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Autore: Morgelyn    28/12/2013    0 recensioni
"Il turno notturno è sempre un po’ insolito, di solito non accade nulla e ti prendi solo un gran freddo, oppure accade ciò che non dovrebbe accadere. Mai."
"Mi viene istintivo di abbassarmi, una mossa stupida a pensarci bene, ma prima di rendermene conto l’ho già fatto. Il giaguaro non so se perché è distratto da me o se è perché è domestico e non vede il pericolo, non mi attacca e non si accorge che Alex ha imbracciato il fucile e ha preso la mira. O forse non gli interessa. In ogni caso, colpito al fianco, mugula e si stende del tutto. "
Una storia di licantropi, anzi giaguari mannari... e non solo...
Una nuova visione dei mutaforma e delle loro alleanze
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Annuisco e ci incamminiamo.
Se non fosse per il binocolo non sapremmo quasi dove siamo, un passo dopo l’altro puntiamo in direzione della fattoria. Camminando la circolazione si riattiva e le mie gambe cominciano a dirmi che sono vive dopo l’impatto con l’aria fredda. La campagna è priva di odori, l’aria dovrebbe trasportarne, ma il freddo secco e pungente, blocca qualunque manifestazione della terra. Poso male il piede a terra e prendo una storta; impreco a bassa voce e mi fermo un attimo a massaggiare la caviglia. Alex si ferma accanto a me
«Riesci a continuare?»
«Sì, sì. Mi ci vuole solo un attimo, non è una storta grave, non ho storto completamente il piede, fa solo male… parecchio male». Appoggio il piede a terra e cerco di fare qualche passo, fa male, ma posso proseguire. D’altro canto l’alternativa di stare ferma sul posto non mi attrae per nulla. Sento un rumore provenire dalla parte opposta ad Alex. Mi fermo e vedo che si ferma anche lui. Guardiamo in direzione del rumore e una sagoma si muove in direzione di un cespuglio. Io non lo vedo bene, mi sono voltata troppo tardi ma Alex è sicuro. «È lui» mi fa cenno di svoltare verso il luogo dove abbiamo visto la sagoma. Lo seguo continuando a guardare con il binocolo. Io continuo a non vedere nulla, fino a quando Alex non mi indica una sagoma acquattata. «Sono cecata questa sera…»
«Come lo eri ieri sera e l’altra sera… sei cecata sempre…Non spaventarlo, potrebbe attaccare e al buio vede meglio di noi…»
Mi viene istintivo di abbassarmi, una mossa stupida a pensarci bene, ma prima di rendermene conto l’ho già fatto. Il giaguaro non so se perché è distratto da me o se è perché è domestico e non vede il pericolo, non mi attacca e non si accorge che Alex ha imbracciato il fucile e ha preso la mira. O forse non gli interessa. In ogni caso, colpito al fianco, mugula e si stende del tutto.
Aspettiamo un paio si minuti e ci avviciniamo con il telo. Lo stendo per terra accanto all’animale e non riesco a resistere alla tentazione di accarezzarlo dietro alle orecchie come farei con il gatto della mia vicina. Alex lo prende per le spalle e io per la metà posteriore e lo adagiamo sul telo.
 
«Gli animali della fattoria qui intorno sono salvi, per questa sera…»
«Giusto per questa sera, domani vedremo»
 
L’animale sedato è naturalmente  peso morto e non è affatto agevole spostare una pantera addormentata. Dopo qualche metro mi rendo conto che benché la notte sia decisamente fredda, io comincio a sudare. Io e Alex non parliamo durante il tragitto evitiamo anche di sbottare o sbuffare… il peso è notevole e facciamo decisamente fatica. La mia caviglia sta urlando e, malgrado la senta benissimo, sono costretta a ignorarla. Il tragitto verso la macchina mi sembra lunghissimo e quando finalmente ci arriviamo, sono esausta, sudata e dolorante. Lascio i bordi del telo e apro la macchina, poi mentre Alex apre il portellone, mi appoggio con l schiena al fianco della vettura. Lo sforzo e il male hanno la meglio e per un attimo, vedo la notte farsi ancor più scura e sento il mondo intorno a me girare e il sangue che abbandona il volto. Prima di cadere, ho la presenza di spirito di scivolare seduta lungo la fiancata. Alex deve aver visto la scena e mi è accanto in pochi secondi, scavalcando l’animale ancora addormentato accanto alla vettura.
«Cosa ti senti?» La sua voce mi arriva lontana, io formulo una risposta nella mente, ma non riesco a mandare il comando alla bocca per rispondere. Poi lentamente il sangue riprende a circolare anche verso la testa e lentamente riprendo il controllo della parola.
«Sto bene. Pressione bassa» Vedo Alex sospirare, anche se riesco a leggere preoccupazione nei suoi occhi.
«Senti, non vorrei metterti fretta, ma se non lo mettiamo in fretta in macchina e non arriviamo anche più in fretta alla caserma, potrebbe svegliarsi in macchina e sarebbe un grosso guaio… ce la fai ad alzarti e a darmi una mano a caricarlo? Poi guido io.»
«Sì… ora mi rimetto in piedi… Abbiamo una seconda dose di sonnifero comunque… una per ogni fucile. Comunque sarebbe meglio non si svegliasse fino a quando non abbiamo richiuso la gabbia» Lo aiuto benché il peso della pantera sia portato più da Alex che da me. Appena la carichiamo, ci affrettiamo a salire in auto a nostra volta. Questa volta, però, non possiamo mettere i fucili nel retro e quindi li metto fra noi, davanti. Alex, come aveva detto, i mette alla guida e ripercorre a velocità molto sostenuta, il percorso fatto all’andata.
«Mi dispiace, ma il caffè lo prendiamo dopo aver messo in gabbia il gattino qua dietro…» Alex accenna al felino addormentato alle nostre spalle, mentre imbocca una strada che non conosco, ma che lui ha tutta l’aria di conoscere. Mi viene il sospetto che tema che la dose di sonnifero non sia adeguata alle dimensioni della bestiola. Sinceramente, però, non ho voglia di sapere che effettivamente è così, quindi evito di chiederglielo, ma mi concentro su un pensiero che mi è venuto in mente all’improvviso.
«Dici che la rete reggerà se dovesse svegliarsi? Voglio dire, che tu sappia è mai stata testata su un grosso felino?»
«Dubito che regga. Cioè, dipende da quanto impegno ci mette per buttarla giù, ma in caso è questione di qualche secondo… Nei parchi di ripopolamento questi animali sono protetti da un vetro antiproiettile e non credo che temano il bracconaggio, anche perché non sono altrettanto protette le lontre o animali anche più rari, ma meno feroci»
«Preparo la siringa.» Questa volta la pragmatica sono io. Non ho voglia di ritrovarmi chiusa in un abitacolo piccolo come quello di un’auto con un felino di quelle dimensioni che esterna le sue rimostranze riguardo alla cattura…
«Ti capita spesso?» La voce di Alex mi strappa alle mie considerazioni
«Cosa?» poi capisco a cosa si riferisce «Ah… la pressione… no, non molto spesso, ma succede soprattutto quando ho fatto degli sforzi o ho male… la mia caviglia si faceva parecchio sentire mentre la trasportavamo»
«Vuoi che passiamo al pronto soccorso? Dopo averlo messo in gabbia, ovviamente.»
«Se non si calma il dolore è meglio andare, in effetti…»
  
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