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Autore: Misaki Ayuzawa    29/12/2013    3 recensioni
Chi è Tessa Gray? Ve lo dico subito. Tessa Gray è una povera sedicenne in crisi. Perchè, non solo frequenta il terzo anno di liceo, e si sa, il liceo è un problema per tutti, ma anche perchè non riesce a trovare il libro giusto... si avete capito, è una lettrice appassionata che non riesce a trovare un libro appassionante e questo è un problema per qualunque lettore che si rispetti! Questa, signori è la storia di Tessa Gray e della sua caccia alla "trama perfetta" ma non solo la sua perchè compariranno, con la stessa importanza, gli altri personaggi che fanno di Shadowhunters il ciclo di romanzi che è!
Dal 7° cap.: Il blu si fuse col grigio per diventare tempesta.
Dal 9° cap.: "E che cosa cerchi?"
"Romanzi. Ce ne sono pochissimi. O poesie ... Ci sono soltanto enciclopedie e storici!"
Will si sentì ferito nell'orgoglio. Quella era la sua biblioteca e nessuno la poteva offendere!
Dal 13° cap.: "Ah non preoccuparti! In caso scacciamo via Will!"
"Chissà perchè non credo prenderebbe la cosa con diplomazia ..."
"Mmmm ... forse no" Rise.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 24: Malattia

L’Istituto era praticamente vuoto. Gli invitati “stranieri” erano tornati da dove erano venuti prima di pranzo e molti studenti erano invece andati in famiglia per trascorrere insieme il giorno di Natale.
Tessa ovviamente non era tra questi. Ad ora i pranzo era invece sprofondata nella lettura, in mensa, davanti ad un piatto di lasagne che spiluccava di tanto in tanto, quando riusciva a staccare gli occhi dalla pagina.
Si domandava spesso che effetto facesse vivere una storia, anziché leggerla. Cosa volesse dire essere un’eroina e incontrare persone straordinarie con cui vivere ancora più sbalorditive avventure. Non che si lamentasse della sua vita. Insomma, era viva, non elemosinava il cibo e i soldi per la strada e stava bene tutto sommato, nonostante le mancasse terribilmente zia Harriet, insieme a New York e ai suoi amici di lì. Che non erano poi tanti ma come si suole dire … pochi ma buoni! Si divertiva, passavano le serate insieme a casa a mangiare una pizza, perché erano tutti abbastanza squattrinati, ed era anche accaduto, non molte volte però, che le bottiglie vuote di birra fossero un po’ troppe sul tavolo del salotto … quelle erano le rare occasioni in cui Tessa beveva qualcosa che non fosse acqua. Insomma, sballare insieme a Rosie, Catherine e Patrick e ridere senza un motivo preciso era si, stupido, ma rilassante. Sicuramente era meglio che entrare nella mensa della London Institute il giorno di Natale e capire che dovrai sederti da sola per il pranzo perché Maia e Jordan sono usciti e non c’è nessun altro in mensa con cui tu abbia un rapporto. Perché, obbiettivamente, Jessamine, Gabriel e Tatiana non erano esattamente i suoi migliori amici …
Se ci fosse stata Clary … o Izzy … o Simon … o Jem … o … Will …
Will.
Ci aveva riflettuto gran parte della notte. Cosa avrebbe dovuto fare con lui?
In quel momento però era tutta concentrata sulle sue lasagne e sul suo Numbers così non si accorse che ad un certo punto qualcuno si era seduto davanti a lei, fino a quando non le aveva schioccato le dita davanti agli occhi.
Tessa balzò in aria. Maledizione, le era venuto un colpo. Alzò lo sguardo per capire chi fosse l’idiota ma un flash la accecò, facendole chiudere gli occhi di riflesso. Riuscì ad aprirli solo dopo qualche momento, quando le macchie di colore che vedeva “proiettate” sulle palpebre interne svanirono.
Davanti a lei sedevano Will e Jem. Il primo con la solita aria imbronciata e qualcosa di diverso. Tessa ci riflettè un po’ mentre capiva che l’artefice della fotografia era Jem, un’espressione colpevole sul volto …
“Ti sei tagliato i capelli!” Tessa sgranò gli occhi. Non pensava che Will li avrebbe davvero tagliati solo perché lei gli aveva fatto notare che il modello Rochester era ormai passato e defunto ..
“Non li ho tagliati IO. Questo qui” e con un’occhiata sprezzante fece un cenno nella direzione di Jem “me li ha tagliati. Si è rifiutato di farmi uscire dalla mia stanza se prima non mi fossi dato una sistemata”
“Questa è la giusta punizione per avermi chiamato mamma” ribattè grave Jem.
Era ovvio che Tessa non avesse avuto alcuna influenza sulle decisioni di Will. Che delusione …
“Perché quella macchina fotografica?”
“Oh! E’ stata un’idea di Julian. Julian Blackthorne” si affrettò ad aggiungere Jem notando l’interrogativo negli occhi di Tessa. “Sai, vuole fare un album con tutte le facce della London Institute. In realtà volevamo scattarle ieri sera, dato che eravamo tutti in ghingheri, però quando siamo giunti a questa conclusione la festa era quasi finita …”
“Capisco, però credo che dovrai eliminare la mia foto perché credo proprio di avere l’espressione più stupida del mondo”.
Will si sporse verso Jem, per guardare lo schermo della fotocamera. Arcuò le sopracciglia.
“Credimi, oggi Jem ha fotografato di peggio”
“Questo non è consolante, Will” Tessa aggiunse il nome del ragazzo come rimprovero.
“Will scherza. Sei venuta benissimo” Jem con un gran sorriso le fece vedere la foto.
In effetti era venuta piuttosto bene. Aveva un’espressione sorpresa, con gli occhi grigi spalancati e le labbra socchiuse. I capelli scompigliati e il libro in mano sollevato le conferivano un’aria così … normale. Si era una foto di Theresa Gray. Quella era lei.

Alla fine mangiarono insieme e Tessa fu costretta a mettere da parte il libro.
Parlavano normalmente, ad un certo Will fece così ridere Jem e Tessa con un’osservazione non troppo gentile su come Tatiana e Gabriel Lightwood fossero simili mentre, mangiando il dessert dall’altra parte della mensa, storcessero il naso, che Tessa per poco non si strozzò con le lasagne. Jem invece prese a tossire. Dapprima Tessa non ci fece molto caso ma poi, quando i colpi di tosse divennero più potenti, notò che il tovagliolo con cui Jem si era coperto la bocca era schizzato di sangue e che Will gli si era praticamente gettato addosso, mettendosi a tracolla la macchina fotografica, per farlo alzare e farlo correre fuori la mensa. Tessa non aveva esitato a seguirli. Se Jem stava male voleva aiutarlo, per quanto possibile. Ricordava che Jem le aveva detto qualcosa su delle medicine, il mese prima, che gli avevano mutato il colore dei capelli e degli occhi ma … non si aspettava qualcosa di tanto grave.
Uscita anche lei dalla mensa, vide il terrore negli occhi di Will.
“Will, che ha?” Tessa era terrorizzata. Jem continuava a tossire, accasciato al muro, quasi non riuscisse a reggere il peso del proprio corpo.
“Tessa aiutami, lo devo portare in camera sua”
Tessa ficcò il libro in borsa e si passò il braccio destro di Jem sopra la testa. Will fece lo stesso con il braccio sinistro.
Si diressero verso l’ascensore e quando finalmente arrivarono Jem si era ridotto ad un guscio vuoto. Non tossiva più ma non reagiva completamente. La schiena gli si era fatta curva, abbandonata dagli spasmi, e quando lo adagiarono sul letto, sotto le coperte, una volta che Tessa gli ebbe levato le scarpe, sembrava in coma. L’unica cosa che lo rendeva “vivo” erano gli occhi socchiusi, due pietre nere cerchiate d’argento in un volto pallido e magro, come se tutto il sangue fosse defluito dal viso.
Will si avvicinò al letto con un bicchiere che a Tessa parve semplice acqua.
Il ragazzo, guardando apprensivo Jem, le rispose ancora prima che Tessa potesse formulare la domanda.
“E’ la sua medicina. Lo fa stare un po’ meglio”
Jem intanto aveva posato il bicchiere sul comodino e aveva chiuso gli occhi.
Poco dopo, i suoi respiri si fecero regolari.
Si era addormentato.
“Che ha?” Tessa era preoccupata. Quando zia Harriet era stata male, nell’ultimo periodo, aveva più o meno l’aspetto che aveva Jem in quel momento. Ma Jem non stava per morire, no?
Will esitava nel parlare.
“E’ una specie di infezione ai polmoni e alla gola. I medici non lo sanno bene. E’ iniziata quando ci fu un incendio a casa sua. Tra shock post-traumatici e lesioni, iniziarono a far prendere un sacco di medicine a Jem, fino ad arrivare all’attuale infezione. La medicina è più una polverina energetica e antidolorifica che un effettivo rimedio”.
La sua voce era monocorde. Non premetteva nulla di buono. Non aveva accennato ad una cura, il che poteva significare solo che non ce n’era una. Ma magari la malattia non era mortale.
Will riprese a parlare.
“Va avanti così da quando aveva dodici anni. Entro un anno sarà morto”.
Il cuore di Tessa perse un battito.

Entro un anno sarà morto.
Will lo aveva detto quasi senza colore nella voce. Come se fosse un dato di fatto, innegabile. Ma lui non lo sentiva così. Lui avrebbe voluto trovare una soluzione Era stato proprio Jem, però, a dirgli di non illudersi, perché tanto sarebbe rimasto scottato …
Ma Will era già scottato. Jem era l’unica persona la cui compagnia gli riuscisse gradevole. Anzi, piacevole. Era il suo migliore amico e il suo esatto contrario. Era la sua coscienza in un certo modo. Pur non sapendo nulla di lui, e nonostante le sue ritrosie ad iniziare un’amicizia, gli era sempre stato vicino.
Si erano conosciuti all’Istituto. Tutti e due avevano dodici anni e si erano ritrovati in affidamento al padre di Charlotte Fairchild, morto non molto tempo prima, ma non prima di prepararli ad entrare al college.
Il padre di Charlotte offriva questi servizi di accoglienza a giovani orfani. Ovviamente Will non era un orfano ma un fuggitivo.
Gli stavano per venire le lacrime agli occhi, pensando a tutto il suo passato, quando vide sul volto di Tessa uno sconvolgimento tale che poteva essere pari al suo. Pur conoscendosi da appena quattro mesi sapeva che Jem ne aveva un’altissima opinione e che anche lei gli si era affezionata.

Angolino dell'autrice: scusate il ritardo! Ieri ho studiato come una dannata D: Comunque ora sono qui con un nuovo capitolo. Abbastanza triste per quel che mi ruguarda ma dopo tanta leggerezza nei capitoli precedenti mi è parso il caso di affrontare qualcosa di più complicato e serio. 
Spero vi sia piaciuto e che non mi vogliate al patibolo per la ghigliottina ...
Se vi interessa, ma anche se no perchè ve lo dico lo stesso u.u, Numbers è un romanzo reale. Un pò paranormale ma che affronta ottime tematiche. Buttateci un occhio, se vi capita, si legge in un giorno e ne vale la pena :)
Oddio ... sembra che faccia campagna pubblicitaria ai libri in questo angolo, ogni volta ... 
Ok, prima che qualcuno mi arresti, ciao ciao :)

P.S. Sapete per caso se parlare di libri e consigliarli qui nelle storie è reato?

  
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