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Autore: Morgelyn    26/11/2013    0 recensioni
"Il turno notturno è sempre un po’ insolito, di solito non accade nulla e ti prendi solo un gran freddo, oppure accade ciò che non dovrebbe accadere. Mai."
"Mi viene istintivo di abbassarmi, una mossa stupida a pensarci bene, ma prima di rendermene conto l’ho già fatto. Il giaguaro non so se perché è distratto da me o se è perché è domestico e non vede il pericolo, non mi attacca e non si accorge che Alex ha imbracciato il fucile e ha preso la mira. O forse non gli interessa. In ogni caso, colpito al fianco, mugula e si stende del tutto. "
Una storia di licantropi, anzi giaguari mannari... e non solo...
Una nuova visione dei mutaforma e delle loro alleanze
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il turno notturno è sempre un po’ insolito, di solito non accade nulla e ti prendi solo un gran freddo, oppure accade ciò che non dovrebbe accadere. Mai.
La sola consolazione è fare il turno di notte con Alex, mio collega e migliore amico, si parla della nostra ultima conquista, o delle nuove regole imposte a noi forestali. Questa notte è buia, nonostante sia una notte di luna piena, perché, purtroppo è una di quelle notti fredde che stanno preparando la neve, il cielo in giornata era bianco, ora è tutto nero, ovviamente, senza una stella o la luna a farci compagnia. Rabbrividisco con le mani sul volante.
"Recuperiamo la belva e andiamo a berci un caffè, fa un freddo cane questa notte..."
Alex, al mio fianco, con il binocolo ad infrarossi mormora un assenso e poi sbotta:
"Io non  capisco come si possa tenere animali esotici in casa... cioè, mica lo tiene in salotto a fare le fusa!"
Storco la bocca, è da quando abbiamo ricevuto la chiamata, un paio d’ore dopo l’inizio del turno, che i miei pensieri sono più o meno dello stesso tenore.
"I proprietari faranno il discorso: "io sono così figo che posso domare un giaguaro..." e così ci ritroviamo giaguari nei salotti europei..." la logica di Alex, come sempre, non fa una grinza, e si basa sull’esperienza di un paio di anni fa quando siamo stati chiamati a recuperare un “micetto” che faceva da giorni la guardia al padrone morto, non permettendo a nessuno di avvicinarsi. Siamo accorsi alquanto perplessi salvo poi scoprire che il “micetto” in questione era una tigre dell’Amur, o tigre siberiana, di quasi 400 Kg…
Il padrone si era poi scoperto che era morto in circostanze misteriose, ma certamente non riconducibili all’animale.
“Poveraccio, pensa al freddo che avrà, quando ci siamo fermati a fare benzina dava –9°C”
La strada fa una svolta, ma la nostra conversazione ha preso una strada dritta, come sempre quando non stiamo semplicemente pattugliando l’area.
“Appunto, se vuoi tenere per forza un felino più grande di un gatto, almeno scegline uno adatto ai nostri climi”
Ci consideravano una buona coppia perché lui badava soprattutto alla parte razionale e logica e io riuscivo a capire, meglio di chiunque altro, le emozioni, di tutti: animali e umani, vittime e carnefici.
“Dov’è che l’hanno visto?”
“Una macchina l’ha illuminato con i fari ad un paio di km più a nord, sembrava diretto in questa direzione”
“Appunto, quindi potrebbe essere anche nella direzione opposta: se mi puntano i fari negli occhi, cambio strada”
“Quando riacquisti l’uso della vista… comunque l’ultima segnalazione risale a un quarto d’ora fa, non dovrebbe essere troppo lontano. Conviene fermarsi appena possibile e proseguire a piedi.” Al solo pronunciare quelle parole rabbrividisco, per l’ennesima volta questa sera. Conosco la zona, come Alex del resto, e so che poco più avanti, a circa tre chilometri, c’è una strada che si inoltra nella boscaglia, possiamo parcheggiare lì e proseguire a piedi. Mi ci vuole un caffè. Il solo pensiero mi riscalda per un poco, troppo poco, in una notte come questa.
Arrivo alla stradina e parcheggio l’auto, Alex ha ancora gli occhi incollati al binocolo e guarda in tutte le direzioni per vedere se qualche animale più grosso di un topo è fuori nella notte. Scendiamo dall’auto ed io metto il giubbotto che avevo tolto per guidare. Armo i due fucili con il sonnifero e li metto in spalla, mi metto a tracolla il secondo binocolo ad infrarossi e prendo il telo che dovrebbe servirci per trasportare l’animale. La mia mano sfiora la coperta che teniamo sempre nel veicolo, non si sa mai in che condizioni salvi qualcuno, sospiro e chiudo il portellone con troppa energia. 
“Louisa, più forte la prossima volta, i contadini della fattoria là in fondo non si sono svegliati!”
“Non lo vedi, vero? Quindi non ho potuto spaventare la fiera belva sanguinaria… e ai contadini dell’area converrebbe essere svegli, avvistarlo, aiutandoci a catturarlo prima che li consideri il suo ristorante self service, sarebbe di grande aiuto alle loro bestiole”. Intanto sto scrutando anch’io col binocolo e non vedo nulla.
“Eh… in effetti, se ha fame potrebbe essersi diretto alla fattoria più vicina” Alex stacca per un attimo gli occhi dal binocolo e allunga la mano verso di me per prendere il suo fucile. Lo faccio scendere sul braccio, tenendo con l’altra mano il binocolo, lui lo prende e mi incalza: ”Allora? Andiamo alla fattoria? Questa strada porta là…”
 
  
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