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Autore: Saphira96    29/12/2013    3 recensioni
Quando si è bambini non si hanno pensieri, nascono i primi sogni e se si ha la forza e la determinazione di realizzarli, quel bambino sarà un uomo felice. Da bambini si corre, si ride, non si pensa al domani ma si vive il momento.
Questa raccolta ricorda momenti dell’infanzia degli studenti dell’Elite Way School, che ho immaginato prendendo ispirazione dalla personalità che Cris ha sottolineato nei vari episodi dei personaggi di entrambe le stagioni. Buona lettura!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Marizza
 
< Marizzita sorridi! > urlò Sonia Rei allegramente.
La donna era seduta sul divano della casa in cui viveva con  Marizza, la sua bambina di quattro anni.
Sonia era una stella del teatro e quella mattina stava mostrando ufficialmente sua figlia al pubblico tramite una rivista.
Marizza era una bambina vivace, dal viso tondo e da due occhi vispi e castani. Già a pochi mesi dal compiere il primo anno di vita camminava; e dopo qualche mese iniziò a destreggiarsi con le parole. Era una bimba di grande intelligenza, e di questo Sonia era molto orgogliosa. La madre, infatti, cercava di non farle mai mancare nulla, le dava affetto, attenzioni… forse troppe. Ma Marizza era l’unica cosa bella che Sonia aveva avuto nella vita. Oltretutto Marizza non aveva un padre, o meglio lo aveva ma la bambina non lo ricordava perché l’uomo viveva in Italia. A Natale e per il compleanno Fabrizio, così il nome dell’uomo, inviava dei regali enormi e costosi. Ma Marizza non aveva mai chiesto notizie del padre, perché lei aveva la sua mamma.
< Sonia fai giocare Marizza nella sua stanza e tu gioca con lei > ordinò il fotografo.
Marizza scappò dalla presa della madre e corse in camera, gettando le due enormi ceste di giochi per terra.
< Marizza cosa hai combinato > disse ridendo Sonia.
Poi, si gettò a terra come aveva sempre fatto, perché lei non stava fingendo.
La raggiunse il fotografo, il cameraman (per eseguire le riprese del dietro quinte) e la ragazza che destreggiava le luci.
< mamma quando andiamo al teatro? < domandò la bimba.
< Per oggi niente prove > rispose di rimando la madre.
Il fotografo continuava a fare foto, non si stancava mai e Marizza iniziò ad infastidirsi.
< Senti, ma tu non hai niente di meglio da fare? > domandò scocciata, presentandosi al cospetto dell’uomo e con le mani ai fianchi.
< Marizza! Ti ho spiegato che il signore sta facendo le foto per un intervista. Non essere scortese > ammonì Sonia in maniera tempestiva.
L’uomo sorrise.
< No Sonia non preoccuparti > disse < la piccola ha ragione, ho abbastanza foto per il servizio > aggiunse posando la fotocamera professionale nella valigetta.
Marizza rimase immobile a guardarlo, fino a che l’uomo non fu pronto, insieme la sua troupe, e iniziò i saluti di cortesia.
< Allora Sonia, ci vediamo la settimana prossima a Rio de Janero >Sonia rispose con entusiasmo, ma la bambina non fece attenzione a quello che disse. Andò triste in camera sua e iniziò a dare calci ai giocattoli che poco prima aveva sparso a terra. Marizza non sapeva dove fosse quel posto, ma sapeva che era lontano da casa. Per l’ennesima volta la sua mamma l’avrebbe lasciata sola.
Dopo un po’ di tempo, Sonia entrò nella camera urlando felice dove si fosse cacciata la sua bambina.
< Marizzita > esclamò la donna alla visione del disordine < cosa hai combinato qui? > continuò, portandosi le mani ai capelli.
< Vai via! > urlò la bambina in lacrime < vai in quel posto. Rio de Gualtiero. Io non ti voglio più >
La piccola piangeva in maniera convulsiva: singhiozzando, spingendo via sua madre e lanciando per aria tutto ciò che le capitava.
< Sfogati bambina mia > sussurrò Sonia dopo essersi arresa, e si lasciò cadere sul lettino; in silenzio, fissando il vuoto.
Dopo un’ora Marizza smise di piangere, o per lo meno continuò a singhiozzare in silenzio.
Nell’ora successiva Marizza, che era seduta sul pavimento, con la scusa di prendere un peluche vicino i piedi della madre si avvicinò lentamente, un piccolo passo alla volta. Sonia era ancora lì, paziente e ancora scossa dal comportamento della figlia.
< Mamma > sussurrò ad un certo punto la piccola < ho sete, ho fame, sono stanca, posso venire sul letto? >
Sonia si sforzò di apparire severa, ma non ci riuscì.
< Non è meglio chiedere scusa?! > sorrise la donna, si alzò e la prese in braccio. Iniziò a baciarla e ad abbracciarla.
< Amore mio, non farlo mai più. Mamma soffre! > disse continuando a soffocarla di abbracci.
< Quanto devi stare a Rio de Guarltiero? >
< Janero > la corresse
< In quel posto…? >
< Due settimane. Devo fare degli spettacoli, tu rimani qui con i tuoi amichetti >
Marizza si divincolò come un anguilla dalle braccia di Sonia.
< Io voglio venire con te. Sei cattiva > la accusò la piccola.
Sonia le spiegò il motivo, le ripeté per l’ennesima volta che lei lavorava per renderla felice. Per darle un futuro.
< Mamma ma io sono già felice. Ho troppo giochi, guarda > disse indicando la stanza < anzi, voglio regalarli a chi non ne ha > .
Sonia si commosse e l’abbracciò di nuovo, e di nuovo la piccola scappò via. La donna la rincorse, e la bambina si nascose sotto il tavolo della sala da pranzo, osservando sua madre che la cercava sorridendo con gli occhi ancora pieni di lacrime.
Marizza capì che sua madre non voleva partire, ma allora perché lo faceva se lei le aveva detto di essere già felice?
 
Marizza si nascose, non voleva vedere nessuno. Tutto ciò su aveva creduto era una bugia. Lei non era Marizza Pia Spirito, ma Andrade.
Fabrizio? Lui cosa era? Chi era l’uomo che l’aveva sempre ricoperta di regali e regole?
Tutta la sua vita era stata messa in discussione. Non aveva più certezze nella sua, ancora giovane, vita.
Sonia arrivò chiamando il suo nome e Marizza si rifugiò sempre di più nel suo nascondiglio. La donna, allora, si sedette e aspettò silenziosa una risposta che per un po’ non sarebbe arrivata.
Mentre Sonia aspettava e aspettava, Marizza si rese conto che una cosa certa nella sua vita, qualcosa che lei aveva dato per scontato, c’era sempre stata: sua madre.
Ma le aveva mentito. E Marizza la odiava… ma la amava.
Guardò sua madre, era così vulnerabile in quel momento, ebbe l’impulso di uscire ad abbracciarla. Perché lei aiutava sempre i più deboli, ma si fermò: doveva prima farle scontare l’errore.
Ma questa volta quanto avrebbe dovuto aspettare Sonia? Anni, mesi, settimane o giorni?

 
Angolo Saphira96 ~ Dopo tantissimo tempo eccomi tornata. Finalmente è arrivata Marizza, l’avete chiesta in tante. Spero di non avere deluso le vostre aspettative, Marizza è un personaggio difficile, complicato e non sapevo su quale parte del suo carattere soffermarmi. Poi, qualche settimana fa, ho guardato l’episodio in cui scopre di suo padre e quando ha tagliato i capelli ho immaginato una piccola Marizza e Sonia. La pubblico solo adesso perché scrivo sul quaderno e mi noiava ricopiarla, scusate.
Beh, vi lascio con un dilemma: chi sarà il prossimo protagonista?
Intanto che ci pensate, vi auguro un felice anno nuovo.
 
Autrice ~ Saphira96
  
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