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Autore: peaceandloveSB    27/12/2013    1 recensioni
Louis voleva stare solo, Harry avrebbe voluto essere solo insieme a qualcun altro.
Louis era grigio, nero, blu notte. Harry era rosso, bianco, arancione, giallo.
Louis aspettava in silenzio che qualcuno venisse a salvarlo, sicuro che avrebbe respinto anche quella persona, Harry cercava chi salvare, convinto che non avrebbe mai mollato quella persona.
[Larry Stylinson]
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 2


“te lo assicuro Zayn, lo rivedrò. Lo DEVO rivedere” affermò Harry passando il panno sul bancone della panetteria dove lavorava per pulire una macchia inesistente. Il moro, dall’altra parte del banco, lo ascoltava senza esprimersi in alcun modo. Si limitava a specchiarsi nella vetrinetta per aggiustarsi il ciuffo. “Zayn… mi stai almeno ascoltando?” chiese il riccio fermando un attimo il movimento frenetico delle mani “si Harry che ti sti ascoltando, il punto è che mi chiedo come, dove e quando potrai mai rivederlo dato che di questo tizio sai si e no il nome!” sbottò Zayn, alzando le mani in aria e spalancando gli occhi color cioccolato “cazzo Harry, è un ragazzo come un altro ok? Smettila di sperare nella classica storia d’amore da film” il riccio sospirò soppesando le parole del moro. Non aveva torto, tutt’altro, ma c’era qualcosa in Harry, nella sua testa, nel suo cuore, che gli diceva di non mollare. Era una sensazione, la sensazione che quel ragazzo basso, con il sedere perfetto, gli occhi color del cielo e i capelli disastrati sarebbe stato importante.
Harry non aveva paura dei sentimenti, non aveva paura di amare e nemmeno di ammetterlo. Però forse, s’innamorava un po’ troppo spesso.
 
Era passata una settimana dal loro incontro al bar, ed Harry non aveva smesso un attimo di pensare a quegli occhi azzurri.
 
Era passata una settimana dal loro incontro al bar, e Louis non aveva smesso di maledirsi un attimo per aver pensato ininterrottamente alle sfumature di verde negli occhi di Harry
 
Harry era felice e spensierato, forse anche un po’ impaziente di riuscire rivederlo, era sicuro che sarebbe successo.
 
Louis era spaventato, forse addirittura terrorizzato all’idea di incontrarlo di nuovo, e sperava con tutto sé stesso che non capitasse ancora.
 
Ma poi successe, senza che nessuno dei due se lo aspettasse, senza che nessuno dei due lo programmasse. Coincidenza, come la prima volta che s’incontrarono.
“ma porca troia, puoi guardare dove vai ed evitare di rovesciare caffè addosso alla gente?” urlò fuori di sé Louis. Una sottospecie di gigante gli era appena finito addosso rovesciandogli due tazze di caffè bollente fresco di Sturbucks sulla sua maglietta preferita. E Louis in quell’ultimo periodo era fin troppo irascibile per non sbottare come era appena successo. Era come se ci fosse una molla nel suo cervello, che scattava appena succedeva qualcosa di strano facendogli venire i nervi a fior di pelle, formicolare le mani e martellare il cuore nel petto. Alla fine gli dava fastidio rispondere male o inveire contro chi non aveva colpe, ma non riusciva quasi a controllare la sua frustrazione, che inevitabilmente si tramutava in rabbia e quindi voce alta e insulti. Ma invece, questa volta, al posto di ricevere qualche commento irritato a mezza voce, una spallata o un’occhiata intimorita sentì una voce roca abbastanza familiare “scusa, hai ragione… ma potresti calmarti Lou, comunque ciao!” Louis non riuscì a trattenersi dallo spalancare la bocca e gli occhi, Harry era lì in piedi davanti a lui, un sorriso tutto fossette stampato in faccia, un giaccone consumato ed un cappello nero a coprirlo dal freddo autunnale di Londra “c-ciao” si schiaffeggiò mentalmente per aver balbettato, di nuovo “scusa davvero per la maglia Lou, dai vieni da me. Abito vicino, così ti cambi” era lecito svenire? Louis era diviso a metà, da una parte voleva andare con tutto sé stesso, capire qualcosa di più del riccio attraverso la sua casa, parlarci, perdersi nei suoi occhi ancora qualche minuto. Dall’altra voleva scappare a gambe levate, il più lontano possibile e non rivederlo mai più. Il risultato fu un Louis immobile, con gli occhi sbarrati. “Allora vieni o no?” chiese Harry impaziente, a quel punto Louis mise da parte tutto, d’altronde per andare avanti doveva distrarsi no? Quindi annuì, facendo nascere un sorriso sul viso del riccio.
 
“E questo è il mio piccolo regno, fa come se fossi a casa tua, ora ti cerco una maglia…” disse Harry mentre faceva strada a Louis in un appartamento di un palazzo piuttosto piccolo, 3 piani al massimo. La casa era calda,accogliente ed estremamente… colorata. Molto hippie in un certo senso.
L’ingresso portava direttamente nel salone le cui mura erano ognuna di un colore diverso: rosso, giallo, verde, e poi una bianca su cui c’erano strati e strati di disegni, tutti estremamente stilizzati, non sempre colorati, mille sfumature, mille linee ondeggianti che però si armonizzavano alla perfezione tra loro. Nel muro giallo si trovava una finestra molto grande che faceva passare moltissima luce, per quanta ce ne possa essere a Londra in novembre inoltrato. Al centro della stanza circa c’era un divano, molto grande e sfatto. Anche questo era colorato, anzi il lenzuolo che lo copriva era colorato. Sporco di vernice più che altro. Un gatto bianco e nero era acciambellato sul bracciolo, l’unica cosa che tradiva l’apparente sonno dell’animale era un occhio verde spalancato puntato proprio su Louis. Quest’ultimo spostò lo sguardo altrove in quanto il gatto sembrava avere il potere di metterlo in soggezione almeno quanto il padrone stesso. Da un angolo partiva poi un corridoio, sulle cui pareti gli sembrò di scorgere tantissime foto, ma non fece in tempo a fare un passo per andare ad osservarle perché spuntò Harry proprio da quel corridoio con dei vestiti in mano “uhm… ti ho preso.. una maglia, una felpa e dei pantaloni… ecco… ho pensato che magari volessi metterti comodo, magari il caffè è finito anche sui pantaloni?” disse, per poi mordicchiarsi –adorabile- il labbro “grazie, davvero… dove…dove posso..?” chiese incerto Louis, davvero probabilmente nemmeno il gatto avrebbe saputo dire chi era quello più imbarazzato “si certo, puoi andare a cambiarti in camera mia. La porta a destra, in fondo al corridoio”
Mentre si cambiava in camera di Harry, si rese conto che il riccio imbarazzato gli sembrava ancora più adorabile, i capelli ricci che tormentava in continuazione nel vano tentativo di tenerli in ordine, gli occhi spalancati e le labbra screpolate rossissime, si schiaffeggiava mentalmente per quel genere di pensieri… la camera di Harry si intonava perfettamente al resto della casa, le pareti erano tutte gialle, una grossa finestra permetteva alla luce di entrare in camera passando attraverso tende bianche. Il letto si trovava al centro della stanza, attaccato alla parete; sopra la testata del letto era appeso un quadro. Sentì il cuore perdere un battito osservandolo meglio, la tela era interamente blu notte, fatta eccezione per due ali bianche, leggere come nuvole, appena stilizzate che si aprivano partendo dal centro ed arrivando fino ai bordi della tela. Al centro delle ali vi era un cuore, nero, semplice, disegnato quasi distrattamente, come fosse uno scarabocchio al margine di un foglio d’appunti. Louis si chiedeva se tutti quei disegni fossero suoi, si chiedeva che significato avesse per Harry quel cuore alato.
Dopo aver infilato anche la felpa, Louis si accorse della presenza di uno specchio sull’armadio. Si rese conto di essere al limite del ridicolo vestito in quel modo, i pantaloni li aveva dovuti arrotolare più volte, lo stesso le maniche della felpa. Sembrava un bambino che gioca a fare il grande con i vestiti del papà. Si squadrò per bene il viso, non si piaceva, non si era mai piaciuto. Mento spigoloso, tratti quasi femminili, occhi troppo azzurri e capelli troppo lisci. Anche per questo non poteva piacergli Harry, il riccio era bello, terribilmente, dannatamente, incredibilmente bello. Lui invece era… era quel che era.
A distoglierlo dai suoi pensieri di autocritica fu proprio la voce roca di Harry “Louis hai fatto? Ti va un the?” sorrise per la richiesta del riccio, offrire vestiti e the ad un semi-sconosciuto “si grazie, senza zucchero” disse uscendo dalla stanza di Harry e avviandosi in cucina.
 
Seduti al tavolo della cucina, biscotti a volontà sparsi disordinatamente sul piano perché “cavolo Louis, se non mangi i biscotti con il the mi offendo”, tazza di the abbondante e qualche minuto di silenzio forse un po’ imbarazzato, qualche sguardo seguito subito da un lieve rossore sulle guance, il primo a rompere il ghiaccio fu Harry “uhm… beh quindi tu… insegni? Da quanto?” chiese incerto Harry “ beh… si, da poco in realtà, questo è il primo anno da insegnante, ho 24 anni.” rispose Louis, senza essersi accorto di non aver chiesto nulla ad Harry, ma il fatto era che no, cazzo, Louis sei il più grande coglione che il mondo abbia mai visto avrebbe voluto conoscere qualcosa della vita di Harry, ma semplicemente non sapeva parlare con le persone. Non gli piaceva parlare, troppo difficile, troppo calcolato. Preferiva scrivere, da sempre, scrivendo si sentiva libero, poteva scrivere ciò che sentiva, immaginava, sognava senza il timore che qualcuno potesse giudicare “e… e cosa fai nel tempo libero?” chiese Harry, mordicchiandosi un po’ il labbro “Leggo. Esco ogni tanto. A volte… “ era indeciso, la scrittura era sempre stata una cosa solo sua e sua soltanto, anche quando non ci era più riuscito a scrivere, condividerla con qualcuno sarebbe stato come rompere un incantesimo, dissolvere una bolla di sapone, svegliarsi da un sogno. Soltanto Niall sapeva questa cosa, ma non aveva mai letto nulla ne tanto meno chiesto qualcosa, sapendo quanto Louis ci tenesse, farlo parlare o peggio leggere sarebbe stato come entrargli dentro, e Louis odiava essere messo a nudo, sentirsi vulnerabile, odiava abbassare le difese. Per questo si era sentito così male quella volta al bar, quando disse ad Harry che gli piaceva scrivere le storie. Per non crearsi altri problemi disse poi “…a volte gioco a calcio” in effetti non era del tutto una balla, gli piaceva il calcio e giocava discretamente, ma solo quando Niall lo trascinava a giocare con quei suoi amici ubriaconi che lo consideravano come una principessina –forse un po’ lo era, ma solo un po’- e no, non sarebbe mai stato a suo agio con quelli. Rendendosi conto di aver di nuovo lasciato cadere la conversazione miseramente aggiunse quasi subito “e tu studi?” si complimentò mentalmente con sé stesso perché bravo Louis, fai progressi, riesci anche a mandare avanti una conversazione adesso “al momento no, ho finito le scuole superiori a giugno” Louis rimase un po’ sorpreso perché, andiamo, tra i due il più piccolo di sicuro non sembrava Harry “quindi hai.. 18 anni?”
“precisamente” rispose il riccio, con un sorriso smagliante oh cazzo, è un ragazzino venne automatico pensare a Louis beh, ma tanto mica ti interessa? No, infatti… si rispose da solo. Giusto, non gli interessava.
 
 
Le due ore successive passarono piacevolmente, contro ogni aspettativa di Louis, la conversazione con Harry era stata semplice e naturale, anche se era stato in imbarazzo per i nove decimi del tempo seppur avessero parlato solo del loro the preferito, dei biscotti buonissimi della mamma di Harry e di quanto fosse scadente il supermercato lì vicino, il the ormai era finito, il liscio si era riscaldato, e  i vestiti ormai saranno stati asciutti quindi “Devo proprio andare, grazie Harry, per l’ospitalità, i vestiti e le chiacchiere” sorrise sincero, Louis “non devi ringraziare, era il minimo visto che sono stato io a rovesciarti il caffè addosso “ rispose quindi il liscio, passandosi la mano tra i capelli, come fosse un gesto abituale  “ehm.. v-va bene, ciao, grazie ancora. Mi rimetto i miei vestiti e vado” oh ma andiamo? Balbetti di nuovo? Si schiaffeggiò mentalmente, riusciva a sembrare un bambino di 5 anni nei momenti meno opportuni hai 24 anni idiota! “no! Aspetta!” Harry si alzò  repentinamente dalla sedia e lo afferrò  per il braccio bloccandolo con la sua presa ferrea, puntò il suo sguardo verde negli occhi azzurri di Louis, sembrò quasi vacillare un attimo davanti alla faccia stupita di Louis, e allentò la presa sul polso di quest’ultimo “c-cioè… non cambiarti” Louis da stupito divenne perplesso “e perché scusa? Questi vestiti sono i tuoi” Harry sorrise, tornando sfacciato “ma se li tieni dovrai per forza ridarmeli, quindi dovrò rivederti.”

 
 SBAM!
Bene ciao a tutti genteeeee!!
Non sono riuscita a mantenere del tutto la promessa, dato che il capitolo a) fa pena b) è corto.
Pietà, ma è la mia prima long, ricordatelo e siate clementi :)
Bene cosa posso dirvi? La storia di per sé non è ancora cominciata, Louis, che è il personaggio “più enigmatico” non è ancora venuto fuori del tutto, mentre Harry è quello dolcioso è già qui tutto per voi (noi)
Cosa succede nel capitolo? Beh abbiamo un incontro col botto, non ho resistito al caffè Sturbucks scusate, e il caro Harry ne approfitta e si porta Lou a casa. Per ora Lou sembra carino e coccoloso, forse un po’ indeciso ma NON CASCATECI NON È COSì!!
E poi? ah già, compare Zayn eheh vi farà divertire, chissà chi si sceglierà *fischietta*
Ok, penso di aver detto tutto il poco che c’era da dire, dovrei tornare con un nuovo e più emozionante (lo giuro, l’ho già scritto, è lungo e bello) capitolo intorno al 3 o 4 gennaio
per qualsiasi dubbio o insullto :)
twitter: @prfct_larry
 
Baci a tutte, pace amore e Larry
~sole
  
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