CAPITOLO DUE – LA CITTA' DEGLI SCHIAVI
La Baia degli Schiavi impiegò molto tempo a profilarsi in quel nuvoloso orizzonte, emergendo dalla foschia di un banco di nebbia come un fantasma emerge dalla desolazione di un cimitero. Una baia cupa e tetra che metteva i brividi solo a guardarla, nient'altro che una lunga costa di granito frastagliato color del fumo. Non c'erano spiagge visibili, solo scogli e rocce appuntite simili a zanne di un qualche mostro marino, pronte a mordere le chiglie delle navi di passaggio. Solo il porto sembrava rappresentare una zona sicura nell'oscurità putrida di quelle acque, ma al momento era affollato da vecchie navi dai colori smorti, presumibilmente portatrici di schiavi.
Bobo smise di remare al largo della baia, vicino ad uno sperone di roccia su cui erano stati impiccati chissà quanti prigionieri, a giudicare dagli scheletri spolpati dai corvi che ancora pendevano sopra le loro teste. Le onde si agitavano tumultuose in quel punto, era chiaro che il demone di Galuna Island non poteva trattenersi a lungo.
“Non posso avvicinarmi di più, al porto attraccano solo le barche che hanno affari da portare a termine” annunciò rivolto più ai due Exceed che ai Dragon Slayer ancora semi-svenuti per gli effetti della nausea.
Happy e Lily spalancarono le
ali e afferrarono per le
spalle i compagni, alzandosi in volo.
“Qui è
perfetto” annuì l'Exceed nero, librandosi
in aria.
“Grazie mille, Bobo!”
Il demone fece un cenno di saluto a entrambi. “Mi raccomando, state attenti. Questo posto è molto pericoloso”
Mentre la barchetta di Bobo si
allontanava per tornare
in acque più profonde e più sicure, i due gatti
trasportarono i
doloranti Dragon Slayer fino alla terraferma, dove finalmente
riuscirono a farli riprendere a suon di ceffoni.
“Ugh... non
prenderò mai più... ugh! Una barca...”
mormorò Gajeel lottando contro i conati di vomito. Natsu non
era in
condizioni migliori, ma entro pochi minuti riuscirono a riprendersi
abbastanza da alzarsi in piedi e guardarsi attorno.
Quella baia era davvero un luogo inospitale e desolato,
era difficile credere che un'intera città avesse potuto
nascerci.
Sempre se città potesse essere definita quell'accozzaglia di
edifici
logori e malandati che sorgeva in lontananza, a ridosso del mare.
“Bene! Andiamo a prendere a calci quella gilda da quattro soldi” stabilì Natsu, zaino in spalla e sguardo determinato. Si sentiva tutto infiammato all'idea di una bella rissa, il solo pensiero di distruggere qualcosa lo caricava a volontà.
“Aspetta, Salamander!” lo fermò Gajeel, mettendosi a trafficare con la sacca da viaggio. Tirò fuori un vecchio mantello ruvido che usò per coprirsi.
“Mettiti qualcosa addosso. Evitiamo di dare nell'occhio”
“E perché? Che sappiano pure che siamo arrivati!” replicò Natsu sgranchendosi sonoramente le nocche.
“Se proprio devi aprire quella boccaccia mangia-fiammiferi, almeno fallo per dire una cosa sensata! Non ti è passata neanche per l'anticamera del cervello l'idea che se li attaccassimo frontalmente perderemmo l'effetto sorpresa?”
Il Drago di Fuoco fece per
ribattere, ma si bloccò
prima di far uscire le parole.
“Mh. Non ci avevo
pensato”
Gajeel roteò gli occhi. “Sai che novità...”
Natsu si rassegnò
ad accantonare momentaneamente i
propri piani d'assalto diretto e scavò fuori dallo zaino il
mantello
che si era portato dietro, mentre gli Exceed facevano scomparire le
ali così da dare l'impressione di essere dei semplici gatti.
Una volta pronti si misero in cammino sul terreno
impervio della scogliera in direzione della città, che
distava meno
di venti minuti a piedi. Non c'erano strade o sentieri da percorrere,
solo la nuda e aspra roccia piena dalla superficie irregolare, sulla
quale sarebbe stato facile storcersi una caviglia o cadere e
sbucciarsi le ginocchia. Tutti e quattro erano però
abbastanza
esperti in fatto di terreni pericolosi da evitare qualunque incidente
ancor prima di cominciare la missione.
Raggiunsero la città nei tempi previsti, e non appena
misero piede sulla strada principale, al Dragon Slayer del Fuoco fu
chiaro il motivo delle precauzioni del compagno.
Non dare nell'occhio.
In realtà Gajeel
sarebbe potuto passare inosservato
anche senza mantello, poiché – almeno
esteriormente – appariva
abbastanza simile ai brutti ceffi che giravano per la città.
Natsu non era un amante delle missioni di spionaggio e
infiltrazione, preferiva risolvere le cose prendendo a pugni tutto
ciò che gli capitava a tiro, ma ora capiva il motivo per cui
il
Drago d'Acciaio aveva insistito sul fatto di non attirare
l'attenzione. Era una missione di classe S, dopotutto. Non
conoscevano il posto né avevano informazioni sulla gilda da
battere,
quindi era meglio restare nell'ombra per un po', almeno
finché non
avrebbero capito con chi avevano a che fare.
La città che sorgeva nella Baia degli Schiavi era
quanto di più degradato, sporco e lugubre avessero mai
visto. Gli
edifici di legno e fango avevano colori opachi e presentavano
evidenti segni di muffa, mentre le poche bancarelle che vendevano
cibo offrivano solo mercanzia andata a male o ricoperta di mosche,
per non parlare della pessima gente che faceva
affari sul molo
e nei vicoli. Marinai, pirati, ladri, truffatori, usurai,
spacciatori, prostitute... in quelle strade malfamate si era
raggruppata tutta la decadenza umana.
Natsu si sentì immediatamente fuori luogo, e dire che
ne aveva visitati di posti strani! Sembrava che tutto il male del
mondo, tutta l'ingiustizia e la disonestà si fossero
raccolte lì
per fare combriccola. Non ricordava di aver visto altrove tanta
povertà, tanti bambini morti di fame ad ogni angolo, tanti
storpi e
mendicanti.
E poi c'erano gli schiavi.
Tanti, tantissimi schiavi.
Uomini e donne di ogni
età legati con corde e catene e
trascinati per le vie come merce di scarso valore, pronti ad essere
venduti al miglior offerente. Alcuni stavano ammassati in gruppo in
strettissimi recinti oppure in piedi in mezzo alle piazze fangose,
altri venivano esibiti su passerelle di legno in attesa dell'inizio
delle aste.
Natsu non aveva mai visto una cosa simile, mai gli era
capitato di imbattersi nel commercio di schiavi. C'era stato quel
Bora il Prominente, il giorno in cui aveva incontrato per la prima
volta Lucy, un uomo senza valori morali che aveva rapito molte
ragazze ad Harugion per venderle come schiave a Bosco. Tuttavia era
riuscito a sventare i suoi piani in tempo, dunque non aveva mai
saputo davvero come funzionassero i commerci di vite umane al di
fuori del regno.
Nell'incrociare gli occhi cupi e privi di speranza dei
prigionieri, occhi che trasmettevano una sensazione opprimente di
vuoto, Natsu cominciò a sentirsi male.
Quando poi vide un mercante comprare un bambino di pochi
anni e legarlo al guinzaglio come fosse un cane, sentì
montare
dentro di sé una rabbia cieca e irrefrenabile, tanto che si
fermò
in mezzo alla strada con la pelle che trasudava vapore.
Come poteva esistere tanta
crudeltà, tanta mancanza di
rispetto per la vita altrui? Ed era davvero quella gilda oscura,
quella Hellhound a permettere che tutto ciò accadesse?
In quel caso li avrebbe distrutti dal primo all'ultimo,
compresi tutti quegli odiosi mercanti di schiavi. Un odio profondo e
brutale scaturì dalle fiamme del suo cuore, pervadendolo
dalla testa
ai piedi.
Fu sul punto di partire all'attacco contro quelle bestie
umane e liberare i prigionieri, ma Gajeel riuscì a
intercettarlo e
bloccarlo prima che facesse qualcosa di estremamente stupido.
“Salamander, datti una calmata, cazzo!”
“Lasciami!” ruggì il Drago di Fuoco, divincolandosi sotto lo sguardo preoccupato di Happy e Lily. Gajeel però non lo lasciò andare, al contrario, usò tutta la forza che aveva per trascinarlo in un vicolo buio e inchiodarlo col proprio peso contro il muro di un edificio.
“Piantala di comportarti come moccioso!” gli urlò in faccia.
Natsu, se possibile,
alzò la voce ancora di più,
rischiando di attirare l'attenzione dei passanti su di loro.
“Io li faccio a
pezzi tutti, quei bastardi! Come
possono fare una cosa del genere?!”
“Chiudi quella boccaccia! Vuoi che Hellhound scopra che qualcuno è venuto a distruggerla?!”
“Non me ne importa niente, la distruggo comunque! Lasciami andare!”
Natsu scalciò,
piantò le unghie nelle braccia del
compagno per liberarsi, ma Gajeel si tramutò in acciaio e
non gli
permise di sfuggirgli.
“Lo so, cazzo, lo so
che non sopporti tutto questo!
Cosa credi, che a me faccia piacere vedere tutta questa gente
trattata come animali da macello?!”
Natsu digrignò i denti, ma perlomeno smise di lottare. Anche se il suo desiderio di fare a pezzi tutto e liberare quei poveri disgraziati era forte, lo sguardo determinato di Gajeel riuscì a farlo sbollire un po'.
“Non... non sopporto vedere una cosa del genere” sibilò.
Gli occhi rossi del Drago
d'Acciaio si socchiusero.
“Lo so.
Ma devi cercare di restare calmo e
ragionare. Se li attacchiamo ora, è
probabile che tutta la
Hellhound ci scopra e mandi chissà quanti maghi a cercarci.
Ti
ricordo che siamo solo in due. Tre, contando Lily”
“Ehi, e io cosa sono?”
Gajeel ignorò
totalmente la domanda del povero Happy,
il quale si rassegnò al proprio ruolo inutile.
Il Drago d'Acciaio continuò a guardare negli occhi
Salamander.
“Una missione di
classe S è tale per un motivo. Se
non facciamo attenzione rischiamo di crepare sul serio”
Natsu cominciò a
calmarsi, sebbene la rabbia bruciasse
ancora dentro di lui, un fuoco che si sarebbe spento solo dopo aver
dato una bella lezione a quella maledetta gilda oscura.
Ricambiò lo
sguardo del compagno solo per trovarlo calmo e perfettamente
controllato, al contrario del suo carattere impetuoso.
Ora cominciava a capire perché il vecchio lo avesse
scelto come spia di Fairy Tail e lo avesse mandato da solo in
missioni delicate. Per Gajeel quelle situazioni erano il pane
quotidiano.
“D'accordo. Ho capito” sospirò infine, rilassando i muscoli e costringendosi ad inghiottire tutta la furia che aveva in corpo.
Solo dopo essersi sincerato
che non combinasse pazzie,
Redfox lo lasciò andare.
“Bene. Adesso vedi
di restare calmo e tenere gli occhi
aperti. Dobbiamo scoprire qual'è il covo di
Hellhound”
Natsu annuì a testa bassa. Si sentiva un stupido per aver fatto quella scenata, e il fatto che Gajeel avesse mantenuto il sangue freddo lo mandava ancora più in bestia.
“Natsu...” mormorò Happy, preoccupato.
Gli rivolse un debole sorriso. “Non preoccuparti, sto bene. Non appena avremo distrutto quella gilda di bastardi libereremo tutti”
Ripresero a camminare nella
calca di gente che affollava
le strade di quella città senza nome.
Di tipi loschi che avrebbero potuto essere maghi oscuri
ce n'erano in abbondanza, praticamente chiunque sarebbe passato per
un delinquente agli occhi di un abitante di Fiore. Ora più
che mai
era evidente quanto fossero lontani dal regno. Lì non c'era
legge,
non c'era giustizia. Solo avidità e sete di potere, e la
gilda
Hellhound dominava su tutto. Che razza di gente era quella?
Mentre avanzavano tra la folla di schiavi e mercanti,
Natsu notò per la prima volta l'ombra oscura e mostruosa che
si
stagliava sull'alto di un colle, oltre i confini della
città, le cui
sembianze ricordavano quelle di un mostro ctonio in procinto di
balzare sugli edifici sottostanti e schiacciarli con la propria mole.
Aguzzando meglio la vista,
però, non era affatto un
mostro o un qualsiasi essere vivente, bensì uno spettrale
castello
nero tutto guglie e speroni.
Anche Gajeel lo vide e indugiò con lo sguardo in quella
direzione.
“Non so perché, ma ho come l'impressione che quello sia il loro quartier generale” commentò Lily.
Happy si nascose dietro la
spalla di Natsu.
“Fa
paura...”
“Non temere, Happy” lo tranquillizzò il mago del fuoco. “Risolveremo questa faccenda e ce ne andremo alla svelta”
La sua determinazione di portare a termine l'incarico era ora più forte che mai. Al momento non gli importava che fosse una missione di classe S o meno, né era interessato alla ricompensa. Voleva solo far cadere la gilda che permetteva il commercio di schiavi.
Si rivolse a Gajeel.
“Cerchiamo il
cliente per avere più informazioni?”
Gli sembrava una cosa intelligente da fare, e voleva assolutamente rimediare alla figuraccia di prima mostrandosi capace di usare il cervello almeno quanto il compagno.
Redfox però lo
smontò subito.
“No. Cominciamo
fermandoci in una taverna. Le
informazioni si raccolgono meglio nei luoghi dove la gente si ferma a
bere. Inoltre non sappiamo chi sia il cliente, sulla richiesta c'era
soltanto il nome Mine”
“Beh... basterebbe chiedere in giro” fece notare Happy. “Qualcuno dovrà pur conoscerlo”
Gajeel scosse la testa. “Se l'intera baia è sotto il controllo di Hellhound sta' pur sicuro che nessun mercante di schiavi ti dirà dove trovare l'uomo che vuole buttare giù chi fa andare avanti la baracca”
Natsu pensò che
ancora una volta quella testa di ferro
aveva ragione. Non potevano chiedere in giro del committente, sarebbe
stato come dichiarare guerra a pieni polmoni all'intera baia.
Dovevano essere più astuti e agire nell'ombra,
perciò
per la seconda volta dovette rassegnarsi a seguire Gajeel e Panther
Lily verso la prima locanda di passaggio.
Quando ne trovarono una,
constatarono che l'interno era
anche peggio di ciò che stava fuori.
Il locale era abbastanza ampio, ma vista l'enorme
quantità di avventori sembrava molto più piccolo
e stretto. Nuvole
di fumo biancastro riempivano l'aria e facevano lacrimare gli occhi,
mentre un odore di stufato di pessima qualità dava il
voltastomaco
fin dal primo impatto. Dovettero farsi largo a spintoni per arrivare
ad un tavolo libero all'angolo, un punto strategico in cui si poteva
tener d'occhio chi entrava e usciva dalla taverna senza però
essere
visti.
Ordinarono il minimo indispensabile da bere insieme a
qualunque cibo non fosse quel rivoltante stufato stantio che stavano
preparando in cucina.
Natsu cominciò a far vagare
lo sguardo sulla folla di
commercianti e pirati che occupavano il locale.
C'era da dire che erano uno più brutto dell'altro, con
un pessimo odore e la faccia da veri delinquenti. Gajeel a confronto
sembrava un angioletto.
Oltre la cappa di fumo e fetore, le narici sensibili dei
due Dragon Slayer fiutarono anche qualche frammento di magia qua e
là, segno che i maghi non mancavano di certo.
“Ehi, guarda quel pelato vicino alla porta” mormorò ad un tratto Gajeel, facendogli un cenno col capo ma senza voltare la testa.
Natsu sollevò gli occhi e individuò di chi parlava.
Uno dei tanti avventori della
locanda senza nient'altro
da fare che allungare le mani sulle prostitute e mandare giù
intere
bottiglie di rum.
Stava quasi per chiedere al compagno cosa diavolo avesse
di speciale quel tipo, quando notò il marchio nero che
portava
impresso sulla tempia, e che a prima vista gli era parso un semplice
tatuaggio. Aveva una vista abbastanza buona da riuscire a
distinguerne la forma: la testa di un mastino stilizzata che
terminava in un motivo a fiamma.
Happy sobbalzò
accanto a lui.
“Natsu! Prima per
strada ho visto un uomo con quello
stesso simbolo!”
“Dev'essere un mago di Hellhound” constatò Gajeel.
Fosse stato per Natsu sarebbero andati da quel tipo e lo avrebbero conciato per le feste per farsi rivelare informazioni sulla gilda oscura a cui apparteneva, ma Gajeel fu irremovibile e li costrinse a rimanere seduti al tavolo per tutto il pomeriggio, in silenzioso ascolto delle chiacchiere altrui.
Fu una mossa saggia, perché così facendo vennero a conoscenza di molti dettagli interessanti.
In particolare appresero molte
informazioni dagli
ubriaconi con la lingua troppo sciolta, quelli a cui piaceva parlare
di cose che in uno stato di lucidità non avrebbero mai
nemmeno
sussurrato.
Il castello nero che si stagliava sullo sperone di
roccia poco oltre la città, era in effetti il quartier
generale di
Hellhound, nonché il luogo in cui venivano portati la
maggior parte
degli schiavi fisicamente prestanti e in buona salute. Tuttavia
nessuno aveva il permesso di avvicinarsi a quella gilda, se non i
suoi stessi membri e i carri con gli schiavi. Inoltre, l'intera
struttura si trovava in una posizione strategica che la teneva al di
fuori di qualsiasi attacco che non fosse via aria, ed era circondata
da ogni tipo trappole magiche potenzialmente letali.
Quando scoprirono questi ultimi dettagli, era ormai il
tramonto.
Uscirono dalla locanda con
tutti i più buoni propositi
di non rientrarvi mai più, quindi si misero alla ricerca di
un posto
più appartato e tranquillo dove trascorrere la notte. L'aria
salmastra era umida e fredda, quindi era da escludere la
possibilità
di dormire all'aperto.
Alla fine, cercando e marciando su e giù per le
stradine strette e infangate, trovarono un'altra locanda decisamente
meglio tenuta della precedente.
Il padrone di casa non era particolarmente amichevole e
disposto a trattare sul prezzo, ma almeno fornì loro una
stanza con
due letti non troppo divorati dalle tarme.
Natsu scaricò a
terra lo zaino e si gettò stancamente
sulla propria branda.
“Uff... allora,
qual'è il piano?” domandò
rassegnandosi alla consapevolezza che Gajeel fosse più
esperto di
lui in quelle cose.
Il Drago d'Acciaio
andò alla finestra e sbirciò oltre
il vetro sporco, in direzione dell'aberrante castello di Hellhound.
“Beh... visto che in
quella topaia non può entrare
nessuno, dovremo infiltrarci clandestinamente”
Natsu inarcò un sopracciglio. “E come? Ci facciamo portare in volo da Happy e Lily?”
L'Exceed nero scosse la testa. “Meglio di no. Io e Happy potremmo passare per dei semplici uccelli e riuscire ad avvicinarci, ma se dovessimo portare anche voi...”
“... temo ci scoprirebbero” concluse Happy.
Salamander si sentiva sempre più irritato. Perché non c'era Lucy con loro? Lei avrebbe avuto sicuramente un piano già pronto!
“In questo caso resta solo una cosa da fare” concluse Gajeel. “Se in quel castello possono entrare solo gli schiavi...”
Natsu intuì i suoi
pensieri, e per la prima volta da
quando avevano cominciato quella missione si sentì in
sintonia con
lui.
“Allora dovremo
diventare noi stessi degli
schiavi”
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Era da un bel po' che nessuno
parlava, nel salone di
Fairy Tail.
Quello che c'era da dire sulla stupidità
di Natsu
e Gajeel era già stato detto a più riprese, e ora
nessuno aveva più
argomentazioni per definire il comportamento ottuso di quei due.
Erano spariti ormai da un giorno insieme ai loro Exceed
e alla richiesta di livello S, e dalla sera prima nessuno li aveva
più visti.
Quello che più li preoccupava, però, era chi
avrebbe dovuto raccontare la cosa al Master, il quale sarebbe
tornato a momenti dalla riunione trimestrale delle gilde.
Lucy si era pentita amaramente del momento in cui aveva
rifiutato di andare con Natsu e Happy in missione. Non che avrebbe
cambiato idea, ma almeno avrebbe tentato di fermarli dal fare una
pazzia simile. Ora era preoccupata tanto da star male.
“Potremmo sempre andare a cercarli prima che il Master torni” buttò lì Max, sebbene lui stesso non fosse entusiasta dell'idea.
“Sarebbe inutile” lo freddò subito Freed. “Se sono partiti ieri notte a quest'ora potrebbero essere ovunque”
Mirajane guardò Cana ubriacarsi. “Perché non provi a cercarli con la tua magia?”
“Ci ho già provato, cosa credi? Purtroppo però, le mie carte non dicono niente”
Erza incrociò le braccia e camminò avanti e indietro per alcuni minuti. La rabbia era già venuta e andata, e in ogni caso, quando quei due fossero tornati alla gilda li avrebbe malmenati così tanto da renderli irriconoscibili. Non era bastata la disavventura a Galuna Island, quella volta? Dovevano per forza andare in cerca di altri guai?
Sospirò. “Se le carte non dicono nulla può significare che sono coperti da una qualche magia”
“Oppure... potrebbero già essere usciti dal regno” ipotizzò Cana. “La mia magia ha dei limiti di spazio”
Laxus se ne stava appoggiato contro una colonna e ascoltava musica senza badare minimamente alla discussione. Tanto a cosa sarebbe servito fare ipotesi? Quei due imbecilli l'avevano combinata grossa, e finché il vecchio non fosse tornato nessuno avrebbe potuto muovere un dito.
Parlando del Diavolo, Makarov arrivò proprio in quel momento.
“Master!” esclamò qualcuno.
Il vecchio entrò
nel salone con un'aria decisamente
irritata, era evidente che la riunione lo aveva stufato a
sufficienza, tuttavia sembrò non notare il silenzio pesante
che
permeava l'ambiente, dovuto soprattutto alla mancanza del casinista
di turno.
Tutti i presenti lo guardarono andare al bancone e
sedersi per rifocillarsi di birra e sakè, senza rendersi
assolutamente conto che qualcosa non andava.
“Master, com'è andato il concilio?” chiese Mirajane, tanto per alleggerire un po' l'aria.
Makarov fece un gesto stizzito
con la mano.
“Oh, la solita roba.
Un mucchio di chiacchiere inutili
su quanti problemi crea Fairy Tail, una serie di
reclami sui
danni causati da Fairy Tail, un ammonimento generale
per
Fairy Tail... ordinaria amministrazione. L'unica nota
positiva è
che il banchetto era ottimo”
Nessuno osò
fiatare. Non perché i rimproveri del
concilio li preoccupassero, ma semplicemente perché
aspettavano che
qualcuno fosse abbastanza coraggioso da dire al Master cos'avevano
combinato Natsu e Gajeel.
Alla fine, dimostrando molta maturità Erza prese un
respiro profondo e fece un passo avanti per parlare, ma proprio in
quel momento Makarov continuò il suo discorso.
“A proposito, Mira, fammi una cortesia, togli quell'annuncio di classe S dalla bacheca. Al concilio mi hanno riferito che è stato revocato in quanto non è possibile identificare il cliente né la validità del compenso. Pare sia un falso incarico messo in circolazione da una gilda oscura”
Tutti i presenti rimasero a
bocca aperta e
impallidirono.
Persino Laxus spense la musica e si sfilò le cuffie.
A Mira tremò la voce nel pronunciare la fatidica domanda: “Di quale incarico parlate, Master?”
Solo allora Makarov si rese
conto del silenzio pesante
che regnava nella gilda e delle facce allarmate dei maghi.
“Quella... alla Baia
degli Schiavi” rispose molto
lentamente, osservando la reazione collettiva.
Poiché, se possibile, anche le mosche smisero di volare, fu lui stesso a porre il successivo quesito, già cominciando a intuire che durante la sua assenza era successo qualcosa di profondamente sbagliato.
“Perché quella richiesta è ancora lì, vero?” domandò.
Silenzio.
“... vero?”