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Autore: Judee    28/12/2013    1 recensioni
Vedo la curva del suo mento, i denti bianchi perfettamente allineati, le labbra sottili, pura ambrosia, esplosione di dolcezza, zucchero senza colpa, che ammaliano, e quando le guardi riesci solo a pensare a come deve essere baciarle, assaggiarle, sentirle su di te. Vedo la fessura tra di esse, il naso dritto, le guance morbide, le fossette. Due piccole incavature, che circondano il suo sorriso, aggiungendo nettare al miele. Sta sorridendo.
“Annie”
*******
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TERZO 
- le sensazioni che il mare ti può dare - 


Lunedì 27 Agosto, ore sei e quarantacinque minuti. Sono seduta in cucina insieme a mia sorella e mia madre, facciamo colazione: la giornata oggi inizia presto. Entro le sette e mezza bisogna trovarsi nella piazza del Palazzo di Giustizia, aspettando di ricevere la propria mansione quotidiana. I bambini fino ai dodici anni e i ragazzi di Gymnasium sono esclusi dal lavoro, mentre io, che frequento la scuola normale, sono obbligata a presentarmi tutti i giorni, eccetto i sabati, le domeniche e i mercoledì. Mia sorella lo stesso, e mia madre anche: solo mio padre, che è un pescatore, è esentato. Anche Finnick in realtà, dato che è un Vincitore.
Finito di mangiare, metto la tazza nel lavandino e salgo in camera per vestirmi: la mia divisa da lavoro mi aspetta sul letto. Sembra quasi che si sia un’altra me sdraiata sul materasso, che mi aspetta con ansia. Sfilo la camicia da notte che cade ai miei piedi, e a coprire il mio corpo pallido rimane solo della leggera biancheria intima. Mi osservo allo specchio: i piedi minuscoli e tagliati dalle passeggiate sulla spiaggia, le caviglie sottili, le gambe pallide, i fianchi un po’ troppo larghi, la pancia, la vita, le spalle, il collo, il viso, i capelli. Sfioro con le dita gli avambracci e la leggera peluria che si trova si di essi, e mi viene la pelle d’oca. Rimango con gli occhi fissi sul mio corpo che cambia giorno dopo giorno, anno dopo anno, mentre brividi che partono dalla spina dorsale si espandono per tutto il corpo. Sono immobile, prigioniera di strani pensieri che ora attanagliano la mia mente, e per la prima volta mi rendo davvero conto che la Mietitura è tra soli tre giorni, che io potrei essere sorteggiata, che mia sorella potrebbe essere sorteggiata, che le mie amiche, compagne, potrebbero essere sorteggiate, e allora il mondo mi crollerebbe addosso, e dovrei stare qui a casa mentre ognuna di loro rischia la vita. E allora forse meglio essere sorteggiati: così sarò io a soffrire, non qualcun altro. Ma la mia famiglia? Cosa faranno se io morirò? Se dovrò uccidere? Non c’è soluzione, non c’è via di fuga. È questa la logica degli Hunger Games: intrappolarti nella certezza che niente potrà salvarti dalla paura, dell’angoscia, che in qualunque modo non sarai mai al sicuro, perché loro possono colpirti.
Respiro velocemente, mentre l’ansia s’impadronisce di me: voglio andare via, fuggire, ma non posso. Sento i polmoni schiacciarsi, fatico a respirare, mi sdraio sul letto stringendomi la testa tra le mani, chiudendo gli occhi, mordendomi le labbra. La stoffa ruvida della divisa pizzica la mia guancia, mentre nella bocca inizio a sentire il sapore del sangue. Il respiro è quasi mozzato, la testa mi gira.
Ho paura.
All’improvviso dei passi risalgono la scala, e riconosco la camminata quasi stanca di mia madre. Non voglio che mi veda così, anche perché forse non capirebbe. Mi tiro su seduta, mentre il sangue defluisce con calma. Balzo in piedi, e in un attimo indosso i pantaloni di juta celeste e la giacca che costituiscono la mia divisa. Mi sfrego gli occhi per cancellare la presenza di lacrime di cui nemmeno mi ero accorta, ingoiando le ultime gocce di sangue. Quando mia madre entra, non si accorge di niente: mi dice semplicemente di sbrigarmi, che è ora di andare. La seguo giù dalle scale, in silenzio, mentre mi fa le solite raccomandazioni: non parlare, non alzare la testa, lavora fino alla fine del tuo turno. Mia sorella mi aspetta all’ingresso, battendo sul pavimento il piede: i suoi zoccoli in legno, uguali a quelli che indosso io, fanno un rumore piacevole, che ricorda le gazze.
Usciamo coprendoci gli occhi con le mani, perché il sole è già alto sull’orizzonte. Mia madre ci guarda, forse triste, forse stanca, fino a che la strada non ci nasconde ai suoi occhi: lei uscirà dopo.
Io e Tamata camminiamo fianco a fianco in silenzio, ascoltando il rumore dei nostri pantaloni che sfregano tra di loro, guardandoci di sottecchi senza farci vedere. Facciamo sempre così, quando siamo insieme. Non parliamo, ci guardiamo. Di nascosto, perché i veri sentimenti sono quasi un tabù, nella nostra famiglia.
La osservo: è così diversa da me, che a volte mi chiedo se siamo davvero sorelle. Ha i capelli corti, scurissimi e ricciuti, una carnagione che è di terra e cioccolato. Le labbra sembrano ciliegie appena colte, la statura alta, slanciata, un giunco sottile. È una di quelle persone che la gente si volta a guardare per strada, una di quelle che o la ami o la odi. Non ci sono mezze misure, con Tamata. Il suo nome stesso, riferito alle sensazioni che il mare può dare, ne è l’esempio: il mare si ama o si odia, Tamata si ama o si odia. È cresciuta molto nell’ultimo anno, forse troppo: ma ha compiuto dodici anni, e la Mietitura ti fa crescere, che tu lo voglia o no.
All’improvviso, i nostri sguardi si incrociano, e lei fa un sorriso tirato, a cui rispondo con un cenno della mano, mentre la piazza appare davanti ai nostri occhi. È già gremita di gente, ma sappiamo entrambe da che parte andare, in quale colonna metterci in coda. Appena prima che ci separiamo, mi stringe la mano e mi saluta, per poi allontanarsi a passi rapidi. Rimango ferma un istante per vedere se ha trovato qualche sua amica, poi, quando la vedo chiacchierare tranquillamente con una compagna di classe, mi metto in coda e aspetto il mio turno. Ci sono circa quindici persone davanti a me, ma in questi casi i Pacificatori sanno essere efficienti, e dopo soli dieci minuti ho il mio incarico stampato sul braccio: allestimento palco fino alle undici, pranzo fino alle undici e trenta, inventario degli oggetti fino alle sedici. Speriamo che a Tamata sia andata meglio.
Mi dirigo alla tenda dove distribuiscono gli attrezzi, e mi ritrovo in mano delle viti ed un trapano che dovrò imparare ad usare in fretta, più una serie di cerotti in caso mi perfori un dito. Come se un minuscolo pezzo di scotch colorato potesse fermare una possibile emorragia.
Ora che ho più o meno l’aspetto di un ferramenta, posso dedicarmi alla mia mansione.
Guardo l’orologio: ore sette e cinquanta. Buona giornata, Annie.

***


Mi fanno male le mani. È tutto quello che sento. Un dolore terribile, lancinante, che parte dai polsi e si irradia fino alle unghie.
Fa malissimo.
Ma cosa è successo? Perché sento la pelle rovente, bruciante? Cosa mi è successo?
Vorrei ricordare, ma non ci riesco. So solo che poche ore fa mi hanno presa e portata via, credevo nella solita stanzetta ma no, era un’altra, diversa, più grande. Ricordo solo che ho avuto paura. Tanta paura. E che per un istante ho visto il volto di Finnick sorridermi davanti agli occhi, rassicurante.
Finnick, dove sei? Come stai? Sono anche tue le urla delle anime frantumate che sento qui? Il tuo corpo è lacero come il mio? Finnick, Finnick. Finnick. Aiutami. Ti prego. Non lasciarmi qui. Vienimi a prendere. Ti prego.
Finnick. 





*******

Angolino della Vergogna 

Salve! C'è ancora qualcuno? *sbircia fuori ma neanche i grilli si fanno sentire*
Ok, scusatemi l'IMMENSO, MOSTRUOSO ritardo, ma la feste mi hanno un po' assorbita... sorry :)

Bene, in questo capitolo ho presentato Tamata, sorella di Annie (il cui nome è credo persiano). Come vi sembra? So che può apparire una specie di Barbie, ma vi garantisco che non è parte fondamentale, nella storia. Preferisco concentrarmi sul rapporto tra le due, diverso di quello tra Katniss e Prim.


Detto questo, i ringraziamenti: 
Per le loro recensioni Yvaine_ e miribick 
Per aver inserito la storia tra le seguite beba_riddle_odairCryna1234 , eltaninmalfoy9698,GiadaWriterhurricane24Lunastorta s wife,morosita8QueenNiffler91tama_chan_ di nuovo Yvaine_  
Per le preferite wantonedhere 
Per le ricordate  Cryna1234 e SeelLith


Hasta la vista gente! Alla prossima!

Judee
 
  
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