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Autore: Cesca91    27/12/2013    3 recensioni
Dopo la fine della quinta stagione di Squadra Antimafia, ho pensato di ingannare l'attesa per la nuova stagione scrivendo un seguito della storia per chi, come me, sta immaginando e costruendo momenti e scene nella propria testa. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi, premettendo che sono una fan della coppia Rosy - Domenico quindi la mia storia si concentra principalmente su loro due, MA NON SOLO ;) Buona lettura!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Auguri di Buon Natale a tutti i miei lettori anche se con qualche giorno di ritardo, le feste mi hanno tenuta molto occupata ma finalmente oggi riesco a pubblicare un nuovo capitolo! Spero vi piaccia, baci e buona lettura! Cesca 

13. Buon Natale Rosy
 
- Diego Vallari, 43 anni, costruttore. Non è una vittima, ma è scomparso da sei giorni.
- Ma che c’avranno tutti quanti co’ sti costruttori, adesso? 
- Sappiamo che il primo costruttore che è stato trovato aveva acquistato un terreno, della seconda vittima sappiamo poco. Forse Vallari è l’uomo giusto, quello di cui De Silva ha bisogno. 
- Siamo proprio sicuri che ci sia lui dietro tutto questo?
- Ho un certo sensore per queste cose. 
- Quindi cosa pensi di fare? 
Domenico si guarda intorno, una mano nella tasca in attesa che il cellulare squilli. Sotto la trincea delle domande dei suoi colleghi che gli precipitano addosso come proiettili, Calcaterra ha l’umore a terra. Rosy non ha più chiamato, dal giorno del loro incontro nello studio del costruttore. E’ scappata via col suo ostaggio e Domenico non l’ha più rivista, né sentita. Vorrebbe sapere se sta bene, vorrebbe cercarla. Solo che non saprebbe da dove partire. 
- Dobbiamo cercare Vallari. Dobbiamo capire cosa vuole da lui De Silva. Se cerca disperatamente un costruttore, forse ha in mente un piano ben preciso. 
- Qualcosa che abbia a che fare con il primo uomo? 
- Qualcosa che abbia a che fare con quel terreno. Cerchiamo di ricostruire gli ultimi movimenti di Vallari, controlliamo le telecamere della zona e interroghiamo la famiglia. Qualcuno deve sapere. 
- Dottore, ci vediamo alla cena questa sera? 
- Sì Sciuto, ci vediamo alla cena -, replica Domenico con un sorriso. I suoi colleghi lasciano la sua stanza, eccetto Sandro. Che fissa il suo superiore in silenzio, dal fondo dello studio. A passi piccoli si avvicina alla sua scrivania, quindi sbatte dei fogli su cui sono tracciati percorsi e strade. 
- Via Luigi Capuana 12. Ci sei stato giorni fa. Il giorno in cui è scomparso quell’uomo. Guarda caso a quell’indirizzo risulta il suo studio. Adesso me lo dici che cazzo stai facendo? 
- Non posso Sandro. 
- Domenico se stai coprendo l’Abate, sappi che è una stronzata. Stai facendo un errore colossale e lo sai meglio di me. 
- Non sto coprendo nessuno. 
- E allora cosa diavolo ci facevi lì quella mattina? E di chi è il numero di telefono che mi hai chiesto di controllare? 
- E’ un’indagine privata. 
- Dimmi quello che sai, dimmi cosa succede. Fatti aiutare, cazzo!
- Non posso, Sandro, lo capisci che non posso? 
- Non puoi farti aiutare da un amico ma puoi coprire qualcuno. No, scusami ma non lo capisco. 
- Rosy si è messa in testa questa storia… 
- Rosy, lo sapevo! -, Sandro tira un pugno alla scrivania, preso da rabbia e rammarico per l’amico e collega che è caduto ancora una volta nello stesso errore. - Cosa si è inventata ‘stavolta, pur di scappare? 
- De Silva. L’ha rapita lui. 
- Rapita… Certo, come no. 
- Cazzo Sandro mi vuoi aiutare o sei qui solo per esprimere i tuoi giudizi? 
- No, scusami… Vai, parla.
- Rosy sta collaborando con lui. Mi passa le informazioni, in modo da prenderlo più in fretta possibile. 
- E tu ti fidi dell’Abate? 
- Sì, mi fido. 
- E a che scopo ti sta aiutando, sentiamo? 
- Non lo so… 
- Te lo dico io. Perché pensa di ottenere uno sconto sulla pena, la povera santa. Solo che qui tutti quanti stiamo dimenticando che lei è un’assassina. 
- Ha perso un figlio, Sandro… 
- Ma non è una buona ragione per trattarla con i guanti o per proteggerla! Ogni volta che mette piede fuori dalla galera ammazza qualcuno. 
- Ha preso lei Vallari. De Silva l’ha incaricata di trovare un costruttore disposto a collaborare. Quando sono arrivato allo studio, l’altra mattina, lei era già lì. 
- E l’hai fatta scappare -, Domenico abbassa il capo, sapendo di essere in completo torto. Vorrebbe solo trovare le parole per spiegare che le sue scelte, le sue azioni sono mosse da qualcosa di troppo grande. Solo che nessuno capirebbe, perché in fondo da un po’ di tempo non capisce nulla neanche lui. - Cazzo, Domenico! L’hai fatta… - Sandro si guarda intorno, preso dal timore che qualcuno lo possa sentire, quindi abbassa il tono della voce - L’hai fatta scappare ancora!
- Lo capisci che lei ci porterà da lui? Lo prenderemo, Sandro, lo arresteremo e finalmente De Silva finirà la sua corsa dietro le sbarre. 
- E lei? Poi che pensi di fare, con lei? Te la porti a casa? Magari non so, la proteggi? Perché tanto è questo che sei diventato, il paladino dei cattivi. 
- Non è un problema se tu non sei dalla mia parte, in questa cosa vado avanti anche da solo. Però poi non chiedermi a cosa mi servono le informazioni che ti faccio analizzare. 
- No, sai cosa? Non chiedermelo affatto, non chiedermi di analizzare cose e dati per le tue sporche indagini, perché io non ci sto. 
- Un tempo mi avresti aiutato. 
- Un tempo tu eri una persona ragionevole! 
- Ho perso tutto, Sandro. Ho perso Claudia, ho perso Leonardino. Non ho più stimoli, nulla che mi spinga a combattere ancora. Poi, però, c’è lei… 
- No, guarda, non voglio nemmeno sentirle queste cose. 
- Mi ha fatto sentire amato di nuovo. Mi sento un uomo, quando sto con lei. 
- E quando stai con lei? Mentre punta la pistola addosso a qualcuno e tu fingi di perdere per farla scappare? Perché non riesci a capire che è un errore? 
- Perchè mi sono… 
- Dottore c’è qualcosa che dovrebbe vedere. 
Domenico e Sandro si guardano, forse per spegnere così un discorso difficile che non avrebbe trovato conclusione. Non la giusta conclusione. Entrambi quindi raggiungono la postazione di Sciuto, che fa partire un filmato al computer. 
- Le telecamere di sorveglianza del supermercato che è nella stessa via dello studio di Vallari ha ripreso questa immagine. E’ lui, è evidente. E’ con una donna. 
Domenico ha un sussulto. Il videofilmato mostra l’uomo ancora in giacca e cravatta, spaventato, mentre una donna lo tiene da un braccio. Non una donna qualunque. Ha il cappuccio in testa, il capo abbassato. Il volto è nascosto fra i lunghi capelli scuri. Nasce spontaneo un sorriso sul suo viso, perché per un attimo ricorda quella mattina, quando attraverso la porta del bagno si scambiavano un amore difficile e complicato. Riuscivano a stare bene facendosi male. Riuscivano ad essere felici stringendo la vita fra le mani, pur sapendo che di lì a poco si sarebbero separati. Vivono così, di pochi istanti brillanti che si stagliano nel buio di tutte le giornate sempre uguali. 
Calcaterra incontra lo sguardo taciturno di Sandro, che sa ma non dice. Sa benissimo che, così facendo, lo ha reso complice di un segreto troppo grande, perché se anche non volesse aiutarlo nelle sue indagini lo ha informato dei fatti. Lo ha messo nella condizione di non dire cosa sta succedendo, di non raccontare a nessuno che per l’ennesima volta Domenico sta collaborando con la mafia e nemmeno se ne accorge. Solo che il suo punto di arrivo è la giustizia e Sandro in fondo lo sa. Lo conosce, si conoscono. Per questo resta in silenzio, prima che dalla sua bocca e dal suo senso di verità esca la confessione che quella donna incappucciata è Rosy Abate. Nel suo stile inconfondibile. 
- Potrebbe essere chiunque… Ricontrollate i tabulati telefonici e verificate se Vallari ha ricevuto chiamate da una donna negli ultimi giorni. Rintracciate anche il suo numero di telefono e controllate l’ultima cella a cui ha attaccato. Voglio tutto sulla mia scrivania prima di questa sera. 
- Va bene dottore. Ma non mancherà alla cena, vero? 
- No, Sciuto, non mancherò alla cena, stai tranquillo. 
Domenico si allontana dai suoi colleghi, quindi passa accanto a Sandro e, sfiorandogli la spalla con la mano destra, gli sorride e lo ringrazia. Perché è un poliziotto anche lui e avrebbe potuto parlare, avrebbe potuto denunciare tutto ciò che Calcaterra sta nascondendo per arrivare ad una verità che non è poi tanto sicura. Ma Sandro è prima di tutto un amico e sa che Domenico non sbaglia mai. Per questo è dalla sua parte anche questa volta, seppure in silenzio. Quel silenzio che per Mimmo, adesso, è l’arma più efficace che ci sia. 

I poliziotti di Catania e Palermo sono tutti riuniti attorno alla tavola preparata per la cena di Natale, a casa di Vito. Bottiglie di vino continuano a scolarsi fra un calice e l’altro, mentre le portate di cibo non lasciano mai solo il buffet. Lara aiuta il suo collega che ha messo a disposizione il suo appartamento per festeggiare tutti insieme, lontani da computer, scrivanie e posti di lavoro. Oggi è Natale e tutto si ferma. Tutto deve fermarsi. 
Un grande albero verde pieno di luci illumina il soggiorno, dove di tanto in tanto qualcuno va a sgranchirsi le gambe o a fumare una sigaretta sul balcone. Domenico si avvicina alla finestra, con il suo bicchiere di vino in mano. 
- Te ne verso un po’? -, alle sue spalle Lara, con un sorriso pieno di vita e in mano una bottiglia di vino rosso quasi finito. E’ così bella, questa sera. Con addosso un tubino rosso e i capelli sciolti sulle spalle forti, come una cascata che sbatte sugli scogli. 
- No, basta, devo guidare!
- Ma dai, ancora un pochino! E’ Natale!
- Un goccetto, basta così. 
- Brindiamo. 
- A cosa? 
- Al nostro primo Natale insieme -, Lara sorride contenta, senza incontrare dall’altra parte la stessa identica gioia. Il suo uomo si limita ad un sorriso di compiacenza, di chi ha nel cuore un proiettile che vuole esplodere da un momento all’altro. Solo che oggi è Natale e si deve sforzare, deve farlo per chi in tutti questi mesi non lo ha mai abbandonato un attimo. Avvicina il suo bicchiere a quello della sua collega e lo urta delicatamente. 
- Al nostro primo Natale insieme. 
- Sai che quando si fa il brindisi ci si guarda negli occhi? 
- Non lo sapevo… Allora ripetiamolo, devo rimediare. 
I due poliziotti fanno incontrare i loro calici una seconda volta, questa volta però guardandosi negli occhi. Com’è bello, il dottor Calcaterra. Ha la luce negli occhi, ma non trova la presa di corrente. Lui è come un’eclissi di sole, di quelle che puoi guardare solo con un paio di occhiali adatti. Lui è così, solo che i suoi occhiali speciali non vuol darli mai a nessuno. Nemmeno a Lara, che vive di lui. Così la lascia sola a guardare il sole senza gli occhiali, senza preoccuparsi di proteggerla, perché una luce così forte può far male. E tutte le volte che Lara guarda Domenico, si fa male allo stesso modo. Le bruciano gli occhi, perché lei la vede quella luce, lo vede in lui tutto quel sole. Eppure non si sa proteggere o forse non vuole e continua a bruciarsi, nonostante tutto. 
- E’ stato un anno lungo, questo… 
- Anche troppo… 
- Abbiamo perso tante cose… Ma ne abbiamo trovate altre. Tipo noi due. 
- Vero -, Domenico sorride, non troppo convinto di quello che lei gli sta dicendo. 
- Sono davvero contenta che siate rimasti qui a lavorare con noi… Non ce l’avrei fatta ad abituarmi all’idea di salutarti, di perderti. 
- Invece sono qua. 
- Invece sei qua… -, lei gli accarezza il colletto della camicia, intrappolata in un cardigan di lana nero. Sembra quasi un uomo elegante, con i capelli disordinati e la barba che gli punteggia il viso. Lara si avvicina alle sue labbra sporche di vino e lo bacia, riesce a sentire la vita respirarle nel cuore. Si emoziona, si emoziona tutte le volte che si avvicina a lui, tutte le volte che sono insieme, corpo contro corpo. 
Ma Domenico non ce la fa, non sopporta. Si distanzia da lei, perché il suo odore è troppo forte e quello di Rosy invece è più buono, è delicato e gli ricorda Leonardino. Si distanzia da lei, che non capisce dove ha sbagliato ma resta in silenzio. Non vuole discutere, non vuole chiedere né capire, oggi no. Oggi vuole prendere quello che viene e se non viene nulla, imparerà ad arrendersi. Perché è evidente che Domenico ha la testa fuori da quella casa, lontana chissà quanto. Così gli sorride e si allontana verso il tavolo del buffet, confondendosi fra i suoi colleghi e sperando di perdere i ricordi e i sentimenti in quel caos di pensieri, persone, emozioni. 
Lui resta alla finestra, col suo calice di vino stretto fra le mani. E’ così buio là fuori e fa freddo. Rosy potrebbe essere ovunque. In pericolo o forse sola, la notte di Natale. Non si dovrebbe essere soli in un giorno come questo. Si dovrebbe essere stretti nell’abbraccio della persona che si ama, di chi rappresenta il proprio posto nel mondo. E lui oggi si sente imprigionato in un mondo che non è il suo, col cuore là fuori al gelo. Con gli occhi incollati sulla strada buia fuori dalla finestra, ripensa a quello che è stato. Ad un anno troppo lungo, che gli ha tolto quasi tutto. Ripensa ai sorrisi di un bambino che non c’è più e che oggi gli manca così forte da ucciderlo. Ripensa a Claudia, che è andata via anche lei portandosi in grembo una bambina che forse avrebbe avuto gli occhi verdi di suo padre. Ripensa a quanta gente ha visto spegnersi, la stessa gente che oggi vorrebbe in quella stanza con lui, alla cena di Natale. Pensa che in un giorno come questo vorrebbe solo stare con la gente che ama e che gli riscalda il cuore. E Domenico sa che di quelle persone non ha più nessuno, ha perso tutti. E l’unica persona che gli resta affianco e nel cuore è per strada a rischiare la vita e probabilmente per lui. L’unica persona fra le cui braccia vorrebbe addormentarsi sul divano e con addosso una coperta. L’unica persona con cui vorrebbe brindare oggi e sempre, guardandola negli occhi. Lui non ci rinuncia, non smette di sognare. Non smette di immaginarla e desiderarla una vita con lei, magari anche solo nei pensieri. Eppure è un’immagine che gli fa così bene al cuore, che tutto il resto potrebbe sparire. Non ha bisogno di nulla, finchè al mattino si sveglia e continua a trovare Rosy al suo fianco. 
Solo che la sua vita non va proprio così. Deve accontentarsi di trovarla chiusa nel bagno di uno studio importante o di scoprire il suo odore ed il suo nome incisi sul muro di una casa abbandonata. Deve accontentarsi di ricordare e rivivere tutto ciò che quest’anno lo ha tenuto in vita, nonostante tutto. Come i suoi baci caldi mentre Rosy si portava via suo figlio e gli diceva addio, gli occhi grandi spalancati su di lui mentre due pistole si incrociavano silenziose in un deposito sotto lo sguardo dei colleghi, o come quella volta in cui all’ospedale psichiatrico si erano scambiati i sorrisi, complici. E più la vede e ricorda, più sente che gli manca. E’ un’assenza tagliente, che gli si è incollata alla pelle, e di cui non riesce a liberarsi. Perché oggi è Natale e l’unica persona con cui vorrebbe trascorrerlo è fuori da qualche parte, troppo lontana da lui. E lui non ce la fa. Non ce la fa a sopportare sul viso un sorriso falso, non ce la fa a stringere fra le braccia una donna che non sia la sua, non ce la fa a guardare negli occhi qualcuno che non possa capire come si sente in questo momento, perché oggi è Natale e Domenico si sente un po’ più debole, un po’ più fragile. Sente che potrebbe crollare da un momento all’altro, vorrebbe scivolare sul pavimento e chiudere gli occhi, per non vedere più e non sentire più niente che non sia lei, che non le appartenga. Perché è incredibile, ma con tutte le persone che sono con lui in quella stanza, Domenico ha bisogno dell’unica che oggi manca. E mancherà sempre, mancherà ogni Natale e ad ogni suo compleanno, perché Rosy e Mimmo appartengono a due mondi diversi che non si possono incontrare. E lui questo lo sa. Lo sa bene. Solo che per questa notte vuole dimenticare ogni cosa e rimanere a guardare fuori dalla finestra, pensandola così forte da raggiungerla nel cuore e poterle dire guardandola negli occhi tutto quello che pensa. Come il fatto che quando gli viene in mente lei gli fa male la pelle, gli fa male il corpo intero. E gli bruciano gli occhi, perché si sforza di vederla avanti a sé per paura di dimenticarla e si fa male, sempre male. Come male fa l’amore che prova per lei. E vorrebbe dirle anche questo. Vorrebbe dirle che probabilmente si è innamorato e vorrebbe chiederle scusa se non è perfetto, ma non poteva immaginarlo. Doveva saperlo che non possiamo scegliere di chi innamorarci. Doveva saperlo che a lungo andare si sarebbe addormentato tutte le sere immaginando i suoi occhi grandi e i sorrisi beffardi, preoccupato di saperla al sicuro e lontana dai pericoli. Avrebbe voluto sapere tante cose, Domenico, magari evitarle o scansarle, magari addormentarsi prima di pensare a lei. Solo che non ce la fa, perché adesso ci è finito dentro fino al collo, una strada che gli ruba ogni volta un pezzetto di più. E questa notte gli ha rubato tutto, gli ha portato via ogni cosa, compresa la possibilità di essere felice anche per un solo istante in una stanza qualsiasi del mondo sotto una luce soffusa, abbracciato a lei. Così se ne sta davanti alla finestra, guardando fuori, mentre i suoi colleghi nella stanza accanto si scambiano gli auguri e l’amore. 
- Buon Natale Rosy… 
 
  
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