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Autore: metaldolphin    28/12/2013    2 recensioni
"gridò, per il dolore furente, che gli attanagliava il cuore ed un poderoso ruggito risuonò nella foresta, facendo alzare in volo gli uccelli e fuggire nel suo profondo gli altri animali, che avevano riconosciuto la voce del predatore."
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con cautela, cercò di capire se la ragazza avesse riportato ferite gravi, ma sembrava proprio che fossero solo escoriazioni e contusioni, quelle che la segnavano in più punti.
Un evidente bozzo in testa doveva essere la causa dello svenimento e lo Spadaccino, sperando che non fosse nulla di grave, cercò di rianimarla con qualche colpetto di muso sulla guancia.
Si ergeva su lei, sulle quattro zampe, tenendo quelle anteriori ai lati della sua testa poggiata sull’erba, preoccupato che Nami non avesse recuperato i sensi… cosa avrebbe potuto fare per lei?
Maledicendo quelle zampe che non gli permettevano di prenderla tra le braccia, Zoro si rese conto che poteva solo vegliarla, provando soltanto a farla riprendere con gli scarsi mezzi che aveva come felino: lingua ruvida, zampe e muso.

Dopo l’ennesima, leggera, lappata, la vide aprire gli occhi e fu felice di non leggervi paura, ma felicità, espressa anche da un dolce sorriso che le illuminò le labbra.
Nello stesso momento, lui si sentì strano, fortemente a disagio, e ad un tratto, vide che al posto delle zampe, c’erano le sue umanissime mani callose e l’improvviso attutirsi delle sue acute percezioni animali, cui era ormai abituato, gli dissero che stava cambiando.
Ma la sua vista umana, seppur meno perfetta di quella da felino, bastava a mostrargli le espressioni che si stavano susseguendo sul volto di lei: stupore, gioia… (amore?), mentre lo osservava riprendere le sue naturali sembianze, quelle del compagno che ben conosceva.

Con un urlo di gioia, gli si aggrappò addosso, schiacciandoselo addosso e coinvolgendolo in un bacio profondo, passionale e decisamente travolgente, che Zoro si ritrovò a ricambiare con lo stesso impeto.
Quando si separarono, poco dopo, le chiese come stesse.
-Un po’ ammaccata e con un lieve mal di testa, ma tutto sommato bene.- gli rispose, grata per quella premura.

Lo guardò.
Era tornato quello di sempre, con la piacevole aggiunta che fosse ancora su di lei e che si apprestava di nuovo a baciarla… e non passò troppo tempo che i vestiti iniziarono ad essere di troppo per entrambi.
Per fortuna ebbero il buonsenso di fermarsi per correre verso il piccolo accampamento, perché un paio di occhi curiosi li spiava dall’alto di un albero.

Una volta in tenda, l’urgenza di condividere qualcosa di represso per troppo tempo fu finalmente appagata: si amarono con passione ed una certa fretta, ammucchiando gli indumenti in un angolo e baciando a vicenda ogni centimetro di pelle dell’altro, con la curiosità di esplorare e lasciarsi esplorare che li pervadeva alla stessa maniera.

Nami ebbe modo di scoprirlo come amante passionale ed attento, meno rude di quanto immaginato, anche se a momenti un poco impacciato per la scarsa esperienza in materia… certamente lei non era da meno: anche se non era proprio la sua prima volta, non poteva affermare di aver partecipato molto alle violenze subite ai tempi della prigionia di Arlong.

A quel ricordo improvviso, ebbe un’esitazione, di cui lui si accorse.
Si fermò, rassicurandola: -Nami… se non ti senti… se sto correndo troppo, possiamo fermarci…
Lei scosse il capo, vedendo il suo sguardo preoccupato.
-No, non è per te… è che mi è tornato in mente qualcosa… che credevo di aver dimenticato… qualcosa dai tempi di Arlong. Scusa, non voglio fermarmi, anzi… aiutami a creare ricordi nuovi, bei ricordi…- lo implorò, con gli occhi lucidi.
A quelle parole, lui si infuriò, in un primo momento, poi, per lei, cercò di rasserenarsi, ed annuì, posandole un affettuoso bacio sulla fronte e dicendole, a voce bassa: -Qualsiasi cosa ti abbiano fatto, dimenticalo o cerca di farlo: ti prometto che finchè sarà in mio potere, nessuno ti farà più del male.
In cambio di quelle parole ricevette un sorriso ancora più dolce, poi lei lo strinse forte e riprese a baciarlo ovunque sul viso, riprendendo quel contatto appena interrotto.

Si stuzzicarono con mille schermaglie amorose, perché entrambi cercavano di prendere in mano le redini della situazione, poi lei decise di lasciargli vincere quella piccola battaglia tra le lenzuola e gli consentì di tornarle sopra, per sentire le sue membra possenti coprirla con attenta e fremente passione.

Per Nami fu la scoperta di un aspetto del sesso che mai avrebbe immaginato di poter provare: c’erano il rispetto, la dolcezza, l’attenzione, la passione e il piacere di farlo con la persona amata.
Tutte cose mai sperimentate sino ad allora, in quei passati e frettolosi incontri che erano la negazione di tutto ciò che stava provando in quei momenti.

Accorgendosi dello stato di ilare beatitudine della compagna, Zoro si convinse che, dopotutto, quella che lo aveva colpito non era una vera e propria maledizione: grazie a quella metamorfosi, infatti, si era avvicinato a Nami e adesso poteva dimostrarle quanto significasse per lui.
Gli stringeva ancora i fianchi stretti con le cosce snelle, quando, all’esterno, una voce familiare sembrò rivolgersi proprio a loro: -Hai proprio ragione, ragazzo mio… difficile considerare maledizione un qualcosa che ti fa trovare l’amore…

Impugnata la Wado al volo, lo Spadaccino si affacciò dalla tenda, appena in tempo per vedere una sagoma umana mutarsi in albatro che spiccava il volo.
Dietro di lui, Nami gli si appoggiò sulle ampie spalle nude, cercando di vedere e capire.
-Cosa succede? Non era la voce di Coleridge?
Lui si voltò, le sorrise, le posò il palmo a lato del viso.
-Nulla, tranquilla. Solo qualcuno che diceva la verità.- le rispose.

Con il sospetto che quell’essere gli avesse letto nel pensiero, Zoro scrollò le spalle.
Cosa importava? Quell’assurda vicenda si era conclusa, meglio del previsto, e non poteva chiedere di più, mentre si sdraiava nuovamente a fianco della rossa.

Quando, nel tardo pomeriggio, la Sunny attraccò allo scadere delle ventiquattro ore, come pattuito, la Ciurma non vide nessuno ad attenderli.
Robin e Rufy scesero per un sopralluogo, lasciando gli altri, soprattutto Sanji, sulla nave: l’istinto suggeriva all’Archeologa che fosse la scelta migliore. Avvistato il piccolo accampamento, procedettero in quella direzione, anche se intorno non c’erano tracce dei due compagni.

Accostatasi alla tenda, Robin allargò un poco i lembi dell’entrata per dare un’occhiata all’interno.
Il Capitano la vide sorridere compiaciuta e cercò di attirare la sua attenzione, ma la donna portò un indice in verticale tra naso e labbra, per indicargli di far silenzio.
-Stanno riposando.- sussurrò - E Zoro è tornato umano.
La faccia di gomma di Rufy si allargò in un enorme sorriso.
-Lo sapevo! Lo sapevo che Nami ci sarebbe riuscita!- gridò, facendo sobbalzare i due all’interno del fragile rifugio.
Riconosciuta la voce del Capitano, ebbero il buonsenso di non infierire, per paura della maledizione che colpiva i violenti su quella strana isola, quindi tornarono alla Sunny, pronti a salpare verso nuove avventure.

Sopra di loro, il grosso albatro che vegliava sull’isola, stridette in segno di saluto.
   
 
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