Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: frenci piuggi    29/12/2013    1 recensioni
Naruto è un rinomato pittore, sempre alla ricerca di nuove idee ed immagini da immortalare nei suoi quadri.
Sasuke è un carcerato, colpevole di omicidio preterintenzionale e volontario.
Un bel giorno di primavera i due si incontrano grazie al volontariato di Naruto. Chissà se anche in una prigione potrà sbocciare l’amore…
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Madara Uchiha, Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Gaara, Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il nemico del tuo nemico è tuo amico? (parte 2)

 

Facile. Era stato tutto (troppo) maledettamente facile.
Almeno fino a quando non avevamo raggiunto il corridoio principale.
Lì avevamo incontrato Kabuto, e contravvenendo a mia qualsiasi aspettativa, Kiba prese a parlarci.
Per lo stupore credetti di aver per sempre perso l’uso della mandibola, tanto mi si era spalancata in una “o” muta, alterando il viso in un’espressione inadatta al ruolo che stavo interpretando.
Fortunatamente il medico parve non accorgersene preso com’era dalla conversazione con il mio amico. I due tergiversarono sul più e sul meno, riesumando ricordi e varie promozioni ottenute nei tre anni in cui si erano persi di vista.
La cosa più sorprendente però fu vedere Kiba parlare così tranquillamente con quella serpe, approfittatrice, arrivista, infida…
– Vero Nath? – domandò il poliziotto, interrompendo la mia descrizione mentale su Kabuto.
– C-Certo! – risposi immediatamente, senza aver prestato la minima attenzione al discorso e quindi ignorando totalmente l’oggetto della domanda.
Quindici anni di scuola e la forte amicizia instaurata con Sakura mi avevano insegnato ad asserire a qualsiasi domanda postami e cui non avevo prestato la minima attenzione. In fin dei conti avevo solo la metà di possibilità di errare la risposta.
– Perfetto! – proruppe Kiba, sorridendomi compiaciuto.
– Bene. Seguitemi prego: vi condurrò nel mio studio e lì potremo attendere l’arrivo del direttore. Prima però è mio dovere avvertirvi di un fatto molto importante su Uchiha-sama: non ama i perditempo, vi pregherei dunque di porgergli domande specifiche e veloci, senza rigiri di parole. – ci informò il medico sfoggiando un sorrisetto sadico non appena incontrò i miei occhi sbarrati. – Suvvia signore, non avete nulla da temere. Uchiha-sama può sembrare un malavitoso, ma in realtà è un ottimo direttore ed una persona molto diligente. Eccetto che lei non abbia avuto problemi o fraintendimenti con il mio capo – continuò a parlare, squadrandomi con il solito sorrisetto ed aggiustandosi gli occhiali sul ponte del naso – non ha nulla da temere. –
Un brivido freddo mi percorse per il lungo la spina dorsale: pessimo segno; i peli mi si raddrizzarono in allerta, pronti a captare qualsiasi avvisaglia di pericolo.
Possibile che Kabuto mi avesse riconosciuto nonostante il perfetto travestimento?
In quel caso avrei dovuto trovare una scusa valida ed allontanarmi il prima possibile dalla prigione. Tuttavia, se si fosse trattato solo di un sospetto di Kabuto nei miei confronti, scappando avrei comprovato tali dubbi.
Vero anche che, nel caso avessi deciso di rimanere ed affrontare Madara, questo avrebbe potuto riconoscermi e gettarmi in prigione come aveva promesso di fare. Tante possibilità e la maggior parte di quelle finivano sempre con me smascherato.
D’altronde non avevo altra scelta: indietro o in avanti, rinunciare o combattere, rimpiangere di non aver tentato o arrabbiarmi per aver fallito malgrado fossi stato così vicino al raggiungimento dell’obiettivo.
In fin dei conti la decisione da prendere non era ardua; senz'altri ripensamenti, imboccai la via stabilita.
 
 
– Maledetto Kabuto. – sibilai furioso, rincarando la presa sulle ginocchia.
Quella vipera mi aveva sicuramente riconosciuto e la prova stava nel dove fossi seduto in quel momento: su uno scomodo sgabello, dentro una stanza asettica ed angusta, accanto al letto dove ero stato legato l’ultima volta che avevo messo piede nel penitenziario. Sebbene quel giaciglio fosse identico agli altri due presenti nella stanza, i brividi freddi e la stretta allo stomaco continuavano a darmi valida ragione di credere di stare supponendo il vero. Immagini di un me stesso legato alla testata del letto accrescevano la spiacevole sensazione.
– Se uscirò indenne da qui, la prima cosa che farò sarà costruire un pupazzo con le sue sembianze e colpirlo fino a quando l’imbottitura non gli uscirà dalle orecchie (che per inciso non gli cucirò). – promisi di realizzare, fremendo dall’attesa di sfogare la rabbia accumulata durante la giornata.
Un piccolo scatto della maniglia ci mise in allarme: Kiba, alzatosi per ammirare i vari oggetti nella stanza, tornò a sedersi accanto a me, mentre io m’irrigidì sul posto.
Kabuto, seguito da Madara, fece il suo ingresso nella stanza divenuta in quel momento ancor più piccola.
Allentai con due dita il colletto troppo stretto della camicia prima di alzarmi e porgere i miei saluti al direttore; Kiba attese il suo turno, poi si presentò anche lui.
Madara, con il capo teso fieramente verso l’alto, ci squadrò con parsimonia, soffermandosi maggiormente sul mio viso accaldato.
– La mia segretaria si è dimenticata di annunciarmi il vostro arrivo signori, perciò, ditemi, cosa vi porta qui? – domandò grave Uchiha, invitando ad accomodarci nuovamente. L’uomo dai lunghi capelli neri non cercò nemmeno un’altra sedia: si appoggiò al muro più vicino, sostenendo il peso con un sol piede ed incrociò le braccia al petto; non tentava nemmeno di nascondere il cipiglio infastidito sul volto austero provocato dalla nostra presenza.
– Siamo qui per un accertamento sul detenuto Sasuke Uchiha, trasferito in questo istituto una ventina di mesi fa. – precisai, usando un tono serio ed esperto. Per ingannare il direttore, infatti, avrei dovuto usare più di un semplice travestimento.
A quel nome Madara sollevò un sopracciglio, sospirando un “oh” tra il divertito e il curioso; si staccò dal muro, mettendosi sul letto per guardarmi dritto negli occhi.
Trattenni il respiro, ma non distolsi lo sguardo.
– C-Cosa? – domandai poco tempo dopo, ricominciando ad agitarmi.
– Posso sapere il suo nome e cognome? – chiese a sua volta Madara, sorridendo beffardo.
– Nath… Maki. – biascicai, incapace di mentire fino in fondo. Poi, riflettendoci attentamente, mi accorsi della tremenda cavolata che avevo appena dichiarato: mi ero tradito da solo. Possibile che fra tutti i cognomi esistenti al mondo proprio la fine del mio fosse l’unica parola cui avessi pensato?
Il direttore stirò le labbra in una smorfia vittoriosa e, convinto di aver già vinto la nostra personale battaglia, proseguì quel gioco sadico.
– E ditemi signor Maki, – sputò quel nome suggerendo quanto avesse capito – come mai proprio il piccolo Uchiha? Non potevate semplicemente leggere la sua scheda? –
– Dannato… – ringhiai mentalmente, indurendo lo sguardo.
Se davvero Madara era intenzionato a dirigere quel gioco perverso, di certo non sarei stato tanto crudele da lasciarlo divertire da solo.
– Ho letto la sua cartella e l’ho trovata talmente priva di senso da volerla confrontare con la realtà. Un ragazzino che uccide un funzionario famoso come Danzo tutto da solo, vale la pena studiarlo attentamente; soprattutto se sul rapporto medico non è riportato alcun dettaglio ambiguo e non si sono compiuti incontri con psicologi esperti. – spiegai, esponendo i miei dubbi.
Di certo non potevo tirare fuori l’argomento droghe con altrettanta semplicità. In quel momento rappresentavo qualcuno di esterno all’istituto che non conosceva Sasuke né gli ultimi avvenimenti.
Anche prima di iniziare il piano avevo riflettuto su cosa e quanto potessi dire, anche se con tutta quell’agitazione in circolo era ben difficile ragionare lucidamente.
Avvertivo lo sguardo smarrito di Kiba, il suo impellente desiderio di conoscere i dettagli della conversazione e il compiacimento del medico nel vedermi mettere alle strette, ma li ignorai entrambi. Madara aveva la priorità assoluta.
– Perché afferma questo? In fondo gli adolescenti pensano un sacco di cose, hanno strani desideri, vivono le loro vite basandosi su esempi forniti da altre persone; basta poco per trasmettergli un’idea sbagliata del mondo. Ancor meno sufficiente a spingerli a compiere atti avventati è quando sentono minacciata la loro precaria quotidianità. Non crede anche lei, signor Maki? – ribatté l’uomo, poggiando il mento sul dorso della mano, incurvandosi verso il mio viso ora determinato.
– In effetti essere l’unico sopravvissuto all’omicidio di un’intera famiglia può portare il ragazzo ad un impellente desiderio di vendetta. Quel che mi chiedo è: chi gli ha indicato Danzo come responsabile di tale tragedia? Chi l’ha aiutato a portare a termine i suoi progetti? Chi gli ha dato i mezzi per farlo? Anche per un uomo ben coscienzioso del funzionamento del mondo è complicato, figuriamoci per un ragazzino delle medie. – risposi sicuro delle mie affermazioni.
Molte volte mi ero soffermato a pensare al modo in cui Sasuke aveva fatto fuori Danzo: semplice, forse fin troppo per un comune adolescente. Salvo che l’ex-funzionario non aspettasse l’arrivo del giovane Uchiha per un colloquio (cosa di cui dubitavo fortemente), quest’ultimo non avrebbe mai potuto avvicinarsi all’uomo. Soprattutto se quell’uomo aveva sterminato la famiglia del ragazzo.
Osservai il volto impassibile di Madara, gli occhi fermi su un dubbio affermatosi nella sua mente solo allora. Probabilmente non si era mai fatto domande di quel tipo sulla situazione di Sasuke. L’aveva giudicato un numero ancor prima di leggere il rapporto e questo era un punto a mio vantaggio. In aggiunta sapevo che non si fidava di nessuno, era troppo meticoloso e freddo per farlo; altro punto fondamentale da non trascurare.
Un pesante silenzio calò nella stanza. Il trascorrere del tempo era scandito dal fastidioso ticchettare dell’orologio sulla parete, dai respiri caldi dei presenti e dai battiti veloci del mio cuore.
Deglutii molte volte in quell’intervallo, serrando e schiudendo le labbra, ma ogni volta la voce era fermata dalla curiosità di scoprire la mossa successiva del mio avversario.
– Che cosa vuole sapere di preciso? – ringhiò quello indurendo lo sguardo.
– La verità. Ho sempre e solo voluto conoscere la verità. Da quando ho conosciuto Sasuke, mi sono costantemente chiesto cosa gli fosse accaduto, il perché del suo sguardo freddo, del suo atteggiamento violento... tutto. Dopo aver trovato le risposte, un solo ed unico dubbio mi era rimasto, in altre parole il come sia stato capace di tale gesto. – risposi con tranquillità.
Era ormai inutile proseguire quel gioco per nascondere la mia identità nonostante fossi già stato riconosciuto.
Così ne avevo semplicemente intrapreso un altro.
Dovevo assolutamente portare il direttore a dubitare di Kabuto fino a condurlo ad eseguire delle ricerche sul suo conto.
– Temo che il vostro tempo qui sia terminato signori. – annunciò il medico, stroncando il discorso.
Aveva sicuramente captato le perplessità di Madara nei suoi confronti, visto i gesti affrettati con cui ci invitava ad andarcene.
Kiba esitò un attimo, poi si alzò dalla sedia biascicando con disagio un “sì, certo” a causa della pesante tensione ben percepibile nell’aria e si affrettò a raggiungere la porta. Quanto a me rimasi seduto a fissare il direttore.
Intraprendemmo una lotta di ardenti contrasti: nero e blu, la freddezza di Uchiha in contrapposizione al mio ottimismo, una velata richiesta di aiuto (di fiducia) contro un tacito ordine di lasciare la stanza nell’immediato.
Alcuni minuti dopo fui costretto a ritirarmi. Durante i vari incontri al penitenziario, avevo appreso dell’incapacità di vincere un dibattito in opposizione alla parola di Madara senza uscirne indenni; quindi m’inchinai in segno di congedo, poi mi affrettai a raggiungere Kiba.
Un istante prima di posar piede in corridoio, fui strattonato indietro per un braccio con una tale intensità da farmi cadere supino sul letto.
A causa dell’impatto con la soffice superfice serrai gli occhi, ma quando li riaprii, sbiancai: il direttore se ne stava in piedi ad un metro da me, il petto in fuori sorretto dalle braccia, fissandomi tronfio. Lo sguardo, completamente privo di dubbi, era illuminato dalla solita sarcastica ferocia. Per istinto indietreggiai, mentre il corpo era investito da un lieve tremito.
– Dove crede di andare signor Maki? Se non erro, noi due avevamo un accordo: non si sarebbe mai più presentato innanzi a me e, in caso contrario, la pena sarebbe stata una breve sosta qui da noi; mi corregga se sbaglio. – enunciò austero l’uomo zittendo le proteste del mio amico assestandogli un’occhiata truce.
Nella mia mente lampeggiò una scritta iridescente “Loser” messa in risalto dai sentimenti di afflizione che mi si agitarono dentro; quella sofferenza parve in parte andarsene solo quando riavvertii il Sole caldo di mezzogiorno sfiorarmi le gote fredde.
 
A casa la situazione non migliorò: un paio di giorni dopo ricevetti una denuncia da parte del direttore in cui ero invitato a pagare i danni morali causatogli. Il tempo sprecato con noi gli aveva arrecato una tale stanchezza da costringerlo a letto per un’intera giornata.
– Sbruffone. – ringhiai, appallottolando la lettera e scagliandola contro il muro.
– Ti ho sentito sai. – enunciò una voce dalla cucina.
Congelai sul posto, mentre una paura folle s’impossessava di ogni mia cellula. In preda ad una nera confusione, afferrai il primo oggetto contundente (trovando solo il telecomando), mi avvicinai di soppiatto allo stipite della porta e lo lanciai in direzione dello sconosciuto. Questo, con riflessi più felini che umani, schivò l’oggetto con estrema facilità.
– Temo di dover aggiungere alla prima denuncia una multa per attentato ad un pubblico ufficiale. –
– Che…? – squittì sorpreso – Che cosa ci fa lei qui? Come diavolo ha fatto ad entrare in casa mia? – sbraitai iracondo nuovamente padrone del mio corpo.
Una rabbia ceca mi assalì, seguita da un’idea folle: essendo lontani dal penitenziario, potevo aggredirlo senza dovermi preoccupare delle conseguenze, giustificando le mie azioni come un atto di legittima difesa. E se Madara avesse controbattuto a tali colpe, io avrei mostrato ai poliziotti di essere dalla parte del giusto.
– Sono venuto unicamente per parlare con lei, il resto è di poca rilevanza. L’oggetto del discorso può presupporlo lei stesso se si quietasse un po’. – sbuffò Madara, aggirando l’isolotto ed accomodandosi sul divano ignorando totalmente ogni sguardo minaccioso che gli lanciai. L’uomo si limitò a scoccare occhiate curiose alle pareti bianche imbrattate di spruzzi di vernice ed ai quadri appesi.
– Allora? – sibilai irritato. La sola vicinanza con quell’uomo m’irritava più di ogni altra cosa al mondo. Per colpa sua Sasuke continuava a marcire in prigione, trattato come una cavia, incolpato di colpe che ero sicuro non avesse, mentre io ero costantemente umiliato.
L’uomo soffiò contrariato, infilò una mano nel giaccone nero e ne estrasse una piccola cartella che lanciò sul tavolo davanti al mio naso.
– Lo sfogli. – ordinò, stravaccandosi maggiormente sul divano.
Riluttante all’idea di eseguire un suo comando, aprì con cautela il file. Voracemente lessi le prime righe del primo foglio e non potei fare a meno di inspirare una gran boccata d’aria.
– Questo è… – espirai intontito.
– Il dossier su Kabuto. –
 
 
 

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
*Si mette in ginocchio fronte contro il pavimento (dogeza tanto per capirci)*
Mi dispiace davvero per l’ennesimo ritardo! È successo di tutto e di più in questi ultimi tre mesi e proprio la voglia di scrivere era scesa ai minimi livelli. Finire questo capitolo mi era impossibile (come per le altre storie), ma ora l’ho postato!
Comunque… sono tornata!
Non so ancora se riuscirò ad aggiornare con costanza, però ci proverò.
Grazie a chi continua a seguirmi, a chi legge e basta!
Buon Natale (in ritardo anche questo -.-“) ed un felice anno nuovo (almeno questo in anticipo).
A presto!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: frenci piuggi