Something Great.

di peaceandloveSB
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Un foglio bianco ***
Capitolo 2: *** capitolo 2- Sturbucks' Coffee ***
Capitolo 3: *** capitolo 3- Appuntamento. ***
Capitolo 4: *** capitolo 4- Paura. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5- Zarry's Memories ***
Capitolo 6: *** - importante. ***



Capitolo 1
*** 1. Un foglio bianco ***


Un foglio bianco, vuoto. Da riempire, di parole, emozioni e sentimenti, come tutti  si aspettano.
Un foglio bianco, paura. La paura di scrivere parole sbagliate. Paura di non esserne all’altezza.
Un foglio bianco, tante idee da esprimere, pensieri da togliere dalla mente, pesi di cui liberarsi. Tante cose, ma nulla. Non esce nulla. Il lieve tremolio alla mano leggermente sollevata dalla carta, paura. Vuoto. La terribile sensazione di aver tanto da dire ma non riuscire ad aprire nemmeno la bocca, di non riuscire nemmeno a formulare una frase di senso compiuto. La sensazione di aver così tanti pensieri per la mente che la testa potrebbe scoppiarti da un momento all’altro, tante immagini, frasi o parole che vorticano senza sosta, talmente veloci da non riuscire a metterne a fuoco nemmeno uno, nemmeno il più semplice.
Louis per l’ennesima volta in quei mesi appoggia la penna sulla scrivania, vicino al foglio intonso e al vecchio computer ormai in standby; si alza dalla sedia girevole che minaccia di farlo cadere a terra se non si decide a sistemare quella vite, e si dirige in cucina, dove alzandosi sulle punte dei piedi a causa della sua bassa statura, cerca di arrivare al barattolo di marmellata che ‘’coglione di un Niall’’ ha messo nel ripiano più alto della credenza.
Niall è il suo migliore amico, si conoscono dai tempi delle medie, forse dopo, forse prima. Non ricorda una vita senza Niall con il suo sorriso, le sue risate e la sua mania di mangiare qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano. Louis era il classico ragazzo con la testa tra le nuvole, che passava l'ora di pranzo in cortile seduto da solo a leggere un libro. Magari di poesie. Non gli era mai interessato più di tanto fare amicizia, viveva bene da solo con i suoi libri. Louis era un tipo semplice, guardava il mondo con gli occhi di un bambino e nella sua mente creava descrizioni di ogni cosa che vedeva, che fossero persone, animali o oggetti.
Niall invece era un normalissimo ragazzo, curioso come un bambino di 4 anni,  che un giorno, vedendo Louis li da solo a leggere gli si avvicinò, non perché gli facesse pena dato che era solo, semplicemente voleva sapere che libro stesse leggendo, visto che dalla smorfia concentrata del viso di Louis doveva essere piuttosto interessante. E dopo essersi fatto mandare a quel paese dal ragazzo con gli occhi azzurri perché aveva interrotto la sua lettura, ci si sedette accanto per parlarci.
Da quel giorno non si sono mai più separati, nemmeno quando Louis rivelò a Niall di essere gay e del tutto cotto di Stan, compagno del corso di matematica e migliore amico. Anzi, il biondo rise dicendo "e quindi?"
E tutt'ora che hanno più di 20 anni sono sempre insieme, conoscono tutto l'uno dell'altro. Passano molte serate a casa di Louis, che ha smesso di uscire la sera; da quando non riesce più a scrivere non riesce nemmeno più a divertirsi, o almeno non nei locali a bere e fumare come se non ci fosse un domani. Dopo aver rinunciato alla marmellata ed aver optato per un semplice toast, Louis si infila la giacca di jeans, afferra telefono e chiavi ed esce di casa per andare al parco, forse non gli piacerà più passare la nottata in discoteca, ma il pomeriggio del suo giorno libero al parco, solo con i suoi pensieri (se solo riuscisse a decifrarli..),  è una delle cose che ama di più.

Seduto sull’erba fresca, con le gambe raccolte tra le braccia e la testa appoggiata sulle ginocchia, Louis pensa. No, non pensa, osserva. Osserva i cigni e le anatre nel laghetto a pochi metri da lui, osserva le giovani coppie innamorate che passeggiano mano nella mano e parlano, scambiandosi sguardi complici, forse del loro futuro, osserva i nonni che accompagnano i nipoti alle altalene, che poi si siedono su una panchina e guardano i bambini con sguardi carichi di amore e nostalgia. Louis osserva, ha sempre amato registrare nella sua mente immagini, pezzi di vita quotidiana e poi, prendere una penna e scrivere di tutto ciò che osservava. Fin da bambino Louis scrive, di ogni cosa o persona, in ogni luogo ed in ogni momento. Ma poi da quel giorno non ci è più riuscito. Perdita d’ispirazione, blocco dello scrittore, incidente, chiamatelo come vi pare, fatto sta che Louis ogni volta che si trova un foglio davanti non riesce a scrivere una sola parola, non ci riesce. E fa male, ogni volta è una nuova ferita.
Di colpo, riscosso dai suoi pensieri, Louis distoglie lo sguardo dallo stagno e si alza dall’erba come se stesse andando a fuoco. A grandi falcate raggiunge il sentierino, e a testa bassa sommerso dai pensieri procede verso una delle uscite del parco, dopo circa 5 minuti però si scontra contro qualcosa, o meglio qualcuno.
Senza alzare lo sguardo borbotta un ‘oops’ e fa per riprendere il suo cammino, quando questo qualcuno risponde ‘ciao!’ al suono di quella voce, roca, calda, profonda,  Louis si blocca e alza lo sguardo e incontra gli occhi più verdi che abbia mai visto. Si perde per un attimo in quelle iridi, per poi rendersi conto che tutto ciò che circonda quegli occhi è altrettanto bello: ricci castani abbastanza gonfi, sorriso enorme con tanto di fossette, labbra esageratamente rosse e piene, spalle larghe, ventre piatto, gambe lunghe e magre ‘c-ciao…’ riesce a rispondere dopo essersi reso conto che non è esattamente educato squadrare, con la bocca spalancata, una persona da capo a piedi dopo essergli finito addosso e nemmeno aver chiesto scusa ‘sono Harry’ benissimo, la perfezione ha un nome ‘Louis’ risponde dopo un attimo di incertezza, avesse un po’ più di coraggio e la giusta dose di sfacciataggine gli sarebbe saltato addosso senza nemmeno presentarsi “beh Louis, devo andare ma… penso che ci incontreremo di nuovo” dice la perfezione, per poi ammiccargli ed andarsene lasciando Louis turbato sia dall’incontro che dalla sua ultima affermazione.

Cosa abbia voluto dire quell’Harry con la sua enigmatica affermazione non lo capì, ma il riccio aveva ragione. Infatti qualche mattino dopo, in un bar vicino all’università di Louis, mentre quest’ultimo beveva tranquillamente il suo caffè e sfogliava distrattamente un giornale qualcuno gli picchiettò sulla spalla. Louis sobbalzò e per poco non soffocò con il suo stesso caffè trovandosi faccia a faccia con quel riccio. Harry lo fissava curioso, leggermente piegato in avanti e le ciglia lunghe che sbattevano veloci “chi si rivede…” disse poi con quelle sue labbra rosse come ciliegie ‘b-buongiorno a te’ ma dio santo perché deve balbettare in quel modo?
Il riccio gli indicò con un cenno del capo il posto davanti a lui e senza aver nemmeno aspettato la risposta al suo ‘posso?’ si sedette davanti a Louis che ormai stringeva la tazza di caffè così forte da far sbiancare le nocche. Non andava per niente bene, quel riccio. Non andavano bene gli occhi che aveva sognato tutte le notti dopo l’incontro al parco, non andavano bene le sue labbra su cui aveva fatto pensieri decisamente poco casti, non andavano bene le sue gambe così magre e lunghe su cui avrebbe potuto scrivere pagine e pagine, non andavano bene i suoi ricci su cui avrebbe potuto scrivere, no in realtà no, interi capitoli, non andava bene la sua voce roca che gli metteva i brividi al solo sentirla ma soprattutto, non andava bene che fosse così contento di rivederlo.
“allora Louis… posso chiamarti Lou?… come stai?”  e poi sfoderando un sorriso  luminoso, tale che Louis credeva di poterne morire, lo guardò con gli occhi spalancati, come quelli di un bambino che cerca di attirare l’attenzione di un adulto ”bene… posso chiederti, Harry, che ci fai qui?” chiese Louis insicuro “beh… boh.. sono passato perché ho accompagnato mia sorella all’università qui vicino.. tu invece?’ si passò nervoso una mano nei capelli ricci, mordicchiandosi leggermente il labbro, gesto che sembrava rassicurarlo. Louis era intenerito e allo stesso tempo stupito, si chiedeva come mai un ragazzo così bello e dolce fosse così … nervoso? A parlare con uno come lui, insomma… chi ha mai calcolato Louis Tomlinson, e di sicuro se c’è stato qualcuno non era assolutamente degno di essere paragonato al riccio che ora stava lì, davanti a lui, in attesa di una sua risposta come se da quella conversazione potesse dipendere la sua vita ‘uhm… faccio colazione qui tutte le mattine, e quella dove hai accompagnato tua sorella è anche la mia università… cioè non è mia… e quella che… quella dove… insegno… niente di particolare, teatro’ concluse quella frase assurda con non poche difficoltà, dandosi poi del cretino subito dopo perché probabilmente ora il riccio lo credeva un incapace, talmente stupido da non saper formulare nemmeno una frase di senso compiuto. Invece il riccio sorrise annuendo per poi chiedere “wow, mia sorella studia lettere” Louis annuì, convinto che la conversazione fosse finita perché lui non sapeva più cosa replicare, e di sicuro ad Harry non interessa parl- 'perché insegni teatro? Ti piace recitare?' Chiese stupendolo, ancora una volta. “si ma preferisco scrivere le storie” si maledisse mentalmente per aver rivelato quella parte di sé che costudiva gelosamente ad uno sconosciuto qualsiasi “oh davvero? E così ti piace scrivere?” Tuttavia, per quanto potesse essere felice che Harry volesse parlare con lui, non poté fare a meno di sospirare a quella domanda, ovvio che amasse scrivere, se solo ci riuscisse ancora. Probabilmente il ragazzo davanti a lui capì di aver fatto una domanda scomoda così "scusa, non volevo darti fastidio se vuoi... Cioè uhm... Ci vediamo?" Suonava come una domanda, così Louis annuì e guardò la schiena di Harry mentre si allontanava strisciando i piedi.
Louis avrebbe voluto davvero rimanere lì con lui, a parlarci, anche solo ad ascoltarlo, ad osservargli ogni particolare del viso, a cercare di cogliere tutte le sfumature dei suoi occhi, avrebbe voluto davvero. Ma non poteva.
 
 
 
 
“vaffanculo Niall.” Sibilò a denti stretti, richiudendo l’armadietto della cucina
“per la marmellata in alto?” chiese questo con la faccia da angioletto innocente, che poi era tutto meno un bravo bambino come sembrava. Quegli occhi da bimbetto dolce e tenero ingannavano chiunque.
“perché non smetti di dire cazzate! E  anche per la marmellata” disse Louis ormai al limite della sopportazione.
“ma come siamo permalosi oggi!” rispose Niall alzando gli occhi al cielo. Louis si rese conto di aver fatto un enorme cazzata a raccontargli di Harry perché ora non smetteva di importunarlo con le peggio domande ‘quanti anni ha?’ ‘ha dei tatuaggi?’ ‘il suo gusto di gelato preferito? Spero non la fragola, se gli piace la fragola mi dispiace ma al vostro matrimonio non ci sarò.’ Però in fondo Niall era il suo migliore amico, e per quanto Harry non gli interessasse minimamente, aveva sentito il bisogno di raccontare tutto al rompipalle, che da perfetto pettegolo cominciò a fantasticare su una loro possibile relazione con annesso matrimonio, da perfetta ragazzina. “quindi… quando uscite di nuovo?” chiese ancora Niall sbattendo velocemente le ciglia per intenerirlo “mio caro Niall, per quanto io sia una persona pacifica, ora mi stai facendo veramente incazzare” rispose Louis, voltandosi e sbattendo il bicchiere che teneva in mano sul tavolo facendo uscire un po’ d’acqua
“mi spieghi perché te la prendi tanto? Sto solo scherzando, poi hai detto che non ti piace nemmeno..” chiese Niall tornando finalmente serio, anche se leggermente infastidito dalla reazione esagerata del ragazzo.
“non me la prendo, mi infastidisce solo il tuo comportamento. Non significa che se l’ho incontrato due volte e te l’ho raccontato devo uscirci, no?” rispose Louis seccato, con la voce forse un po’ più acuta del solito
“Lou –il biondo  si sedette a fianco all’amico posando la mano sulla sua spalla e addolcendo un po’ il tono- è proprio questo il punto, tu me lo hai raccontato. E non sei per niente il tipo che racconta di aver incontrato un ragazzino riccio un paio di volte” Louis incapace di replicare sorseggiò il suo the esageratamente dolce  mangiucchiando la fetta biscottata con la marmellata, anche se questa conversazione gli fece passare del tutto l’appetito.

 
 
Ciao gente, eccomi qui con la mia prima Long.
È una Larry (ma va??) ed il primo capitolo non è granchè (una semplice accozzaglia di parole), ma vi assicuro che andando avanti le personalità dei personaggi si delineeranno, si capirà che Louis ha qualche problema ed Harry… beh è lui, basta come spiegazione, no?
Ho già pronti 3 capitoli (decisamente più lunghi di questo che è praticamente un prologo) e ho cominciato oggi il quarto…
Non vi dico nulla, solo che tengo particolarmente a questa storia (è una sorta di sfida con me stessa che non concludo mai nulla di buono nella mia vita)
Vi ripeto che non è nulla di esaltante questo primo, ma se vi va di lasciare una recensione ne sarei felice.
Spero di aggiornare presto con il secondo, anche se siamo in periodo di Natale quindi boh (tra parenti e cene varie, capitemi), e spero che vi piacerà.
Per qualsiasi cosa contattatemi su twitter @prfct_larry
O se volete ho una pagina facebook Larry Larry Stylinson – Might As Well
 
Un bacio
-sole

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Capitolo 2
*** capitolo 2- Sturbucks' Coffee ***


capitolo 2


“te lo assicuro Zayn, lo rivedrò. Lo DEVO rivedere” affermò Harry passando il panno sul bancone della panetteria dove lavorava per pulire una macchia inesistente. Il moro, dall’altra parte del banco, lo ascoltava senza esprimersi in alcun modo. Si limitava a specchiarsi nella vetrinetta per aggiustarsi il ciuffo. “Zayn… mi stai almeno ascoltando?” chiese il riccio fermando un attimo il movimento frenetico delle mani “si Harry che ti sti ascoltando, il punto è che mi chiedo come, dove e quando potrai mai rivederlo dato che di questo tizio sai si e no il nome!” sbottò Zayn, alzando le mani in aria e spalancando gli occhi color cioccolato “cazzo Harry, è un ragazzo come un altro ok? Smettila di sperare nella classica storia d’amore da film” il riccio sospirò soppesando le parole del moro. Non aveva torto, tutt’altro, ma c’era qualcosa in Harry, nella sua testa, nel suo cuore, che gli diceva di non mollare. Era una sensazione, la sensazione che quel ragazzo basso, con il sedere perfetto, gli occhi color del cielo e i capelli disastrati sarebbe stato importante.
Harry non aveva paura dei sentimenti, non aveva paura di amare e nemmeno di ammetterlo. Però forse, s’innamorava un po’ troppo spesso.
 
Era passata una settimana dal loro incontro al bar, ed Harry non aveva smesso un attimo di pensare a quegli occhi azzurri.
 
Era passata una settimana dal loro incontro al bar, e Louis non aveva smesso di maledirsi un attimo per aver pensato ininterrottamente alle sfumature di verde negli occhi di Harry
 
Harry era felice e spensierato, forse anche un po’ impaziente di riuscire rivederlo, era sicuro che sarebbe successo.
 
Louis era spaventato, forse addirittura terrorizzato all’idea di incontrarlo di nuovo, e sperava con tutto sé stesso che non capitasse ancora.
 
Ma poi successe, senza che nessuno dei due se lo aspettasse, senza che nessuno dei due lo programmasse. Coincidenza, come la prima volta che s’incontrarono.
“ma porca troia, puoi guardare dove vai ed evitare di rovesciare caffè addosso alla gente?” urlò fuori di sé Louis. Una sottospecie di gigante gli era appena finito addosso rovesciandogli due tazze di caffè bollente fresco di Sturbucks sulla sua maglietta preferita. E Louis in quell’ultimo periodo era fin troppo irascibile per non sbottare come era appena successo. Era come se ci fosse una molla nel suo cervello, che scattava appena succedeva qualcosa di strano facendogli venire i nervi a fior di pelle, formicolare le mani e martellare il cuore nel petto. Alla fine gli dava fastidio rispondere male o inveire contro chi non aveva colpe, ma non riusciva quasi a controllare la sua frustrazione, che inevitabilmente si tramutava in rabbia e quindi voce alta e insulti. Ma invece, questa volta, al posto di ricevere qualche commento irritato a mezza voce, una spallata o un’occhiata intimorita sentì una voce roca abbastanza familiare “scusa, hai ragione… ma potresti calmarti Lou, comunque ciao!” Louis non riuscì a trattenersi dallo spalancare la bocca e gli occhi, Harry era lì in piedi davanti a lui, un sorriso tutto fossette stampato in faccia, un giaccone consumato ed un cappello nero a coprirlo dal freddo autunnale di Londra “c-ciao” si schiaffeggiò mentalmente per aver balbettato, di nuovo “scusa davvero per la maglia Lou, dai vieni da me. Abito vicino, così ti cambi” era lecito svenire? Louis era diviso a metà, da una parte voleva andare con tutto sé stesso, capire qualcosa di più del riccio attraverso la sua casa, parlarci, perdersi nei suoi occhi ancora qualche minuto. Dall’altra voleva scappare a gambe levate, il più lontano possibile e non rivederlo mai più. Il risultato fu un Louis immobile, con gli occhi sbarrati. “Allora vieni o no?” chiese Harry impaziente, a quel punto Louis mise da parte tutto, d’altronde per andare avanti doveva distrarsi no? Quindi annuì, facendo nascere un sorriso sul viso del riccio.
 
“E questo è il mio piccolo regno, fa come se fossi a casa tua, ora ti cerco una maglia…” disse Harry mentre faceva strada a Louis in un appartamento di un palazzo piuttosto piccolo, 3 piani al massimo. La casa era calda,accogliente ed estremamente… colorata. Molto hippie in un certo senso.
L’ingresso portava direttamente nel salone le cui mura erano ognuna di un colore diverso: rosso, giallo, verde, e poi una bianca su cui c’erano strati e strati di disegni, tutti estremamente stilizzati, non sempre colorati, mille sfumature, mille linee ondeggianti che però si armonizzavano alla perfezione tra loro. Nel muro giallo si trovava una finestra molto grande che faceva passare moltissima luce, per quanta ce ne possa essere a Londra in novembre inoltrato. Al centro della stanza circa c’era un divano, molto grande e sfatto. Anche questo era colorato, anzi il lenzuolo che lo copriva era colorato. Sporco di vernice più che altro. Un gatto bianco e nero era acciambellato sul bracciolo, l’unica cosa che tradiva l’apparente sonno dell’animale era un occhio verde spalancato puntato proprio su Louis. Quest’ultimo spostò lo sguardo altrove in quanto il gatto sembrava avere il potere di metterlo in soggezione almeno quanto il padrone stesso. Da un angolo partiva poi un corridoio, sulle cui pareti gli sembrò di scorgere tantissime foto, ma non fece in tempo a fare un passo per andare ad osservarle perché spuntò Harry proprio da quel corridoio con dei vestiti in mano “uhm… ti ho preso.. una maglia, una felpa e dei pantaloni… ecco… ho pensato che magari volessi metterti comodo, magari il caffè è finito anche sui pantaloni?” disse, per poi mordicchiarsi –adorabile- il labbro “grazie, davvero… dove…dove posso..?” chiese incerto Louis, davvero probabilmente nemmeno il gatto avrebbe saputo dire chi era quello più imbarazzato “si certo, puoi andare a cambiarti in camera mia. La porta a destra, in fondo al corridoio”
Mentre si cambiava in camera di Harry, si rese conto che il riccio imbarazzato gli sembrava ancora più adorabile, i capelli ricci che tormentava in continuazione nel vano tentativo di tenerli in ordine, gli occhi spalancati e le labbra screpolate rossissime, si schiaffeggiava mentalmente per quel genere di pensieri… la camera di Harry si intonava perfettamente al resto della casa, le pareti erano tutte gialle, una grossa finestra permetteva alla luce di entrare in camera passando attraverso tende bianche. Il letto si trovava al centro della stanza, attaccato alla parete; sopra la testata del letto era appeso un quadro. Sentì il cuore perdere un battito osservandolo meglio, la tela era interamente blu notte, fatta eccezione per due ali bianche, leggere come nuvole, appena stilizzate che si aprivano partendo dal centro ed arrivando fino ai bordi della tela. Al centro delle ali vi era un cuore, nero, semplice, disegnato quasi distrattamente, come fosse uno scarabocchio al margine di un foglio d’appunti. Louis si chiedeva se tutti quei disegni fossero suoi, si chiedeva che significato avesse per Harry quel cuore alato.
Dopo aver infilato anche la felpa, Louis si accorse della presenza di uno specchio sull’armadio. Si rese conto di essere al limite del ridicolo vestito in quel modo, i pantaloni li aveva dovuti arrotolare più volte, lo stesso le maniche della felpa. Sembrava un bambino che gioca a fare il grande con i vestiti del papà. Si squadrò per bene il viso, non si piaceva, non si era mai piaciuto. Mento spigoloso, tratti quasi femminili, occhi troppo azzurri e capelli troppo lisci. Anche per questo non poteva piacergli Harry, il riccio era bello, terribilmente, dannatamente, incredibilmente bello. Lui invece era… era quel che era.
A distoglierlo dai suoi pensieri di autocritica fu proprio la voce roca di Harry “Louis hai fatto? Ti va un the?” sorrise per la richiesta del riccio, offrire vestiti e the ad un semi-sconosciuto “si grazie, senza zucchero” disse uscendo dalla stanza di Harry e avviandosi in cucina.
 
Seduti al tavolo della cucina, biscotti a volontà sparsi disordinatamente sul piano perché “cavolo Louis, se non mangi i biscotti con il the mi offendo”, tazza di the abbondante e qualche minuto di silenzio forse un po’ imbarazzato, qualche sguardo seguito subito da un lieve rossore sulle guance, il primo a rompere il ghiaccio fu Harry “uhm… beh quindi tu… insegni? Da quanto?” chiese incerto Harry “ beh… si, da poco in realtà, questo è il primo anno da insegnante, ho 24 anni.” rispose Louis, senza essersi accorto di non aver chiesto nulla ad Harry, ma il fatto era che no, cazzo, Louis sei il più grande coglione che il mondo abbia mai visto avrebbe voluto conoscere qualcosa della vita di Harry, ma semplicemente non sapeva parlare con le persone. Non gli piaceva parlare, troppo difficile, troppo calcolato. Preferiva scrivere, da sempre, scrivendo si sentiva libero, poteva scrivere ciò che sentiva, immaginava, sognava senza il timore che qualcuno potesse giudicare “e… e cosa fai nel tempo libero?” chiese Harry, mordicchiandosi un po’ il labbro “Leggo. Esco ogni tanto. A volte… “ era indeciso, la scrittura era sempre stata una cosa solo sua e sua soltanto, anche quando non ci era più riuscito a scrivere, condividerla con qualcuno sarebbe stato come rompere un incantesimo, dissolvere una bolla di sapone, svegliarsi da un sogno. Soltanto Niall sapeva questa cosa, ma non aveva mai letto nulla ne tanto meno chiesto qualcosa, sapendo quanto Louis ci tenesse, farlo parlare o peggio leggere sarebbe stato come entrargli dentro, e Louis odiava essere messo a nudo, sentirsi vulnerabile, odiava abbassare le difese. Per questo si era sentito così male quella volta al bar, quando disse ad Harry che gli piaceva scrivere le storie. Per non crearsi altri problemi disse poi “…a volte gioco a calcio” in effetti non era del tutto una balla, gli piaceva il calcio e giocava discretamente, ma solo quando Niall lo trascinava a giocare con quei suoi amici ubriaconi che lo consideravano come una principessina –forse un po’ lo era, ma solo un po’- e no, non sarebbe mai stato a suo agio con quelli. Rendendosi conto di aver di nuovo lasciato cadere la conversazione miseramente aggiunse quasi subito “e tu studi?” si complimentò mentalmente con sé stesso perché bravo Louis, fai progressi, riesci anche a mandare avanti una conversazione adesso “al momento no, ho finito le scuole superiori a giugno” Louis rimase un po’ sorpreso perché, andiamo, tra i due il più piccolo di sicuro non sembrava Harry “quindi hai.. 18 anni?”
“precisamente” rispose il riccio, con un sorriso smagliante oh cazzo, è un ragazzino venne automatico pensare a Louis beh, ma tanto mica ti interessa? No, infatti… si rispose da solo. Giusto, non gli interessava.
 
 
Le due ore successive passarono piacevolmente, contro ogni aspettativa di Louis, la conversazione con Harry era stata semplice e naturale, anche se era stato in imbarazzo per i nove decimi del tempo seppur avessero parlato solo del loro the preferito, dei biscotti buonissimi della mamma di Harry e di quanto fosse scadente il supermercato lì vicino, il the ormai era finito, il liscio si era riscaldato, e  i vestiti ormai saranno stati asciutti quindi “Devo proprio andare, grazie Harry, per l’ospitalità, i vestiti e le chiacchiere” sorrise sincero, Louis “non devi ringraziare, era il minimo visto che sono stato io a rovesciarti il caffè addosso “ rispose quindi il liscio, passandosi la mano tra i capelli, come fosse un gesto abituale  “ehm.. v-va bene, ciao, grazie ancora. Mi rimetto i miei vestiti e vado” oh ma andiamo? Balbetti di nuovo? Si schiaffeggiò mentalmente, riusciva a sembrare un bambino di 5 anni nei momenti meno opportuni hai 24 anni idiota! “no! Aspetta!” Harry si alzò  repentinamente dalla sedia e lo afferrò  per il braccio bloccandolo con la sua presa ferrea, puntò il suo sguardo verde negli occhi azzurri di Louis, sembrò quasi vacillare un attimo davanti alla faccia stupita di Louis, e allentò la presa sul polso di quest’ultimo “c-cioè… non cambiarti” Louis da stupito divenne perplesso “e perché scusa? Questi vestiti sono i tuoi” Harry sorrise, tornando sfacciato “ma se li tieni dovrai per forza ridarmeli, quindi dovrò rivederti.”

 
 SBAM!
Bene ciao a tutti genteeeee!!
Non sono riuscita a mantenere del tutto la promessa, dato che il capitolo a) fa pena b) è corto.
Pietà, ma è la mia prima long, ricordatelo e siate clementi :)
Bene cosa posso dirvi? La storia di per sé non è ancora cominciata, Louis, che è il personaggio “più enigmatico” non è ancora venuto fuori del tutto, mentre Harry è quello dolcioso è già qui tutto per voi (noi)
Cosa succede nel capitolo? Beh abbiamo un incontro col botto, non ho resistito al caffè Sturbucks scusate, e il caro Harry ne approfitta e si porta Lou a casa. Per ora Lou sembra carino e coccoloso, forse un po’ indeciso ma NON CASCATECI NON È COSì!!
E poi? ah già, compare Zayn eheh vi farà divertire, chissà chi si sceglierà *fischietta*
Ok, penso di aver detto tutto il poco che c’era da dire, dovrei tornare con un nuovo e più emozionante (lo giuro, l’ho già scritto, è lungo e bello) capitolo intorno al 3 o 4 gennaio
per qualsiasi dubbio o insullto :)
twitter: @prfct_larry
 
Baci a tutte, pace amore e Larry
~sole

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Capitolo 3
*** capitolo 3- Appuntamento. ***


Capitolo 3- Appuntamento.




Così, quando Louis uscì da quel condominio, portando addosso vestiti che non erano i suoi, portando in mano un biglietto con un numero che non voleva, e un appuntamento fissato per un giorno della settimana successiva può solo rendersi conto che le cose non stavano andando secondo i suoi piani. No, decisamente non aveva previsto questo.
Ma la cosa peggiore, era che adorava quei vestiti e avrebbe voluto tenerli fino a che non avrebbero perso il profumo di Harry, la verità era che non vedeva l’ora di ricevere un messaggio da quel numero segnato sul biglietto, la verità era che non vedeva l’ora di quel dannatissimo appuntamento, la verità era che Louis è felice. E anche spaventato.
Così, con quelle sensazioni addosso e continuando a respirare il profumo che emanava la felpa del riccio tornò a casa sua, che distava poco da quella di Harry.
 
Erano passati due giorni dall’incontro con Harry, che era avvenuto un martedì, e dalla relativa promessa di un appuntamento, non ci furono messaggi nè chiamate. Louis non sapeva se esserne sollevato o triste.
Nel dubbio, come suo solito, tacque sull’argomento con Niall anche quando questo gli chiese esplicitamente come stesse andando con <>, Louis rispose con una semplice alzata di spalle mentre beveva dalla cannuccia della sua pepsi, seduto davanti al bancone del Nando’s dove lavorava il suo migliore amico “Beh allora mio caro Louis te la racconto io una cosa, la prossima settimana comincia a lavorare qui un ragazzo di nome Zayn” disse quasi con sprezzo il biondo, e probabilmente il fatto che all’affermazione così incazzata di quest’ultimo, Louis avesse risposto aspirando più forte dalla cannuccia e producendo quel suono sgradevole deve aver dato fastidio al biondo che infatti, alzando un sopracciglio disse “beh non dici nulla?” e cosa dovrei dire cretino d’un Irlandese? Si limitò a pensarlo, non aveva voglia nemmeno di dar rispostacce quel giorno.
“uhm.. evviva?” suonò più come una domanda, sbagliata per giunta, ma almeno ci aveva provato, il biondo scosse il capo teatralmente per poi piegarsi in avanti sul bancone e puntare i suoi occhi azzurro limpido in quelli celesti di Louis “mio caro acidone, si dà il caso che Zayn Malik sia venuto qui proprio ieri, in cerca di lavoro, con la sua sigaretta in bocca, il giubbotto di pelle, il ciuffo metodicamente spettinato e quell’espressione che vorresti solo prenderlo a pugni, classico stronzo. Mi ha chiesto se stessimo assumendo qui, e poi dopo aver sentito la mia risposta se n’è andato per poi salire su quella cazzo di moto super rumorosa, ma dico chi si crede di essere?”
Gli occhi del biondo bruciavano al ricordo, forse è interessato pensò Louis con un pizzico di ironia, insomma stava esagerando “e allora, mio caro irlandese ubriacone, qual è il punto?” chiese quindi al limite dell’esasperazione “non capisci proprio un cazzo LouLou, mi toccherà avere a che fare con – quello!” in un gesto melodrammatico, alzò le braccia al cielo mentre andava a prendere l’ordine di due clienti appena entrati nel locale.
Tornò poco dopo, appena in tempo per sentire Louis brontolare ancora con la sua cannuccia in bocca “secondo me stai esagerando…” Niall si limitò a scuotere il capo ridacchiando “forse hai ragione, allora.. ti ha scritto il riccio?” quasi si strozzò con la pepsi “p-perché – perché dovrebbe – perché dovrei aspettare un suo m-messaggio, scusa?” chiese diventando paonazzo e, per l’ennesima dannatissima volta, balbettando “oh andiamo LouLou, controlli in continuazione il cellulare e appena ti chiedo di lui diventi fucsia.. dovete uscire? Avete un appuntamento?”
“la vuoi smettere di chiamarmi LouLou? Lo sai che lo detesto” disse stizzito, ripensando alle parole dell’amico.
 Non gliene aveva parlato, è vero, ma semplicemente perché era una cosa che voleva tenere per lui, e comunque era una stupidaggine, non aveva importanza vero?  “no, non dobbiamo uscire comunque..” disse infine “farò finta di crederci.” Rispose allora Niall.
 
Il messaggio che Louis aspettava con ansia, perché poi? si chiedeva, arrivò la sera stessa del giorno in cui aveva “discusso” con Niall
 
Da Harry
Che ne dici di sabato sera?
Harry

 
Non voleva sembrare troppo ansioso o eccitato, perché andiamo Harry era un ragazzino e non gli interessava minimamente, ma non riuscì a nascondere nemmeno a sé stesso il tremolio delle dita mentre digitava la risposta sullo schermo del suo Samsung scassato
 
A Harry
Per me va bene, luogo ed ora?
Louis
 

Harry dal canto suo non aveva problemi ad assordare Zayn con i suoi urletti e le sue esclamazioni da ragazzina alla prima cotta, Louis gli piaceva –tanto- e non ne faceva un mistero. Per questo rispose il più velocemente possibile al ragazzo e poi cominciò a preparare la cena per lui e il suo coinquilino, nonché migliore amico, canticchiando canzoni di qualche cantante per adolescenti arrapate uscito da poco da x-factor. “dammi il tuo indirizzo, ti passerò a prendere io sabato sera alle 8” recitava il messaggio che aveva inviato con il suo Iphone nuovo di zecca.
 
Era questa la più grande differenza tra Louis ed Harry, il primo aveva il caos in testa, era restìo ad ogni tipo di sentimento che includesse i cuori a fine SMS e preferiva di gran lunga la solitudine e l’aria fresca e silenziosa di un parco al chiasso caotico della città. Louis non sentiva il bisogno di una persona al suo fianco con cui condividere quel silenzio.
Harry era quasi l’opposto, adorava la compagnia degli amici, voleva trovare un fidanzato che lo facesse stare bene, che lo facesse innamorare, anzi spesso si innamorava con talmente tanta facilità che a tutti sembrava impossibile, invece Harry provava subito quei sentimenti così profondi che quasi ti prosciugano, per questo il più delle volte rimaneva ferito, ma accettava di buon grado l’aiuto degli amici.
Louis era voleva stare solo, Harry avrebbe voluto essere solo insieme a qualcun altro.
Louis era grigio, nero, blu notte. Harry era rosso, bianco, arancione, giallo.
Louis aspettava in silenzio che qualcuno venisse a salvarlo, sicuro che avrebbe respinto anche quella persona, Harry cercava chi salvare, convinto che non avrebbe mai mollato quella persona.
 
 
 
Dieci minuti dopo Harry e Zayn erano seduti a tavola a mangiare insalata al tonno, pur essendo a fine novembre il cibo “estivo” rimaneva il loro preferito. Zayn però preferiva dire –con la bocca piena- che il suo cibo preferito era “qualsiasi cosa cucini tu Harry, qualsiasi.”
Zayn non era precisamente il suo coinquilino, solo che “viveva” in una topaia più propriamente detta ostello, però ovviamente preferiva stare da Harry.
“uhm… allora Harry… quindi sabato esci con Louis?” chiese Zayn tra un boccone e l’altro “si, lo passo a prendere a casa sua. Tu invece? Quando cominci a lavorare?” sembravano quasi un coppia sposata, era di rito per loro chiacchierare della giornata, dei progetti, del lavoro. Anche se Harry non lavorava, non ne aveva bisogno grazie a sua madre “che vuoi fare riccio, non desidererai mica liberarti di me? Tranquillo, ti starò sempre appiccicato” risero insieme sputacchiando pezzi di tonno su tutto il tavolo “in realtà si, prima ti trovi un tuo appartamento, prima mi libero di te e delle tue scopate occasionali”
Zayn rispose con un grugnito, lanciandogli un’occhiata infuocata mentre addentava  un pezzo di pane. Non gli piaceva particolarmente parlare della sua situazione sentimentale, se così si può chiamare la vita sessuale di Zayn –perché quello era, sesso e basta-, non aveva un ragazzo o una ragazza da una vita. Non gli piacevano le etichette, al moro, non voleva essere definito etero, gay, bisex o altro, se qualcosa gli piaceva se lo prendeva. Ma non voleva cose serie, non le aveva mai volute, e nemmeno cercava “l’anima gemella”, o meglio, diceva che c’era tempo per trovarsi qualcuno di fisso.
Per questo non gli andava di parlarne, non voleva discutere con chi aveva idee differenti dalle sue, come per esempio Harry. “come se fossi l’unico a portarmi gente a casa” sbottò esasperato il moro “vaffanculo Zayn, almeno io ho la decenza di chiedere il nome di chi mi porto a letto. Che poi è casa mia, posso fare quel che voglio!”  la discussione si concluse comunque tra le risate, come ogni volta.
 
Erano le otto meno cinque minuti, Louis era nel panico più totale mentre imprecava contro le sue vans nere i quali la non ne volevano sapere di collaborare con le sue mani tremolanti.
Dopo finalmente aver deciso di metterli sotto il tallone all’interno della scarpa, si diede un ultima occhiata allo specchio. Si osservò attentamente dalla testa ai piedi, le gambe corte, i tratti fin troppo delicati, gli occhi troppo azzurri: non si piaceva, non si era mai piaciuto, per questo si ritrovava a domandarsi cosa Harry potesse trovarci in uno come lui. Non era bello, non parlava e nemmeno si impegnava per essere simpatico alle persone, l’unica cosa che sapeva fare era scrivere, ma non scriveva una parola da mesi.

Non poteva meritare l’interesse di qualcuno.

Tanto meno di Harry, un ragazzo bellissimo, dolce, con due occhi penetranti e un sorriso da fare invidia alla luce del sole. Il suo flusso di pensieri venne interrotto dal suono del citofono,  senza nemmeno chiedere chi fosse Louis afferrò la giacca e si fiondò nell’ascensore, schiacciando il tasto del piano terra.
Più l’ascensore scendeva, più si avvicinava ad Harry, più voleva scappare, più avrebbe voluto andarsene, scappare, non farsi mai più vedere da quel ragazzo che perdeva il suo tempo con lui. L’ascensore si fermò e le porte si aprirono, voleva fare marcia indietro, tornare a casa sua e rifugiarsi in un angolo a piangere, era davanti al portone e lo fece scattare, è troppo tardi Louis si disse ora sarà difficile scappare da tutto questo, ma non puoi fargli del male si disse per l’ennesima volta in quella settimana, sarebbe stato più facile se non lo avesse mai incontrato. Aprì il portone, uscì senza guardare avanti a lui e lo chiuse subto alle sue spalle, solo a quel punto alzò lo sguardo per poi pentirsi di averlo fatto.
Davanti a lui si trovava il ragazzo più bello che avesse mai visto, no non stava affatto esagerando, jeans neri stretti, nera anche la camicia tenuta sbottonata abbastanza da far vedere i tatuaggi che gli decoravano il petto, sopra la camicia aveva un giaccone che chiunque avrebbe definito orrendo per via del colore (marrone) ma l’unico aggettivo che veniva in mente a Louis era perfetto. Come ciliegina sulla torta c’era quel sorriso che avrebbe illuminato le giornate più grigie di Londra.
“Allora, andiamo?” solo sentendo la voce di Harry, Louis si rese conto di essere rimasto un po’ troppo tempo  a fissarlo, quindi arrossì involontariamente e annuì impacciato, sembrando un ragazzino “sei carino, comunque” Louis per poco non svenne a quell’affermazione “g-grazie… anche tu” Harry rise, gettando la testa all’indietro, più bello che mai “sai Louis, sembri quasi un bambino quando ti faccio una domanda o un complimento” Louis arrossì borbottando che era lui il più grande “oh, sei carino quando arrossisci e ti arrabbi” disse allora il riccio pizzicandogli scherzosamente una guancia “dai Harry evita, piuttosto dimmi dove andiamo” Harry lo guardò spalancando occhi e bocca “ma allora sai dire più di 2 parole per volta!” con questa affermazione riuscì a strappare una risatina a Louis che decise che se proprio doveva cancellare Harry dalla sua vita, si sarebbe prima goduto a pieno quella serata  “no comunque, non ti dico dove ti porto, voglio stupirti” così continuarono a camminare fianco a fianco verso il posto misterioso.
Dopo pochi passi Louis si rese conto che avrebbe dovuto parlare, dire qualcosa, tipo – qualsiasi cosa, ma proprio non ci riusciva, e poi amava il silenzio.
Harry lo tolse d’impiccio, con la sua voce profonda e roca al punto giusto, parlando lentamente, avrebbe potuto dire qualsiasi cosa che i brividi non avrebbero lasciato la spina dorsale di Louis “penso che dovremmo provare a … uh, conoscerci.. s-se ti va, ovvio” la versione impacciata di Harry lo inteneriva fin troppo, era incredibile come quel ragazzo 18enne potesse passare dall’essere assurdamente sfacciato, sexy e malizioso al tenero, goffo e ,perché no, infantile. A Louis piaceva Harry, ma no, non poteva.
“certo… però non sono bravo a conoscere le persone” e ad essergli simpatico avrebbe voluto aggiungere Louis, ma non lo fece. Harry gli sorrise, ed ancora una volta il più basso dei due rimase abbagliato “tranquillo Lou, facciamo così.. uhm, io ti faccio delle domande e dopo che mi hai risposto ti do anche la mia, di risposta” Louis annuì, decisamente, Harry poteva essere alto, maggiorenne di una bellezza fuori dal comune e a volte fin troppo sfacciato, ma aveva comunque l’animo di un bambino.
“ok.. colore preferito?”
Louis ci pensò un attimo, e poi dopo aver portato gli occhi sui suoi pantaloni rossi quindi “rosso- disse convinto- e il tuo?” Harry sorrise, di nuovo. “In realtà mi piacciono un po’ tutti, però forse l’arancione mi piace più degli altri. Si, decisamente l’arancione.” Disse risoluto il riccio, Louis colpito dal tono convinto che Harry aveva usato non riescì a trattenersi, stupendo anche sé stesso, dal domandargli “come mai?—ma si affrettò ad aggiungere—se posso saperlo.. ovvio” Harry annuì, facendo ondeggiare i ricci “il tramonto. Hai mai visto qualcosa di più bello che i colori accessi del tramonto? L’arancione che domina su tutto, si mischia al rosa, al rosso, al giallo. Tinge di varie sfumature anche la neve sulle montagne e colora l’acqua dei fiumi, anche i miei occhi diventano più chiari quando mi perdo nell’osservare il sole che lascia il posto alla luna, mi hanno detto. Dev’essere buffo.”
Louis rimase sorpreso dalle parole di Harry, quel ragazzo lo avrebbe fatto impazzire, già lo sapeva “ok vado avanti con le domande… band preferita?” “The Fray, tu?” Harry ci pensò un attimo guardando un punto indefinito sopra le loro teste “di getto direi i Beatles, ma ripensandoci –anche se sono diversi—mi piacciono molto i The Script. 3 anni fa, in estate, sono andato al loro concerto”
Louis non si trattenne, per la seconda volta in quella sera, dallo spalancare bocca e occhi “ci sono andato anche io! Ero con il mio migliore amico” Harry, ingenuamente, lo guardò per incitarlo ad andare avanti e a spiegargli perché il suo sguardo si fosse abbassato, così come la voce, mentre parlava del migliore amico “lui… non è più il mio migliore amico… non lo vedo da mesi… diciamo, è scomparso dalla mia vita” Harry arrossì leggermente scusandosi più volte per aver toccato un tasto delicato, ma venne rassicurato da Louis stesso “tranquillo, non è colpa tua. Dovrei solo trovare il coraggio di andare avanti”
Louis si chiedeva come ci fosse riuscito, Harry, a farlo parlare di Stan. Non ne aveva quasi mai parlato nemmeno con Niall, da quando se n’erano andati, che poi il biondo lo conosceva da una vita, mentre Harry, al loro terzo incontro, lo aveva fatto aprire.

Harry aveva appena buttato giù un mattoncino del suo muro, facendo un innocente gioco di domande per fare conversazione, Harry si era aperto un varco, piccolo ed insignificante ma come la goccia scava la pietra Harry sarebbe riuscito ad buttare giù del tutto quei muri, con quel suo sorriso innocente si sarebbe fatto raccontare del suo passato con l’illusione di poterlo aiutare, di salvarlo da quelli che erano i mostri del passato con cui aveva imparato a convivere, ma poi anche il riccio si sarebbe reso conto che non ci sarebbe riuscito, che i muri di Louis avevano fondamenta troppo profonde e spesse per essere distrutte e tolte come se nulla fosse e avrebbe rinunciato, scappando, lasciandolo lì con le fortificazioni a metà, troppo debole per difendersi dal mondo esterno e troppo orgoglioso per chiedere aiuto. E non poteva permettere che succedesse di nuovo.


Louis non si era nemmeno accorto del silenzio che si era venuto a creare, perché non era né fastidioso né assordante, venne risvegliato dai suoi pensieri solo quando arrivarono davanti ad un McDonalds’ e la voce di Harry disse “eccoci qui, piace?” Louis era interdetto un Mc? Faceva sul serio il ragazzino? Forse i suoi dubbi si ripercossero anche sul suo viso tanto che Harry lo guardò con occhi tristi “non ti piace vero? Avrei dovuto portarti da qualche altra parte, ma non sapevo i tuoi gusti e… il McDonalds’ piace  a tutti quindi ho pensato che … dannazione, dovevo ascoltare Zayn … sono un coglione” il riccio continuò a imprecare a mezza voce sotto lo sguardo divertito di Louis per altri due minuti buoni, fino a che proprio quest’ultimo non lo prese per le spalle, mantenendo comunque una certa distanza, perché dio, quelle labbra “Harry, calmati. Va benissimo, solo – non me lo aspettavo, tutto qui. Andiamo dentro”
Harry tornò a sorridere, con tanto di fossette, e prese Louis per il polso trascinandolo dentro, che però ritrasse il braccio di botto, come scottato. E in effetti “a fuoco” era ciò che meglio descriveva la porzione di pelle che era entrata a contato con la mano calda di Harry cazzo Louis, una ragazzina, sul serio.
Harry non diede troppo peso alla cosa comunque, e dopo essersi fatti un bel po’ di coda, aver ordinato davvero troppo cibo, litigato su chi dovesse pagare –la spuntò il riccio, da bravo galantuomo – riuscirono a sedersi ad un tavolo piuttosto appartato.

La cena fu piacevole per entrambi, il tempo passò velocemente tra risate, momenti seri grazie alle riflessioni sullo schifo che ci potesse essere nelle cucine del fastfood, Louis imparò anche qualcosa sulla vita Harry: Styles di cognome, una sorella maggiore, genitori separati, madre amorevole e padre abbastanza presente nonostante tutto, originario di un paesino del Cheshire –Holmes Chapel, possibile?—un amico –di cui non gli ha detto il nome-  che si presenta come un badboy in piena regola, ma poi è un tenerone. Ha scoperto anche che l’affitto  della casa in cui vive viene pagato da lui -grazie al "lavoro" in una panetteria-, ma con l'aiuto dalla madre ogni tanto, al suo sguardo interrogativo Harry risponde masticando una patatina “beh che pensavi? Fossi una specie di adolescente miliardario? Mia madre grazie all’eredità di non quale lontano parente ha parecchi soldi da parte, così mi ha assecondato nel mio desiderio di andare via di casa, anche perchè Gemma studia qui.. vivo in quell’appartamento da giugno, ma quasi subito ci si è stanziato Zayn” 
Louis si chiese perchè quel nome strano non gli suonasse del tutto nuovo, come se lo avesse già sentito “uhm –deglutì quel boccone enorme di BigMac- chi è Zayn?” “certo scusa, è il mio migliore amico, disoccupato cronico. Ha la capacità di farsi licenziare in tempi record, una volta non è durato ,come commesso in un negozio di fumetti, per più di 4 ore, ha dato fuoco ad un intero decennio di ‘topolino’ con una sigaretta. Lunedi comincia da Nandos, spero in bene per lui, non lo sopporto più in casa mia” ecco dove! È lo stronzo che terrorizza Niall, gli sfugge un sorriso alle risate che si farà sentendo le lamentele del biondo
“il mio migliore amico lavora da Nandos, e mi ha detto che un certo ‘stronzo in giacca di pelle e anfibi neri’ comincerà a lavorare lì lunedì” Harry scoppiò a ridere, di quelle risate profonde, gettando la testa all’indietro, spalancando la bocca e chiudendo gli occhi, come se Louis avesse detto la battuta più divertente dell’ultimo secolo, ma la sua risata era così contagiosa che si trovarono a ridere insieme fino alle lacrime senza saperne il motivo “oddio—Lou – quello è di sicuro Zayn” disse Harry asciugandosi gli angoli degli occhi con il dorso della mano “la descrizione migliore che abbia mai sentito. Il fatto è che Zayn ha definito il tuo amico come ‘un cazzo di angioletto biondo ossigenato, scommetto che mi odia già’ “ ripresero a ridere insieme, fino a che decisero che le 22:30 di sera era un buon orario per andrsere da un locale che puzzava di fritto e di sudore.
Passeggiarono spalla contro spalla nella direzione di casa di Louis, passando attraverso il parco, proprio qui Louis ruppe il silenzio “mi sono divertito comunque, grazie Harry” Harry gli sorrise sinceramente, a poco più di venti centimetri dal suo viso, uno di quei sorriso che coinvolgono il viso, un sorriso dolce, che illuminava più di quei lampioni scassati “anche io” Louis si allontanò un poco dal viso dal riccio, cominciava a sentire caldo, tantissimo caldo per essere in un parco, di notte, a novembre. Continuarono a camminare, all’inizio della via in cui abitava Louis, Harry gli prese la mano senza troppe cerimonie.
Il ragazzo dagli occhi azzurri sussultò , diamine, non se lo aspettava. La sua testa gli diceva di lasciare la presa, ma la mano di Harry era così calda, morbida, rassicurante. Louis si sentiva un bambino, forse un po’ lo era, da piccolo diceva che voleva essere come Peter Pan, rimanere bambino per sempre, e forse un po’ ci era riuscito.

Arrivarono finalmente –o purtroppo? - davanti al portone del condominio di Louis “uhm.. allora ci vediamo?” disse Harry, insicuro come sempre quando si trattava di Louis “si – si, va bene” Louis aveva già cominciato a girarsi, cercando le chiavi di casa in tasca, ma non fece in tempo a provare a capire cosa stesse succedendo che le labbra che fissava da una sera furono sulle sue, decise, ma comunque delicate, a chiedere il permesso.

Louis capì di star aspettando quel bacio dal primo momento in cui vide Harry Styles.





SBAM!

ciao a tuttiiii!!!!
ok ho un sacco di cose da dirvi, andiamo per ordine:
1- sono in ritardo (la mia idea era di aggiornare il 5 o il 6), ma ho avuto qualche contrattempo. mi scuso con quelle poche -sante- persone che seguono già questa storia.
2- mi hanno detto che i 2 capitoli precedenti erano incomprensibili (SONO D'ACCORDO)  per via dei pochi "punti a capo", quindi forse in questo ho esagerato ahahah
3- fin'ora è il capitolo più lungo (il 4 sarà più corto di sicuro, ma è abbastanza pesante) perchè c'era taaaaanto da dire
4- (ultimo punto spero) sono in dubbio se mandarla avanti o no, ho poco tempo per scrivere e se non viene apprezzata piuttosto torno alle mie amate One Shot, motivatemi!!! le recensioni (critiche costruttive comprese) sono ben accette, non abbiate paura.

passando al vero e proprio capitolo, finalmente escono insieme!!
Harry è l'amore, ha già perso la testa per Louis e sogna già cuori, fiorellini e unicorni (tutto rigorosamente rosa).
Louis ha paura. Di tutto praticamente, però c'è qualcosa che gli impedisce di tenere lontano da sè Harry.
Nel capitolo si parla di Stan (clichè!) tenetelo d'occhio, sarà importante per capire il passato, è quindi i """problemi""""  di Louis -ecco, ho già detto troppo.-
Abbiamo una sorta di "inizio" Ziall! secondo voi come si evolverà tra i due? tra l'angioletto biondo-super etero e lo stronzo in giacca di pelle ?
penso che vi divertirete con loro due (giusto per alleggerire un po' la trama Larry) :)

bene, penso di aver finito!
a presto
 

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Capitolo 4
*** capitolo 4- Paura. ***


Capitolo 4




 Ma non poteva, per questo si staccò balbettando un ‘ciao’ e scappando su per le scale del condominio, lasciando alle sue spalle un Harry piuttosto interdetto, ma soprattutto dispiaciuto, dispiaciuto di aver “spaventato” Louis.
Si buttò letteralmente in camera sua, per poi accucciarsi tra il letto e l’armadio, non si tolse né il giubbotto né la giacca, le lacrime scendevano copiose sulle sue guance, essendo ormai sfuggite al controllo, si sistemò meglio affinchè occupasse meno di mezzo metro quadrato, sembrava un bambino.
 
Chiuse gli occhi lasciandosi andare ai singhiozzi, non provava nemmeno a fermarli, i cappelli ormai scomposti gli coprivano fronte e occhi, le labbra screpolate erano appena socchiuse. Era scosso da brividi per il freddo e per la paura. Si, Louis aveva paura, era letteralmente terrorizzato da quello che era successo sotto casa sua, Harry lo aveva baciato, o meglio gli aveva giusto sfiorato le labbra, ma lui era scappato prima che le cose potessero approfondirsi.
 Louis aveva paura del desiderio bruciante che lo aveva percosso appena aveva visto il viso di Harry avvicinarsi, avrebbe voluto aggrapparsi al suo collo, baciarlo fino a consumargli le labbra e non lasciarlo più andare, farsi piccolo tra le sue braccia forti e rimanere lì, in quella situazione di apparente sicurezza, illudendosi che Harry lo avrebbe voluto, gli sarebbe stato sempre vicino a proteggerlo dai suoi mostri, ma non sarebbe mai successo. Harry era un ragazzo qualsiasi conosciuto casualmente, non sarebbe stato diverso. Louis avrebbe voluto abbandonarsi a quegli occhi verdi, a quei capelli morbidi e quelle labbra rosse, ma non poteva. E non doveva. Non doveva farlo per sé stesso, per Harry. Perché la sua vicinanza rovina le persone, le fa stare male. Per questo ha passato la vita a scappare dalle difficoltà, perché non era in grado di affrontarle ed uscirne vincitore, né lui né chi gli sta intorno. Basta guardare sua madre, le sue sorelle o Stan.
Fino ad ora solo Niall era rimasto, ma non stava bene. Quando era con Louis era sempre preoccupato, sempre pieno di raccomandazioni,proprio Niall, l’irlandese spensierato.
 
Le lacrime avevano smesso di scendere, e avevano formato  crosticine ai lati degli occhi e sulle guance, Louis si passò la manica del giubbotto sul viso per pulire naso e occhi, senza ottenere granchè, quindi si alzò da terra, appoggiandosi al comodino, ma sentendo subito le gambe deboli. Con una smorfia di dolore, si avviò verso il bagno ma in quel momento il campanello suonò, per abitudine guardò prima di chiedere chi fosse, ma quando vide Harry Styles con sguardo preoccupato che schiacciava insistentemente quel bottoncino le gambe già molli cedettero facendolo rovinare sul pavimento.
 
Probabilmente il tonfo si sentì anche da fuori perché il ragazzo riccio con voce bassa e tremante chiese “Louis..?” non rispose, si appoggiò con la schiena alla porta sperando che il suo silenzio bastasse a far capire ad Harry che doveva andarsene “Lou so che sei lì..” non rispose di nuovo, intanto cercava di regolarizzare il respiro affannato, e ricacciare indietro le lacrime che di nuovo gli riempivano  gli occhi “Louis aprimi la porta” chiuse gli occhi abbandonando la testa all’indietro, contro la porta. Sentì Harry sospirare e poi appoggiarsi allo stesso modo, dalla parte opposta “a quanto pare non vuoi parlare… lo farò io al posto tuo” Louis sorrise, quando mai non era il riccio a mandare avanti una conversazione? “non so perché sei scappato, ok? Avrai avuto i tuoi buoni motivi per non voler baciarmi, ma io avevo i miei per farlo. Magari ti faccio schifo –Louis alzò gli occhi al cielo, ma si era mai guardato allo specchio Harry? Era uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto—ma non mi sembrava durante la cena, Louis non ne voglio fare un mistero… tu mi piaci, pensavo fosse chiaro. Pensavo di piacerti anche io, ma forse mi sbagliavo… i tuoi occhi azzurri, o blu, o verde acqua o qualsiasi sia il loro colore, sono i più belli che io abbia mai visto, le tue labbra sottili sembrano fatta apposta per essere baciate, la tua barbetta incolta non ti da’ l’aria da duro, ti fa solo più bello, amo il fatto che tu sia più basso di me, mi dà l’idea di poterti abbracciare e proteggere meglio, la tua voce cristallina mi riempie le orecchie anche quando non sei con me, i tuoi sorrisi mi tolgono il fiato, sono rari ed è per questo che li apprezzo ancora di più, ma vorrei farti sorridere più spesso per sentirmi orgoglioso al pensiero che sei felice grazie a me, vorrei tenerti a fianco a me. Adoro quanto ti viene il broncio, mi viene voglia di baciarlo via e poi –“ Harry non finì la frase perché cadde all’indietro dato che Louis aveva aperto la porta, ed ora lo guardava per una volta, dall’alto. Risero insieme, mentre Louis si asciugava le lacrime e mormorava uno ‘scusa’ mentre faceva entrare Harry, più felice che mai per essere riuscito convincere Louis, forse, ora che era riuscito a farsi aprire, aveva ancora qualche possibilità
 
Ma per Louis aver aperto quella porta significava far entrare Harry nella sua vita, nel suo cuore. Significava dargli la possibilità di vederlo in un momento di debolezza, e forse di farsi aiutare.
 
Ma appena Louis ebbe richiuso la porta alle sue spalle la consapevolezza lo travolse del tutto, Harry era lì. In piedi davanti a lui, dentro casa sua, che lo guardava preoccupato. Non voleva la sua compassione, no. Non voleva essere aiutato, salvato. Ce l’aveva fatta da solo la prima volta. Ci sarebbe riuscito di nuovo, ma non poteva permettere che Harry entrasse nel vortice che era la sua vita.
Fece un cenno al riccio, per invitarlo a sedersi sul divano. Una volta seduti entrambi, passarono diversi minuti in cui si sentivano solo il respiro leggero di Harry e quello un po’ più affrettato di Louis, quest’ultimo era sicuro che si sentisse anche il suo cuore perché, davvero, era certo che gli avrebbe sfondato la cassa toracica da un momento all’altro.
“Louis, ti va di parlarne?” chiese premuroso, a bassa voce, il ragazzo con gli occhi verdi, colmi di preoccupazione e tristezza.
Harry temeva, anzi era sicuro, che fosse tutta colpa sua, che fosse lui la causa del crollo di Louis, che fosse lui la causa del pianto che aveva lasciato gli occhi azzurri del ragazzo gonfi ed arrossati “non ho nulla da dirti Harry, non so nemmeno perché tu sia qui.”
La risposta arrivò secca, accompagnata da uno sguardo gelido. Fu solo una conferma dei dubbi di Harry “Lou, sono qui per te. Forse, se capissi io potrei—“ non riuscì a terminare la frase, Louis si destò improvvisamente dalla posizione a gambe raccolte che stava tenendo nell’angolo del divano
“cosa Harry? Cosa potresti fare? Non mi conosci, mi hai visto quante? Quattro volte, non sai nulla di me.” Fu come un coltello dritto nel fianco, Louis si sentiva male a rispondere in quel modo al riccio, ma doveva farlo, doveva allontanarlo. Aveva già sbagliato facendolo entrare, aveva sbagliato facendosi baciare, aveva sbagliato uscendo con lui.
Due rispostacce non erano nulla in confronto al male che avrebbe potuto fargli se fosse rimasto, che poi, sarebbe davvero rimasto con lui? No, Louis era sicuro di no, nessuno rimane troppo a lungo.
 
“Permettimi di sapere”
 
Louis sospirò, non rispose. Le parole erano inutili quando non si ha nulla da dire. Il silenzio si prolungò per altri lunghi minuti, fino a che il riccio si alzò da dove era per mettersi con le ginocchia a terra, davanti a Louis. Vide il castano agitarsi, messo a disagio probabilmente dalla vicinanza, gli impedì di muoversi posando le sue grandi mani sulle cosce di Louis “permettimi di sapere” disse di nuovo, con tono dolce, gli occhi spalancati. Lasciò la presa sulle sue gambe solo per catturare una lacrime sfuggita al controllo di Louis, quest’ultimo si beò per un attimo del contatto, socchiudendo gli occhi e concedendosi un profondo respiro, e sempre ad occhi chiusi pronunciò “non posso Harry, farei del male anche a te” le lacrime ricominciarono a scendere, bagnando le guance di Louis e la mano di Harry, ancora sul suo viso. Capendo che non era il momento di parlarne, abbracciare quel corpo così minuto in confronto al suo, fu la cosa più naturale da fare per Harry.
Il liscio cedette subito al contatto con il busto tonico del riccio, continuò a piangere sul suo petto bagnandogli la maglietta anche quando questo se lo tirò addosso, stringendolo di più, cullandolo tra le sue braccia come fosse un bambino, facendolo sentire protetto da tutto e da tutti, per un attimo a Louis sembrò di non avere più motivo di preoccuparsi, di sentirsi inadeguato, di sentirsi dannatamente sbagliato, per un attimo a Louis sembrò di non essere lui il problema. Ma fu un attimo, la ragione tornò ad avere la meglio sul suo cuore, così si staccò dal petto di Harry e “è-è meglio che tu v-vada” disse, senza guardare in quei pozzi verdi, perché sapeva che se lo avesse fatto non sarebbe più riuscito a mandarlo via. Il riccio annuì, e senza dire nulla se ne andò.
 
“E quindi vorresti dirmi che non lo hai baciato?”
Erano passati tre giorni dall’appuntamento con Louis, Harry gli aveva mandato un centinaio di messaggi al giorno, uno più o uno meno, ma non aveva mai ricevuto risposta, nemmeno un insulto. Nulla.
 Si era finalmente deciso a raccontare tutto, o la maggior parte delle cose, a Zayn. Si era fermato al momento in cui Louis era scappato dal suo bacio, in un certo senso voleva tenere per sé il crollo emotivo del 24enne, gli sembrava una questione delicata, Louis non lo aveva voluto far entrare nella sua mente, aveva preferito piangere sul suo petto e mandarlo via senza una spiegazione. Harry non nascondeva di esserci rimasto male, ma pensava ci fosse qualcosa di serio che aveva portato Louis ad agire così
 
“non posso Harry…”
 
non –non voglio-, non –non mi va-, aveva usato il verbo potere: -non posso-.
 Era sicuro di piacere a Louis, lo vedeva come gli fissava le labbra o i capelli, come arrossiva ad ogni sua battutina o commento, c’era qualcosa che gli impediva di parlare di sé stesso con lui, sembrava quasi che Louis avesse paura.
 
“… farei del male anche a te”
 
Paura di fargli del male. E poi quell’ “anche”. Era già successo qualcosa con un ragazzo? Cosa intendeva con “del male” ?
“No Zayn, non l’ho baciato. Probabilmente non gli piaccio…” il moro scoppiò a ridere di gusto “Harry Styles che non piace a qualcuno? arriverà quel qualcuno, ma tu avrai 80 anni e questo qualcuno sarà la tua badante 18enne” la battuta di Zayn gli strappò una risata sincera.
“uhm.. come va al lavoro Zay?” sorrise alla faccia infastidita del moro al sentire il soprannome, odiava che qualcuno che non fosse sua madre lo usasse “abbastanza, quel biondino è un vero rompicoglioni…” Zayn fece un sorrisetto compiaciuto ricordando chissà cosa “quindi… ti piace?” chiese Harry con leggerezza, conosceva Zayn abbastanza bene da capire cosa ci fosse dietro a quel sorriso “si, direi di si” Harry mimò una faccia scandalizzata, facendo un gesto teatrale con la mano “un altro povero ragazzo nelle mani di Zayn Malik!” si beccò una botta sulla spalla e finirono per fare una sorta di lotta sul divano di casa Styles. Quando erano insieme toglievano ogni freno, e spesso finivano per giocare come due bambini dell’asilo.













SBAM!
ciao genteee!!!
uhm...potrei essere vagamente in ritardo ahah
non c'è un motivo particolare, o forse si ma non mi va di parlarne, insomma si capisce già dal "tono" del capitolo il mio stato d'animo... il prossimo capitolo non sarà molto pesante, forse sarà più lungo di questo perchè c'è un lungo flashback sulla vita "precendente" di un personaggio.. curiose eh? (se volete proprio spoilerarvi -tutto da sole, io non c'entro nulla u.u- il capitolo prossimo basti dire che questo capitolo si conclude con una scena Zarry quiiindi)

sul capitolo 4:
-abbiamo un Louis impaurito, se vi sembra confuso.. è giusto che sia così XD ahahah
-Harry è disperato perchè non ci capisce proprio nulla ma VUOLE aiutare LouLou

non ho voglia di ciarlare troppo, quindi vi saluto e vi lascio come al solito il mio twitter: @prfct_larry

baci, a presto
~sole

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Capitolo 5
*** Capitolo 5- Zarry's Memories ***


Capitolo 5 (anche detto 4B)
Leggete note al fondo, please
 
 
 
 
 
Harry ricorda ancora quella sera di qualche anno prima, la sera in cui conobbe Zayn Malik.
Il suo attuale migliore amico e confidente, la sua ex cotta stratosferica, la sua prima volta. Si, esatto. Harry perse la verginità con Zayn, la sera in cui lo conobbe in uno squallido bagno di discoteca. Harry aveva 16 anni da poco, un ragazzo oggettivamente bello, che faceva perdere la testa a donne e uomini anche con il doppio dei suoi anni, amava la vita e ciò che essa gli riservava, tuttavia non si era mai concesso a nessuno, non finchè incontrò Zayn, 18 anni, look da badboy, aria misteriosa, di una bellezza disarmante.
 
 Non ci aveva pensato due volte quando il moro, in quel bagno, senza avergli nemmeno chiesto il nome, lo aveva trascinato dietro a una delle porte. Harry era rimasto ammagliato da quei tratti orientali, da quegli occhi scuri contornati da ciglia nere e lunghissime. Così, dopo essersi ricomposto, aveva bloccato la mano del moro che già abbassava la maniglia della porta per uscire da quello squallido posto.
“hey… almeno mi dai il tuo numero…?” Harry guardò il moro speranzoso, gli occhi verdi spalancati, la bocca arrossata e un po’ di sudore sulla fronte. Non era brutto tutt’altro, e c’era qualcosa. Qualcosa che incuriosiva Zayn, che lo fece fermare per digitare sul telefono sgangherato del riccio il suo numero, salvandolo come “Zayn” non si fermò ulteriormente in quel posto che puzzava di piscio, vomito e sesso.
“…comunque sono Harry!” gli aveva urlato ancora dietro il piccolo, ma ormai il moro era andato.
 
Harry rise al ricordo, era ingenuo. Ma in qualche modo quel suo essere ingenuo lo aveva portato tra le braccia del ragazzo che ora dormiva al suo fianco mugugnando qualcosa su un certo “biondino”.
Harry ricorda ancora come poi i giorni seguenti si era impegnato per trovare Zayn, e ci era riuscito in quello studio di tatuaggi vicino casa, come lo aveva assillato convincendolo ad uscire con lui.
 
“riccio, per l’ennesima volta: ero mezzo ubriaco, nel bagno di una discoteca. Non voglio che pensi che tra noi sboccerà l’amore” gli aveva detto Zayn esasperato, dopo un paio di settimane di insistenza da parte dell’altro.
“non penso questo! Però se mi hai dato il tuo numero un motivo ci sarà, no? Usciamo una volta, una sola..” Zayn stava per cedere, ma si divertiva a vedere quanto Harry fosse testardo “sei un bimbo, Harry.” gli aveva detto abbassando lo sguardo sul disegno che cercava di finire, il riccio in tutta risposta gli aveva indicato un tatuaggio a caso dell’album aperto lì davanti e se lo era fatto fare –una stellina, molto maturo- a detta sua “vedrai che invece sono più maturo di quel che sembra”.
Zayn lo aveva tatuato, per poi finalmente acconsentire ad uscire con lui, erano andati  alle giostre di un paese vicino, come una coppia di 13enni al primo appuntamento della loro vita.
Ma Zayn si era divertito, Harry gli si era mostrato in tutta la sua dolcezza, sporcandosi la bocca con lo zucchero filato e facendo i capricci per un peluche gigante in bella mostra ad un banchetto. Zayn aveva vinto per lui quel peluche, che ora giace per terra nella sua camera come cuccia del gatto, e poi lo aveva baciato gustandosi il dolce sapore di zucchero filato nella bocca di Harry.
 
Non ci fu mai un momento in cui uno dei due dicesse “ok, stiamo insieme” semplicemente, stavano insieme. Letteralmente.
 
Da quell’uscita alle giostre non si erano più separati, avevano trovato una sorta di equilibrio e stava bene così ad entrambi. Harry usciva da scuola e, dopo esser passato in panetteria a prendere due focacce, andava direttamente da Zayn che continuava a lavorare nello studio, tatuando persone tutto il giorno.
Passavano un paio d’ore insieme, poi Zayn riaccompagnava il riccio a casa, lasciandogli sempre un bacio sulle labbra, incurante di Gemma che li guardava dalla finestra.
Nei week-end preferivano stare su un divano, abbracciati, a guardare un film mangiando schifezze piuttosto che andare a ubriacarsi in un locale, anche se facevano anche quello ogni tanto.
Harry amava Zayn, lo amava genuinamente, credendo che non avrebbe mai amato nessun altro in quel modo, aveva donato –e lo faceva ogni giorno- tutto sé stesso al moro senza mai pentirsene. Ma Harry cresceva, la voglia di scoprire e sperimentare  cose nuove –in tutti i campi- e i tatuaggi che aumentavano sul suo corpo lo dimostravano.
Zayn amava Harry, all’inizio gli voleva bene come ad un fratello più piccolo, sentiva una sorte di bisogno di proteggerlo, come se quel riccio che cresceva a vista d’occhio fosse troppo bello e delicato per poter essere rovinato da qualcuno, Zayn stesso non si sentiva abbastanza per il riccio.
 
Ma poi quel senso di protezione divenne qualcosa di molto più grande, molto più bello ma anche devastante. 
 
Ma Zayn rimaneva dell’idea di non essere all’altezza di Harry, e aveva paura che un giorno il riccio se ne accorgesse e lo abbandonasse.
 
Perché non era Harry ad avere bisogno di Zayn, ma era Zayn a dipendere da Harry.
 
Sono andati avanti così per circa un anno, mantenendo il loro equilibrio. Harry diventava sempre più indipendente, aveva trovato lavoro in una libreria, e ormai c’era gente che andava a compare libri e penne solo per poter dare il proprio numero ad Harry. E al riccio queste attenzioni non dispiacevano affatto, uomini o donne, adolescenti o adulti.
Iniziava a vedere in modo diverso; gli occhi, per lui non erano più gli unici meravigliosi al mondo, il suo corpo non era più l’unico che desiderava, non gli bastavano più le loro serate film del venerdì o il tempo passato allo studio o in giro, non provava più le stesse cose baciando le sue labbra o facendoci l’amore. Forse perché per Harry quello non era più amore. Il riccio capiva di preferire i momenti in cui si confidava con Zayn, i suoi abbracci o le risate. Harry capiva che Zayn era sempre stato il suo migliore amico prima di qualsiasi altra cosa, ma adesso si rendeva conto che di quell’amore sconfinato che aveva sempre creduto di provare, rimaneva solo un grandissimo legame di amicizia accompagnato da un po’ di ,perché no, attrazione fisica.
Prima di parlare di questo problema al moro accettò di uscire con un tizio che ormai lo pressava da un bel po’ di tempo, un certo Nick. Più grande di Harry, ma comunque di bell’aspetto, un carattere diverso da quello di Zayn, molto più aperto e coinvolgente.
Dopo appena due settimane che usciva con Nick, Harry raccontò tutto a Zayn, che reagì male non tanto al fatto che Harry cominciasse a frequentare un altro, ma più che altro perché per la prima volta era lui stesso a perderci. Zayn si era innamorato di Harry, pur sapendo che prima o poi il ragazzino riccio conosciuto in discoteca lo avrebbe abbandonato per “qualcosa di meglio”, Zayn si era finalmente concesso di innamorarsi perché aveva trovato qualcuno che lo amava a sua volta, passando sopra all’aspetto da badboy, alle sue origini spesso oggetto di prese in giro, qualcuno  che con la sua semplicità e con la semplicità dei sentimenti stessi lo aveva fatto cadere nella peggiore e più bella trappola che l’uomo abbia mai conosciuto.
 
Ma tutto quello che voleva Zayn era la felicità di Harry, così rimase al suo fianco svolgendo il ruolo di migliore amico e consigliere, pur dovendo ascoltare i racconti delle migliaia di persone, tra femmine e maschi, che Harry si scopava ogni sera. Detta così sembra quasi che il riccio stesse cominciando la vita che Zayn aveva abbandonato subito dopo averlo conosciuto, ma c’è una differenza. Zayn non si era mai legato a nessuna di quelle persone, tranne Harry, mentre il riccio era convinto di prendersi una cotta per ogni persona che si faceva. E toccava poi a Zayn consolarlo.
Per questo motivo, per Zayn, l’amicizia e la vicinanza di Harry Styles era allo stesso tempo un bene ed un male.
 
Passarono praticamente un anno così, Zayn lavorava senza però avere un posto fisso –aveva perso il lavoro allo studio di tatuaggi qualche mese prima, dopo aver fatto a botte con un cliente che gli chiedeva con sguardo furbo e piuttosto interessato del suo “amichetto riccio”, probabilmente voleva scoparselo- mentre Harry continuava con il suo lavoro nella libreria ed andando avanti con gli studi. Facevano gli amiconi, inseparabili ma indipendenti l’uno dall’altro. In realtà la cosa dell’indipendenza era un pensiero di Harry, Zayn senza il riccio credeva di non poter vivere: gli dava la forza, l’energia, la voglia per andare avanti con quella vita di cui non parlava mai, nemmeno con Harry.
Harry finì gli studi alle scuole superiori, passando egregiamente gli esami finali. Ormai 18enne, curioso come è sempre stato, aveva voglia di andare via da quello sputo di paesino in cui viveva, così un giorno, mentre lui e Zayn erano seduti al bancone del locale in cui si erano conosciuti, il riccio ormai un po’ brillo non poté fare a meno di “sai, potremmo farlo. Io e te. Andare via di qui*” all’inizio, Zayn, non riuscì a collegare tutto – andiamo, con Harry Styles ubriaco, accaldato, sexy come solo lui sa essere, addosso chi saprebbe ragionare? “Harry, hai bevuto troppo, non sai ciò che dici” rispose quindi il moro, scuotendo la testa e inclinando di più il bicchiere, ma ormai il liquido alcolico che conteneva era finito, così come la sua voglia di stare chiuso in quel posto. Si guardò intorno, scrutando i corpi che si muovevano attorno a lui e nella pista da ballo, pur sapendo che nessuno lo avrebbe attirato abbastanza da fargli venir voglia di alzarsi da lì ed andare a prenderlo per trascinarlo nei bagni, in quei bagni, nessuno avrebbe mai retto il confronto con il ragazzo al suo fianco. Non c’era possibilità di discussione sulla bellezza di Harry Styles, è sempre stata una cosa oggettiva, quella bellezza eterea, quasi perfetto. Per Zayn quel “quasi” non c’è mai stato.
Ma Harry continuò imperterrito “andiamo a Londra Zay, io e te. Mia sorella studia lì, non saremo completamente ‘soli o indifesi’ “ aggiungendo il gesto delle virgolette con le mani, Zayn sbuffò non guardandolo nemmeno negli occhi. Decise di assecondarlo, il giorno dopo quella chiacchierata sarebbe stata come nebbia nella sua mente, Zayn era sicuro di non essere la persona che Harry avrebbe voluto al suo fianco se fosse andato via.
 
Zayn sbagliava.
 
Un mese dopo, Harry e Zayn, si trovavano tra le braccia di Anne, la madre di Harry, davanti alla macchina scassata di Zayn, valigie già caricate nel baule e navigatore già impostato per LONDRA> CENTRO CITTA’.
 
Quattro mesi dopo Harry andava via da casa del cugino di Zayn, per andare ad insediarsi nel suo nuovo appartamento.
 
La vita di Harry era molto simile a quella ad Holmes Chapel, lavorava più per aiutare la donna che gestiva la panetteria che per vera e propria necessità vista la quota mensile che gli mandava Anne, alternava serate film e birra con Zayn e nottate nei locali londinesi, continuando ad andare a caccia di bei culi con cui passare la notte. Il pomeriggio, quando era libero dal lavoro, andava al parco per estraniarsi dal caos di Londra, e godersi l’aria fresca e l’erba umida sotto le gambe quando si sedeva.
Quello che cercava Harry era qualcuno da amare.
 
La vita di Zayn stava cambiando, l’ossessione per Harry si era ridimensionata, non smetteva di amarlo, con tutto e per tutto, ma vedendolo meno ci pensava meno. Occupava la mente con mille lavori diversi, ricominciava a vedere persone diverse, ma senza mai trovare qualcuno che gli levasse del tutto il pensiero di capelli ricci, fossette e tatuaggi insensati dalla testa. Ma aveva imparato a conviverci con quel pensiero. Per questo quando incontrò per caso quel Liam, tramite Perrie la ragazza-evidenziatore del supermercato in cui aveva lavorato un mese prima, un ragazzo bello, simpatico e dolce, 20 anni. Simile ad Harry, forse un po’ meno sfacciato, ma poteva andare. Cominciò ad uscirci, pensando sempre meno al riccio.
Si frequentavano da due mesi, ma nessuno dei due era realmente preso dall’altro, c’era indubbiamente attrazione ma non erano affiatati, si vedevano ma non parlavano, scopavano. A volte Liam provava a convincere Zayn a dormire lì, ma non succedeva mai.
Per Zayn Liam era uno sfogo, quando aveva voglia si toglieva lo sfizio con un corpo che comunque gli piaceva –meglio di uno che non gli interessava minimamente- e poi tornava alla sua vita, la loro non era una relazione. Liam non aveva mai realmente provato a sapere qualcosa sul passato di Zayn, sul perché fosse a Londra, sul significato di un tatuaggio o sul motivo del suo ciuffo biondo –ormai scolorito-. Così tutto finì come era cominciato, da un giorno all’altro, senza che nessuno dei due dicesse o stabilisse nulla, senza dolore.
Quello che cercava Zayn era qualcuno che lo amasse.
 
Poi Harry Styles, un giorno qualsiasi in un momento qualsiasi, camminando distrattamente per il parco come suo solito, si scontrò contro gli occhi azzurri.
 
Poi Zayn Malik, un giorno qualsiasi in un momento qualsiasi, andando a cercare un lavoro nuovo da Nandos, incontrò quel sorriso angelico quasi esagerato.

 
 
 
 
 
 
 
*citazione (circa) di Gale, Hunger Games –leggete quei tre libri, non ve ne pentirete-
 
 
 
 
 
 
 
 SBAM!
Saaaaaalve peopleeeeeeee!!!
PRIMA DI TUTTO:
  • HARRY HA 20 ANNI! (quando ho scritto il capitolo ne aveva ancora 19)
  • VOGLIAMO PARLARE DEL VIDEO DI MIDNIGHT MEMORIES?
 
 
 
 
Allooora bando alle ciance u.u
Ecco il tanto atteso (può essere?) flashback Zarry con un po’ di fluff finale con quelle frasette tanto da diabete –capitemi-
Forse vi aspettavate qualcosa di più (o qualcosa di MEGLIO) ma l’ho fatto per voi, altrimenti sarebbe stato e-t-e-r-n-o
Allora si scopre che il nostro Zayn ha questo forte sentimento per Harry, nato per caso, che ha creato non pochi problemi nella vita del nostro ZayZay (ma che problemi ho oggi?!)
Poi abbiamo anche un passato con Ziam che sembra non esser stato nulla d’importante TENETE D’OCCHIO LIAM PERCHE’ POTREBBE RICOMPARIRE                                              
e poi arriviamo al “presente” con gli occhioni azzurri di …? Beh dai è ovvio (LOUIS!) e con quel sorriso angelico, chi sarà mai? Dovrebbe essere ovvio anche questo ahah
 
il prossimo capitolo è un’incognita anche per me, sia data di pubblicazione che contenuto (siamo messe bene regà)
 
voi nel dubbio recensite, e a proposito di questo vorrei ringraziare:
le 7 persone che seguono la storia
le 2 persone che preferiscono la storia
quelle che hanno recensito fino ad oggi, quindi grazie a (in disordine):
  • zainscharm
  • _kia
  • niallsblast
  • caste
  • _todolina_
 
come sempre, qualsiasi cosa mi trovate su twitter @prfct_larry
(non ho ask, ma potrei farlo se vi interessasse farmi domande di qualsiasi tipo)
se vi potessero interessare: le mie due One Shot
-Don’t Let Me Go
- Togheter Or Alone? (ci potrebbe essere un seguito)
ultima cosa, non so come verrà fuori il prossimo capitolo, e soprattutto che tipo di linguaggio e scene ci saranno, ma stavo pensando di portare il rating della storia da giallo AD ARANCIONE.
 
Pace amore & sesso gay –che in questa FF non c’è- [cit. ShippeRadio]
Pace amore & larry –molto più adatto- [cit. Me]

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Capitolo 6
*** - importante. ***


AVVISO!

si esatto, non è il nuovo capitolo. odiatemi pure.
Volevo spiegarvi perche non aggiorno da così tanto tempo (e perchè non ho intenzione di aggiornare a breve).
In poche parole, ho problemi con la scuola -nel senso che mi devo impegnare molto, essendo in difficoltà- e sono molto impegnata con lo sport, quindi il tempo per scrivere mi manca. No, non è che mi manca, non ho tempo per aggiornare regolarmente oppure in fretta.
La storia non riscuote molto successo -l'ultimo capitolo nemmeno una recensione- e quindi penso non mancherà a nessuno.
Continuerò a scriverla, sul mio computer, sperando di poterla pubblicare tutta intera più avanti -esatto, non la cancello-
Quindi vi saluto tutte, sperando che leggerete le One Shot che continuerò a pubblicare -quelle le scrivo un pezzo alla volta e le posso pubblicare quando voglio, sono meno impegnative- vi lascio un abbraccio e un bacione.
Vi ringrazio, per aver seguito questi 4 capitoli e spero di poter tornare presto con questa long.


grazie mille, di tutto.

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