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Autore: amu hinamori    29/12/2013    2 recensioni
Dal capitolo 1:
Ikuto pensò subito che la ragazza non poteva conoscere il giapponese, così iniziò a parlare in inglese: -My name is Ikuto and I’m 17 years old, on your right you can fin..- poi venne interrotto dalla voce della ragazza.
-Non c’è bisogno che tu mi parli in inglese, conosco il giapponese come lo conosci tu- affermò lei con modo retorico.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Uscii dal teatro a passo spedito, mi stavo dirigendo dal preside per parlargli della sfida, l’ultima cosa che volevo era scontrarmi contro i miei amici e i miei nemici.
-Signor preside vorrei una spiegazione- dissi entrando nel suo ufficio.
-Signorina Hinamori, la prego si sieda- mi disse sedendosi sulla comoda poltrona in pelle marrone, -vuole una tazza di the?- mi disse quando mi ero seduta.
-Sì, grazie- risposi io prendendo la tazza che mi porgeva il preside.
-Mi dica… cosa la porta qui?- mi chiese.
-Vorrei sapere perché ha iscritto solo la mia classe alla sfida di dicembre?- dissi io.
-Semplice, credo che la classe degli idol sia la più portata per questo tipo di competizione- mi rispose sorseggiando il the.
-Ma se siamo un decimo degli avversari e poi, io e Ikuto non vogliamo partecipare- affermai.
-Signorina HInamori, lo sa vero che sia lei che Ikuto fate parte della classe?- mi chiese.
-Certo- risposi io.
-Quindi anche voi dovete partecipare e non ci sono scuse, è vero che non ho chiesto il vostro permesso ma cercate di vederla in questo modo: allo show ci saranno anche dei produttori musicali di fama mondiale, pensi che se vincerete la competizione, avrete un posto assicurato nel mondo della musica- mi disse calmo.
-Ma- dissi io per poi essere interrotta.
-Non ci sono ma che reggono signorina Amu, so quello che ha passato, ma cosa crede di fare in una scuola del genere se non riesce a salire sul palco, in più le permetto una cosa- mi disse.
-Mi dica- dissi io.
-Può utilizzare tutte le sue composizioni, può fare tutto quello che vuole, può far saltare anche le lezioni ai ragazzi, ma assicuri la vittoria alla classe degli idol- mi disse con tono severo e di sfida.
-D’accordo- dissi io acconsentendo agli ordini, -ma sia ben in chiaro una cosa: non sarà di certo colpa mia se la classe perderà- dissi io mentre mi apprestavo ad uscire dalla stanza.
-Signorina Hinamori ancora una cosa- mi chiamò il preside, così mi voltai e mi disse: -Dimostri a quelle mezze cartucce inglesi che i giapponesi sanno fare musica tanto quanto loro, così almeno troverà il modo di riprendersi la sua rivincita- io sorrisi ed uscii dalla stanza.

Tornai in teatro, erano ancora tutti lì a discutere sul da farsi.
-Guardate è tornata Amu- esordì Kyle.
-Dove sei stata?- mi chiese Kevin.
-Dal preside e ci sono delle novità- affermai io.
-Cioè?- disse Britney.
-Mi ha dato carta bianca per lo show, e tutti e lo ripeto tutti, dovremo parteciparvi, nessuno escluso- dissi io.
-Ma è uno scherzo?- mi disse Ikuto.
-Non sai quando lo vorrei anche io- risposi.
-Allora cosa facciamo?- mi chiese Utau.
-Non so quali sono i piani del preside ma vuole a tutti i costi che vinciamo questa sfida- affermai io, -faremo così: da domani mattina voi non seguirete più le lezioni, ci ritroveremo qui abbiamo due settimane circa per preparare lo show, verremo a scuola alle otto e usciremo a scuola alle tre- conclusi io.
-Per le canzoni ci penserò io, voi vi dovrete allenare nel ballo e nel canto, pensate di potercela fare?- chiesi io, forse una parte di me desiderava che dicessero di “no” così avremmo dovuto ritirarci.
-Siamo pronti- dissero in coro.
-Però, voglio dirvi una cosa: non voglio fare il lavoro tutta da sola, non sono brava a comandare, quindi ho bisogno del vostro aiuto, e soprattutto del vostro sostegno- dissi io, tutti si guardarono.
-Gli Youki ci stanno- disse Kyle.
-Grazie ragazzi- dissi io.
-Io ci sto- disse Shane.
-Noi ci stiamo- dissero Britney e Joanne.
-Lo sai che starò sempre dalla tua parte- affermò Utau.
-Io ci sto- disse Kaito e così fece anche Maria, l’unica persona che mancava era Ikuto.
-Ikuto, tu ci stai?- disse Utau, lui mi guardò dritto negli occhi.
-Devo dire che sono contrario a questa sfida, gli artisti non si dovrebbero sfidare per affermare chi è il  migliore, in più non sopporto la gente che prende decisioni al mio posto, ma…- disse lui.
-Ma…- dicemmo tutti insieme.
-Se lo facciamo tutti insieme ci sto- concluse lui.
-Bene, ora mettiamoci al lavoro- disse Shane.
-Non ora- affermai io.
-Come no?- disse Utau.
-Se iniziassimo adesso non combineremmo niente, iniziamo tutto domani mattina- dissi io, -ora andiamo a casa e riposiamoci tutti- conclusi io. Così tutti quanti andarono a casa, invece io andai nella biblioteca della scuola, la mia famiglia non era in casa così avevo deciso di passare un po’ di tempo in biblioteca così per riordinare gli spartiti e i testi. Quasi dopo dieci minuti stavo già impazzendo, troppi spartiti, coreografie da imparare, testi sparsi qua e la. Mi era appena scoppiato un mal di testa che qualcuno entrò nella biblioteca.
-Sapevo di trovarti qui- disse la voce, sentii dei passi avvicinarsi a me e vidi Ikuto.
-E tu cosa ci fai qui?- chiesi io sorpresa.
-La stessa cosa la potrei chiedere a te- mi rispose lui.
-Stavo mettendo a posto degli spartiti- risposi io.
-Ma non avevi detto a tutti di andare a casa a riposarsi?- chiese retorico lui.
-Già, infatti, perché non sei a casa con Utau?- chiesi io.
-Non avevo voglia di sentirla parlare come sempre, è peggio di una macchinetta quando ci si mette- rispose lui.
-Non hai tutti i torti- affermai io ridendo. Lui appoggiò la sua borsa e la giacca sul grande tavolo e si mise a sedere accanto a me.
-Vuoi rimanere davvero qua?- chiesi io mentre avevo il naso fra i fogli.
-Ti do una mano-  rispose lui.
-Non è necessario- risposi io.
-Invece sì- constatò lui.
-Invece no- ribattei io.
-Io ho deciso così perciò si fa così- disse lui autoritario.
-Io invece ho deciso che non è necessario che tu mi aiuti, perciò si fa così- risposi io.
-Allora rimango qui a guardarti- disse lui mettendosi comodo per guardarmi lavorare.
Continuavo a riordinare tutti quei fogli sparsi per il tavolo, Ikuto non si era mosso di un millimetro da quando avevamo finito di parlare. Devo dire che mi metteva una certa soggezione, aveva lo sguardo talmente profondo , di certo non si poteva dire che non era un bel ragazzo. Dopo quasi un ora e mezza che eravamo chiusi li dentro non avevo ancora finito di mettere a posto tutti quei fogli. Ikuto si alzò dalla sua postazione e si diresse verso la porta della biblioteca, uscì, e ritornò dopo circa dieci minuti.
-Tieni- mi disse appoggiando sul tavolo quattro tramezzini, una tazza con dentro del the e una bottiglietta d’acqua.
-Grazie ma non ce n’era bisogno- dissi io, lui sedette e iniziò a mangiare un tramezzino. Passarono altri trenta minuti, io non avevo ancora toccato cibo.
-Ma tu non mangi?- mi chiese lui.
-Ho perso l’appetito da quando il mio ex mi ha mollata, perciò non fare complimenti e mangia pure anche i miei di tramezzini- risposi io.
-Guarda che per me sei troppo magra- constatò lui.
-Non ti preoccupare- però era anche vero che avrei potuto mangiare qualcosa dopotutto era da quasi sette ore non mettevo niente sotto i denti.
-Ora tu mangi- senza manco accorgermene Ikuto si era alzato dal suo posto e ora si trovava affianco a me.
-M-mi vuoi costringere?- chiesi io balbettando.
Come fa con quei occhi ha penetrarmi così nell’anima??
-Se devo proprio, sì- rispose lui beffardo.
-Vediamo se ci riesci- dissi io e con uno scatto felino lui mi ruba il cellulare.
-Ikuto ridammelo- affermo io.
-Tu mangia- mi dice lui.
-Ikuto ridammi il cellulare- continuo io, lui invece di ridarmelo, lo sblocca (maledizione a me che non ho messo la password) e apre i miei messaggi.
-Allora facciamo così, se tu non mangi io leggerò tutti i tuoi messaggi- mi dice lui.
-Dai ridammi il mio cellulare-
-Allora primo messaggio è da Yoko: Ciao mi dispiace di non essere venuta l’altra sera, allora che cosa mi dici del ragazzo di cui mi hai parlo???- legge lui ad alta voce.
-Dai ridammelo- cerco di prenderglielo dalle mani ma invece cado fra le sue braccia.

Che situazione imbarazzante!!!

Rimaniamo a fissarci intensamente per chissà quanto tempo, mi chiedo a cosa pensasse.
-Allora ti decidi a mangiare?- mi dice lui.
-Devo proprio?- chiesi io.
-Sì, ti sembra normale alla tua età non mangiare? Non sei grassa, quindi non devi dimagrire, non sei anoressica anche se per il peso ci sei molto vicina, che problema hai? E voglio una risposta- disse lui.
-Possiamo evitare la risposta e poi mangio- dissi io cercando di evitare l’argomento.
-Guarda che poi voglio sapere perché tu non mangi, e ti avverto che sono molto persuasivo- affermò lui vicino al mio orecchio.
-Preferisco prima mangiare- dissi io, così lui sciolse la presa e mi sedetti al tavolo e iniziai a mangiare.
-Allora dì che ne valeva la pena mangiarli- mi disse lui sorridendomi.
- Sono buonissimi- risposi io fra un boccone e l’altro. Quando li finii, Ikuto mi si avvicinò prese un tovagliolo e lo passò ai latti delle mie labbra.
-Avevi della maionese spalmata intorno alle labbra- disse lui con voce suadente.

Che situazione imbarazzante (numero 2)!!!!!!!!

-Ora spiegami perché hai perso l’appetito- mi disse lui sedendosi accanto a me.
-Perché lo vuoi sapere?- chiesi io.
-Perché non mi sembra giusto che una persona come te perda l’appetito perché il suo ragazzo l’ha mollata- mi spiegò lui.
-C’è gente che perde l’appetito per molto meno- constatai io, - e poi perché una persona come non potrebbe perdere l’appetito?-
-Perché non sei una ragazza che ha problemi grossi come il bullismo, genitori divorziati o robe varie, anzi sei quasi buffa- disse lui.
-Il “buffa” lo devo prendere come un complimento?- chiesi io.
-Ma certo- rispose lui ridendo, mi misi a ridere anche io, poi cadde il silenzio.
-Non ho perso solo l’appetito…- dissi io.
-Come?- chiese lui.
-Hai capito bene, ho perso diverse cose da quel giorno: il mio ragazzo, la mia stima, la mia voglia di cantare, il mio coraggio, chi più ne ha più ne metta- dissi io.
-Senti, spiegami quello che è successo- mi disse lui come se mi capisse.
-Allora ho visto il mio ex parlare con una ragazza, più bella di me, e poi dopo qualche secondo lui l’ha baciata, sulle labbra, fine della storia- dissi io restrittiva.
-Chissà perché ho voglia di sapere cos’è successo dopo- disse lui, io mi misi a ridere.
-Dopo ho cambiato il mio comportamento con lui, quando mi ha chiesto spiegazioni sul perché allora gli ho sbattuto in faccia tutto quello che sapevo, poi lui si è messo a ridere mi ha detto che stava con me solo perché ero una ragazza talentuosa, e uno come lui non poteva di certo stare con una ragazza bruttina e stonata come me, e così si conclude la mia storia- dissi io, volto di Ikuto sembrava essere stato stravolto.
-Ehy Ikuto sei connesso?- dissi io avvicinandomi.
-Senti, ora con tutto il dovuto rispetto, ma questa domanda nasce spontanea: mi dici per quale cazzo di motivo stavi con quello li???- mi chiese lui urlando.
-Abbassa la voce siamo in biblioteca- dissi io.
-Me ne frego di dove siamo- continuò lui, -aspetta…-
-Che c’è?- chiesi io.
-Non mi verrai a dire che sto deficiente viene per la sfida???- mi chiese lui.
-Sì, viene per la sfida- ammisi io.
-Adesso ho capito perché non volevi partecipare- disse quando si era calmato.
-Non solo per quello, vedi è difficile battermi contro le persone che fino a qualche mese fa gareggiavano al mio fianco- dissi io voltandomi verso gli spartiti.
-Quella canzone…- disse lui.
-Quale?-
-Quella di sta mattina, la avevi scritta per quel soggetto?- mi chiese riferendosi a Diego, feci cenno di sì con la testa e lui sospirò.
-Devi avere un cuore sensibile per scrivere una canzone simile per una persona- disse poi.
-Hai lo spartito qua?- mi chiese.
-Sì, tengo tutti i miei spartiti insieme- risposi io.
-Lo posso vedere?- chiese lui. Esitai un po’ prima di rispondergli poi aprii il raccoglitore e presi lo spartito con il testo.
-Tienili pure- dissi porgendoglieli.
-Ma come non li vuoi tenere tu?- mi chiese osservandoli.
-No, non sopporto quella canzone con tutta me stessa- dissi io finendo di mettere a posto tutti gli spartiti, lui mise i fogli nella sua borsa, prese il mio cellulare e digitò un numero.
-Si può sapere cosa stai facendo?- chiesi io.
-Niente, tieni il cellulare- disse lui dandomi il cellulare.
-Adesso mi dici che cosa hai fatto- affermai io.
-Questo- disse prendendo il suo cellulare e digitando qualcosa, dopo qualche cosa mi arrivò un messaggio sul cellulare.
-Ma cosa…- vidi un nuovo messaggio e lo aprii e lo lessi, -“Ciao, usciamo da sta scuola che inizio a sentirmi male stare fra queste quattro mura con una strana ragazza con i capelli color zucchero filato? Ikuto”- io lo guardai che si stava già mettendo su la giacca.
-Allora andiamo?- mi chiese.
-Dove vorresti andare?- chiesi io mettendomi la giacca.
-Fuori da sta scuola- rispose lui ridendo.
-Mi pare ovvio, ma dopo dove vuoi andare, mister Non-So-Chiedere-Alla-Ragazza-Che-Mi-Sta-Di-Fronte-Di-Uscire-Insieme-Senza-Mandarle-Un-Messaggio-Anche-Se-È-Davanti-A-Me?- chiesi io sarcastica.
-Guarda che potevo chiedertelo anche a voce, a proposito con il cellulare ti ho solo salvato il mio numero- rispose lui aprendo la porta per uscire.

Dopo qualche manciata di minuti eravamo per le vie del centro, a passeggiare.
-Tanto per sapere, la tua attuale ragazza non si incavolerà se esci con un’altra?- chiesi io.
-Non credo proprio- rispose lui, -visto che non ho una ragazza-
-Ah, strano- dissi io.
-Perché?- mi chiese lui.
-Semplice perché ogni ragazza che ci vede passare, guarda te con aria sognante, e guarda me con un aria assassina- risposi retorica.
-E questo ti mette a disagio?- mi chiese sussurrandomi nel orecchio, mi venne un brivido.
-N-n-no- dissi io arrossendo.
-Lo sai che sei arrossita?- mi chiese ridendo.
-Lo sai che sei un pervertito di prim’ordine?- chiesi io.
-E me ne vanto- disse lui.
-Siamo a posto- dissi io.
Arrivammo in un parco, addobbato per il Natale ora che ci pensavo era il 9 dicembre. Mi sedetti su una delle panchine, ma Ikuto invece di seguirmi andò a un baracchino che vendeva cibo. Quando tornò mi diede un sacchetto in mano.
-Aprilo forza- mi disse lui sedendosi.
-D’accordo- lo aprii e ci trovai dentro un taiyaki al cioccolato.
-Non sapevo cosa prenderti così ho fatto a modo mio- mi disse lui mentre iniziava a mangiare.
-Noto che lo mangi con gusto- affermai io.
-Mia madre me li fa sempre quando può fin da quando sono piccolo, in poche parole ci sono cresciuto con questi pesci ripieni di cioccolato- mi disse, anche io iniziai a mangiarlo, era da quando avevo sei anni che non ne mangiavo uno.
-Anche tu però lo mangi con gusto- constatò lui.
-Vuoi la verità: è da quando ho sei anni che non ne mangio uno- risposi io ridendo, poi notai che sui capelli di Ikuto c’era qualcosa di bianco.
-Che c’è?- mi chiese.
-Ikuto stai fermo- dissi io prendendo in mano quella cosa bianco.
-Amu stai ferma anche tu- mi disse lui toccandomi i capelli.
-Ma questa è…- dissi io.
-Neve! Sta nevicando- disse lui guardando in alto. E ora al posto della pioggia stavano cadendo tantissimi fiocchi di neve.
  
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