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Autore: crimsontriforce    22/05/2008    3 recensioni
In un mondo immobile, Auron è cambiato. Anche troppo. È l'alba prima del torneo e nella piazza deserta di Luca qualcuno lo ricorda ancora con l'affetto di un primo amore...
Auron/OC *risatina isterica e sguardo vacuo*
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Auron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dieci anni fa, la stessa strada'
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Torna da me quando l'onda si abbatte




Hold me
Whatever lies beyond this morning
Is a little later on
Regardless of warnings the future doesn't scare me at all



Luca, mezz'ora all'alba, in seguito ad un inaspettato richiamo.
Auron si voltò, cercando con lo sguardo il ricordo dell'unica persona che avesse mai avuto l'ardore di (o i presupposti per, dovette concedere) salutarlo così. Non trovò il ricordo, com'era lecito aspettarsi: trovò la persona. Non più una ragazza, certo non più bella, aveva abbandonato le vesti religiose per un semplice abito ocra e viola corredato da robusti stivali di pelle. I folti capelli castani, ultimi resti dell'antico splendore, erano sbrigativamente tenuti indietro da un nastro.
Non rispose all'inchino, gesto che ormai non gli apparteneva; la salutò invece con un cenno del capo, sorpreso e divertito dall'improbabile incontro.

“Vedi di perdere questo vizio, Auron”, riprese lei, rompendo il ghiaccio dopo qualche secondo di silenzio passato a studiarsi. “Avevo chiesto una memoria, non di trovarmela di fronte.”
“E io ho viaggiato fino a questo luogo di perdizione”, rispose lui con un uguale sorriso, più un ghigno che altro, indicando lo stadio che svettava all'orizzonte, “per trovare un blitzer, non te.”
“Tutti i blitzer che vuoi, in questa stagione.”
“Non quello che serve a me. La sua nave arriverà in porto fra alcune ore.”
Idana lo guardò incuriosita, cercando di non soffermarsi sulla cicatrice che gli segnava il viso. La spaventava. Per meglio dire, concentrava in sé tutto quello che percepiva come 'strano' in lui ma non sapeva definire. Non sapeva definire molto della persona che si era voltata a salutarla.
“Sir... Jecht, giusto?”, chiese. Non l'aveva mai conosciuto, ma ricordava vaghi racconti di Auron, al tempo. Vaghi, scocciati racconti. Forse non era lui che cercava, ma non ricordava altri blitzer nella vita dell'uomo meno sportivo che avesse mai conosciuto e, per qualche motivo, l'idea che potesse averlo conosciuto nei dieci anni in cui era scomparso la turbava. Senza rendersi conto di quanto lei stessa fosse cambiata, preferiva pensare che dall'ultimo frettoloso addio fosse passato poco più di un battito di ciglia e che sotto una scorza all'apparenza indecifrabile fosse rimasto il ragazzo che conosceva. E che le mancava.
“È... morto.”
“Non sapevo. Mi dispiace.”
“Non potevi saperlo.”

Auron si sedette su una gradinata che scendeva verso la città bassa, stendendo un lembo del suo cappotto per fare spazio a Idana. Lei si aggiustò la gonna, indecisa.
“Guarda che non è di seta preziosa, questa”, gli disse. “Se prende un po' di polvere non succede nulla.”
“Era una cortesia. Fattene quel che ti pare.”
“Barbaro eri e barbaro resti”, ridacchiò. Si sedette al suo fianco. “Sei freddo.”
La ignorò.
“Non ho più saputo nulla di te. Né di Jecht... non eravate alle celebrazioni. Poi il vuoto.”
“Nulla da sapere”, commentò secco.
“Ma tutti parlano dell'evocatore”, insistette. “E i guardiani? Vi concedono il titolo di Guardiano Leggendario, va bene, immagino sia una soddisfazione. Poi però non una statua, nulla.”
“Hanno ragione. Lui è morto. Il resto è... ininfluente.”

Si era voltato verso nord. Difficile capire cosa pensasse, barricato dietro bavero e occhiali scuri. Non altrettanto intuirlo. Idana si arrischiò ad appoggiare la testa sulla sua spalla, senza ricavarne reazione alcuna.
“Potrei essere gelosa di quel tono, sai.”
“L'hai conosciuto. Sai quanto abbiamo perso. Tutti.”
Silenzio.
“Ma l'ha scelto lui. Noi siamo ancora qui e viviamo, non c'è nulla di male.”

Si alzò prima che il gelo diventasse insostenibile. Sentiva di aver detto qualcosa di sbagliato, ma di preciso cosa, o che nervo scoperto avesse toccato, non le era chiaro e non era il caso di insistere.
“Mi sembra di avere un favore in sospeso da qualche tempo”, disse allora.
Auron tornò a voltarsi verso di lei, probabilmente grato del cambio di argomento.
“Se ben ricordo” – e ben ricordava, perché nonostante ogni tentativo di rimozione quel mattino di dieci anni prima era rimasto impresso a fuoco nella sua memoria e riviverne una riproduzione distorta gliene stava riportando alla mente ogni dettaglio – “un tempo ti offristi di aiutarmi a portare un peso. Non potresti essere così gentile da aiutarmi ora? La mia schiena protesta.”
“E io che pensavo di aver portato abbastanza pesi per due vite o tre”, lamentò lui, tuttavia le sorrise, si alzò e si avvicinò alla cesta.
“Dolci?”, chiese, sentendone il profumo. “Noto un consistente miglioramento nei tuoi gusti, ragazza mia.”
Rise, nel sollevarla. Una risata roca e per molti versi sgradevole. Si avviarono, con Idana a mostrare silenziosamente la strada nella città a lui sconosciuta.

Auron la seguiva a pochi passi di distanza, incuriosito da come si destreggiasse fra strade, piazze e vicoli di un luogo che l'aveva sempre repulso. Vista da lì, anche Luca poteva avere un suo fascino, del genere che la calca del giorno, con le sue urla concitate, seppellisce irrimediabilmente nel frastuono. Seguire Idana, che avanzava con passo sicuro, dava al tutto un ritmo personale che il guerriero non poteva che apprezzare, ancora intossicato da dieci anni di folla e notti illuminate. Su Spira, almeno, il buio era buio.
Le luci artificiali che preannunciavano la festa (calca, si ripeté) si stavano spegnendo una ad una, ultime frange consunte del giorno passato. Gli sembrò per un po' che Idana le estinguesse al suo passaggio, con una sacralità propria di altri riti. C'era qualcosa di piacevolmente solenne nello scarrozzare paste alla frutta nel freddo del primo mattino e altrettanto piacevole, se non solenne, era farlo dietro all'unica persona che lo ricordasse dalla sua vecchia vita (dalla sua vita e basta – l'attuale esistenza era qualcos'altro). L'idea gli era di un qualche conforto e la qualità della compagnia era ragionevolmente maturata.
In attesa che la sua storia ricominciasse, lasciò che il fato lo cullasse in ultime, inaspettate ore di calma.

Idana guidava e i suoi pensieri erano altrove, lasciando che fosse l'abitudine a trascinare i piedi sulla giusta via. Aveva chiesto una memoria ed essa era apparsa al suo fianco. Checché ne avesse poi detto pochi minuti prima, l'aveva desiderata. E, quando Idana desiderava qualcosa, sapeva essere molto precisa nel farlo – buona abitudine. Era tornata a sognare il passato, come spesso faceva, i tempi dell'esistenza agiata in cui era stata felice.
In cui si era creduta felice. Ripensandoci, spesso non lo era veramente stata, ma nei ricordi che la sostenevano erano rimasti come un vuoto piedistallo di totale appagamento. Triste illuminazione in una triste catena di pensieri, ma sempre meglio che continuare a considerare pieno un piedistallo che non lo era. Forse l'inizio di qualcosa di più grande, sperava. Meglio: voleva che lo fosse. Lo desiderava.
Auron aveva smosso qualcosa. Quel barbaro invasore, che ugualmente non aveva mai abbandonato i suoi pensieri, era infine servito a qualcosa oltre che a farle perdere ore e ore col naso rivolto al cielo, lontana dalle faccende quotidiane.
Forse, quando anche quell'alba fosse diventata una memoria, sarebbe riuscita a pensare a una vita che fosse davvero nuova, libera dai richiami del passato. Forse, anche una persona come lei poteva ambire a un po' di felicità.

Oltre la piazza dell'obelisco il bar, immancabilmente agghindato da striscioni inneggianti al torneo o, più nello specifico, alle squadre maggiori e ai loro giocatori più amati. Imponente, ornato, centrale, ma pur sempre un bar. Quando Idana si fermò di fronte al cancello, cercandone la chiave nella sacca che portava a tracolla, dovette farsi forza per non piangere: d'improvviso, avrebbe preferito che lui non la vedesse ridotta così. Era un pensiero stupido, perché certo aveva intuito molto semplicemente vedendola e nascondergli il resto non avrebbe avuto senso. Tuttavia, smettere di essere la bella figlia del sacerdote per l'ultimo uomo che ancora la ricordasse in quelle vesti la addolorava. Un pensiero nato e finito stupido. Ma non aveva mai preteso di essere particolarmente intelligente.

Auron la vide tendersi quando si fu avvicinata al cancello, ma non indagò oltre. Non soppresse un sorriso nell'immaginarla affaccendata dietro un bancone e scoprirla inaspettatamente adatta. Continuava a sorprenderlo. Mosso a simpatia, le appoggiò una mano sulla spalla, un incoraggiamento silenzioso contro qualunque timore la tormentasse. Sembrò funzionare.

Una volta entrati, Auron appoggiò sbrigativamente la cesta su un tavolo e si accomodò su una delle panche alla parete. Idana armeggiò con altre chiavi e attirò la sua attenzione appoggiando sul bancone due bicchieri da liquore. In risposta, il guardiano indicò genericamente le bottiglie alle sue spalle: scegliesse lei.

“Trottolino amoroso”, la sentì borbottare mentre svitava il tappo di qualcosa che non riuscì a identificare, ma che dalla bottiglia sembrava provenire da Kilika. Pensò dapprima di aver capito male. “Trottolino amoroso, sì, proprio”, si ripeté però Idana e ad Auron non restò che esprimere la sua perplessità.
“Mh?”
“Niente, ti stavo dando ragione”, gli rispose guardandolo negli occhi. “Pensavo che in un altro luogo, in un'altra storia, saremmo stati seduti nella stessa stanza e ti avrei chiamato trottolino amoroso o peggio e presumo che non ti sarebbe piaciuto.”
“Ne convengo.”
“Invece ora ti sto offrendo da bere e non ti vedo particolarmente contrariato”
“Perché non lo sono. Ho sviluppato una vasta gamma di modi di essere contrariato e accettare un bicchiere da un'affascinante signora non rientra nel novero.”
“E la lusinga da dov'è saltata fuori, invece?”, si difese lei arrossendo.
Auron scrollò le spalle. “Viaggia. Vivi. Impara.” Sogghignò. “Ma quella non era una lusinga.”
“Mi sorprendi.”
“No, mi sorprendi tu”, rispose. “In questa storia, quando mi è capitato di pensarti non eri... così.”
“'Così' come?”
Gustò l'espressione perplessa che era riuscito a provocarle e si rimproverò mentalmente per non avere avuto la prontezza di spirito per farlo in passato: lo stupore trasformava i suoi lineamenti in un tondo perfetto che il rossore rendeva ancor più buffo. Ilarità somatica a parte, si era guadagnata una risposta seria.
“'Così' adulta, forse. Ti immaginavo donna, ma dentro restavi la ragazzina viziata che conoscevo. È piacevole constatare che te la sei lasciata alle spalle. Sorprendimi ancora, dunque: cosa ti ha portata fin qui?”

Idana era, a dire il vero, tentata di rispondergli a tono per quel complimento che era tale solo per metà, ma riconobbe che ottenere anche solo mezzo complimento da parte sua era probabilmente un risultato molto più significativo di quanto fosse stato dieci anni prima e si accontentò.
“Colpa tua”, disse dunque.
“Mia?”, rispose Auron con un'enfasi poco caratteristica, indicandosi con una mano sul petto: era effettivamente riuscita a sorprenderlo. “Se è così, me ne prendo anche il merito, grazie.”
Si alzò a prendere il bicchiere e tornò ad accomodarsi nel suo angolino, levando un brindisi. Idana si sedette in equilibrio precario su uno degli alti sgabelli lì vicino.
“Tua, sì. Stupida io e le volte in cui ti do ascolto. O colpa di Sin, se ti è più chiaro.” Si sorprese – quante sorprese quella notte! Non pensava di esserne capace – nel sentirsi relativamente calma rievocando quegli avvenimenti. L'ultima volta che le era capitato di farlo era scoppiata a piangere prima di finire la prima frase.
“Abbiamo fatto il possibile.”
“Lo so, lo so. Braska... i suoi piedi fremevano per il Nord anche mentre ci parlavamo. E poi gettare ombre sulla memoria dell'Alto Evocatore sembra essere fuori moda, di questi tempi. Io infatti mi riferivo al tuo regalo.”
“Il mio regalo.”
“Se non ti fossi stata a sentire, ora sarei sposata e felice. Invece non ho un marito né un padre. Erano sul ponte grande per i preparativi... e... e...” Sentì le lacrime farsi strada e le lasciò fare, era già migliorata abbastanza. Solo uno sciocco, poi, avrebbe avuto bisogno di altre spiegazioni, da che Spira era Spira e Sin era Sin.
“Saresti potuta rimanere a Bevelle”, osservò.
“E vivere della compassione del tempio? No grazie”, rispose con un ritorno dell'antico orgoglio. Auron si dispiacque nel sentirlo, ma si disse che, in fin dei conti, un cambiamento totale non era possibile nemmeno in tempo di Calma e quello avvenuto era già sufficientemente sorprendente.
“Ho preferito andarmene e cercare la mia strada. Avrò sbagliato, non importa. Ora sono qui.” Tirò su col naso. “Tu, invece? Com'era Zanarkand?”

Vide un'ombra indefinita attraversare l'espressione di lui. Quando parlò, il tono era misurato e calmo, ma non le stava dicendo tutto.
“Un postaccio.” Le scompigliò i capelli con la mano libera. “Non ti piacerebbe.”
“Montagne rosse di morte?”
“Peggio. La morte c'è, certo. È ovunque, tangibile, le luci fatue riempiono ogni anfratto. È lì da mille anni ad aspettarti e quando il rosso del tramonto infinito del Nord tocca le rovine della città... sai che per te ogni speranza è finita. Ogni tanto il pensiero di averla donata agli altri basta. Spesso no.”
“No, non credo mi piacerebbe. Donare agli altri non è il mio forte, fra le altre cose.”
“Me ne sono accorto.”
“Ma ne sei uscito, almeno tu”, lo ignorò lei. Avrebbe pagato per saperne di più sulla cicatrice, ma non si azzardava a chiedere direttamente.
“In qualche modo”, glissò lui. “Ma si è chiuso un cancello alle mie spalle e non si riaprirà. Ti avevo mai parlato di possibilità infinite?”
Idana inarcò un sopracciglio, cercando di ricordare.
“Non mi pare. Sembra qualcosa che lui avrebbe detto e non amavi parlarmene – a buona ragione, suppongo.”
“No, era un'idiozia squisitamente mia.” Si distese meglio sulla panca, appoggiando a terra il bicchiere vuoto. “In fondo, la gioventù è fatta apposta per dire e fare sciocchezze.”
“Non mi sono persa molto, allora.”
“No, non molto.”

“E ora?”
“Ora devo mantenere una promessa.”
“Al blitzer di prima?”
La studiò, pregustando la risposta.
“A una bellissima ragazza.”
Di nuovo l'espressione tonda, stavolta di finta rabbia. Impagabile.
“Lo fai apposta a farmi ingelosire?”
“Sì”, rispose serio, ma un angolo della bocca lo tradiva in un mezzo sorriso.
“Incorreggibile”, lo rimproverò con un pugno sullo spallaccio. “È un'evocatrice anche questa tua nuova bellezza?”
“Mh.”
“Quanto sei monotono, Auron! Che ci avrò mai trovato in te?”, sbuffò. “E ora vediamo se le chiacchiere da bar servono a qualcosa... punto tutto su Lady Yuna da Besaid.”
“Non era difficile.”

“Quindi andrai di nuovo a Zanarkand.”
“Mh.”
“Nel postaccio.”
“Mh.”
Silenzio.

“Almeno dammi un bacio prima di andartene... troppo facile lasciarmi di nuovo qui con nient'altro che un pugno di memorie.”
“Ma se solo mezz'ora fa mi hai rinfacciato che ero una memoria e dovevo restare tale!”
“Ho cambiato idea. Non cambi mai idea, tu?
“Già fatto due volte, non è stato piacevole. In genere preferisco evitare.”
“Penso di capirti”, annuì. “Ma sto aspettando il mio bacio.” Si alzò in piedi e incrociò le braccia.

Auron la osservò a lungo, ancora così infantile in molti tratti, per altri invece più cresciuta e vera di quanto il suo corpo privo di vita sarebbe mai potuto diventare. Le si avvicinò e le cinse la vita con un braccio.
“Ti ho sempre voluto bene, Idana”, le disse schioccandole un sonoro bacio sulla guancia. “Non ho mai capito perché, ma è così. Grazie per avermene dato un motivo.”
“Più d'uno, spero”, disse lei, arrossita e un po' commossa.
“Più d'uno.” Altro bacio sull'altra guancia e scoppiarono a ridere entrambi.

“Torna da me.”
“Mh?”, bofonchiò con poca convinzione.
“Quando avrai assolto anche questo compito.”
“Oh, Idana. Non hai veramente capito nulla?”
“Ho capito te, tanto per cominciare. Credo.” Accompagnò le parole con un gesto vezzoso e molto femminile, che mal si adattava alla sua figura ma che Auron trovò più gradevole in allora di quanto l'avesse trovato attraente dieci anni prima. “Motivo per cui ti chiedo di tornare per un bicchiere di vino, o una cena a bar chiuso, nulla più.”
“Sono già tornato una volta da Zanarkand. Non ce ne sarà una seconda... i miracoli non si ripetono.”
“Se Yevon vorrà...”
“Yevon ha tutti i motivi per non volere, credimi.”
C'era dell'altro sotto ma, se non voleva dirglielo, non gliel'avrebbe detto e tanto valeva non chiedere oltre
“Allora resta.”
Senza peccare nuovamente di presunzione, si tenne per sé il mugolio di perplessità, in attesa di spiegazioni.
“Anticipiamo il brindisi – non saranno due bicchieri a stenderti, spero. Che la cena diventi un pranzo... magari non a bar chiuso, non proprio oggi, o vado in rovina.”
“Questo si può fare,” annuì. “Ora però fammi riposare, ci attendono lunghe giornate.”
Senza aspettare una risposta si sdraiò sulla panca, con un braccio sotto la testa a fare da cuscino. Qualche respiro dopo stava già dormendo.
Barbaro.


Luca, alba.
Cosa desideri, Idana?
Pace. Per me, per lui, per Spira.
Riconsiderò la sua scelta di parole.
No, non 'pace': Calma.















***

Ambeh. Auron/OC (Original Character, per i meno ferrati) sì, ma conoscendomi era prevedibile che sarebbe stato un Auron/canon!OC, nel minimo XD “And a warrior monk doomed to obscurity for refusing the hand of the priest's daughter” ricorda qualcosa, sì? (Macalania Sphere, Braska dixit) Interpretazione comune lo vuole troppo gay per accettare la mano di un'inutile femmina... il che è ben possibile per carità, ma ho provato a dire la mia.
Fra gli altri agganci canonici, ricordo anche che la mattina del torneo Auron è stato visto in un bar a Luca. Che, sì, ha una barista grassoccia dai capelli castani, rigiocare per credere! (Io? No no, io ho salvataggi ovunque a FFX, sono peggio di una piovra XD Mi ero tenuta la parte dei fischi e caso vuole che la cutscene al bar sia appena dopo...) Edit: e dopo tutto 'sto eccesso di pignoleria avevo sbagliato a ritrovare il modello poligonale sull'Ultimania. Sono un Cenio Ti Male, lo so. 9_9 Colpa mia che ho la memoria di un cardellino, colpa di cinque ore di treno fra la mia PS2 e il computer con la fanfic e colpa dell'Ultimania che non lista i png del bar nella pagina di Luca. Corretto tutto secondo l'aspetto effettivo del png.
Il collegamento fra le due figure – la figlia del sacerdote senza nome né altra storia e la barista che ha ben poco oltre a un modello poligonale e all'overdrive di Wakka – è invece del tutto mio, del tutto gratuito e me ne prendo ogni responsabilità. L'alternativa però era che Idana fosse restata nelle schiere di Yevon e mi piangeva il cuore a mantenerla fondamentalmente negativa per tutto il racconto. Mi prende l'astio a scrivere personaggi negativi per tutto il racconto. u_u Auron poi non ha certo bisogno di ammmore, ma di qualcuno che se lo fili magari sì, non come Guardiano Leggendario ma come persona. Con cui possa aprirsi e scherzare per un'ora o due, rilassarsi un po'. >_< Il povero disgraziato si ritrova solo Kinoc come conoscenza canonica rimasta...
Fra gli... sganci canonici, ho trovato molto difficile muovere Auron giovane nell'ambito di qualcosa in cui NON crede. La situazione iniziale non muove nessuna delle sue corde note, che io sappia. È stata una sfida interessante che temo di aver fallito, almeno in parte. Da quando è tornato a fare il tappetino rosso personale di Braska tutto ok, invece XD è quello che sa fare meglio XD

Oh, io spero davvero che questi miei tentativi di missing moments e approfondimento di personaggi secondari interessino a qualcuno... tanto mi gaso, ogni volta, al pensiero di comunicare qualcosa che mi è caro e tanto ho la triste impressione, poi, di aver scritto per il muro e per ignari passanti che leggerebbero più volentieri original. =( Eventualmente, sappiatemi dire.


Ultima nota: Cinque anni fa lessi Legendary Guardian e opere correlate (sì, anche l'AU crossover coi Queen...) di Amberlee, come dovrebbe essere previsto a norma di legge per ogni fan del trio. Il lavoro di uno dei massimi nomi del fandom ha inevitabilmente contribuito a formare la mia visione dei personaggi e della società in cui vivono. Nonostante non ci siano riferimenti consapevoli (a dirla tutta me ne sono anche scordata buona parte, con la memoria che ho), un vago substrato cultural-caratterial-qualcosa resta e, per scrupolo e affetto, segnalo il mio debito. <3
Ah, e leggetele. Tutti. Ora. Dovrebbero stare ancora su ff.net o su tale “Faythdream”.



I prompt:

Memory (su punto di vista di Idana) è la parte nel presente; Vattene amore (su punto di vista di Auron) l'ossatura del flashback. Frasi o immagini precise di entrambe vengono però citate in abbondanza e in ordine sparso in tutta la storia, mancano all'appello giusto un paio di versi l'una. Trottolino amoroso pwned. B)
La lampada magica rappresenta il desiderio da realizzare, nella sua interpretazione metaforica più scontata. I desideri di Idana sono un elemento ricorrente del racconto e aiutano a mostrarne i cambiamenti.
L'incrocio fra Mordor e uno scenario di Warhammer, coso lì, è la visione che la gente comune ha del pellegrinaggio e delle terre ignote che conducono a Zanarkand.
Stay where you belong, in my memories è una precisa speranza di Idana: cornuta sì, pure mazziata no però... dieci anni dopo le cose migliorano.
Hope is hope for infinite Hope è... beh, c'è qualcosa di più Braska di così, a parte i suoi dialoghi effettivi nel gioco? X3 Ammmore. Grazie Professore, da sola non mi sarebbe mai venuta in mente un'entrata altrettanto a effetto. <3
Il jolly Ciascuno, a modo suo, trova ciò che deve amare, e lo ama, la finestra diventa uno specchio; qualunque sia la cosa che amiamo, è quello che noi siamo è l'Auron che vediamo in pellegrinaggio. Braska è il suo punto di riferimento, questo è evidente dal gioco. Mi piace caricare ulteriormente la sua importanza pensando che l'incontro con un uomo di tale statura morale sia stato, per il giovane Auron, il motore di un cambiamento profondo, così come il seguito lo è stato perderlo. A Idana, che lo conosceva da prima di tale incontro, la cosa non ci piace mica tanto...
Simple and Clean, che poi prompt non era... beh, dai, ci stava. Anche tanto, almeno i versi che ho riportato. E poi dà quel tocco pop/kitsch che non può mancare ad un'Auron/MaryS... Auron/OC, volevo dire. =* E con questo ho veramente finito di sparar vaccate. Alla prossima!
   
 
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