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Autore: Em Potter    30/12/2013    8 recensioni
Ho provato ad essere normale, ma mi annoiavo. Ero nata in una generazione poco interessante, in una generazione che non aveva nulla in cui credere e sperare. Ero nata in quella generazione che aveva già tutto, perchè i nostri genitori avevano già fatto tutto. Ovviamente, quando dicevo che avrei voluto una vita più movimentata non intendevo vivere una vita in cui la paura di morire da un momento all'altro o di perdere le persone che ami predominava. Ma la realtà era che mi sentivo così fuori luogo.
“Sei fortunata!” mi rimbeccava mia madre. “Vuoi davvero che qualche altra minaccia tenti di seminare il caos e distruggere ciò che abbiamo creato?”
“Nessuna strana minaccia attaccherà il nostro mondo, mamma. Questo è assurdo!” ribattevo.
... E da quando in qua io avevo ragione su qualcosa?
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Lysander Scamandro | Coppie: Lily Luna/Lysander
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Si ricomincia... in tutti i sensi.
 
Se i miei propositi erano quelli di iniziare (badate bene: solo iniziare) l'anno scolastico in modo tranquillo avevo fatto non male, ma malissimo, i miei conti. Io e Hugo finimmo nei pasticci prima di mettere piede a scuola e ricevemmo un gran rimprovero dal severo vicepreside Coleman, non che mio odiatissimo insegnante di Trasfigurazione, che minacciava di bocciarmi a prescindere dal momento in cui avevo messo piede nella sua classe.
« Spero solo che un giorno la Preside approvi le maniere forti. » stava blaterando il vecchio custode Armando, con voce strascicata e gracchiante, mentre il suo gattaccio rognoso Pond trotterellava al suo fianco e soffiava arrabbiato contro me e Hugo. Come sempre, d'altronde.
Il gattaccio rognoso aveva un pelo spelacchiato grigio come i capelli del suo padrone, occhi arrossati come quelli del suo padrone e naso schiacciato come quello del suo padrone. E la faccia da infame come quella del suo padrone, si capisce.
« Almeno su voi due teppisti ingrati. Ah, mi ricordo che tanti e tanti anni fa, quando frequentavo questa scuola, c'era un custode che... » unì tutte le cinque dita e le baciò, aprendole di scatto. « sia benedetto! Appendeva gli studenti che si comportavano male al soffitto delle segrete per i pollici e li faceva roteare. Oh, quanto mi mancano quelle urla. » concluse, come se si aspettasse un permesso dal cielo per appendere me e mio cugino per i pollici e farci roteare per ore e ore nelle segrete. 
« Questo l'ha già detto mille volte. » gli feci notare, in tono annoiato.
« È vero, signore. Io non sarei così ripetitivo se fossi in lei. » aggiunse mio cugino, facendosi beffe del vecchissimo Armando. 
« Voi, delinquenti! Finirete entrambi ad Azkaban prima di... »
« Sì, sì. » lo interruppe Hugo seguendomi nella Sala Grande, mentre gli occhi degli studenti intenti a mangiare il dolce si soffermavano su di noi. 
« Anche questo l'ha già detto. » ridacchiai, e mi lasciai alle spalle il pazzo custode, che sicuramente ci stava bestemmiando dietro cose che non voglio nemmeno riportarvi.
Raggiunsi dopo una passerella sotto i riflettori il tavolo di Grifondoro e mi buttai a peso morto sulla panca accanto ad Alice, mostrando il mio disappunto riguardo al fatto che mi ero persa tutta la cena.
« Merlino, quando impareranno a punirmi dopo il banchetto di inizio anno? Io non carburo a stomaco vuoto! » esclamai, con le mani tra i capelli in segno della mia disperazione totale.
« Poi dicono che siamo noi. » disse Hugo, irritato quanto me nel trovare piazza pulita. « Ci stanno praticamente obbligati ad uscire dal castello per andare da Hagrid e costringerlo a cucinare qualcosa per noi due. » 
« Come? » chiese Alice, nel suo tono basso e ansioso di sempre, arricciandosi una ciocca di capelli attorno al dito. 
« Hai capito. » le disse Hugo, mentre si sporgeva nel piatto di Fred per rubare qualche dolcino. 
Mi sporsi sopra la piccola Alice per vedere se erano rimasti dolci al cioccolato e sbuffai, furibonda.
« Se Scamander ha ancora quelle barrette di cioccolato che amo posso anche restarmene buona nel mio lettino e farmene dare alcune per sopravvivere e... aspetta un momento! » mi voltai verso Hugo, con occhi sbarrati. « Hai portato lo champagne per festeggiare il nostro arrivo a casa o ti devo ammazzare adesso? »
Hugo ridacchiò. « E ti pare che non portavo lo champagne? » 
« Banda di ubriaconi! » ci accusò immediatamente Fred che, nonostante avesse un nome tanto importante, non richiamasse per nulla alla persona al quale era appartenuto. « Lo dico a Coleman, ahaha! Così voi finite di nuovo nei guai e... »
Io e Hugo gli lanciammo uno sguardo a dir poco minaccioso.
« Troll ritardati, stavo solo scherzando. » disse Fred, facendo una smorfia.
Constatato che Fred stesse davvero scherzando, e che la sua mente perversa non avesse realmente pensato di chiamare Coleman, e ignorando Louis che continuava a ripetere di non bere a stomaco vuoto, poggiai il mento sul pugno chiuso e sospirai.
« Ci sono stati avvisi importanti? » chiesi.
« La presentazione del professore di Difesa contro le Arti Oscure. » rispose immediatamente Alice, battendo le ciglia in modo languido. Fece un sospiro beato e socchiuse gli occhi, con espressione disgustosamente dolce. 
Frank fece roteare gli occhi.
« Adesso tutte innamorate di lui. Ci mancava solo questa. » borbottò. 
« Che cos...? » fece Hugo perplesso, alzandosi per guardare meglio il tavolo degli insegnanti. 
Io infilai velocemente gli occhiali che erano spariti nei meandri della tasca della mia tunica e imitai mio cugino. In un baleno, capii subito il significato del borbottio indispettito di Frank e della voce trasognata e sentimentale di Alice. Beh, se quello era il nostro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure non c'erano dubbi sul fatto che ogni ragazza si sarebbe innamorata di lui. Per essere un professore era davvero giovane e bello, per quello che potevo vedere. Di certo non era uno che sarebbe passato inosservato, lì ad Hogwarts.
Una volta che ebbi guardato attentamente il nuovo insegnante, quello non risultò più interessante di una allegra conversazione a tavola: anche se era davvero un bel figliolo, era un insegnante e gli insegnanti erano tutti uguali tra di loro, tutti tremendamente infami e farabutti. 
Quando la cenetta fu finita (cenetta al quale io non avevo preso parte), la nostra amatissima Preside, la McGranitt, ordinò a tutti gli studenti di correre nei nostri dormitori perché il giorno seguente sarebbero inziate le lezioni, raccomandando per l'ennesima volta di rispettare le regole dettate dalla scuola. E non riuscivo proprio ad immaginare il motivo per il quale la Preside aveva guardato intensamente nella direzione mia e di Hugo prima di fare quell'avviso. 
« Vuole spaventarci, la vecchiaccia. » aveva detto Hugo. 
Prima che potessi fare un solo passo verso il tavolo di Corvonero per raggiungere il caro Scamander e le sue barrette di cioccolato, il Capitano della squadra di Quidditch di cui io facevo parte e Caposcuola che mi aveva minacciata in treno e che inoltre condivideva la stanza con Fred, Louis e Frank, si rivolse a me nel tono arrabbiato e burbero di sempre. 
« Potter. » disse William Baston, minaccioso. Immaginai che fosse ancora arrabbiato con me per la faccenda del treno, quindi mi limitai a fissarlo senza dire una parola. « A breve proveremo con tutta la squadra: devo trovare un Cercatore decente. Se quest'anno Scamander prende di nuovo il Boccino prima di noi sono costretto a ricoverarmi nel reparto di psichiatria del San Mungo. »
Tu dovresti sempre ricoverarti nel reparto psichiatria del San Mungo. – pensai, guardando i pugni serrati di Baston e la vena che pulsava nella sua tempia.
Nonostante questo, ero perfettamente d'accordo con la sua affermazione. Non dovevamo permettere che Corvonero vincesse di nuovo la Coppa del Quidditch dopo che ci eravamo fatti un cuore così.
« Quindi preparati psicologicamente ad allenamenti duri e impegnativi, fatti trovare sobria e avvisa tuo cugino. Mi raccomando, Potter: un solo sgarro e ti sbatto fuori squadra. » e si allontanò in fretta, lasciandomi a bocca spalancata.
E grazie tante per la considerazione, Baston!
E se vi state chiedendo se mi avrebbe sul serio sbattuto fuori dalla squadra se mi fossi comportata male la risposta era: no. Tutta scena inutile per intimorire i giocatori, erano anni che mi minacciava.
« Sono sempre sobria, Baston! » gli gridai dietro, ma l'unica risposta che ricevetti fu uno sbuffo irritato. 
Rimasta da sola perché i miei cugini idioti avevano pensato bene di darsela a gambe per fare chissà cosa o molestare ragazzine e primini per far vedere loro chi comandava in quella scuola, mi precipitai al tavolo di Corvonero e raggiunsi mia cugina, in compagnia di un piccolissimo specchietto rotondo e del suo rossetto rosso. 
« Domi, mi sono persa la cena. » annunciai, con voce pimpante e indispettita. 
Mia cugina alzò lo sguardo dallo specchietto giusto il tempo di lanciarmi un'occhiata neutrale.
« Tu e Hugo siete sulla bocca di tutti. » mi disse, cominciando a ritoccarsi le labbra. « Poteva andarvi molto peggio se quella pozione era pericolosa. Dico io, siete una schiappa in pozioni e vi ostinate ancora a combinare questi disastri? Foste... che ne so... tuo fratello Albus che era un genio indiscusso in pozioni posso capire. Ma... » 
Seguii mia cugina fuori dalla Sala Grande ridacchiando e pensando che probabilmente Dominique non aveva tutti i torti riguardo alle schiappe che eravamo in Pozioni.
« Risparmia il fiato. » dissi. « L'unica cosa di cui mi dispiace è che non ho cenato. Ma come si fa a perdere il banchetto di inizio anno per nulla? Adesso cerco Scamander e mi faccio dare una di quelle barrette che... »
« È lì. » mi interruppe Domi, per la prima volta interessata alla mia vita e non ad imbrattarsi le labbra di rossetto rosso. « Insieme a quella sottospecie di Barbie mostro. » 
E la sottospecie di Barbie mostro sembra molto felice, vedo.
« Corri da lui, forza! »
Chiedendomi se Dominique non avesse quella stramba idea di farci da Cupido (non lo avrei sopportato) oppure se volesse solamente rovinare un momento bello della vita di Cassandra Smith (opto per la seconda), obbedii e mi affrettai a raggiungere il ragazzo con passo deciso. 
« Lysander! Fermati! » gridai, spintonando la folla degli studenti e richiamando su di me molti sguardi. « Ehi, Scamander! Vuoi voltarti?! »     
Lui finalmente si accorse di me e si voltò di scatto, sovrastandomi dal suo metro e settantacinque circa.
Miseriaccia.
« Lily...? » fece, assumendo la tipica espressione che chiedeva “e adesso questa che diavolo vuole da me?” e non aveva tutti i torti.
Comprensibile il fatto che si chiedesse cosa volessi da lui dopo anni e anni che l'avevo ignorato e quando avevo scelto proprio quel momento per parlargli, interrompendo le sue attività smielate con la sua nuova fidanzatina amorosa o come diavolo si chiamava. 
« Emergenza. » spiegai, con una sola parola. 
Cassandra si strinse di più a lui, con fare assolutamente possessivo. 
Tienitelo pure, cara Barbie mostro... non ho bisogno di un Ken nella mia vita.
Lysander parve capire la mia richiesta di emergenza, perché sorrise e si frugò nelle tasche interne della sua tunica. Vidi con soddisfazione che si era leggermente scrollato di dosso la sua amorosa per prendermi il cioccolato, cosa che fece sorridere inaspettatamente anche me.
« Ho saputo. » rise il ragazzo, tirando fuori con uno strattone le tavolette di cioccolato. « Mi dispiace che hai saltato la cena, spero che queste ti possano aiutare. » 
« Più che aiutare non mi faranno morire di fame. » replicai, afferrando le due barrette di cioccolato. Le ultime due, purtroppo per me e per il mio stomaco brontolone. « Domani a colazione mangerò come se non avessi mai mangiato in vita mia, me lo sento. » e qui provocai la disgustata reazione da parte di Cassandra e le risatine da parte del suo amoruccio ossigenato. « Forse dovrei prendere ripetizioni di Pozioni prima di fare quello che ho fatto. Non credi? » 
Cassandra fece uno sbuffo spazientito e strinse nuovamente il braccio del suo tesoruccio ossigenato.
Mi accorsi solo in quel momento che forse non avrei dovuto tirare la conferenza per le lunghe: i piccioncini avevano bisogno dei loro spazi. 
« Beh... » dissi, esitando visibilmente. « vi saluto! » e corsi velocemente via da loro, accingendomi a raggiungere Dominique che mi aspettava, ghignando in modo inquietante e a dir poco Serpeverdesco. 
Poi la voce di Lysander mi richiamò. 
« Lily! Ehi, Lily! » 
« Cosa? » feci, voltandomi e travolgendo per sbaglio un occhialuto Tassorosso, che mi fissò in modo spaventato e corse via come se avesse visto il diavolo in persona. 
« Come si dice, per il cioccolato? » 
Ci pensai su. « Grazie mille! »

 
***


« Grazie mille un corno! »
Scaraventai la carta del cioccolato via e sbuffai il mio enorme disappunto. Dopo che ebbi finito tutto il cioccolato, premurandomi di lasciare qualche pezzettino a mio cugino (sì, ero ancora leggermente irritata per il fatto che non mi aveva aspettato per fare il cretino con le ragazze) arrivai alla conclusione che Scamander non mi aveva affatto aiutata. Il cioccolato mi aveva messo su una fame di dolci incredibile e se le mie intenzioni erano quelle di uscire dal castello per andare da Hagrid dovetti reprimerle seduta stante: ero stanca morta e lo champagne non stava aiutando per niente la situazione.
« Ho ancora fame ma... beh, bentornati a casa, Malandrini di Hogwarts! » esclamai, circondando la bottiglia di champagne con le braccia e bevendone un altro lunghissimo sorso. 
Ero nei dormitori maschili, precisamente nella stanza dei ragazzi del settimo anno, stanza in cui dormivano Fred, Louis e Frank... e anche il mio Capitano, che fortunatamente non era lì. Hugo era uscito dal suo dormitorio per festeggiare insieme a noi e Alice gli aveva fatto compagnia, anche se era rannicchiata sul letto del fratello a sonnecchiare. 
« E chi sarebbero questi Malandrini di Hogwarts? » chiese Louis incuriosito, levandomi la bottiglia dalle mani. 
« Coloro che giurano solennemente di non avere buone intenzioni. » risposi, scambiando un'occhiata eloquente con Hugo. Nessuno a parte me e lui parve capire di che cosa stavo parlando e forse era meglio così: probabilmente credevano che fossi ubriaca. « Senti, Louis... o mi ridai la bottiglia o bevi. Anzi, adesso che ci penso dovremmo farci tutti quanti un bel giretto. »
« Ma che giretto?! » sbottò Frank allarmato, voltando la testa di scatto verso di me mentre si aggiustava le pieghe del pigiamino celeste. 
Sorrisi, mettendo un braccio attorno alla schiena del ragazzo. « Frankie, andremo a dormire solo dopo... »
« ... un giro di bottiglia. » concluse Hugo per me, annuendo con la testa in direzione di Louis che guardava la bottiglia titubante, facendo gli occhioni da cucciolo bastonato. « Solo un sorsetto, forza! Fred non ha fatto tutte queste storie, prima... »
« Beh, sono molto coraggioso. » ribatté Fred compiaciuto, che stava saltellando sul letto di Frank, facendo saltare a sua volta anche la piccola Alice. 
« Solamente uno! » concesse Louis.
Guardò la bottiglia che aveva tra le mani e fece un lungo sorso di champagne, staccandosi un secondo dopo dalla bottiglia producendo strani versetti schifati. In un attimo, lo champagne era passato nelle mani di un intimorito Frank.
« Come va, Louis? » chiese Hugo, ghignando.
« Mi avete fatto bere uno champagne muffito? » sbottò Louis, correndo nel bagno a fissarsi la lingua nello specchio. 
« Ma no! » Ma sì. « Ti pare che lo champagne fosse muffito? » e feci un gesto con la mano, come se stessi scacciando via un moscerino.
Oh, accidenti a Hugo e al suo champagne del 1998! 

Dopo che Louis ebbe appurato che la sua lingua fosse in perfette condizioni e che quel sorsetto non gli fosse andato in testa, ci fu un grosso applauso per lui mentre mio cugino sogghignava in direzione di Frank. 
« L'abbiamo provato tutti! Tocca a te! » disse Fred a voce alta, massaggiando le spalle di Frank in stile Rocky Balboa che deve entrare sul ring. 
« VAI FRANK! »
« FORZA FRANKIE! »
« SEI TUTTI NOI! »
« Oh no, non voglio vedere mio fratello bere... » mormorò Alice, svegliandosi dall'improvviso coma nel quale era calata e ficcandosi con la testa sotto al cuscino. 
Ma Alice non dovette sopportare molto: Frank bevve solamente un goccino e fece una smorfia schifata, cacciando fuori la lingua esattamente come aveva fatto Louis. Quando fu il turno proprio di Alice accadde il finimondo: ci vollero dieci minuti abbondanti per convincerla ad assaggiare una piccola goccia di champagne e quando aveva appena finito di sputacchiare tutto, sciacquarsi la bocca nel bagno e dichiarare che se avesse avuto degli effetti collaterali durante la notte ci avrebbe ammazzati tutti, un gufo venne a picchiare alla finestra. 
« Non è presto per la posta? » chiese Hugo incuriosito, mentre io e Fred si spintonavamo come due capre per correre alla finestra. 
Spinsi Fred di lato e aprii la finestra, allungando la mano per prendere la lettera. Il barbagianni mi lasciò sfilare la piccola lettera dal becco e mi morse un dito, facendomi uscire il sangue da un unghia.
« Odioso pennuto. » borbottai, scartando velocemente la pergamena con Fred che mi alitava sul collo. 
Spero ci lasci le penne.
Alice e gli altri mi raggiunsero, creando un cerchio attorno a me per leggere il contenuto della lettera. Lettera che sembrava decisamente scritta di fretta e furia, lettera che aveva una calligrafia davvero molto familiare, lettera che sembrava provenire spaventosamente da... 
« ... William Baston! » esclamò Frank atterrito, strofinandosi le mani in modo nervoso e andando avanti e indietro per la camera come se si aspettasse di vedere Baston spalancare la porta con un calcio per ucciderli tutti. 
« È il nostro compagno di stanza. » disse Fred, come se non si fosse capito abbastanza. « Cosa vuole da noi? Non ci lascia mai divertire quello spilungone Caposcuola! » 
Scoppiai a ridere e lessi il contenuto della lettera:

“Per l’unico branco di fuorilegge scalmanati che conosca,
vi rendete conto che state disturbando la quiete pubblica? Sono la bellezza di mezzanotte e un quarto, vi ho fatto già un grandissimo favore ad andarmene dalla mia stanza per farvi rimanere in pace tra cugini e avrei bisogno di riposo perché io, a differenza vostra, sono un Caposcuola. Quindi, Potter
(“E ti pareva se doveva venir fuori proprio il mio nome!” avevo esclamato), voglio essere gentile proprio perché è l'inizio dell'anno e non voglio rovinarmi - e rovinarti - questo momento: ti do solamente cinque minuti scarsi per portare quelle tue chiappe lentigginose fuori dalla mia stanza. E non chiedermi perché ce l'ho particolarmente con te, per favore.
Baston.” 


Scoppiammo tutti quanti a ridere, chi in modo più sguaiato (come me) e chi in modo meno sguaiato (come Alice), ma alla fine della lettura tutti quanti avevamo le pance che facevano malissimo per le risate.
Quel ragazzo è capace di minacciarmi di morte anche mediante una lettera, Merlino santo.
« Baston è il più grande rompi coglioni che conosca. » stava dicendo Hugo, picchiettando con la bacchetta sulla lettera per darle fuoco. « A proposito... quanto tempo ti ha dato per sparire da qui? »
Mi guardai intorno, spalancando gli occhi.
Oh santo cielo.
Mi accorsi solo in quel momento che mi restava poco tempo per far sparire le mie chiappe lentigginose... aspettate un momento: aveva sul serio detto CHIAPPE LENTIGGINOSE? 
Marciai con decisione fuori alla stanza e mi affacciai al piccolo balconcino che dava nella Sala Comune, circondando la bocca con le mani per farmi sentire da tutta la Torre di Grifondoro. 
« Le lentiggini sul culo te le faccio venire io se non la smetti di mettere in giro queste ridicole e false voci, Baston! »
E quello fu il mio dolcissimo saluto della buonanotte. 


 
***


Nonostante avessi dormito pochissimo, il mattino successivo ero pimpante come non mai. Il primo giorno di scuola mi metteva sempre su una certa allegria, gli altri meno... ma quelli erano dettagli. Appurato che Baston non voleva ammazzarmi, mi godetti la colazione e mangiai tutto quello che non avevo mangiato al banchetto della sera precedente. Tutto quello che mi capitava tra le mani, quindi. 
« Forse dovremmo subito usare qualche Merendina Marinara per la seconda ora. » stava dicendo Hugo, premurandosi accuratamente di abbassare la voce in corridoio mentre raggiungevamo l'aula di Difesa contro le Arti Oscure, materia con cui avremmo cominciato l’anno scolastico. « Sai, non credo di resistere ad una nuova ramanzina di Coleman sulle regole da rispettare a scuola e cazzate varie. »
« Mi sembra ovvio che dobbiamo intervenire. » concordai. « Quale Merendina usiamo? »
« Pasticche Vomitose? »
« No... odio il vomito. » decretai, storcendo il naso.
« Vero. Ehm... Torrone Sanguinolento? »
« Assolutamente no! » sbottai, dato che odiavo anche dover perdere il sangue dal naso, eccezion fatta se dovevo battermi con qualcuno. In quel caso sarei stata disposta anche a perdere sangue dagli occhi, se era necessario. Sempre se non mettevo KO il nemico prima che lo facesse lui, cosa del quale ero assolutamente sicura data la mia modesta energia in combattimento. « Sai altrettanto bene che il sangue dal naso mi fa venire addosso una strana sensazione. » 
« Vero anche questo. » dovette ammettere Hugo, leggermente esasperato. « Allora non ci resta che usare i Fondenti Febbricitanti. » concluse.
« Merlino, no! » esclamai, scuotendo il capo e fissando mio cugino come se mi stesse accusando di essere complice di un assassinio. « I Fondenti Febbricitanti sono solo il modo più semplice per fuggire via dalla classe. Sai che ti dico? I Pasticcetti Svenevoli sono perfetti, e fanno anche un sacco di scena: li adoro! » 
« Giustissimo! » convenne Hugo, illuminandosi. « Vada per i Pasticcetti. Almeno non saremo costretti a vedere la faccia di Coleman per delle orette, il che ritorna sempre a nostro favore. Sei assolutamente geniale, rossa! »
Sorrisi, compiaciuta. « Ah, se non ci fossi io. » sospirai, tirandomela non poco.
« Idiota. » rise Hugo, rimangiandosi le lodi al mio cervello geniale.
« A proposito di idioti... » dissi, massaggiandomi la nuca ricoperta da folti capelli. « Sai per caso il motivo per cui Baston ce l'ha tanto con me? » 
« Boh. » rispose Hugo. « Quello lì è un tipo veramente molto strano. E stamattina mi ha detto di dirti che le voci sulle lentiggini in un certo posto possono essere nient'altro che vere anche se lui non possiede prove. » 
« Giuro che gliele faccio venire io le lentiggini sul culo! » promisi. « Come saluto. Baston andrà presto via e un saluto caloroso ci vuole proprio a fine anno... che ne dici? » e guardai mio cugino, sghignazzando.  
« Dico che Baston si incazzerà e ti farà espellere. » rispose una voce familiare che non era quella di mio cugino. 
È arrivato lo spasso.
« Grazie per il supporto morale, Scamander. » borbottai, voltandomi e trovandomi faccia a faccia con lui, che mi fissava con quei suoi grandi occhi verde chiaro. « Baston ce l'ha con me più di tuo fratello Lorcan. » 
Lysander sorrise. « Avrà i suoi buoni motivi. » buttò lì, con tono distaccato. 
« Che vuoi dire? » ribattei, ostile.
Odiavo a morte quando le persone facevano affermazioni particolarmente ambigue su di me e io ero una tipa che si impressionava e fraintendeva facilmente e non avrei voluto per nulla al mondo battermi alla Babbana proprio con Lysander. Anche perché l'avrei stracciato ad occhi chiusi.
« Che sei troppo rompi palle per non avere dei nemici, Lily. » rispose Hugo divertito, come se la cosa fosse ovvia al mondo. 
Lysander assunse un'espressione colpevole, quasi come se si fosse pentito di aver usato quel tono con me, e concordò scherzosamente con mio cugino. Tuttavia, io non dissi una sola parola per tutto il tragitto: ero troppo occupata a tenere il broncio ai due ragazzi per entrare a far parte della loro conversazione, e tutte le cose che avrei voluto dire quella mattina per iniziare la giornata in modo allegro e spensierato mi morirono in gola. Forse ero un poco egocentrica. Un poco troppo. 
Quando arrivammo in classe, io e Hugo prendemmo posto in fondo al penultimo banco, ponendoci proprio dietro a Lysander e il suo gemello Lorcan, che non gradì affatto la mia presenza dietro di lui, annunciando a voce alta che “Mi metti agitazione stando dietro di me!” manco fossi un maniaco sessuale. Mi limitai ad ignorarlo e mi misi a fissare la nuca biondastra di Lysander fin quando non mi imbambolai come una cretina. Scossi velocemente il capo e mi alzai di scatto, iniziando a gironzolare per la classe in attesa del nuovo insegnante. 
« Ma questo supplente quando arriva? » chiese una mia compagna di dormitorio, in modo eccitato, stringendo la mano alla compagnia di banco. 
Sfoderai la bacchetta e con un foglio di pergamena usata costruii un aeroplanino, che feci volare per la classe.
« Hugo! » lo avvertii, e mio cugino me lo spedì contro con un pigro colpo di bacchetta. « Non vedo l'ora di fare pratica! Con la vecchia insegnante non abbiamo fatto praticamente nulla... » aggunsi.
« Beh, era una vecchiaccia. » mi diede man forte Hugo. « Magari il nuovo professore sta parlando con la Preside, ecco perché sta tardando. » 
« O forse vorrà fare scena. » propose un bamboccione di Tassorosso, con cui adoravo chiacchierare e sfogarmi. Era un tipo nervosetto, allampanato e che comunicava a borbottii insensati e imbarazzati. « Come ieri... insomma, ieri ha fatto un sacco di scena quando si è alzato e ci ha salutati tutti in modo molto... beh... » la sua voce tendeva a ridursi sempre di più ad ogni parola che pronunciava, a causa del livello di attenzione che aveva riscosso. Ovvero: sotto sotto sotto sotto zero. 
Intercettai lo sguardo di Hugo con un sorriso e mi avvicinai al banco di Edgar.
« Edgar. » gli dissi. « Come hai passato le vacanze? » 
Lui arrossì. « Oh, sono state piuttosto piacevoli ma effettivamente non è che abbia trascorso... »
« Le mie sono state molto belle. Io e queste due testoline bionde ci siamo divertiti un mondo. » lo interruppi, dato che la sua conferenza sulle vacanze borbottata a mezza voce non sarei riuscita a sopportarla.
I due Scamander si voltarono giusto il tempo per lanciarmi una piccola occhiata, poi ritornarono alle loro occupazioni.
Probabilmente ad Edgar non importava un accidente delle vacanze che avevo passato con i due gemelli ma parlare con lui era come esprimere i tuoi pensieri ad alta voce e a volte fa davvero bene parlare ad alta voce.
« Hugo... sei sicuro che quello che Alice ci ha fatto vedere sia il vero professore? » mi rivolsi a mio cugino, ignorando Edgar che stava spalancando la bocca per dire qualcosa di completamente inutile sulle vacanze. 
I gemelli Scamander si voltarono di nuovo dalla nostra parte, incuriositi dalla conversazione. Constatai che io e Hugo non eravamo gli unici a spettegolare e farci fantasie sul nuovo insegnante, e le ragazze sembravano davvero interessate a seguire una sua lezione. Gli unici disinteressati erano due nostri amici di Serpeverde, Simon Zabini e Matthew Ford, che in quel momento rollava una sigaretta nell'angolino più remoto dell'aula. 
« Certo. » rispose Hugo indifferente, che stava trafficando con una gomma rosa dall'aria poco affidabile. 
« Perché non dovrebbe esserlo? » chiese Lorcan, dimenticando di mantenere il tono acido che mi riservava ogni volta che ci parlavamo.
« Boh, un dubbio. » risposi. « E comunque, secondo me qualche Gorgosprizzo avrà sicuramente trovato divertente entrargli nelle orecchie e confondergli il cervello. » 
Un silenzio vagamente perplesso accolse le mie parole, rotto solo dai borbottii irritati di Hugo, che prestava attenzione solo alla sua gomma che gli si era appiccicata sotto al naso e non aveva la benché minima intenzione di staccarsi. 
« Sciocchezze, Potter. » si affrettò a dire un Corvonero acido tanto quanto Lorcan (se non di più), Justin Smith, il fratello di Cassandra. « Non ho mai visto quelle sciocche creaturine che menzioni ogni volta in tutta la mia vita. »
Dato che quella conversazione avveniva più o meno cinquanta volte nel corso dei vari trimestri, non mi alterai più di tanto quando gli risposi a tono con la solita affermazione. Non era colpa mia se credevo a creaturine misteriose e fantastiche mentre gli altri no e non era nemmeno colpa mia se cercavo di trasmettere il mio sapere agli altri, anche se non venivo neanche lontanamente creduta. Anzi, sembrava che l'unico a credermi fosse Lysander. Probabilmente perché sua madre era Luna Lovegood.
Hugo non venne in mio soccorso nella discussione perché in quanto credenze non eravamo affatto simili e per quanto riguarda Lorcan lui sarebbe stato capace perfino di dire che il Corvonero che detestava a morte aveva ragione piuttosto che prendere le mie parti. 
Feci silenzio solamente quando il piccolo gruppetto di Serpeverde aprì la porta della classe. Non appena misero piede in classe, alcuni di loro squadrarono me e Hugo con visibile odio mentre altri si limitarono a passarci accanto senza degnarci di un solo sguardo.
« Potter. » mi accolse Bellatrix Lestrange, che ce l'aveva particolarmente con me dal primo giorno di scuola e con cui mi ero battuta tantissime volte.
Inquietante come sempre, aveva una cascata di folti capelli ricci e le palpebre pesanti, la carnagione chiarissima e il ghigno Serpeverdesco sempre sulle labbra carnose. Sì, dava veramente i brividi. Era sempre accompagnata dal suo cagnetto di compagnia, Meredith Goyle, una ragazza dalla stazza di un armadio, e da Tom Worringhton, che faceva parte della squadra di Quidditch di Serpeverde e anche lui aveva la stazza di un mobile.
« Bella entrata ieri sera: tu e il tuo caro cuginetto avete raggiunto il vostro sciocco scopo inutile. Il tuo egocentrismo mi sorprende ogni giorno che passa. » 
« Lestrange. » dissi, anticipando Hugo, che aveva aperto la bocca per dire qualche bestemmie. « Solo... vai a farti fottere, qualche volta. » 
Bellatrix serrò così forte i denti che credetti sul serio che stesse per lanciarmi una maledizione, anche perché ero sicura che le sapesse lanciare benissimo, ma un secondo dopo fece un ghigno orribile. Un ghigno che sapeva di vendetta. Finimmo di squadrarci in modo truce sotto gli sguardi ansiosi dei nostri compagni solo quando la porta dell'aula si aprì con un colpo secco.
L'uomo che ieri aveva affascinato il popolo di Hogwarts fece il suo ingresso in classe, lasciando tutti di stucco.
« Salve, giovani maghi. » ci diede il buongiorno il nuovo insegnante, mentre ogni membro della classe lo squadrava da capo a piedi. « No, no... vi prego, state. » aggiunse, quando facemmo per alzarci dalle sedie come ci era sempre stato insegnato da quando avevamo messo piede nel castello. « Ho sempre odiato quando insegnano agli studenti di mostrare il rispetto per gli insegnanti alzandosi dalle sedie piuttosto che usare modi ben più semplici per essere rispettati. Manco fossi la Regina, vero? Ah, lunga vita alla Regina! » 
... d'accordo, è un tipo strano.
Ci sorrise, poi tornò a guardarci con espressione seria e profonda, incamminandosi lentamente verso la cattedra. Ora che lo vedevo meglio dovevo ammettere che era ancora più carino di quanto avessi visto ieri (probabilmente i miei occhiali avevano bisogno di una revisione) e non biasimai per nessuna ragione al mondo le mie due compagne Grifondoro quando sospirarono alla vista del suo fondoschiena da urlo. Giovane, bello e dall'aria assolutamente inglese. Portava un gilet verde, sotto la veste da mago aperta, che gli metteva in mostra gli addominali, e dei jeans logori e scoloriti. I capelli erano corti e castani, proprio come i suoi occhi. Avrebbe potuto avere non meno di trentacinque anni.
La stranezza del corpo insegnanti di quest'anno, signore e signori! 
« Siete del sesto anno, giusto? » chiese lo strambo professore. « Bene, io sono il vostro nuovo insegnante di Difesa. Potete chiamarmi professor Brown, o anche solo professore... o magari, se i compiti che vi assegnerò non saranno graditi, potete anche apostrofarmi con tutti i volgari epiteti che conoscete. » 
Fui la prima a scoppiare a ridere, scambiando un'occhiata complice e divertita con Hugo, che finalmente si era disfatto della brutta gomma rosa shocking. Tutta la classe ridacchiava e osservava il nuovo insegnante con una certa curiosità, tutti tranne Bellatrix Lestrange e la sua combriccola.
Il professore si mise a camminare per la classe, osservandoci tutti con la stessa curiosità che noi ostentavamo verso di lui.
« Questo qui cosa dovrebbe essere? » chiese il professor Brown, rivolto a Lorcan, sventolando il suo manuale sotto al naso del biondastro. 
« Un libro? » rispose Lorcan, sarcastico. 
A Hugo sfuggì una risatina per l'abbondante sarcasmo usato da Lorcan. 
« Oh, nella mia classe non si usano libri di testo. » disse Brown. « Quindi fate sparire tutti i libri che avete sui banchi e sfoderate le bacchette. Non vedo come potete imparare a difendervi dalle Arti Oscure se continuate ad usare libri di testo e dovete sapervi difendere a tutti costi. Bene, formate velocemente delle coppie. Adesso. » 
Fui la sola a rendermi conto di come aveva marcato sulle parole “dovete” e “a tutti i costi” ma ero troppo eccitata per quella nuova lezione per farlo notare anche a Hugo.
« È il professore più pazzoide che abbia mai conosciuto... » borbottai. « ... mi piace! » 
« E ti piace in tutti i sensi, scommetto. » rise Hugo divertito, trascinandomi per un braccio al centro della stanza mentre il professore mandava i banchi a schiantarsi sulla parete in fondo all'aula. « Credo che qualcuno qui diventerà un finocchio per questo Brown, ricorda le mie parole. » aggiunse.
« Questo è un modo carino per dirmi che sei attratto da Brown? » lo stuzzicai.
« Stronza. »
« Lo sai che non sono omofoba. »
« Stronza due volte. » 
In un attimo, dieci coppie si posizionarono di fronte al professor Brown, che non parve affatto convinto di quegli accostamenti. Si mise a ronzarci attorno, cambiando e scambiando compagni di lavoro, fissandoci intensamente e borbottando pensieri a mezza voce. Non avevo idea di che cosa stava facendo, e neanche gli altri, ma la sola e unica cosa che capii da subito era che le coppie che avevamo formato non gli gradivano per niente. Alla fine, dopo tanti cambi e scambi, Brown aveva piazzato insieme persone che si odiavano e allontanato persone che insieme andavano d'accordo. Per esempio, me e mio cugino. Hugo finì con la mia compagnia di Grifondoro, Lisa Finnigann, e io finii sfortunatamente (o devo dire fortunatamente?) con Lysander Scamander. A Lorcan, invece, era toccato il suo odiato compagno Corvonero con cui era entrato in concorrenza da quando aveva scoperto che era quasi più bravo di lui a scuola.
Brown ci guardò tutti e sorrise, piuttosto soddisfatto, mentre le coppie si ignoravano a vicenda o si davano addosso. E comunque, non osavo lamentarmi. Sempre meglio di Edgar, a cui era capitato Warringhton.
« Queste saranno le coppie ufficiali per la mia lezione e per quelle che seguiranno. » disse Brown, con determinazione. « Voglio che collaboriate pacificamente tra di voi, è molto importante. Le coppie che ho formato avranno anche dei compiti fuori da qui, lavorerete insieme sia fuori che dentro. » 
Guardai Lysander e mi sentii piuttosto a disagio: ore extra insieme a lui? Avrei preferito collaborare con Bellatrix Lestrange. No, d'accordo, ero davvero una pessima bugiarda e forse - ma forse - nel profondo del mio cuore non mi dispiaceva tanto che Brown mi avesse piazzata con Scamander. Sempre se la sua era stata una scelta casuale, e non credevo proprio: doveva avere un potere deduttivo e di osservazione pari solamente a quella di Sherlock Holmes per aver fatto quelle scelte non casuali. O più semplicemente... era un Legilimens abilissimo. 
« Allora. » dissi, per rompere il ghiaccio. « Da ora in poi saremo una coppia. » aggiunsi, e se non avessi avuto un coraggio sfacciato da Grifondoro e una gran faccia tosta sarei sicuramente arrossita in un botto. Anche se forse ero davvero leggermente arrossita.
« Così pare. » mormorò Lysander. 
« Oggi ci eserciteremo con le cose più semplici. » annunciò Brown alla classe, serio. « Potremmo cominciare dagli incantesimi che ti permettono di Disarmare, Schiantare e Ostacolare il proprio compagno. Ragazze: dateci dentro. »
Tutte le ragazze ridacchiarono e si scambiarono sguardi complici.
« Ragazzi: non è tempo per fare i cavalieri e per farvi distrarre dalla propria compagna. Iniziamo con l'Incantesimo di Disarmo, ovvero... » 
« ... Expelliarmus. » conclusi, ad alta voce. 
« Esatto. » confermò il professore, facendomi un largo sorriso. E che sorriso! « Concentratevi al massimo, mi raccomando. E cercate di usare un Sortilegio Scudo, se ci riuscite. » aggiunse. 
Impugnai la bacchetta e fissai le iridi verde pallido di Lysander, puntate nei miei. Eravamo tutti piuttosto nervosetti perché con i precedenti insegnanti non avevamo mai fatto pratica e questa era la buona occasione per dimostrare a tutti che cosa sapevamo fare e cosa no. Ma se restavamo lì impalati non avremmo concluso proprio niente e Brown voleva davvero che tutti noi imparassimo a Disarmare. 
Beh... chi inizia adesso? – pensai, nervosa. 
Strinsi con più forza la bacchetta tra le dita, mentre intorno a noi echeggiavano le voci dei nostri compagni che avevano appena iniziato l'esercizio, mentre Brown passava tra di loro e incoraggiava e correggeva i ragazzi, scherzando e facendo battute per alleggerire la tensione.
Ok, inizio io. 
« Expelliarmus! » esclamai, ma non colsi alla sprovvista il mio compagno.
Senza aver pronunciato nessuna formula magica e senza aver neanche sussurrato una parola, il biondino mi fece indietreggiare così tanto che finii per terra con un colpo secco e sbattei pure la testa su una sedia. 
Ma che bel modo per iniziare, davvero, complimenti a me.
Lysander arrossì e si avvicinò intimorito a me, accovacciandosi sulle ginocchia.
« Stai bene? » mi chiese, porgendomi la mano per aiutarmi da alzarmi. 
Io la afferrai, irritata con il creato per non aver saputo Disarmarlo.
« Sto benissimo. Hai usato un incantesimo non-verbale? » domandai, assumendo la tipica espressione omicida.
Lui si scostò da me. « Sì. » ammise.
« Ma è un argomento del sesto anno! » mi sorpresi. « Non ci siamo ancora arrivati! » 
« Sapevo la teoria e ho provato. » disse lui piano, come se si aspettasse che lo aggredissi.
E infatti... 
« EHI! Non è per niente giusto! Hai barato! » lo accusai, con voce così prepotente e incazzosa che feci voltare un paio di coppie verso di noi. 
Brown parve notarci ma non venne a bacchettarci o rimproverarci sul contegno da mantenere in una classe, anche perché sembrava che se la stesse ridendo un mondo a vederci scannare tra di noi, per poi gioire quando iniziavamo a collaborare pacificamente. Perché io e Lysander non eravamo gli unici ad avere piccoli problemi di - mi costa dirlo - coppia. Anche gli altri avevano gli stessi nostri problemi, se non peggio. Lorcan si stava tipo sbranando con il suo compagno, accusandolo di non essere partito al suo via, ma decisamente prima; Bellatrix Lestrange e Simon Zabini, seppur entrambi Serpeverde, si ringhiavano contro insulti di ogni tipo; Hugo riteneva che Lisa lo stava distraendo per Disarmarlo e fargli fare la figura dello scemo davanti a tutta la classe. E io... 
« Hai barato! » insistetti, piantandomi con i piedi per terra e lanciando uno sguardo di fuoco al mio compagno. 
« Non l'ho mica fatto di proposito. » si difese prontamente Lysander, accennando un sorrisetto bonario. « Perdonami. Volevo solo provare quell'incantesimo. Ricominciamo? » 
« Certo! » sbottai. « Preparati psicologicamente ad essere stracciato. » e gli sorrisi, piuttosto minacciosamente, di un sorriso forzato da psicopatica. 
Combattiva, determinata e senza paura. Così intendevo farmi vedere dal mio compagno di combattimento ma quello che riuscii a fare un secondo dopo fu solamente un altro ridicolo buco nell'acqua. Ovviamente, quella non era la mia giornata fortunata e Lysander Scamander mi aveva Disarmata di nuovo, stavolta facendomi volare la bacchetta in aria invece che mandare direttamente me in aria. Di quello gliene fui immensamente grata. Ma quello di cui non gli fui affatto grata fu il fatto che avevo perso. Per la seconda volta.   E io odiavo perdere.
« Complimenti. » lo lodai, con una calma apparente e forzata.

« Come va, ragazzi? » chiese Brown, che passava di lì. 
« Bene! » rispondemmo all'unisono io e Lysander, io piuttosto aggressiva e Lysander piuttosto sincero. 
Brown ci lanciò uno sguardo scettico. « Vi vedo piuttosto tesi. Scioglietevi, forza... non è mica un vero incontro. Non fa niente se non riuscite a Disarmare l'altro: imparerete col tempo. » e si allontanò. 

Naturalmente, Brown non aveva ragione e, sempre naturalmente, mi feci scivolare addosso il consiglio del mio insegnante: volevo battere Lysander a tutti i costi. 
« Riproviamo, cervellone. » gli dissi. 
Sono una persona matura e tranquilla, e anche se mi Disarma di nuovo io non mi incazz... 
« Aaaaargh! » strepitai, mandando al diavolo quel poco di dignità e contegno che mi era rimasto nel momento esatto in cui la mia bacchetta finì nelle sue mani. Marciai verso il mio divertito compagno e picchiettai sulla sua spalla. « Scamander, sei fin troppo concentrato. Come diavolo fai ad essere così concentrato con il caos che ci sta in questa stanza e con una ragazza a cui manca un bottone alla camicetta davanti a te?! » aggiunsi, irritata soprattutto dal semplice fatto che io non lo distraevo per niente. 
Gli occhi di Lysander si posarono indiscutibilmente sul bottone mancante della mia camicetta, che lasciava scoperta la parte superiore delle mie grazie. 
Ops. Questo non dovevo dirlo... non dovevo proprio dirlo... 
Mi affrettai ad aggiustarmi, mentre lo sguardo del biondino ritornava al mio viso con un certo imbarazzo. 
« In realtà con questo caos mi è difficile concentrarmi. » ammise, sincero e ancora imbarazzato. 
Allora è bravo di suo?! Questo è ancora peggio del fatto che non era per niente distratto dalla mia presenza! 
« Beh. » dissi, pensando che i suoi riflessi da Cercatore fossero più acuiti dei miei, che ero una Battitrice. « Stiamo ancora all'inizio e Brown ci sta guardando. Forza, cerchiamo di concludere qualcosa. »
Lui annuì e prendemmo posizioni, squadrandoci.
« Expelliarmus! »
« Protego! » gridai, facendo perdere l'equilibrio a Lysander, che finì per trovarsi con il sedere per terra a causa dell'aggressività con cui avevo fatto l'incantesimo
.
Mi sarei volentieri baciata da sola se non fosse stato per il fatto che con tutta la mia somma soddisfazione dovevo andare ad aiutare il mio compagno a terra, che mi avrebbe vista dal basso mentre io lo sovrastavo da vincitrice.
Ma quanto sono perfida?
« Ti sei fatto male? » gli chiesi, cercando di reprimere il tono gongolante. 
Non ci riuscii. Ma ehi! Battere un secchione Corvonero con i riflessi di un fulmine non capitava mica tutti i giorni. Ero fiera di me stessa che non mi importava se si fosse fatto male. Anzi, se era davvero un uomo doveva liquidarmi e dirmi che non si era fatto per niente male.
« La verità? Sì, mi sono fatto male. » rispose il biondino. 
Come non detto.
« Andiamo! La botta che ho preso io prima era dieci volte più dolorosa! »
« Non è precisamente così. »
Feci un cenno noncurante con la mano, poi mi inginocchiai accanto a lui. « Pronto per ricominciare? » 
Lysander mi fissò e mi fece un timido sorriso. « Prontissimo. »
Solo quando ci alzammo entrambi e ci trovammo l'uno di fronte all'altro, senza sguardi di competizione né di odio, mi accorsi che la mia domanda non sembrava affatto riferita alla lezione di Difesa contro le Arti Oscure.


 
***


« Lui sapeva. » 
« Di chi stai parlando, Lily? » chiese Hugo, disteso sul divano della Sala Comune a maneggiare con la stessa gomma rosa con cui giocherellava in classe quella mattina.
Alzò lo sguardo da quella appiccicosa robaccia rosa shocking, tenendola a debita distanza dal suo nasino lentigginoso, e mi lanciò un'occhiata penetrante, inarcando un sopracciglio. 
« Di Brown! » esclamai, abbassando i piedi dal bracciolo della poltrona su cui ero rannicchiata. « Di chi altri se no? »
Era il crepuscolo e le lezioni erano finite da un pezzo. Il cielo coperto di nuvole era di uno striato color indaco e la Sala Comune di Grifondoro appariva più incasinata che mai, con tutti gli studenti che si divertivano tra loro, giocavano a scacchi o si scambiavano figurine di Cioccorane.
« Brown sapeva che in classe c'era qualcosa che non andava, che alcuni di noi si detestavano. » continuai, imperterrita. « È davvero molto intelligente, ma sono sicura che è anche un Legilimens straordinario. Ha usato la Legilimanzia per leggere la nostra mente mentre ci trovava il compagno da lavoro. Capisci? » 
Ero così presa dalle mie ipotesi che non riuscivo a concentrarmi su niente che non fossero esclusivamente le mie ipotesi, e non mi distraeva neanche la canzone che preferivo in assoluto, che era appena partita dalla radiolina e risuonava in tutta la sala. 
« Come poteva essere così soddisfatto dopo la scelta delle varie coppie se non fosse stato un Legilimens? » i miei occhi si posarono sulla gomma rosa che Hugo aveva tra le dita, fino a diventare profondi e quasi vitrei, segno che stavo arrivando ad una qualunque conclusione. « Ha detto che è importante che collaboriamo pacificamente tra di noi. Mi sembra ovvio che ci ha letto la mente, altrimenti avrebbe rimasto me insieme ad Edgar se io non avessi pensato intensamente “con lui no, non riesco a concentrarmi con lui che borbotta” o sbaglio? » aggiunsi, sicura di non stare sbagliando ma preferendo comunque il parere di mio cugino al suo puro mutismo. 
« Non fa una piega. » rispose Hugo, anche lui molto convinto e preso da quello che dicevo. « Ma non riesco a capire il motivo della sua scelta. Insomma, se voleva semplicemente formare delle coppie che andassero d'accordo tra di loro poteva lasciare benissimo quelle fatte da noi, invece di mescolarci con le altre Case. » 
Anche quest'affermazione non fa una piega. – pensai. 
« È ovvio che qui sta accadendo qualcosa di strano. » conclusi, assumendo la tipica espressione da detective. 
Hugo fece spallucce, concentrato al massimo sulla sua gomma. Che ancora dovevo capire a cosa diavolo gli servisse ma... tralasciamo i dettagli insignificanti di quella mia ignoranza.
« Forse ci stiamo impressionando. » concluse mio cugino.
« O forse no. » lo contraddissi. « Probabilmente sta accadendo davvero qualcosa di strano sotto il nostro naso. » 
Hugo borbottò qualcosa che somigliava ad una parolaccia rivolta alla piccola gomma rosa. In quel momento, pensai che probabilmente mi stavo facendo troppi film mentali e che forse avrei dovuto smetterla.
« Mi faccio troppe birre, direi. » dissi, scuotendo il capo come per liberarmi da quegli assurdi pensieri su Brown, le cose strane che stavano accadendo e tutte le seghe mentali che occupavano parte del mio cervello. « Probabilmente lo champagne muffito di ieri mi è andato alla testa. Cosa può mai accadere in un mondo noioso come questo? » 
I miracoli non accadono a me, decisamente.
« È assurdo il tuo cambio di umore. » Hugo inarcò le sopracciglia. « Non smetterò mai di sorprendermi. » 
« Lascia perdere e ascolta! » esclamai, balzando in piedi e schiudendo leggermente le labbra. « La nostra canzone preferita alla radio! »
E un attimo dopo la grande riflessione ero in piedi al centro della Sala Comune e ballavo sulle note della canzone che adoravo, ovvero la canzone che era partita anche lo scorso giorno in treno durante il viaggio di ritorno a scuola. Era come una tisana della salute per me ma non biasimai gli studenti che si allontanavano velocemente dalla sottoscritta, dubitando della mia salute mentale.
Non biasimai nemmeno William Baston, che gridava: « E questa qui farebbe parte della mia squadra di Quidditch? » 
« Allunga le mani verso l'alto, come a un orco a cui non importa poi tantoo! » saltai sul divano della sala, muovendomi a ritmo di boogie boogie. « Oh, adesso arriva la mia parte preferita! Sai ballare come un Ippogrifo? Na na na na na na na na naaaaa! »
« Scusatela. » sentii dire a mio cugino. « È ubriaca.
» 
« Hugo! Vieni a divertirti! » 
Hugo sembrò pensarci su. Poi disse: « Scusateci. Siamo ubriachi!
 » 
Fece un balzo sul divano e mi raggiunse, muovendo il bacino in modo sensuale e prendendomi per un braccio. Intanto, non eravamo solo noi a creare scompiglio nella sala: molti studenti stavano dondolando timidamente sul posto e ci indicavano, ridacchiando; i bambinetti del primo e del secondo anno battevano le mani a tempo con la musica; i Prefetti e i Capiscuola borbottavano e cercavano di richiamare l'ordine. 

« E loro due farebbero parte della mia squadra di Quidditch?! » si corresse Baston, dichiarando che quel ballo avrebbe recato danni irreparabili alla vista degli studenti e dichiarando anche che se non ci fossimo fermati avrebbe tolto dieci punti alla sua stessa Casa. 
Io e Hugo non avevamo intenzione di smettere, ma ben presto dovettimo accontentare Baston: dal buco del ritratto era appena sceso un Grifondoro che conoscevo di vista e poi niente di meno che Lysander Scamander in persona. Forse era un miraggio, un'allucinazione incredibile: i postumi della sbornia. Ma non ne ero così sicura.
Non sapendo cosa volesse dalla Torre di Grifondoro ma sapendo benissimo di aver fatto una grandissima figura di merda, scesi dal divano con tutta la dignità che può avere una persona che è stata appena scoperta ballare come una psicopatica. 
« Lysander! » sbottai, con la voce acuta di chi vuole sotterrarsi nei cessi di Mirtilla Malcontenta e non riemergerne mai più. « E tu che diavolo ci fai qui? » 
« Anch'io sono felice di vederti, Lily. » sorrise Lysander, incurante delle occhiate che le ragazze gli lanciavano. Guardò in modo divertito Hugo e aggiunse: « Mi dispiace, amico, ma sono venuto per tua cugina. Avevi dimenticato i tuoi occhiali sul banco e passavo di qui, così ho pensato di riportarteli. Mi spieghi come hai fatto a dimenticare gli occhiali? » 
Mi toccai le tasche e mi battei una mano in fronte. « Come ho fatto a dimenticarmi gli occhiali? »
« Bella domanda. » convenne Hugo. « Fortuna che Lysander passava di qui. »
Fortuna? FORTUNA?! 
Fulminai mio cugino con un'occhiataccia e mi affrettai a fare un finto sorriso in direzione di Lysander, che mi fissava piuttosto stranito; Hugo mi diede una gomitata nelle costole e io lo interpretai come una sollecitazione ad essere gentile con l'intruso.  
« Sì... fortuna. » borbottai. « Grazie, Lysander. » 
E grazie per aver scelto proprio questo momento per riportarmi gli occhiali! 
« Di nulla. Ci vediamo domani a lezione! »
Il biondino in questione fece per andarsene e io feci per aggredire Hugo e stavo appunto alzando una mano quando sempre il biondino in questione si voltò di nuovo dalla nostra parte e io dovetti far finta di stare semplicemente accarezzando una guancia a mio cugino.
« Ehm... sei una ballerina molto brava, sai? » aggiunse Lysander.
Mi fece un rapido occhiolino e sparì dietro al buco del ritratto, lasciandosi la sala dei Grifondoro alle spalle. 
Mi stava prendendo per il culo o sbaglio?
Rimasi a fissare il suo di dietro fin quando non scomparve dalla vista. 
« Sai che cosa significa, vero? » mi chiese Hugo, e fece un leggero colpetto di tosse. « Significa che balli da schifo. »
Spalancai la bocca e feci una smorfia indispettita, sporgendo le labbra e corrugando la fronte.
« Hugo... taci. Sono la miglior ballerina di sempre! Fanculo tutto! » sbottai, nonostante cinquanta persone avessero le prove del contrario.
Mi avviai impettita verso le scale dei dormitori maschili, pensando seriamente che se si poteva essere perseguitati da qualcosa nella vita io avrei preferito di gran lunga essere perseguitata dai Nargilli piuttosto che dalla sfiga. 
  
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