Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Andy Cacciatore    30/12/2013    1 recensioni
La sua morte lo aveva scosso considerevolmente, e non era più lo stesso. Giorno e notte divennero intercambiabili; al mattino come a mezzanotte sentiva lo stesso dolore sordo e lancinante. Non poteva andare avanti così, lo sapeva. Lo Scotch aveva lo stesso orribile sapore dei risultati dei modesti tentativi di suicidio intrapresi, ma ebbe il merito di confermargli che non stava vivendo un incubo, quella era la realtà: nemmeno il peggiore degli incubi avrebbe potuto avere un sapore così disgustoso.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Jigen Daisuke, Lupin III
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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Avvertì un lieve tocco sfiorargli i capelli, come il movimento leggero e delicato del battito di ali di una farfalla . «Lupen...» Il nome gli sfuggì come un dolce singulto nel momento in cui lui lo sfiorò con la punta delle dita fra le cosce. Sentì il suo corpo percorso da brividi, travolto da un' eccitazione non solo fisica: era energia d'amore; un flusso energetico che si ripercuoteva all'interno del suo cuore. Sembrava che le sue mani, sul proprio corpo, fossero in grado di dissipare ogni malessere.

 
Voci aspre e concitate lo scossero da quel tepore e a svegliarlo fu l'odore nauseabondo del proprio sangue e dello sperma dei propri aguzzini. Ma ora non era più sospeso in aria, ora solo i polsi erano ammanettati dietro la schiena. Provò ad alzarsi ma il dolore tornò a manifestarsi in modo più intenso.

Dio, quanto cazzo era diventato debole? Quanto tempo era passato? Da quanto era lì dentro?

Nessuno spiraglio di luce, poco cibo... ma il solo fatto che ci fossero stati dei pasti, per quanto scarsi e rari, gli faceva intuire che fossero passati almeno due giorni... o forse di più? Le ferite sul suo corpo erano innumerevoli e il dolore era sempre presente, tanto da farci l'abitudine.

Fu percorso da un' angoscia e da un'oppressione mortale accorgendosi quanto pallido e magro fosse diventato. Era sempre sul punto di svenire, e a quello si aggiungeva la vista annebbiata e la sensazione di sottomissione e totale mancanza di forza fisica. Cominciava a temere per la propria vita... ma non era questo a preoccuparlo veramente: era il pensiero di lasciarlo solo, di non poterlo più proteggere, di non poter più adempiere al suo compito.

Non aveva mai rinunciato alla propria vita, né aveva l'intenzione di metterlo in pericolo.

Nonostante le onde di dolore feroci e ininterrotte, le scosse elettriche ai testicoli, ai capezzoli, alla lingua, nonostante fosse stato tempestato di pugni, schiaffi e calci, violentato furiosamente mentre veniva afferrato per i capelli per avere i loro cazzi ficcati fino in fondo alla gola e a turno veniva sfondato da tutti, senza pietà... aveva sempre avuto bisogno di aggrapparsi a qualcosa: non poteva permettersi di morire.



Tutto ad un tratto trasalì sentendo dei passi avvicinarsi alla sua cella. Fece un respiro profondo, cercando di mantenere la calma. Pochi minuti dopo, la porta di ferro pesante che lo separava dalla libertà si aprì e mezzo secondo dopo avvertì un fortissimo calcio allo stomaco. Jigen sussultò di dolore rannicchiandosi in posizione fetale. Dallo stomaco gli partì un urlo, ma gli uscì solo un timido sussurro.

"Svegliati bastardo, hai visitatori!"  - riconobbe la voce di uno dei suoi aguzzini. Fu come un colpo di martello che risuonò nella sua testa.
Non aveva la forza di rispondere, tanto meno di aprire gli occhi, così emise semplicemente un gemito per dimostrare di essere sveglio.

"Ecco amico, è tutto tuo!" - disse con un sorriso perfido che gli irradiava il volto.
"Ma è un cadavere vivente!" - rispose l'altro, cercando di mascherare l'orrore.
"Te l'ho detto. Abbiamo provato di tutto, ma non ne abbiamo ricavato nulla."
"Bè, in questo caso... non vi è altra alternativa." - estrasse la pistola dalla fondina sotto la giacca e la puntò verso la testa del prigioniero.
"Ehi, che ti salta in mente?!" - esclamò facendo atto di trattenerlo.

"Sto dando un finale a questa povera anima!"
"Ma è un mio prigioniero!"
"Non ha parlato fino ad adesso e ormai non ha più la forza di farlo anche se volesse."
"Va bene, fanne ciò che vuoi, tanto finirà per morire comunque."

Qualche istante dopo si sentì l'urlo di un proiettile in arrivo.
   
 
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