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Autore: itsallscallie    29/12/2013    4 recensioni
1965, North Carolina. Le dita di Catherine danzano con grazia innata sulla tastiera del pianoforte, il plettro di Aaron stuzzica con delicatezza le corde della sua chitarra. Due anime capaci di diventare un tutt'uno con la musica, sono destinate a scontrarsi, fondersi, odiarsi, amarsi, perdersi e ritrovarsi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Storico
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Per i corridoi della Enloe Raleigh School si respirava un’aria elettrizzata sia tra gli studenti che tra i professori, quello era il giorno della partita. Ogni anno, da ormai tre anni consecutivi, la squadra di football della Enloe si sfidava con una scuola di periferia, giocavano due partite l’anno. Era ormai diventato un importante evento sportivo, tant’è che il preside aveva sospeso l’ultima ora di lezione così che tutti gli studenti potessero vedere la partita, la prima di quell’anno.
Catherine era una delle più grandi tifose della scuola, soprattutto perché l’amico Will faceva parte della squadra. Non mancava mai ad una partita e, quando poteva, faceva pure un salto agli allenamenti. Amava vedere il sorriso di Will ampliarsi non appena riconosceva il viso dell’amica sulle gradinate.
Era la terza ora e la classe non aveva alcun professore; l’insegnante di arte, Mss Nightwine, era in maternità da già tre settimane, ma nessuno aveva ancora trovato un sostituto.

«Quando si tratta di sospendere le lezioni per le partite il preside non ci sta un batter d’occhio, mentre per trovare un supplente d’arte fa passare un mese.»

Sbottò Catherine, poggiando entrambi i gomiti sul proprio banco. Non fraintendetela, era entusiasta dell’idea di poter vedere la partita, ma al contempo detestava perdere così tante ore di storia dell’arte, materia che aveva sempre studiato con piacere.
Scocciata si alzò dal posto e senza dir niente a nessuno lasciò l’aula. Il corridoio era completamente deserto, tutte le porte delle classi erano chiuse e non vi era alcun rumore, eccetto per i passi di Catherine che, lentamente, si stava dirigendo fuori.  Camminava radente al muro e con tre dita sfiorava la parete fredda e sbiadita, fermandosi ogni qualvolta incontrava una di quelle porte verde acqua, ormai corrose dal tempo. A passo svelto scese le scale e andò al piano inferiore, già più popolato di quello sovrastante.
Cercò, una volta sotto, di accelerare il passo per non farsi beccare dal preside, anche se in quel momento quell’uomo era troppo sovraeccitato per la partita per poter essere in grado di sgridarla. Spinse una delle pesanti porte che portavano fuori e saltellando scese gli scalini. Vedeva già il campo di football a meno di cento metri; lo raggiunse a passo svelto e si accomodò sulle gradinate, a guardare gli allenamenti della squadra. Era leggermente contrariata, ad essere pienamente sinceri. La partita era fra meno di due ore, perché farli allenare e stancarli? Poteva anche essere rischioso, qualche giocatore poteva cadere e farsi male. I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dal fischietto del Mister, l’allenamento era terminato.

«Ehi Will, c’è la tua ragazza!»

Uno dei membri della squadra spintonò Will verso le gradinate, il ragazzo ricambiò la spinta con una mano sola.

«Non è la mia ragazza, lo sai benissimo.»

Lo riprese, sbottando, e sollevò lo sguardo verso Catherine. Quest’ultima si era alzata dal posto e adesso gli stava andando incontro, scuotendo la testa. Era ormai abituata a quelle battutine, e non ci dava neanche più peso. Tutti, ormai, avrebbero dovuto aver capito che Will per lei era come un fratello maggiore ma, al contempo, tutti avevano capito che per lui non era lo stesso.

«Hai ragione, non te la dà.»

Il coach, dalla fronte accigliata, si avvicinò e colpì il giocatore dietro la nuca, trascinandolo via.

«E non la do nemmeno a te.»

Gli urlò dietro Catherine, sollevandosi sulle punte dei piedi. Subito dopo, come se nulla fosse, si girò verso Will e gli lasciò un bacio sulla guancia.

«La scommessa, quest’anno, qual è?»

Chiese la ragazza, curiosa.
Da quando quelle partite erano cominciate, tra i componenti delle due squadre si era creata una continua rivalità e, col passare degli anni, le scommesse su chi avrebbe vinto la partita diventavano sempre più pesanti, e puntavano tradizionalmente sull’umiliazione pubblica di tutta la squadra perdente.

«Lo scoprirai più tardi.»

Gli rispose Will, convinto delle proprie parole. Mise un braccio attorno le spalle dell’amica, incamminandosi verso la palestra.

«Vincerete voi?»

Lei sollevò appena lo sguardo, camminando al suo fianco, e si scostò non appena l’odore di sudore arrivò alle sue narici. Arricciò il naso, scoppiando a ridere.

«Mi sembra scontato.»

-

Con delle urla entusiaste più di quattrocento studenti si alzarono in piedi dalle gradinate al lato del campo di football, per esultare per l’ultimo punto segnato dalla squadra della Enloe Raleigh School, proprio cinque secondi prima della fine della partita.
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Aaron si alzò di scatto e saltò sul posto, lanciando un urlo per festeggiare la vincita. Da quando era arrivato in quella scuola, cioè solo all’inizio di quell’anno scolastico, per la prima volta si sentì parte di quell’istituto, mentre assieme agli altri studenti esultava per la vincita della Enloe. Sollevò un braccio e fece un cenno con la mano, per farsi notare dal suo compagno di classe in campo. Raccolse il proprio zaino dalle gradinate e, facendosi spazio tra la folla, le scese velocemente per raggiungere l’amico.

«Siete stati grandi!»

Afferrò la sua mano in un pugno e si salutarono avvicinando il proprio busto a quello dell’altro, con un ampio sorriso in volto.

«Guarda qui.»

L’amico, con un cenno divertito e soddisfatto, fece voltare Aaron verso il campo, dove alla squadra perdente toccava scontare la penitenza. La banda della Enloe suonando entrò in campo ed i giocatori dell’altra squadra iniziarono, decisamente di malavoglia e costretti dai cori,  a spogliarsi lì stesso. Restarono in boxer, infreddoliti e tremanti, ma a peggiorare la situazione furono le cheerleaders che cedettero i loro pompons ai ragazzi. Il vero spettacolo, però, iniziò quando cominciarono a marciare assieme alla banda che riprese anche a suonare, per fare il giro di tutto quanto l’istituto. Ovviamente gli studenti e la squadra vincitrice li seguirono per tutto quanto il giro, con un sottofondo di risate e cori destinati esclusivamente a sfotterli. Oh, ne avrebbero parlato a lungo di quella marcia. Almeno fino alla prossima partita.
La mano di George, l’amico di Aaron, si poggiò sulla spalla di quest’ultimo.

«C’è un festino, riservato, a casa di Will, uno della squadra. Vieni?»

Aaron annuì deciso, incrociando il suo sguardo.

«Andiamo nello spogliatoio a sciacquarci e poi partiamo, aspettaci.»

George si allontanò assieme al resto della squadra ed Aaron decise di aspettarli all’entrata della scuola. Proprio mentre la raggiungeva, notò davanti a sé una chioma che conosceva già e che riconobbe perfino alla luce del tramonto. Era la ragazza del treno, quella dallo zaino rosso. A quanto pare ebbero entrambi la stessa idea di aspettare il resto della squadra difronte la porta principale infatti, una volta arrivati, la giovane si sedette sugli scalini di pietra. Stava per fare la stessa cosa, ma all’improvviso venne bloccato da tre suoi compagni di classe, che lo tirarono per un braccio.

«Ehi Withmore, George ti ha detto della festa?»

Aaron sgranò gli occhi. “E questi da dove spuntano?”

«Lo stavo aspettando. Ci siete anche voi?»

Sulla bocca di uno si dipinse un sorriso, accompagnato da un movimento repentino delle sopracciglia che si sollevarono furbamente.

«E lo chiedi pure? E non ci siamo solo noi, ci sono anche loro.»

Con un cenno del capo indicò un gruppo di ragazze sulle gradinate, giusto dietro le spalle di Aaron. Il ragazzo si voltò, e notò che proprio in quel gruppo si era confusa la sua ‘compagna di viaggio’.
Le porte della scuola si spalancarono, e l’intera squadra di football scese le gradinate con ancora un’espressione di vittoria sul volto, accompagnata da una buona manciata di altri ragazzi, e ragazze.
A gruppi di cinque si indirizzarono su diverse macchine, Aaron saltò sull’auto di George assieme ai suoi compagni di classe, ed un corteo lasciò il parcheggio della Enloe.
  
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