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Autore: itsniall    27/12/2013    0 recensioni
«Sei pazzo.»
[...]
«Già, forse. Però che sei bella lo penso.»
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Bisogna beneficare l'amico perché diventi più amico, il nemico perché diventi amico.» 
—Cleobulo.
 
 


 
I
 

Sapete, mi sono sempre chiesta cosa significasse essere innamorati. Quell’amore che si legge nei libri e si vede nei film.
Quegli amori pazzi, quelli delle follie, quelli sussurrati in un orecchio e non urlati al mondo.
Quegli amori degli abbracci da dietro, dei baci mancati, delle sorprese.
Quell’amore delle urla e delle risa, delle porte sbattute e delle braccia aperte, degli schiaffi e delle carezze.
Quello degli sguardi lanciati da lontano, come a dire «Ti ho vista e penso tu sia bellissima».
Quello dell’odio due minuti prima e dell’amore due minuti dopo.
Non mi era mai successo. Avere 16 anni e non essere mai stata innamorata, per la gente della mia età, era strano da sentire. Anche perché le ragazze di adesso prendono tutto come amore.
Ti guarda e sorride? È innamorato.
Mi batte forte il cuore? È amore
Mi fa soffrire? È amore.
Secondo me l’amore è molto di più.
L’amore è qualcosa di cui non ti rendi nemmeno conto. È qualcosa che ti rende felice anche quando tutto ti va storto.
L’amore va al di là di un 3 a italiano, di una litigata con la propria madre, di una ferita sul braccio, di una luna storta.
Di cotte ne ho avute, e anche di parecchio serie. Ma non ho mai sentito qualcosa di così forte. Perché quando ero giù non volevo parlare con nessuno, nemmeno con il mio ragazzo. E questo significa che non era amore, perché l’amore ti rende felice anche se stai male, riesce a stravolgerti la giornata e quindi se non ti va di parlare con la persona che credi di amare..beh per me non è amore.
Quando lo dico tutti mi guardano male.
«Secondo me hai torto marcio». Secondo me invece l’unica cosa marcia qui è il vostro cervello.
Una sola persona mi capiva. Elisabetta, la mia migliore amica. Per me era Betta. Ero l’unica che la chiamava così, non so perché.
Ci eravamo conosciute il primo anno di liceo. All’inizio ci odiavamo. Cioè, lei odiava me perché stavo con il suo ex. Più di una volta avevo provato a chiarire, ma mi dava costantemente della ‘sudicia puttana infame’. Al che vi avevo rinunciato.
Per carità, le davo ragione, sarei stata gelosa anche io..solo che era un po’ pesante vivere in quella classe con quelle occhiate.
A febbraio lasciai Davide: mi aveva tradita con l’allora mia migliore amica, Maria Laura..che tanto ‘Maria’ non era a quanto pare.
Elisabetta lo era venuta a sapere.
«Mi dispiace» mi disse un giorno a educazione fisica. «Lo aveva fatto anche a me una volta. È un bastardo.» sorrise.
Le chiesi perché sorridesse.
«Perché è un bastardo eppure mi manca. Mi ha fatto le corna, eppure mi manca. Mi ha trattato come una bambola gonfiabile — quelle che usi per fare sesso, no? — e poi quando non gli bastavo più, mi ha lasciata.
Eppure..eppure lo amo. Può sembrare assurdo..anzi, è assurdo! Però mi manca e lo amo.
Lo odio, ma lo amo.» continuava a sorridere. Era tutta rossa. Io la guardavo, incredula.”
Da quando io lei eravamo diventate così vicine?” mi chiedevo.
Questa cosa mi faceva paura da una parte, ma dall’altra..dall’altra ero felice.
Ammiravo quella ragazza. Ammiravo quanto fosse forte. Perché era in grado di sorridere anche se era stata ferita, anche se le era stato strappato il cuore dal petto e calpestato e squarciato e lacerato, anche se non sapeva nemmeno più cosa significasse fidarsi di qualcuno..lei sorrideva. Non la vidi piangere una volta..tranne quando prese 6 a matematica. Non so perché pianse, ma fu una scena simpatica. Ma rise anche lì. Rise anche quando stava piangendo.
«Scusami.» mi scrisse durante italiano.
«Di cosa?»
«Per i discorsi stupidi di prima. Non so perché ti ho detto tutte quelle cose. In teoria ti dovrei odiare.»
«In teoria le persone dovrebbero fare tante cose..in pratica non ne fanno quasi nessuna..» le risposi. Poi mi girai verso di lei. Vidi che le arrivò il messaggio, che lo lesse e vidi che sorrise. Quella volta la feci sorridere io. E mi sentii..utile.
Sì girò verso di me, sempre sorridendo. Io ricambiai. Lei porse via il cellulare e si rimise a scrivere gli appunti sull’Iliade.
Io non l’avevo mai capita questa cosa di prendere appunti su un poema, una poesia, un testo o qualsiasi cosa fosse.
Chiariamoci, a me piace leggere ed è per questo che penso che uno per capire il significato di una frase, di un paragrafo, di una similitudine deve avere nel sangue le ‘capacità’ per farlo. Insomma, non puoi arrivare bello bello, leggere una riga e credere di aver capito tutto. Non funziona così.

All’intervallo restai in classe che la mia amica era ammalata.
«Cosa ci fai qui tutta sola?»
Mi girai e vidi che era Elisabetta. Da quando tutta questa confidenza? Rimasi perplessa.
«Beh..hm..Elena non c’è»
«Ah» si mise a sedere accanto a me «C’è un certo Tommaso che ti cerca» rise «E’ carino.»
«Sì è vero. Come mai sei venuta a dirmelo te?»
Lei tirò indietro il capo e mi guardò.
«Perché mi andava. Se vuoi vado via»
«No no..era solo che non capivo..insomma, fino a due giorni fa mi odiavi»
Abbassò il capo, sorrise.
«E’ come quando sei in guerra. Finché non guardi negli occhi il nemico e non conosci la sua storia, non è difficile. È quando ti fermi e ci pensi che..che ti sembra tutto così crudele e..e cattivo e..e senza senso. Quando ho saputo che ti aveva tradito..con quella maiala — scusa ma è difficile dire il contrario —»
Risi «No no, hai ragione!» 
Ridemmo insieme. Mi piaceva il modo in cui rideva: scopriva i denti, ma non in modo volgare, le si illuminavano gli occhi e il suono era strano..non riesco nemmeno a descriverlo. Non era una risata rumorosa, sembrava il canto di un uccello. Ti metteva allegria.
La stavo guardando come una bambina guarda un lecca-lecca enorme, tutto colorato. O un peluche grandissimo.
«Mi piace come ridi» le confessai. Lei si fermò e mi fissò.
«In che senso?»  sembrava irritata.
«Io..scusa..cioè.. “mi piace come ridi”, che cosa stupida che ho detto. Scusami, dovevo stare zitta.»
«Davvero..davvero  ti piace?» era in imbarazzo. Eravamo in imbarazzo.
«Sì..è particolare. È strana. Tu sei strana. Mi piaci. Cioè, che sei strana in senso positivo e che mi piaci..oddio..»
Lei rise, io stavo quasi per mettermi a piangere dall’imbarazzo. «Ho capito, ho capito, tranquilla!»
Suonò la campanella. Lei si alzò, prese il cellulare, si sistemò la maglietta e infine mi sorrise. Io ricambiai.

Quel pomeriggio non avevo nulla da studiare, perciò decisi di uscire.
Febbraio stava finendo..sarà stato il 20. Quel giorno erano successe talmente tanto cose strane che non mi sarei stupita se qualcos’altro fosse capitato nella mia strada.
Ero davanti alla vetrina si Tezenis che cercavo il regalo ad una mia amica. Poco lontano c’era un uomo, coi capelli bianchi e uno sciarpone che gli copriva anche la bocca. Stava suonando una melodia carina, movimentata,  ma ad un tratto si fermò e ne iniziò una più lenta e romantica. Io non ci feci tanto caso, in fondo stavo solo guardando una vetrina.




Ehilà! Sono tornata! Scusate per l'inifità assenza ma ho avuto dei problemi quest'anno ed è stato difficile trovare il tempo e la voglia di scrivere.
Comunque adesso sono qui, con una storia. Però è una storia diversa: non è una fanfiction sui One Direction (per inciso, cercherò di continuare anche quella!), ma è una storia e ho un enorme bisogno di sapere le vostre opinioni e ciò che ne pensate perché ho una mezza intenzione di farne un libro..quindi mi servono i vostri pareri, anche perché se non piace è inutile che continui a scriverla ahah.
Va beh, grazie per l'attenzione! Alla prossima. Bacioni. :)

  
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