Anime & Manga > Lisa e Seya
Segui la storia  |       
Autore: Andy Grim    21/05/2008    2 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 7: Notte in bianco

Capitolo 7: Notte in bianco

 

A

vete mai vissuto situazioni tipo sedere in aula con l’insegnante che sta per nominare il malcapitato per l’interrogazione senza essere preparati? Oppure quando vi accorgete di aver dimenticato il portafoglio e dovete pagare il conto al ristorante? O non trovate più le chiavi e dentro casa non c’è nessuno? O state per finire la benzina in aperta campagna?

Avete presente quell’ondata di calore che vi sale al viso e poi ridiscende, sostituita da una sensazione di gelo per tutto il corpo…?

In caso affermativo avrete una vaga idea di quello che stava provando Alan Asuka (alias Asuka Junior) dopo aver constatato la presenza, davanti alla porta di casa, della signorina Rina Takamya, vezzosa compagna di classe, forzatamente tollerata collaboratrice nelle operazioni anti-Saint Tail e - ciliegina sulla torta - pretendente alla mano del giovane detective!

Mentre si era trascinato a casa sua da casa Haneoka, le sensazioni che avevano pervaso il suo essere erano state parecchie e tutte poco piacevoli: sgomento, rabbia, delusione, angoscia, incertezza, odio, autocompatimento… una sola  era riuscito a tenere a bada, fino a quel momento: la paura… ed ora ecco che provava anche quella!

Per la prima volta, dal giorno in cui la sua povera mamma era morta, Asuka Junior tornava ad avere paura! Paura di rimanere in balia degli eventi. Di perdere il controllo della situazione. Di sentirsi accusare senza riuscire a difendersi.

Ancora una volta avrebbe dovuto affrontare una circostanza spiazzante. E sempre a causa di una donna!

All’inizio della sua vita, la donna che lo aveva messo al mondo si era separata da lui - sia pure involontariamente - obbligandolo a diventare maturo prima del tempo. In seguito, un’altra donna gli aveva rubato il cuore affascinandolo con una misteriosa e intrigante identità, per forzarlo adesso a compiere una crudele scelta fra sentimento e dovere. Infine, una terza donna lo avrebbe ora attaccato di brutto, accusandolo di essere quanto meno un irresponsabile, tanto peggio un traditore!

Ce n’era abbastanza per diventare misogino… e il buon Philip Marlowe[1] avrebbe dovuto fare miracoli, per evitarlo.

Sempre che vi fosse riuscito!

***

Il primo istinto fu naturalmente quello di nascondersi fin tanto che l’impiastro in gonnella si stufasse di aspettare e se ne andasse, ma si rese conto fin da subito che era troppo tardi, poiché lei l’aveva già visto.

Che fare, dunque? Alzare i tacchi e scappare…?

Mai! Per generazioni gli Asuka avevano affrontato le loro sfide, senza esitazioni o tentennamenti e l’ultimo rampollo della famiglia non sarebbe stato da meno: avrebbe difeso con le unghie e coi denti la sua dignità. O quanto ne restava!

*I tori vanno presi per le corna!* pensò, sospirando.

Se la sua natura “superpositivista” gli avesse consentito di conoscere l’astrologia, si sarebbe ricordato che la sua prossima antagonista era nata proprio sotto il segno del Toro… ma, siccome non conosceva, né tanto meno credeva nell’astrologia, non poteva nemmeno consolarsi col pensiero che, in fondo, se Rina era un Toro, lui era pur sempre un Leone…!  Ciononostante, tenne fede al suo proposito mentale e agì di conseguenza.

“Posso sapere cosa ci fai, tu, qui…?” le domandò, cercando di nascondere la sua ansietà sotto un’aria corrucciata.

La ragazza alla sua porta lasciò scemare lentamente dal suo volto lo sguardo accusatore che aveva assunto dopo averlo visto arrivare… e gli sorrise. Non era certo un sorriso affettuoso, ma non era neppure cinico o beffardo. Era certamente malizioso e si sarebbe anche potuto definire quasi “maternalistico”! Il sorriso della madre rivolto al figliolo, dopo che ha subito una conseguenza - non grave ma comunque spiacevole - derivata dal non aver seguito un suo amorevole consiglio… il sorriso, insomma, del Te lo avevo detto, io…!

Forse era per questo che faceva così paura…!

“Sai com’è…” gli rispose, incrociando le braccia “…quando mi sono accorta che non eri più con me, mi sono leggermente preoccupata. Sulle prime, ho pensato che avessi ideato una qualche manovra aggirante per acchiappare quella maledetta ladruncola… ma poi, quando ho capito che la nostra amica ce l’aveva fatta anche stavolta e tu non sei più ricomparso… ho temuto che ti fosse successo qualcosa. E allora…”

“Dannatamente gentile, da parte tua” rispose lui, deciso a ignorare il tono ironico di quelle parole “ma, come puoi constatare, io sto benissimo. Perciò, se vuoi scusarmi…”

Il detective estrasse la chiave di tasca e fece per infilarla nella serratura della porta, ma la ragazza gli strinse la mano sinistra attorno al braccio e gli mise l’altra sulla spalla. Poi lo guardò, profondamente, negli occhi: “No, mio caro… tu non stai benissimo. Tu stai da cani. E si vede!”

Asuka Jr. fu lì lì per risponderle in malo modo, ma fece appena in tempo a riflettere che quella sera non gli conveniva passare subito dalla parte del torto, anche perché, almeno a livello formale, nel torto lo era già…!

Aveva piantato in asso la sua (pur coatta) “assistente” per seguire un piano di cui non l’aveva fatta parte. Come se non bastasse, avrebbe anche potuto, almeno a rigor di termini, essere accusato di abbandono di posto, durante il servizio. In altre parole, era nei guai e doveva cercare di bagnarle, le polveri, non certo darvi fuoco!

“Beh… ammetto di aver passato una serata pesante… in effetti sono abbastanza stressato e non vedo l’ora di mettermi a letto. Non credo, poi, che tu sia messa molto meglio di me… quindi faresti bene a tornare a casa e fare altrettanto!”

Per tutta risposta, la nipote del sindaco si appoggiò con la schiena al portone di casa e tornò ad incrociare le braccia: “No, tesoro! Io non mi muoverò da qui… almeno finché non mi dirai dove sei stato…!”

“Non ti riguarda!”

“Oh, sì, invece… dal momento che sono la tua assistente!”

Alan cominciò ad avvertire un leggero mal di testa. Chiuse gli occhi, sospirò rumorosamente e replicò: “Non ti ho voluta io!”

“Ciò non toglie che io sia la tua assistente!”

Il mal di testa si fece più forte… e, assieme a quello, il giovane sentiva spuntare anche un forte senso di nausea. Il buon senso gli raccomandava di mantenere la calma per trovare il modo di scrollarsela di dosso in maniera indolore, ma l’istinto lo spingeva talmente a sfogarsi per esorcizzare quella notte dannata, che non si trattenne più… né aveva più la forza di farlo!

“Tu non sei la mia assistente…!! Tu sei solo una dannata tirapiedi di quel poltronaro di tuo zio… che ti ha mandata a sorvegliarmi perché non si fida di me, ecco cosa!! Perché, dai e dai, l’hai convinto che io non sarei mai riuscito a catturare quella ladra… e hai distrutto la fiducia che mi ero conquistato!! Lo capisci o no, quello che mi hai fatto…??!”

La giovane impallidì, ma rispose: “Alan… io volevo solo aiutarti a compiere il tuo dovere. Volevo starti vicina…” la voce le si fece tremula “…perché lo sai che tu mi piaci… che io ti…”

“STRONZATE…!!! Tu volevi solo dimostrare a tuo zio che ero inadatto all’incarico, per farmelo togliere! Oppure acchiappare Seya prima di me, per farmi passare da inetto!! Né l’uno, né l’altro sono atteggiamenti coerenti, da parte di una spasimante…!!”

“Io non volevo farti fare la figura dell’inetto! Io ti amo, Alan…!!! Io volevo solo che te ne accorgessi, invece di correre dietro a una che ti stava prendendo in giro, nascondendosi nei panni di Haneoka! E siccome tu non volevi saperne di levarti le fette di salame davanti agli occhi… ebbene, lo confesso: cercavo di allontanarti da lei!! Dopotutto, non riuscendo a catturarla - o meglio non volendo catturarla - tu mettevi nelle peste anche mio zio…!”

“Va bene” ghignò il ragazzo, toccato “d’accordo, accomodati: va’ a dire a tuo zio che stasera ho abbandonato il mio posto… fammi togliere l’incarico… tanto non ti servirà a niente: è troppo tardi, Rina… troppo tardi!!”

Il povero Alan era esasperato. Il rancore che provava per Lisa Haneoka dal momento in cui aveva constatato la verità, si fondeva col risentimento che provava per Rina fin da quando il sindaco gliel’aveva appiccicata addosso, chiaramente dietro richiesta della ragazza stessa. In fin dei conti, entrambe le ragazze lo avevano manovrato per il medesimo fine di accalappiarselo: una facendosi inseguire come ladra, l’altra intrigando per smascherare il suo gioco e dirottare così i sentimenti del ragazzo verso di lei.

Ma adesso basta: era stufo di farsi manipolare da quelle due donne…!

“Troppo tardi?? Cosa vuoi dire, Alan…?”

“Che anche se non sarò più autorizzato a darle la caccia, non farà nulla… perché adesso non mi serve più…!!!”

Rina non cessava di mangiarselo cogli occhi. Non l’aveva mai visto così infuriato… e così bello, come quella sera!

La sua aria così esasperata, la sua testa spettinata, la sua fronte imperlata di sudore… e i suoi occhi - che più che esprimere ira imploravano aiuto - l’eccitavano fino allo stordimento.

Tuttavia, non era soltanto questo a farle battere il cuore all’impazzata, ma anche la sensazione che il suo amato stesse per scoppiare e sarebbe bastato un niente per fargli vuotare tutto il groppo che aveva in gola!

“Ma allora… allora hai scoperto la sua identità...! È così, Alan? È COSÌ…??!”

Asuka Junior sentiva che avrebbe dovuto fermarsi… la ragione, attraverso i disperati segnali di James Watson,[2] glielo diceva che, se si fosse lasciato scappare una parola di più, si sarebbe rovinato. Ma era  troppo incazzato… e troppo stanco.

Stanco di un’adolescenza spesa a controllarsi, a ragionare, valutare, riflettere, razionalizzare. Le emozioni, i sentimenti, la natura del ragazzino che era in lui volevano uscire, frantumare quella maledetta corazza che li comprimeva da anni e anni per potere, finalmente, manifestarsi. E la Neuro di Philip Marlowe non sarebbe riuscita a trattenerli. Non più. Non quella sera…!

“CERTO CHE HO SCOPERTO LA SUA IDENTITÀ… CHE CAZZO CREDI?? DI AVERE UN CERVELLO SOLO TU?  CERTO CHE L’HO SCOPERTA…!!! E SE LO VUOI PROPRIO SAPERE, STASERA L’HO SOLO APPURATA… PERCHÉ L’AVEVO GIÀ INTUITA DA MOLTO TEMPO PRIMA!! NON SONO L’IDIOTA CHE PENSI, RINA…!!!” 

Alan sentiva le gambe piegarsi… segno evidente che la sezione Motoria di Kirby non aveva più energia per tenerlo in piedi. Le ultime calorie disponibili le stavano bruciando Watson e Marlowe, nell’ultimo disperato tentativo di scongiurare la catastrofe…

Ma erano sforzi vani, i loro: la bionda ragazzina tutto pepe doveva soltanto dare un’altra piccola spintarella… e lo fece: “Hai scoperto che Lisa e Seya sono la stessa persona… è così…?” gli occhi di Rina erano ormai più taglienti di un bisturi.

“Io…” rantolò il povero ragazzo, grondando litri di sudore.

“È COSÌ…??!!”

“SÌ, MALEDIZIONE…!!! SÌ, SÌ, SÌÌÌ…!!! AL DIAVOLO! AL DIAVOLO!! AL DIAVOLO…!!!”

Le calorie disponibili erano finite. Alan Asuka, il “ragazzo speciale”, il “piccolo-detective”, l’invidia dei ragazzi e l’idolo delle ragazze di tutta la città di Seika (e non solo) cadde a sedere, sfinito… appoggiò infine le braccia sulle ginocchia, vi nascose il volto e iniziò a singhiozzare, sommessamente.

Si dice che un uomo non piange…

…forse sarebbe più esatto dire che nulla riesce a far piangere un uomo… tranne una donna!

A quella vista Rina Takamya, ragazza dotata di bellezza, intelligenza, prestanza, intraprendenza, senso della giustizia, superbia… ma non di meschinità, sentì a sua volta inumidirsi gli occhi.

Camminò verso il ragazzo che amava, si sedette accanto a lui… e con dolce fermezza lo fece distendere, appoggiandogli la testa sul suo grembo. Poi cominciò ad accarezzarlo e a sussurrargli: “Ssst… perdonami, tesoro… non volevo farti del male, te lo giuro… io ti voglio bene. Non piangere, amore mio…!”

Le sue frasi erano interrotte dai singhiozzi di Alan… e anche dai suoi.

 



[1] Il responsabile della Sezione Neuropsichica, che gestisce tutte le emozioni dell’organismo.

[2] Il responsabile della sezione Cerebrale.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lisa e Seya / Vai alla pagina dell'autore: Andy Grim