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Autore: Sheloveslife    29/12/2013    3 recensioni
Selena è un'orfana, attraente e indipendente studentessa.
La notte si trasforma in una sexy e atletica Robin Hood per conto della Tribù, associazione finanziata dal ricchissimo Luke con lo scopo di rubare ai ricchi, soprattutto a quelli legati all'organizzazione criminale dei M.A.N., per dare ai bisognosi.
E Sel è l'arma migliore della Tribù; nessun legame e tutta efficienza, è stata addestrata fin da piccola: armi, combattimento corpo a corpo, una buona dose di sarcasmo e determinazione.
Nikolai è un brillante e affascinante studente con interessanti attività extra curricolari: la notte si trasforma in un efficiente agente dei M.A.N., l'organizzazione che ha ucciso i genitori e rapito Elyse, la sua piccola sorellina.
La sua invincibilità nei combattimenti viene messa a dura prova quando la sua strada si scontra con quella di Selena, durante quello che sembrava un insignificante incarico.
Lei combatte per i buoni perchè crede nella giustizia, lui per i cattivi per salvare Elyse.
Entrambi vicini ad ottenere quello che vogliono, combattono sul campo, tra le lenzuola e anche nei loro cuori, perchè niente è come sembra e tra colpi di scena, rivelazioni, dolore, ironia e passione faranno la scoperta più grande: l'amore non ha schieramenti.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sento qualcosa brontolare. Perfetto, il mio stomaco!
Apro gli occhi e rispondo al sorriso che mi si staglia di fronte. Come fosse normale. Come se fosse normale svegliarsi insieme, tornare a casa dopo un incarico, dormire abbracciati. Come se fosse normale che due persone che si conoscono da poco più di due mesi si comportino come se si conoscessero da una vita. È tutto normale, lo sembra davvero. Anche quando mi stampa una bacio sulle labbra prima di alzarsi.


-Preparo la colazione!- mi dice, sollevandomi scherzosamente per poi lanciarmi sul letto.
-Cucini?!- chiedo stupita, stiracchiandomi in quella maglietta enorme e stringendo l'elastico dei pantaloncini. Mi osserva stranito, come avessi detto una sciocchezza.
-Certo, e la mia cucina non è nemmeno male!- mi risponde piccato.
-Ah si?! E questo chi l'ha detto?- non appena pronuncio queste parole vorrei ritirarle.

Non abbiamo mai parlato di lui, io non so nulla. Non so se ha avuto o ha una famiglia, una compagna.. Spero di no, a questo punto.
Il suo volto si incupisce e mi dice: - Me lo dirai tu, tra poco!- recuperando il tono allegro.
-Contaci, sarò spietata- sbuffo divertita, alzandomi dal letto.

In un attimo mi si avvicina e mi blocca contro il muro.
Probabilmente riuscirei a liberarmi se volessi ma in quel momento questo è l'ultimo pensiero che ho in testa. Avvicina la testa ala mia, lentamente e sempre guardandomi fisso negli occhi.
-Potrei diventare spietato anche io, sai?- sussura piano. Se non stessi imparando a conoscerlo una frase del genere mi avrebbe fatto rabbrividire un po'
-Fai la brava bambina- bisbiglia, prima di tuffarsi sulle mie labbra.

Io bambina?! Ora ti faccio vedere.

Indietreggia tenendosi il labbro appena sanguinante tra le dita e mi guarda sorpreso.
-Mi hai morso..-
-Perspicace, il signorino- dico di rimando, con un sorrisetto di sfida – chiamami ancora una volta bambina, Angioletto, e..-
Mi solleva di peso sulla spalla, come un sacco di patate e mi ritrovo bloccata al letto, le sue mani che bloccano le mie braccia e una figura enorme che mi sovrasta.

Game over, Selena. Leggo nei suoi occhi.

-Come la mettiamo ora?- dice lui sorridendo.
Gli faccio una smorfia e lui si avvicina di nuovo per baciarmi. A pochi centimetri dalla mia bocca si ferma.
-Cosa c'è?- gli chiedo, aspettando speranzosa.
-Mi piace quando mordi, come una micetta.. O una leonessa-

In un attimo mi sollevo e unisco le nostre lingue in una danza infuocata che ci trascina entrambi.
Mani che scorrono sui nostri corpi, il desiderio di stare vicino, di toccarsi, sentire. Più nessuna inibizione.
-Selena..- inizia con voce roca. Non lo ascolto e rinizio a baciarlo.
-Selena fermati- sento la sua voce ma mi arriva lontana, smorzata dalla coltre di passione che abbiamo creato.

Fermarmi? Perchè dovrei fermarmi ora?

Lo guardo confusa, io lo voglio e lui lo vuole. E sento come lo vuole, lo sento proprio sulla mia coscia. E allora perchè fermarsi?
-Non adesso, non qui. Te ne pentiresti.- Ecco le ultime parole che pensavo sarebbero potute uscire da quelle labbra così soffici. Sembrava quasi che gli costasse dirglielo, come se..
Mi avvicino piano a lui, lentamente. Con un espressione confusa negli occhi lui mi guarda dolcemente, aspettando di vedere cosa avrei fatto.
Non lo sapevo nemmeno io in realtà, che cosa avrei fatto.
Non ho mai avuto limiti, ho sempre potuto disporre della mia vita sentimentale come decidevo.
E nessuno dei miei ragazzi se ne è mai lamentato.

Mi fermo quando sono ormai ad un centimetro dalla sua bocca ma lui si irrigidisce.
Lo bacio e in n attimo i suoi muscoli si distendono e io mi ritrovo bloccata sotto di lui, la sua bocca affamata sulla mia e le mani che stringono i fianchi.
Quando si stacca sono senza respiro e rimango ancora più sorpresa quando si alza e inizia a cambiarsi come se io non fossi li.
-Vieni micetta, ti porto a casa- mi dice sorridendo e tendendomi la mano.


Stiamo camminando da qualche minuto e io non accenno a parlare, ormai il silenzio si fa imbarazzante ma di sicuro non sarò io a romperlo.

-Sel- mi chiama lui.
Nessuna risposta.
-Selena, non fare così..- dice sbuffando.
-Oh scusa se ti ho offeso restando in silenzio, Nikolai. Capisco che tu non mi trovi attraente abbastanza per i tuoi standard, nemmeno tu sei così bello come credi, Angioletto- nemmeno il tempo di terminare questa frase che mi trovo con la schiena ad un albero con i polsi bloccati e la sua bocca vorace sulla mia.

Mi lascia di nuovo senza fiato e quando decide di separare le nostre labbra, poggia la fronte contro la mia e bisbiglia: -Tu sei molto attraente, Selena. Sei una delle ragazze più belle che io abbia mai visto e non hai idea di che fatica faccio a controllarmi quando ci sei tu vicino. Non ne hai idea. Ma tu non sei come tutte le altre- tutte le altre? Quante? - e stavolta io voglio fare le cose per bene-
Si stacca e mi lascia andare, intrecciando le dita alle mie. Io sono stupefatta, non so cosa dire.
Di sicuro mi ha colto alla sprovvista e inizio a vergognarmi per la piccola scenata infantile di poco prima. Poco male!

È una sensazione strana, quella della sua mano intrecciata alla mia. Ho avuto un po' di ragazzi, non un numero esorbitante ma mi sono divertita. Si trattava per lo più di compagni di università con cui uscivo per un po', abituata a reggere le redini della situazione sempre, anche tra le lenzuola. E non ho mai permesso a nessuno questo tipo di intimità fuori dal letto eppure il contatto non mi disturba. È quasi.. piacevole.

Si ferma proprio davanti alla porta della mia casetta.
-Come fai a sapere dove vivo?- chiedo distrattamente.
Mi sorride senza dire nulla e si gira ad osservare il giardinetto con l'erba tagliata corta.
Approfitto della sua distrazione per appoggiare il pollice al piccolo lettorino e spalanco l'occhio per la scansione.

-Wow. Vi trattate bene voi della Tribù- mi sorprende lui.
Sbuffo.
-È semplicemente una questione di sicurezza, Angioletto. Vuoi entrare? Devo solo farmi la doccia e poi andare al corso.-
-Stamattina frequento lo stesso tuo corso, devo dare l'esame di genetica che ho perso lo scorso semestre- mi spiega entrando in casa e osservandosi attorno.
-Com'è che ti sono permessi così tanti sgarri alle regole?- chiedo, già conoscendo la risposta.
-Potresti usufruire dei medesimi privilegi, micetta- sorride da sbruffone, sprofondando nel divano.
Sbuffo anche io, alzando gli occhi al cielo scherzosamente.
-Vado a fare la doccia, fai come se fossi a casa tua-
-Contaci!- sembra un bambino in mezzo ai giocattoli nuovi e mi fa tenerezza con quel sorriso contento.

Entro nella vasca e mi metto sotto il getto di acqua fredda. Sono di fretta e amo le gocce gelide che lasciano scie e brividi lungo il mio corpo. La doccia calda sarà per stasera.
Inizio a pensare allo splendido ragazzo che ora se ne sta disteso sul mio divano e mi meraviglio di due cose.

  1. Ho lasciato entrare il nemico in casa mia.

  2. La cosa non mi disturba.

Ok, sono nella cacca.

Chiudo l'acqua, mi avvolgo in fretta in un asciugamano e intanto lo sento parlare al telefono.
-Si.
Va bene, signore.- comunicazione chiusa.

Cambio le fasciature e dopo una decina di minuti esco dal bagno. Il salotto è vuoto.
C'è solo un bigliettino sul divano.
“Scusa, ho avuto un'emergenza.
Ci vediamo a lezione.
Ps: stasera ti porto fuori, micetta”

Non mi guardo allo specchio, tanto so che non vedrei un sorriso a trentadue denti. No, proprio no.

  
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