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Autore: peaceandloveSB    23/12/2013    3 recensioni
Louis voleva stare solo, Harry avrebbe voluto essere solo insieme a qualcun altro.
Louis era grigio, nero, blu notte. Harry era rosso, bianco, arancione, giallo.
Louis aspettava in silenzio che qualcuno venisse a salvarlo, sicuro che avrebbe respinto anche quella persona, Harry cercava chi salvare, convinto che non avrebbe mai mollato quella persona.
[Larry Stylinson]
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un foglio bianco, vuoto. Da riempire, di parole, emozioni e sentimenti, come tutti  si aspettano.
Un foglio bianco, paura. La paura di scrivere parole sbagliate. Paura di non esserne all’altezza.
Un foglio bianco, tante idee da esprimere, pensieri da togliere dalla mente, pesi di cui liberarsi. Tante cose, ma nulla. Non esce nulla. Il lieve tremolio alla mano leggermente sollevata dalla carta, paura. Vuoto. La terribile sensazione di aver tanto da dire ma non riuscire ad aprire nemmeno la bocca, di non riuscire nemmeno a formulare una frase di senso compiuto. La sensazione di aver così tanti pensieri per la mente che la testa potrebbe scoppiarti da un momento all’altro, tante immagini, frasi o parole che vorticano senza sosta, talmente veloci da non riuscire a metterne a fuoco nemmeno uno, nemmeno il più semplice.
Louis per l’ennesima volta in quei mesi appoggia la penna sulla scrivania, vicino al foglio intonso e al vecchio computer ormai in standby; si alza dalla sedia girevole che minaccia di farlo cadere a terra se non si decide a sistemare quella vite, e si dirige in cucina, dove alzandosi sulle punte dei piedi a causa della sua bassa statura, cerca di arrivare al barattolo di marmellata che ‘’coglione di un Niall’’ ha messo nel ripiano più alto della credenza.
Niall è il suo migliore amico, si conoscono dai tempi delle medie, forse dopo, forse prima. Non ricorda una vita senza Niall con il suo sorriso, le sue risate e la sua mania di mangiare qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano. Louis era il classico ragazzo con la testa tra le nuvole, che passava l'ora di pranzo in cortile seduto da solo a leggere un libro. Magari di poesie. Non gli era mai interessato più di tanto fare amicizia, viveva bene da solo con i suoi libri. Louis era un tipo semplice, guardava il mondo con gli occhi di un bambino e nella sua mente creava descrizioni di ogni cosa che vedeva, che fossero persone, animali o oggetti.
Niall invece era un normalissimo ragazzo, curioso come un bambino di 4 anni,  che un giorno, vedendo Louis li da solo a leggere gli si avvicinò, non perché gli facesse pena dato che era solo, semplicemente voleva sapere che libro stesse leggendo, visto che dalla smorfia concentrata del viso di Louis doveva essere piuttosto interessante. E dopo essersi fatto mandare a quel paese dal ragazzo con gli occhi azzurri perché aveva interrotto la sua lettura, ci si sedette accanto per parlarci.
Da quel giorno non si sono mai più separati, nemmeno quando Louis rivelò a Niall di essere gay e del tutto cotto di Stan, compagno del corso di matematica e migliore amico. Anzi, il biondo rise dicendo "e quindi?"
E tutt'ora che hanno più di 20 anni sono sempre insieme, conoscono tutto l'uno dell'altro. Passano molte serate a casa di Louis, che ha smesso di uscire la sera; da quando non riesce più a scrivere non riesce nemmeno più a divertirsi, o almeno non nei locali a bere e fumare come se non ci fosse un domani. Dopo aver rinunciato alla marmellata ed aver optato per un semplice toast, Louis si infila la giacca di jeans, afferra telefono e chiavi ed esce di casa per andare al parco, forse non gli piacerà più passare la nottata in discoteca, ma il pomeriggio del suo giorno libero al parco, solo con i suoi pensieri (se solo riuscisse a decifrarli..),  è una delle cose che ama di più.

Seduto sull’erba fresca, con le gambe raccolte tra le braccia e la testa appoggiata sulle ginocchia, Louis pensa. No, non pensa, osserva. Osserva i cigni e le anatre nel laghetto a pochi metri da lui, osserva le giovani coppie innamorate che passeggiano mano nella mano e parlano, scambiandosi sguardi complici, forse del loro futuro, osserva i nonni che accompagnano i nipoti alle altalene, che poi si siedono su una panchina e guardano i bambini con sguardi carichi di amore e nostalgia. Louis osserva, ha sempre amato registrare nella sua mente immagini, pezzi di vita quotidiana e poi, prendere una penna e scrivere di tutto ciò che osservava. Fin da bambino Louis scrive, di ogni cosa o persona, in ogni luogo ed in ogni momento. Ma poi da quel giorno non ci è più riuscito. Perdita d’ispirazione, blocco dello scrittore, incidente, chiamatelo come vi pare, fatto sta che Louis ogni volta che si trova un foglio davanti non riesce a scrivere una sola parola, non ci riesce. E fa male, ogni volta è una nuova ferita.
Di colpo, riscosso dai suoi pensieri, Louis distoglie lo sguardo dallo stagno e si alza dall’erba come se stesse andando a fuoco. A grandi falcate raggiunge il sentierino, e a testa bassa sommerso dai pensieri procede verso una delle uscite del parco, dopo circa 5 minuti però si scontra contro qualcosa, o meglio qualcuno.
Senza alzare lo sguardo borbotta un ‘oops’ e fa per riprendere il suo cammino, quando questo qualcuno risponde ‘ciao!’ al suono di quella voce, roca, calda, profonda,  Louis si blocca e alza lo sguardo e incontra gli occhi più verdi che abbia mai visto. Si perde per un attimo in quelle iridi, per poi rendersi conto che tutto ciò che circonda quegli occhi è altrettanto bello: ricci castani abbastanza gonfi, sorriso enorme con tanto di fossette, labbra esageratamente rosse e piene, spalle larghe, ventre piatto, gambe lunghe e magre ‘c-ciao…’ riesce a rispondere dopo essersi reso conto che non è esattamente educato squadrare, con la bocca spalancata, una persona da capo a piedi dopo essergli finito addosso e nemmeno aver chiesto scusa ‘sono Harry’ benissimo, la perfezione ha un nome ‘Louis’ risponde dopo un attimo di incertezza, avesse un po’ più di coraggio e la giusta dose di sfacciataggine gli sarebbe saltato addosso senza nemmeno presentarsi “beh Louis, devo andare ma… penso che ci incontreremo di nuovo” dice la perfezione, per poi ammiccargli ed andarsene lasciando Louis turbato sia dall’incontro che dalla sua ultima affermazione.

Cosa abbia voluto dire quell’Harry con la sua enigmatica affermazione non lo capì, ma il riccio aveva ragione. Infatti qualche mattino dopo, in un bar vicino all’università di Louis, mentre quest’ultimo beveva tranquillamente il suo caffè e sfogliava distrattamente un giornale qualcuno gli picchiettò sulla spalla. Louis sobbalzò e per poco non soffocò con il suo stesso caffè trovandosi faccia a faccia con quel riccio. Harry lo fissava curioso, leggermente piegato in avanti e le ciglia lunghe che sbattevano veloci “chi si rivede…” disse poi con quelle sue labbra rosse come ciliegie ‘b-buongiorno a te’ ma dio santo perché deve balbettare in quel modo?
Il riccio gli indicò con un cenno del capo il posto davanti a lui e senza aver nemmeno aspettato la risposta al suo ‘posso?’ si sedette davanti a Louis che ormai stringeva la tazza di caffè così forte da far sbiancare le nocche. Non andava per niente bene, quel riccio. Non andavano bene gli occhi che aveva sognato tutte le notti dopo l’incontro al parco, non andavano bene le sue labbra su cui aveva fatto pensieri decisamente poco casti, non andavano bene le sue gambe così magre e lunghe su cui avrebbe potuto scrivere pagine e pagine, non andavano bene i suoi ricci su cui avrebbe potuto scrivere, no in realtà no, interi capitoli, non andava bene la sua voce roca che gli metteva i brividi al solo sentirla ma soprattutto, non andava bene che fosse così contento di rivederlo.
“allora Louis… posso chiamarti Lou?… come stai?”  e poi sfoderando un sorriso  luminoso, tale che Louis credeva di poterne morire, lo guardò con gli occhi spalancati, come quelli di un bambino che cerca di attirare l’attenzione di un adulto ”bene… posso chiederti, Harry, che ci fai qui?” chiese Louis insicuro “beh… boh.. sono passato perché ho accompagnato mia sorella all’università qui vicino.. tu invece?’ si passò nervoso una mano nei capelli ricci, mordicchiandosi leggermente il labbro, gesto che sembrava rassicurarlo. Louis era intenerito e allo stesso tempo stupito, si chiedeva come mai un ragazzo così bello e dolce fosse così … nervoso? A parlare con uno come lui, insomma… chi ha mai calcolato Louis Tomlinson, e di sicuro se c’è stato qualcuno non era assolutamente degno di essere paragonato al riccio che ora stava lì, davanti a lui, in attesa di una sua risposta come se da quella conversazione potesse dipendere la sua vita ‘uhm… faccio colazione qui tutte le mattine, e quella dove hai accompagnato tua sorella è anche la mia università… cioè non è mia… e quella che… quella dove… insegno… niente di particolare, teatro’ concluse quella frase assurda con non poche difficoltà, dandosi poi del cretino subito dopo perché probabilmente ora il riccio lo credeva un incapace, talmente stupido da non saper formulare nemmeno una frase di senso compiuto. Invece il riccio sorrise annuendo per poi chiedere “wow, mia sorella studia lettere” Louis annuì, convinto che la conversazione fosse finita perché lui non sapeva più cosa replicare, e di sicuro ad Harry non interessa parl- 'perché insegni teatro? Ti piace recitare?' Chiese stupendolo, ancora una volta. “si ma preferisco scrivere le storie” si maledisse mentalmente per aver rivelato quella parte di sé che costudiva gelosamente ad uno sconosciuto qualsiasi “oh davvero? E così ti piace scrivere?” Tuttavia, per quanto potesse essere felice che Harry volesse parlare con lui, non poté fare a meno di sospirare a quella domanda, ovvio che amasse scrivere, se solo ci riuscisse ancora. Probabilmente il ragazzo davanti a lui capì di aver fatto una domanda scomoda così "scusa, non volevo darti fastidio se vuoi... Cioè uhm... Ci vediamo?" Suonava come una domanda, così Louis annuì e guardò la schiena di Harry mentre si allontanava strisciando i piedi.
Louis avrebbe voluto davvero rimanere lì con lui, a parlarci, anche solo ad ascoltarlo, ad osservargli ogni particolare del viso, a cercare di cogliere tutte le sfumature dei suoi occhi, avrebbe voluto davvero. Ma non poteva.
 
 
 
 
“vaffanculo Niall.” Sibilò a denti stretti, richiudendo l’armadietto della cucina
“per la marmellata in alto?” chiese questo con la faccia da angioletto innocente, che poi era tutto meno un bravo bambino come sembrava. Quegli occhi da bimbetto dolce e tenero ingannavano chiunque.
“perché non smetti di dire cazzate! E  anche per la marmellata” disse Louis ormai al limite della sopportazione.
“ma come siamo permalosi oggi!” rispose Niall alzando gli occhi al cielo. Louis si rese conto di aver fatto un enorme cazzata a raccontargli di Harry perché ora non smetteva di importunarlo con le peggio domande ‘quanti anni ha?’ ‘ha dei tatuaggi?’ ‘il suo gusto di gelato preferito? Spero non la fragola, se gli piace la fragola mi dispiace ma al vostro matrimonio non ci sarò.’ Però in fondo Niall era il suo migliore amico, e per quanto Harry non gli interessasse minimamente, aveva sentito il bisogno di raccontare tutto al rompipalle, che da perfetto pettegolo cominciò a fantasticare su una loro possibile relazione con annesso matrimonio, da perfetta ragazzina. “quindi… quando uscite di nuovo?” chiese ancora Niall sbattendo velocemente le ciglia per intenerirlo “mio caro Niall, per quanto io sia una persona pacifica, ora mi stai facendo veramente incazzare” rispose Louis, voltandosi e sbattendo il bicchiere che teneva in mano sul tavolo facendo uscire un po’ d’acqua
“mi spieghi perché te la prendi tanto? Sto solo scherzando, poi hai detto che non ti piace nemmeno..” chiese Niall tornando finalmente serio, anche se leggermente infastidito dalla reazione esagerata del ragazzo.
“non me la prendo, mi infastidisce solo il tuo comportamento. Non significa che se l’ho incontrato due volte e te l’ho raccontato devo uscirci, no?” rispose Louis seccato, con la voce forse un po’ più acuta del solito
“Lou –il biondo  si sedette a fianco all’amico posando la mano sulla sua spalla e addolcendo un po’ il tono- è proprio questo il punto, tu me lo hai raccontato. E non sei per niente il tipo che racconta di aver incontrato un ragazzino riccio un paio di volte” Louis incapace di replicare sorseggiò il suo the esageratamente dolce  mangiucchiando la fetta biscottata con la marmellata, anche se questa conversazione gli fece passare del tutto l’appetito.

 
 
Ciao gente, eccomi qui con la mia prima Long.
È una Larry (ma va??) ed il primo capitolo non è granchè (una semplice accozzaglia di parole), ma vi assicuro che andando avanti le personalità dei personaggi si delineeranno, si capirà che Louis ha qualche problema ed Harry… beh è lui, basta come spiegazione, no?
Ho già pronti 3 capitoli (decisamente più lunghi di questo che è praticamente un prologo) e ho cominciato oggi il quarto…
Non vi dico nulla, solo che tengo particolarmente a questa storia (è una sorta di sfida con me stessa che non concludo mai nulla di buono nella mia vita)
Vi ripeto che non è nulla di esaltante questo primo, ma se vi va di lasciare una recensione ne sarei felice.
Spero di aggiornare presto con il secondo, anche se siamo in periodo di Natale quindi boh (tra parenti e cene varie, capitemi), e spero che vi piacerà.
Per qualsiasi cosa contattatemi su twitter @prfct_larry
O se volete ho una pagina facebook Larry Larry Stylinson – Might As Well
 
Un bacio
-sole
  
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