BRIANNE
“Il
verde ti sta d'incanto, ma anche il lilla
é sublime.”, commentò Bree osservando
l'ennesimo vestito provato da Margaret.
Audrey era appoggiata alla parete del
camerino, aveva le braccia incrociate al petto ed un'espressione
infastidita.
Era quasi un'ora che quella patetica scena si ripeteva sotto i suoi
occhi. Al
contrario, Charlotte si limitava a smorfie riluttanti e commenti non
troppo
entusiasti legati per la maggior parte alla superficialità
femminile nell'agghindarsi
solo per un semplice appuntamento.
“Potresti anche provare qualcosa che non dica
soltanto saltami addosso dove e quando preferisci?”,
bofonchiò all'indirizzo
dell'amica che ancora fissava la sua immagine riflessa dallo specchio.
“Ma Harry é talmente gentile che non lo
penserebbe comunque.”, replicò Margaret con un
sorriso soddisfatto disegnato
sulle labbra.
Audrey rimase colpita da quelle parole, tanto
da decidersi a prestare attenzione a quella serie di scontati
convenevoli che
procedeva ad oltranza da chissà quanto tempo ormai.
“Quel suo faccino é davvero
dolcissimo.”, si
lasciò sfuggire Bree, concordando con l'altra.
“Andiamo, parliamo dello stesso ragazzo che
segue alla lettera ogni parola di Liam?”, le
provocò Charlie, puntando il suo
sguardo indagatore su entrambe.
Audrey le osservava, immobile nella sua
posizione e con gli occhi e le orecchie vigili. Non sapeva
perché quel discorso
la incuriosisse tanto o perché fosse interessata a conoscere
quanti più
dettagli le fosse dato sapere.
“In effetti é decisamente meglio quando
é
solo.”, spiegò Margaret, tirando la tendina del
camerino per potersi cambiare.
Audrey sospirò, fantasticando su come Harry
potesse essere in momenti di maggiore intimità come quelli
che aveva vissuto
con Margaret. Lo aveva conosciuto come il ragazzo impacciato, un po'
insicuro e
per nulla orgoglioso e trovava difficile immaginarlo in contesti che
richiedessero iniziativa e sicurezza.
Il suono del cellulare di Bree costrinse le
ragazze ad interrompere quella breve conversazione appena intrapresa.
La rossa
estrasse frettolosamente il cellulare dalla borsa e accettò
la chiamata, non
nutrendo alcun dubbio sull'identità di chi la stesse
cercando.
“Ciao mamma.”, esordì uscendo dal
negozio alla
ricerca di un luogo più appartato.
“Sì può sapere dove diavolo sei
finita?”, la
voce stridula ed alterata della donna costrinse Bree ad allontanare il
telefono
dall'orecchio per qualche istante.
“Sono la centro commerciale con delle amiche.”,
la informò con tono calmo e pacato, rifugiandosi nel largo
ma corto corridoio
che dava accesso ai bagni.
“Ti ho detto mille volte che devi avvisarmi!”,
la sgridò sua madre.
Bree poteva distintamente vedere i suoi occhi
adirati, i capelli tirati indietro, i lineamenti tesi del volto della
donna e
l'indice che usualmente in occasioni del genere puntava contro di lei.
“Ma io te l'ho detto, mamma.”, si
giustificò
la ragazza con un sussurro, per evitare che la donna all'altro capo del
telefono si innervosisse ulteriormente.
“Non giocare con me, signorina. Sono
abbastanza giovane da ricordare ancora tutto alla
perfezione.”, controbatté
lei.
Bree era sicura di ciò che diceva, ricordava
perfettamente il breve dialogo che avevano avuto appena era rincasata
da
scuola, ma ricordava perfettamente anche il piccolo contenitore
giallastro che
la madre stringeva in una mano e nel quale erano conservate circa una
dozzina
di pillole.
“Torna immediatamente qui.”, ordinò alla
figlia con tono autoritario.
“No.”, fu la secca risposta di Bree.
“Mi hai sentita? Ti ho detto torna
immediatamente qui.”, ripeté lei.
“No.”, fu l'unica e decisa sillaba che
uscì
dalla bocca della rossa.
“Ragazzina, io sono tua madre e...”,
iniziò ad
urlare, indispettita dal comportamento insolente dimostrato dalla
figlia.
Bree non ci pensò due volte prima di riattaccarle
il telefono in faccia e spegnerlo un attimo dopo per non essere
nuovamente disturbata.
Voleva solo una vita normale, delle amiche con cui uscire e divertirsi
ed una
madre che non la costringesse a continui incontri con l'analista.
Bree percepiva il suo cuore battere forte nel
petto, tanto che te mette di perderne il controllo. Le tempie pulsavano
e la
testa pareva voler scoppiare da un momento all'altro. Sapeva che
sarebbero
stati sufficienti pochi altri secondi prima che fosse travolta da una
nuova
crisi, ma Bree non voleva, non in quel momento. C'erano le sue amiche
ad
aspettarla in quel negozio e c'era un pomeriggio fantastico che si
prospettava
proprio davanti a lei e non voleva assolutamente rinunciare a tutto
ciò. Con
foga cercò nella borsa la piccola scatoletta d'acciaio che
portava sempre con
sé per occasioni come quella. La osservò
minuziosamente rigirandola tra le
sottili dita. Stava esitando e ciò metteva ancora
più a rischio la sua
condizione. Così si decise e con un veloce gesto prese
un'unica piccola pillola
e la porto alle bocca, poi la ingoiò. Una sensazione di
calma inondò il suo
corpo, facendo distendere le sue labbra in un ampio sorriso stralunato.
I suoi
occhi erano vacui, tanto da conferire alla sua espressione un'aria
assente e
pressoché inquietante.
Quando
tornò nel negozio dove aveva lasciato le sue amiche, le
trovò in coda alla cassa.
Margaret teneva tra le mani uno dei vestiti che aveva provato poco
prima,
sorrideva raggiante. Charlie e Audrey erano accanto a lei, con delle
espressioni meno entusiaste della prima, ansiose di uscire da
lì.
“Allora,
alla fine hai scelto quello blu?”, iniziò
richiamando l'attenzione delle
ragazze.
Audrey
accennò ad un lieve sorriso in direzione
dell’amica, rassicurata dal suo
ritorno, mentre Margaret la guardava con aria soddisfatta
dell’acquisto che si
accingeva a fare. L’avrebbe indossato per la serata con Harry
e l’avrebbe
stupito con quell’abito che aderiva perfettamente al suo
corpo, conferendole un
aspetto più sexy e maturo. Ancora nutriva dei forti dubbi
sul suo eventuale ed
effettivo interesse per Harry. Margaret trovava quella situazione
particolarmente intricante e divertente, forse era per quel motivo che
aveva
prontamente accettato l’invito che Harry le aveva fatto per
mezzo di Liam.
Tuttavia, in un certo senso sapeva che tra lei e quel ragazzo non
sarebbe mai
potuto nascere nulla di serio e duraturo. Erano troppo diversi, troppo
distanti
per comprendersi con un solo sguardo. Aveva stabilito che la sera
stessa
dell’appuntamento avrebbe preso una decisione riguardo alla
sua relazione con
Harry, determinando in maniera chiara e precisa la loro situazione, al
momento
ancora troppo confusa ed ambigua.
Così,
quando finalmente la grande serata giunse, Margaret aveva
già un accurato piano
per valutare quanto e in che misura fosse coinvolta da Harry.
“Ciao.”,
salutò lui non appena Margaret salì
sull’auto che il padre di Harry gli aveva
prestato per la speciale occasione.
“Ciao.”,
ricambiò lei, posandogli un leggero bacio sulla guancia.
“Hai già pensato a
dove andare?”, chiese Margaret, mentre il ragazzo metteva in
moto.
“A
dir il vero pensavo al cinema, ma se non ti va possiamo sempre
cambiare.”,
affermò cercando di camuffare quel velo di imbarazzo che
ancora gli increspava
la voce.
In
realtà anche quello era stato un acuto suggerimento di Liam,
ottimale sia per
contrastare il disagio dovuto alla mancanza di interesse che per
favorire la
vicinanza nel caso contrario. Il film avrebbe riempito eventuali
silenzi
imbarazzanti, mentre il buio avrebbe favorito contatti ravvicinati.
“Perfetto.”,
commentò Margaret, annotando già mentalmente
quanto quella scelta fosse per lei
sbagliata.
Insomma,
nessuna ragazza avrebbe mai desiderato un luogo scuro ed affollato, in
cui
sarebbe stato difficile conversare proprio per il primo appuntamento.
Margaret
ricevette un’ulteriore conferma quando insieme scelsero il
film. Nessun horror
o storia d’amore drammatica, ma una commedia esilarante e
davvero poco
romantica. Sorrise quando Harry la prese sotto braccio per condurla
all’interno
della sala. Il riccio per tutta la durata del film non fece altro che
ridere e
commentare le battute squallide dei personaggi che si stagliavano dal
grande
schermo, coinvolgendo anche Margaret nel vortice della sua allegria. La
ragazza
sorrise nel vederlo finalmente se stesso. Quella volta, ne era certa,
non c’era
margine della presenza di Liam nel comportamento di Harry. Lui gli
avrebbe
detto di circondarle le spalle con un braccio, di sussurrarle qualcosa
di
carino all’orecchio, di prendere i popcorn per entrambi e si
far casualmente
sfiorare le loro ginocchia. Invece Harry era lì, con il suo
sorriso e le due
fossette scavate sulle guance che faceva saettare lo sguardo dallo
schermo al
viso di Margaret, non curandosi di come potesse apparire ai suoi occhi.
Era
bello, con quei ricci sfatti, quella camicia e quei jeans stretti a cui
non era
abituato. I suoi occhi verdi splendevano nel buio della sala e Margaret
fu
completamente travolta dalla inondante luce che emettevano. Trovava
piacevole
trascorrere del tempo con lui, a commentare tanto scioccamente le scene
di
quell’assurdo film che si susseguivano una dopo
l’altra, tanto che accettò di
buon grado la proposta di Harry di fare una passeggiata
all’uscita dal cinema.
“Mi
sono divertita.”, gli disse, avvolgendosi meglio nel cappotto
nero che
indossava quella sera.
Harry
sorrise a quelle parole, cercando di camuffare la tensione che cresceva
dentro
di lui.
Sapeva
quale doveva essere il suo obiettivo al termine della serata, ma
all’improvviso
si trovò a rimuginare su quanto realmente volesse quel bacio.
“Anche io, davvero.”, replicò Harry
rallentando per accostare poco distante dalla staccionata che
delimitava il
prato di un parco.
“Che c’è?”, domandò
Margaret, fermandosi
accanto a lui.
Corrugò la fronte, mentre con gli occhi
studiava l’espressione tormentata di Harry, che con il capo
chino continuava a
picchiettare a terra con il piede destro.
“Io…”, iniziò, ma non
riuscì a terminare
quella frase.
Doveva baciarla, doveva solo baciarla e
Margaret molto probabilmente sarebbe diventata la sua ragazza. Eppure
qualcosa
lo induceva ad esitare, a temporeggiare. Harry si chiese se senza
l’intervento
di Liam, lui avesse provato comunque dell’interesse nei
confronti di quella
ragazza tanto carina e simpatica. La risposta era sicuramente
affermativa,
Margaret era davvero splendida, forse persino troppo per Harry, ma non
riusciva
a farle mancare il fiato. Il riccio si sentiva terribilmente infantile
e
schifosamente romantico nel soffermarsi su quelle piccolezze. Liam gli
avrebbe
detto che l’amore non era necessario a
quell’età, che sarebbe venuto con il
tempo e che avrebbe dovuto approfittare di un’occasione
irripetibile come
quella, ma Harry non era Liam. Harry aveva baciato Margaret, aveva
fatto sesso
con lei e gli era piaciuto da morire, ma non aveva percepito le
farfalle allo
stomaco.
“Dillo Harry, dì qualsiasi cosa.”, lo
incoraggiò Margaret, sfiorando con la mano il braccio teso
del ragazzo.
“Mi dispiace.”, si scusò lui, facendo
scivolare i suoi occhi verdi in quelli di Margaret.
Lei non era arrabbiata o delusa, al contrario
gli sorrideva rassicurante e comprensiva, tanto che proprio da quel
viso Harry
riuscì a trovare la forza di cui necessitava per continuare
quel discorso.
“Mi dispiace perché tu sei la ragazza
più
incredibile con la quale io sia mai uscito, a dir il vero sei anche
l’unica e
questo ti rende ancora più incredibile.”, riprese
estraendo le mani dalle
tasche per muoverle freneticamente a mezz’aria.
Margaret lo guardava gesticolare, con il viso
contratto in un’espressione concentrata e la voce ancora
insicura, e non
riusciva a vedere in lui nessuno di quei difetti che Harry stesso
pensava di
nascondere grazie ai consigli di Liam.
“Mi dispiace perché sei solare, allegra,
vivace, ridi persino alle mie battute senza senso e non mi giudichi per
quanto
male mi vesta o per quanto i miei capelli siano
disordinati.”, continuò
passando istintivamente una mano tra i ricci per dargli una veloce
sistemata.
“Mi dispiace perché sei davvero fantastica,
sul serio, e perché potrei tranquillamente uscire ancora con
te, ma purtroppo
io....”, s’interruppe d’un tratto.
Aveva la bocca socchiusa e gli occhi sgranati
puntati in quelli della ragazza.
“Purtroppo non è scattato, non è
scattato quel
qualcosa, non so perché, ma ti giuro che se esistesse un
metodo per farlo, lo
farei all’istante.”, terminò, mentre la
sua voce si spegneva in un sussurro.
“Lo so, Harry. Lo so.”, confessò
Margaret in
un sussurro. “Se fosse possibile, anche io farei di tutto per
riuscire ad amare
una persona come te.”, ammise con un triste sorriso appena
accennato sulle
labbra sottili ancora coperte di rossetto.
“Sceglierei sempre e comunque te, se potessi
scegliere di chi innamorarmi.”, ricambiò Harry,
avvicinandosi a Margaret fino
ad avvolgerla tra le sue braccia.
“Ma non si può scegliere,
sfortunatamente.”,
mormorò lei contro il petto di Harry, stringendo le braccia
intorno al busto
del ragazzo.
“Mi dispiace.”, ripeté Harry, sfiorando
con la
guancia i capelli biondi di Margaret.
“Anche a me.”, concluse lei, perdendosi nel
calore di quell’abbraccio che lasciò ad entrambi
l’amaro in bocca.
Quando la mattina successiva Harry raggiunse
il Kensington &
Chelsea College, trovò
ad attenderlo all’ingresso Liam che gli sorrideva con sguardo
complice.
“Buongiorno
bello!”, esordì Liam, dando
una leggera pacca sulla spalla di Harry.
Il riccio si
costrinse a forzare le
labbra in un sorriso, sperando di riuscire a sorvolare
l’interrogatorio che di
certo l’amico aveva preparato per lui.
“Dov’è
la tua ragazza, grande uomo?”,
chiese cercando Margaret con lo sguardo, senza tuttavia trovarla.
Harry
deglutì, preparandosi ad
affrontare quella situazione. Si chiedeva ancora come fosse riuscito a
ficcarsi
in una situazione del genere. Sarebbe semplicemente bastato dire che
lui non
era interessato a Margaret e che avrebbe provveduto autonomamente alla
sua fallimentare
vita sentimentale. Tuttavia, quando si trattava di Liam, Harry non era
mai
abbastanza bravo nel far emergere la sua opinione. Lo aveva visto e
continuava
a vederlo come un punto di riferimento per lui troppo importante per
poter
essere ignorato, ma che spesso finiva per oscurarlo completamente.
“Non
stiamo insieme.”, disse tutto d’un
fiato.
Non voleva
deludere il suo amico, ma non
voleva neppure mentirgli. Harry era sincero in fin dei conti, forse
persino
troppo per essere circondato da persone che, invece, non facevano altro
che
mentire anche a se stessi.
“Come?”,
gli chiese Liam sgranando gli
occhi per la sorpresa. “Ti ha detto forse di no? Ora vado a
parlare.”, riprese
con foga, avviandosi già verso il corridoio delle aule del
primo piano.
Harry lo
raggiunse in poche falcate e lo
bloccò afferrando il braccio di Liam.
“No,
non mi ha detto di no.”, spiegò
allora, per evitare chissà quale prossima mossa del castano.
Liam
corrucciò la fronte, come se quelle
parole gli risultassero particolarmente difficili da comprendere.
“Non
gliel’ho chiesto, Liam.”, ammise
infine.
Il castano
sgranò gli occhi, sorpreso da
quella piccola confessione. Non aveva agito per cattiveria o con
secondi fini
quando aveva pianificato quella che doveva essere la prima grande
storia
d’amore di Harry, ma aveva completamente ignorato il suo
parere a riguardo.
Aveva pensato che lui avrebbe fatto i salti di gioia e che avrebbe
goduto di
questa sua prima esperienza senza troppe complicazioni.
“Io
e Margaret vogliamo solo essere
amici.”, spiegò scrollando le spalle, sperando in
una reazione positiva del suo
amico.
Era la prima
volta che Harry non si
lasciava abbindolare da una delle magnifiche soluzioni proposte da
Liam, era la
prima volta che rifiutava il suo intervento nella sua vita privata e
non aveva
la benché minima idea di come lui potesse prendere quella
sua opposizione.
“Capito.”,
bofonchiò riluttante.
Non era
ferito, era soltanto sorpreso.
Ma ad Harry quel suo tentennare parve molto più grave di
quanto in realtà
fosse.
“Ne
parliamo meglio dopo, va bene? Ora
devo scappare in classe.”, si liquidò
frettolosamente Liam.
Aveva bisogno
di riflettere, di
comprendere cosa non avesse funzionato nel suo schema. Aveva calcolato
ogni
margine di errore, ma non quello. Non era infastidito dal comportamento
di
Harry, non ne avrebbe avuto alcun motivo per esserlo. Liam doveva
comprendere
quali fattori non aveva preso in considerazione, cosa fosse sfuggito al
suo
occhio vigile. Si allontanò, continuando ad interrogarsi sui
mille dubbi che
affollavano la sua astuta mente, e solo quando varcò la
soglia della classe la
persona che avrebbe potuto aiutarlo gli si parò
letteralmente davanti.
“Ciao
Niall.”, salutò prendendo posto
accanto al ragazzo.
“Ciao.”,
rispose l’altro, palesemente
spiazzato dalla presenza del castano proprio al suo fianco.
“Devo
chiederti un favore.”, sentenziò
Liam, sistemandosi meglio nel banco.
Il biondo
storse il labbro, ancor più
sorpreso da quella richiesta. Dopo quello che era successo tra lui e
Millie, di
cui ovviamente Liam non era a conoscenza, conversare amabilmente con
lui era
davvero una delle cose che Niall si augurava di non dover mai fare.
Aiutarlo,
inoltre, non era affatto tra le sue priorità, ma rifiutare a
prescindere
avrebbe infastidito Liam, magari a tal punto da continuare ad
importunarlo
anche solo con la sua presenza fisica, fino a farlo cedere ed ottenere
comunque
ciò che desiderava. Liam otteneva sempre ciò che
voleva ed era disposto anche
ad aspettare il tempo necessario per la realizzazione dei suoi piani,
mentre
Niall voleva soltanto assicurarsi che il castano mantenesse le distanze
da lui.
Prima o poi, ne era certo, avrebbe finito per urlargli in faccia quanto
la sua
ragazza fosse brava a letto e a quel punto sicuramente ne sarebbe
venuta fuori
una discreta rissa. Se continuava a trattenersi, evitando di sbattere
in faccia
a Liam la cruda e nuda verità, era solo per Millie e per il
bene che dopotutto
ancora nutriva per lei.
“Dimmi.”,
borbottò mentre la lezione
iniziava.
“Cosa
si prova ad essere innamorati?”,
chiese Liam di getto, lasciando sconcertato il biondo al suo fianco.
“Insomma,
so che sei innamorato di Millie, voglio solo capire cosa
c’è di diverso dal
semplice farsi piacere una persona.”, spiegò con
una calma che rese Niall
ancora più nervoso.
“Ero.”,
lo corresse stringendo forte la
mano sinistra in un pungo. “Ero innamorato di
lei.”, specificò evitando
accuratamente di pronunciare quel nome.
Liam
scrollò il capo, come se quei
dettagli non avessero alcun peso per lui. Il suo obiettivo, ora, era
capire
come una persona potesse innamorarsi di un’altra, come
potesse amarla
profondamente.
“È
un qualcosa di totalizzante,
travolgente.”, provò a dire Niall, trovando
estrema difficoltà nel rispondere a
quel quesito.
“Cioè?”,
lo incalzò Liam, per nulla
soddisfatto di quelle poche parole.
“Cioè
lo percepisci, lo senti. Sai che
non potresti fare a meno di lei e che faresti di tutto solo per vederla
sorridere.”, aggiunse con lo sguardo vacuo, ricordando quando
quel vuoto che
ora regnava nella sua mente veniva riempito dal viso di Millie.
“Sembra
brutto.”, commentò Liam,
soffermandosi a riflettere sulle informazioni che Niall gli aveva
appena
fornito.
“Invece
è la cosa più bella del mondo.”,
controbatté l’altro in un sussurro.
Louis e Zayn
erano seduti in uno dei
banchi in ultima fila. Accovacciati sulla superficie di legno cercavano
di non
farsi notare mentre ignoravano bellamente la lezione che la
professoressa stava
tenendo in classe. Avrebbero volentieri fatto a meno di uno dei tanti
corsi che
erano costretti a frequentare, ma purtroppo erano consapevoli della
necessità
di terminare quell’ultimo anno di college.
“Zayn,
il cellulare continua a vibrarti
nell’astuccio.”, lo informò per
l’ennesima volta Louis, lanciando un fugace
sguardo al telefonino il cui schermo era illuminato.
“Prima
o poi smetterà.”, sentenziò
l’altro, poggiando meglio la testa sul braccio che teneva
piegato sul banco.
“Dovresti
rispondere.”, borbottò Louis,
in palese disaccordo con il comportamento dell’amico.
Zayn socchiuse
gli occhi, cercando di
ignorare la vocina odiosa di quello che riteneva essere un suo amico.
“Saranno
circa le cinque da lui, magari
è successo qualcosa.”, continuò il
ragazzo dagli occhi azzurri, nel tentativo
di convincere Zayn a seguire il suo consiglio.
“Che
se li risolvesse da solo i suoi
nuovi problemi, io ho già quelli vecchi a cui dover
pensare.”, sbottò irritato.
Era Jamal a
chiamarlo. Ormai lo faceva
sempre più spesso e ai più svariati orari, come
se davvero volesse contattare
il suo piccolo ed adorato fratello di cui non aveva notizie da troppo
tempo.
Ma Zayn non
avrebbe mai più voluto
sentire la sua voce, né le sue false scuse.
Salve a tutti!:D Come procedono le adorate vacanze? Come vanno i festeggiamenti?
Io sto mangiando talmente tanto che credo che per la befana diventerò una palla completa!xD
Comunque, nel capitolo si parte con Bree! D iciamo che le parti fondamentali sono proprio quella su di lei, all'inizio, e quella su Harry...
Anche se Liam non è del tutto da sottovalutare, ma non aspettavevi grandi cose da lui.
Liam rimane un tipo piuttosto razionale, ma crescerà anche lui, anche se non so ancora in che misura.:D
Okay, per ora ci fermiamo con Zayn che proprio non vuole saperne di rispondere al cellulare,
Audrey che presta attenzione alla discussione e Margaret ed Harry che decidono di rimanere amici.
Bene, vi chiedo, se vi va, di lasciare qualche commento... Insomma, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
Anche se si tratta di critiche, almeno saprò come potermi migliorare!
Okay, ringrazio chi legge, segue, ricorda, preferisce!*.*
Alla prossima!:*
Astrea_