piccole crepe nere su di esso, vestita immoralmente di peccati.
Aspettare.
Aspettare.
Aspettare di vivere, volare, fallire o morire.
Perchè sono una ragazza vola o muori.
Nessuna via d'uscita.
Una volta che entri in questo girone non ne esci più.
La mia è sempre stata una solitudine volontaria, in questo modo nessuno poteva entrare nella mia mente peccaminosa, nessuno avrebbe potuto giudicarmi per quello che ero.
Ma poi cambiò tutto.
Avevo il bisogno di sentirmi viva.

*
- Lizzy devo parlarti.
Jane avanzò tranquillamente nei gesti, con uno di quei toni che non promettono bene.
- Il mio cazzo di nome è Elizabeth
Dissi sbattendo l' anta destra dell' auto vicino al fianco.
Jane ripetè la stessa identica cosa simmetricamente dall' altra parte della macchina.
 fece per accendere il motore ma si bloccò dicendo.
- Non parlarmi in quel modo, non fare la stronza.
**
Intanto era una calda notte di marzo.
Mia sorella era puntualmente venuta a prendermi in quel club.
C'era odore di fragola e un sacco di nicotina nell' aria.
E con il mio vestito nero e la sigaretta nella mano destra.
I buttafuori la conoscevano meglio di me.
Non risposi alle sue parole.

*
- Elizbeth devo parlarti, sono seria.
Quando hai intenzione di vivere veramente?
È da quando è successo che continui a fare la troia in giro, ti ubriachi tutte le sere, e devo ripagare io.
Tocca a me fare il lavoro sporco.-
- Cosa ci vuoi fare?
Da quando sono morti mamma e papà sono impazzita, dovresti averlo fatto anche tu.-
-Io sono una persona matura.-
- Oh giusto, tu sei matura!
Hai 20 anni, hai un lavoro e sei fidanzata.
Roviniamoci la vita!
Ti sembra vita questa?-
-Sai cosa non mi sembra vita?
Avere 17 anni e non andare a scuola, non studiare e non avere un futuro.
Tu hai un sogno, e noi viviamo per i sogni, io ho 20 anni e ho studiato arte, e sto facendo arte a Firenze.
Ti sembra che non ho una vita?
- Io avevo un sogno.
Ora è distrutto. Ho scoperto che i sogni sono inutili quando ho capito quanto sono fragili, io non posso fare questo, non ne sono capace.
 siamo tutti nati per morire.
E domani morirò.
- Dici sempre così.
E fu a quel punto che avevamo finito tutte le parole, ogni fiato.
Eravamo ancora in quel parcheggio.
- Sai una cosa Elizabeth?
Hai ragione, i sogni sono difficili da realizzare.
Quando sei un completo idiota.-
Fu così che in preda alle lacrime urlai
- E io cosa ti sembro? Secondo te mi piace? Mi piace essere cosi? Sono inutile.-
Jane sospirò, prese un gran respiro.

**

Non riuscivamo a deglutire quello che dicevamo.
Era toppo.
Per due sorelle così unite, non era normale.
I nostri genitori erano morti il ventiquattro luglio duemiladodici.
Un incidente stradale.
Un trauma, ricordo di avere visto i loro corpi che erano diventati un ammasso di sangue e carne, la scena più orribile che non scorderò mai.
Li amavamo così tanto.
Mia sorella Jane mi abbracciava stretta al suo corpo.
Da quel momento dovevamo essere più unite che mai, era una sfida. È una sfida difficilissima.
Sopratutto per delle ragazze giovani come noi

*
- Non dire così-
Disse accendendo il motore e incamminandosi verso la strada per uscire da quell' orribile posto in cui mi sarei promessa di non tornare più.
- Tu hai un sacco di pregi.
Tu sai cantare benissimo.
E con questo andrai lontano.
- Ma non dire cazzate.
- Fammi finire..
**

Sapevo che mi avrebbe fatto una paternale infinita, io sapevo il mio destino.
I sogni si sono infranti.
Cosa sono i sogni?
Immagini che scorrono nel tuo cervello, che fanno crescere in te un desiderio di realizzarli.
Sopratutto la notte quando non puoi controllarli.
Ma io li tengo a bada.

*
- Tu andrai lontano..
Perchè..
Ecco non so come dirtelo.. -
Non riuscivo a pensare, cosa le era venuto in mente? In preda al panico asciugai le lacrime e chiesi preoccupata.
- Cosa hai combinato?
- Ti porterò alle audizioni di XFactor 2013.
Rimasi senza fiato.
Sentivo la voce di mia madre ridacchiare nella mia testa.
La sfida si faceva sempre più dura.
- Non ci andrò.
- Ti prego.
Tu ami cantare.
E ci sarà Mika.-
- Mika mi piace, ma non mi convinci.-
Riflessi un attimo.
- In effetti Mika è uno dei pochi che ci è sempre stato per me, nei momenti di depressione ho bisogno di lui.
- Intendi dire che io non ci sono mai stata per te?
Era piuttosta incazzata ma scoppiai a ridere, contagiando anche lei.
- Ci devi andare per te stessa.
- Lo so, Lo so

**
Ero decisa.
Mi dovevo ripulire.
Ed ero pronta a prendermi una responsabilità.
Ero decisa a cantare Summertime Sadness.
La canzone che incarna la mia vita, dove avrei dato tutto.

Mi preparai per due mesi.
Senza riuscire a mantenere la promessa di non entrare più in quel fottuto club.
Ma questa cosa delle sigarette e dell' alcool mi faceva sentire più viva che mai.
Mi era d'aiuto.

Ed ecco che a maggio ero pronta per le audizioni.
Non avevo mangiato la mattina, e nonostante c' era un mare di troie che erano vestite e truccate come delle Barbie, io ero una delle poche normali.
Fu molto lunga la cosa, c'era mia sorella a sostenermi.
Avevo ritirato il numero  e stavo aspettando che mi chiamassero per il provino.
C'era gente bravissima, ma io cercavo di esercitarmi su la mia voce.
Ero agitata, mi ero resa conto di quanto tempo avevo sprecato.
Cantare è il mio sogno, e quando sai di poter fare una cosa ci riuscirai.
Era tutto un fremolio nell' aria:
Persone che cantavano, parlavano, ridevano, altre credevano di riuscirci, altre no. Gente che piangeva perchè non aveva passato l' audizione, e viceversa.
Io cos' ero? 
Elizabeth Fendith.
La ragazza dai capelli neri pece e gli occhi azzurro cielo, quello che guardavo ogni giorno.
Con gli shorts di jeans (i quali non coprivano le imperfezioni delle mie gambe, volontarie o no. tagli o lividi, no erano tutti lì. Questa ero io) , una maglietta, una felpa e delle Vans.
  
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