Peeta. Mi sveglio gridando il suo nome.
Nel mio incubo era morto, sussurrava parole incomprensibili e poi si spegneva come una piccola fiamma. Peeta, sussurro. Mi accorgo che non e` qui con me e improvvisamente ho freddo. Peeta, Peeta, PEETA. Sto gridando di nuovo. Una strana sensazione allo stomaco, un vuoto incolmabile mi dice che non verra`, che non mi stringera` a se'.
Mi arrotolo una ciocca di capelli bianchi intorno ad un dito, cercando di calmarmi. Non ho mai smesso di legarli in una treccia, neanche quando mi sono sposata, sono diventata madre e nonna, e neanche quando, un giorno d' inverno, l'arco di mio padre e` diventato troppo pesante per le mie braccia. Neanche quando ti ho perso, Peeta.
Dov'e` il dente di leone che fiorisce a primavera, la speranza di una vita che rinasce e puo` essere ancora bella? Dove sei? Ogni giorno ti cerco nel pane, nei colori, nel tramonto, negli occhi dei nostri figli. E ogni respiro da quando te ne sei andato e` come una coltellata nel petto.
Peeta, ho bisogno di te.