Grazie a quanti hanno letto, ma soprattutto a
_CoBaIn_ che continua inesorabilmente a recensire
E sì direi che è piuttosto facile intuire che il nostro caro Draco è già
nella rete, vero? Anche se poi non tutto andrà come previsto… aspetta e vedrai…
L’idea prende forma
Nei
giorni seguenti Narcissa notò nel figlio un atteggiamento nuovo, ben diverso
sia dalla svagatezza dimostrata nell’ultimo periodo, sia dall’aria sconfitta
con cui aiutava suo padre a fare l’inventario delle proprietà Malfoy. Sembrava
che avesse uno scopo, il suo sguardo era deciso e fermo, così pensò di
chiedergli cosa aveva in mente.
Perciò
in una bella mattina di settembre lo chiamò nella sua sala pittura, luogo in
cui spesso si rifugiava per dipingere: era stata lei a realizzare le tele che
rappresentavano i membri della famiglia e, anche quella di Severus Piton, l’unica
che fosse mai stata dipinta. Aveva dovuto pregarlo non poco e poi quel quadro
era stato donato dalla famiglia Malfoy al Castello di Hogwarts perché fosse
inserito nell’ufficio del Preside.
-
Figliolo, ho l’impressione che tu abbia avuto qualche idea per risollevare le
precarie condizioni in cui la nostra famiglia attualmente si trova.
- Forse,
sì, ma non è semplice e soprattutto è un genere di affari in cui la nostra
famiglia non si è mai imbarcata.
- Se
sono affari, forse è meglio che tu ne discuta con tuo padre.
- In
realtà stavo pensando ad una proprietà che non appartiene ai Malfoy, ma ai
Black. Come sai la casa di famiglia che la zia Bellatrix mi ha lasciato in eredità,
si trova nel pieno centro di Londra, in Old Street[1].
-
Continua… - Narcissa non riusciva a capire dove volesse andare a parare il
figlio.
- Vedi,
in quella zona ci sono molti uffici privati.
- Che
genere di uffici privati? Guaritori?
- No,
avvocati Babbani. – Draco proferì le ultime due parole sottovoce, ma Narcissa
sbiancò e cominciò ad urlare come un’invasata: - Tu sei impazzito! Non ti
permetterò mai di vendere a dei sudici ratti Babbani la casa di mia sorella! Si
rivolterebbe nella tomba!
Draco
immaginava l’impatto che le sue parole avrebbero provocato nella madre ma,
invece di restare calmo come si era ripromesso, le disse tutto quello che
pensava sulla cara zietta.
-
Perché? Quanto bene ti ha trattato la tua cara sorellina Bellatrix? Ha insultato
mio padre, la nostra famiglia, ha cercato di impedirti di stringere il voto
infrangibile con Piton, per non parlare di tutte le lezioni private che il
Signore Oscuro le ha chiesto di impartirmi, da come si pratica una Maledizione
Cruciatus a come sopportarla... Avrebbe ucciso anche me come ha fatto con la
figlia di tua sorella se Voldemort glielo avesse chiesto!
Il
ceffone che beccò Draco in pieno volto fu niente rispetto allo sguardo di
ghiaccio della madre.
- Non
permetterti di parlare così di mia sorella e non azzardarti mai più a
pronunciare il nome dell’Oscuro Signore in questa casa.
Il
ragazzo si massaggiò la guancia, non pensava che una persona esile come sua
madre potesse avere tanta forza. Poi la guardò negli occhi: - Bellatrix ha
lasciato a me quella casa ed io intendo disporne come ritengo più opportuno.
Volevo solo che lo sapessi e speravo che tu fossi dalla mia parte.
Narcissa
osservò suo figlio, le cinque dita della sberla spiccavano rosse sul volto
pallido. In fondo lo sapeva anche lei che se l’Oscuro Signore glielo avesse
chiesto Bellatrix avrebbe distrutto la sua famiglia senza pensarci neppure un
istante, ma vendere la sua casa ai Babbani era troppo.
Draco si
era voltato e stava uscendo dalla sala pittura di sua madre quando lei gli pose
una mano sulla spalla.
- Non ci
sono altri modi? – Draco seppe in quell’istante di aver vinto.
- Se
vogliamo smettere di svendere le nostre proprietà a maghi senza valore che
intendono approfittare della situazione, no. Ho calcolato che da quella casa potremmo
trarre un profitto sufficiente per pagare tutti i debiti e dovremmo comunque
riuscire a risparmiare dei fondi per finanziare qualche attività. Secondo i
miei calcoli nel giro di cinque anni potremmo riuscire a recuperare lo status
che avevamo prima dell’inizio della guerra.
- Va
bene, Draco, va bene. – Narcissa deglutì a vuoto e si sedette su una poltrona,
lo sguardo perso nel vuoto. Poi aggiunse: - Tuo padre non deve saperne nulla,
la cosa lo ucciderebbe.
- Certo.
Draco
uscì dalla stanza pensieroso, entrò in camera sua e cominciò a scrivere una
lettera ad Astoria.
Cara Astoria,
ho ragionato molto
sulla tua idea ed ho trovato la proprietà che fa al caso nostro, si tratta di
una grande casa signorile che ho ereditato da mia zia Bellatrix Black, è abbastanza centrale, se
ti va possiamo andare a vederla insieme, ci vediamo domani alle quattro dietro
la Torre di Londra.
A presto Draco Malfoy.
Il
ragazzo rilesse la lettera cercando di capire se era stato sufficientemente
distaccato o troppo entusiasta, poi pensò di infischiarsene e spedì il suo gufo
a casa Greengrass.
La
risposta non tardò ad arrivare e Draco si trovò a pensare a come diavolo
avrebbe dovuto vestirsi per non dare nell’occhio.
Erano
già le quattro e venti e Astoria ancora non arrivava. Il giovane Malfoy
cominciava ad alterarsi, non sopportava i ritardi, e la gente cominciava a
fissarlo perché si trovava da solo di fronte ad un alto muro di cinta privo di
ingressi e finestre. Ad un tratto vide apparire la ragazza sull’altro lato
della via.
- Scusa
il ritardo, è che mi sono Materializzata in quattro posti diversi prima di
localizzare quello giusto.
Draco
scosse il capo, poi estrasse la bacchetta e con un complicato gesto del braccio
fece apparire i gradini di una casa, quando si trovarono sulla soglia, apparve
anche tutto il resto.
Entrarono
e cominciarono a togliere i teli che ricoprivano mobili e suppellettili con
rapidi colpi di bacchetta.
- Qui ci
vuole una vera e propria ditta di pulizie! – Osservò Astoria estraendo la
Gazzetta del Profeta dalla tasca della giacca. Toccò una delle pubblicità e si
Materializzarono all’istante quattro Elfi Domestici che si occuparono di
ripulire la casa da cima a fondo. Intanto i due ragazzi si sedettero nel
salotto e cominciarono a discutere su come organizzare la casa in modo che
fosse possibile venderla a dei Babbani.
Draco si
occupò di tutte le protezioni interne, riuscì anche a staccare dalle pareti i
vari dipinti magici, quelli che non si staccarono furono immobilizzati con
svariati incantesimi.
Quando
gli Elfi ebbero terminato il lavoro, Astoria li pagò e Draco tolse dalla casa
anche le protezioni esterne.
La
ragazza fece apparire sul portone un cartello “VENDSI” e poi si recarono nella
più vicina agenzia immobiliare.
- Se
vuoi entro da sola.
- No, voglio
esserci anch’io, d’altronde è roba mia. – Il tono di Draco era duro e serio.
L’agenzia
immobiliare era arredata in maniera moderna e funzionale, nulla di simile a ciò
a cui il giovane Malfoy era abituato, furono fatti accomodare in un salottino
di pelle nera e vennero raggiunti da una giovane donna che avrebbe potuto avere
qualche anno in più di loro.
- Bene,
una giovane coppia, come possiamo aiutarvi?
Astoria
e Draco arrossirono all’unisono, neanche loro pensavano di essere una coppia,
ma il ragazzo si riprese all’istante e decise di sfruttare questo fatto a
proprio favore.
-
Allora, il punto è questo, visto che siamo molto giovani, i nostri genitori non
vogliono che ci sposiamo… – Siccome stava inventando Draco non aveva nessuna
remora nel raccontare i propri fatti personali. Astoria era sconcertata. –
Quindi io vorrei vendere una vecchia dimora signorile che mi ha lasciato in
eredità una zia recentemente deceduta, per poter acquistare qualcosa di più
modesto, magari un villino in campagna, dove trasferirci dopo il matrimonio.
Affinché i miei genitori non si intromettano la prego di essere molto riservata
nel trattare questa situazione.
La
giovane agente immobiliare sorrise in maniera comprensiva verso i ragazzi.
- La
casa non è molto distante, se vuole, possiamo accompagnarla un attimo, a piedi
dista appena cinque minuti. – Aggiunse Astoria.
L’immobiliarista
annuì, prese la borsa e si avviò con i ragazzi.
Giunta
di fronte alla casa rimase a bocca aperta. Era veramente una casa signorile, si
chiese come aveva fatto a non averla mai notata prima, entrando rimase ancora
più stupita. I mobili dovevano valere una fortuna, ma suppose che i ragazzi non
li avrebbero venduti e avrebbero preferito utilizzarli per l’arredamento del
loro piccolo nido d’amore. Poi si accorse che anche se fosse stato così,
rimanevano comunque moltissimi mobili che non avrebbero potuto portare in una
villetta di campagna.
Così
azzardò: - Per i mobili cosa intendete fare?
Draco si
voltò di scatto: - Perché?
L’agente
prosegui:- La casa ha un valore molto alto, ma i mobili andrebbero tolti, se
volete, conosco un ottimo antiquario che sarebbe lieto di occuparsi dello
sgombero.
Astoria
vide che Draco era sul punto di mettersi a urlare così intervenne: - No,
grazie, ci sono molti ricordi di famiglia che il mio fidanzato preferirebbe
conservare. – Nel dire ciò calcò il tono sulla parola “fidanzato” e prese la
mano di Draco che, colta la stretta cercò di dominarsi.
-
Ovviamente, è che qui dentro c’è davvero una fortuna!
-
Potrebbe limitarsi ad una stima per il prezzo della casa? – il tono di Draco
era così altezzoso che la donna lo guardò stupita.
- Così
su due piedi il valore direi che si aggira sul milione di sterline come minimo.
Draco
guardò Astoria con espressione interrogativa e lei gli sussurrò nell’orecchio:-
Più o meno sono centoventimila galeoni.[2]
A Draco
cadde la mascella, non aveva immaginato che la proprietà avrebbe potuto essere
venduta per quella somma, senza contare i mobili.
- Bene
ragazzi, se mi date il via libera, posso iniziare a far vedere la casa a
possibili acquirenti già dalla prossima settimana.
Stava
andando tutto molto in fretta, Draco non sapeva cosa rispondere, poi annuì e
sollevando la testa vide lo sguardo assassino di sua zia fulminarlo dalla tela
che gli stava di fronte.
- Credo
che sarebbe opportuno che vi rivolgeste ad una ditta specializzata per il
trasloco, se volete ho alcuni numeri in ufficio.
- La
ringrazio, ma ci occuperemo noi di tutto.
- Sarò
franca, i compratori con cui trattiamo usualmente desiderano entrare in
possesso dell’immobile pochi giorni dopo aver firmato il contratto, quindi
sarebbe opportuno che sgomberaste con una certa rapidità.
- Come
ha già detto la mia fidanzata, - Draco calcò il tono sull’ultima parola – Ce ne
occuperemo noi, lei deve solo trovare dei compratori interessati e contattarci
qualora questo avvenisse.- il tono di Draco non ammetteva replica.
Astoria
porse alla donna un numero di telefono scritto su un biglietto, Draco vide che
i nomi Astoria Greengrass e Draco Malfoy erano incrociati e sul fondo del
biglietto comparivano alcuni numeri.
La donna
salutò cortesemente i giovani e uscì.
- Certo
che sai essere stronzo, quando vuoi!
Draco
apparve interdetto.
- Era il
caso di parlarle con quel tono? L’ho visto anch’io lo sguardo di tua zia, cosa
credi, dobbiamo fare in modo di togliere queste tele dalle pareti, anche se c’è
l’incantesimo di adesione permanente!
Astoria
estrasse la bacchetta e cominciò a meditare tenendola appoggiata alle labbra.
Draco si
perse ad osservarla appoggiato ad una colonna.
- Senti
baccalà, smettila di fissarmi e prendi una sedia, se non riusciamo con la
magia, usiamo le mani.
Con
fatica, sudore e uno svariato numero di imprecazioni che la cara zietta avrebbe
volentieri restituito se non fosse stata vittima di un incantesimo Immobilus riuscirono a staccare quello
ed altri quadri dalle pareti.
Draco
pensò che a sua madre non sarebbe dispiaciuto avere indietro quel dipinto che
doveva aver realizzato prima che sua zia si sposasse, prima di Azkaban e forse
anche prima del suo incontro con il Signore Oscuro.
Vide che
il cielo era ormai scuro ed in quel momento pensò che forse Astoria doveva
tornare a casa.
- Vuoi
che ti accompagni?
- Sì,
così mio padre ti mangia vivo, no, vado da sola, a proposito, domani non
lavoriamo, andiamo a festeggiare: ho voglia di fare un picnic, io porto la
coperta e le cibarie, tu pensa al posto.
Detto
ciò gli scoccò un rapido bacio sulle labbra e uscì Smaterializzandosi
immediatamente.
Draco
finì di impacchettare i quadri e giunse a Malfoy Manor in tempo per la cena.
Uscì dal camino pieno di fuliggine trascinandosi dietro tre grossi quadri
che pensava sua madre avrebbe desiderato conservare, uno raffigurava i nonni
Black alteri ed austeri come erano sempre stati. Gli altri due erano immagini di
Bellatrix, anche se erano molto diverse: in un dipinto aveva, infatti, i
capelli neri lunghi, ed assomigliava molto alla zia Bellatrix che ricordava.
Nell’altro invece aveva un’espressione dolce sul viso, un’espressione che aveva
visto spesso in sua madre in modo particolare quando era bambino e magari
cadendo si sbucciava un ginocchio e che era assolutamente sconosciuta alla zia,
senza contare che nel secondo dipinto che aveva trovato in una soffitta i
capelli della donna erano castani e non neri.
Appoggiò i quadri accanto al camino e con un rapido colpo di bacchetta li
spacchettò, poi improvvisamente si voltò e si trovò di fronte suo padre: - Draco,
come mai sei arrivato via camino? È tutto a posto?
- Sì, sono stato alla casa di Bellatrix, ho trovato questi dipinti ed ho
pensato che alla mamma avrebbe fatto piacere averli qui, credo che li abbia
realizzati lei.
- Tua madre era veramente un’ottima pittrice. - Disse osservando la tela
dei suoceri. Poi lo sguardo gli cadde su uno dei ritratti di Bellatrix e
continuò: - Come mai sei andato lì?
- Padre, ho deciso di vendere la proprietà e mi hanno fatto un’ottima
offerta.
- Per quanto stimavo quella donna e quell’infame di suo marito spero
tanto che in quella casa vadano a starci Sanguesporco e Babbanofili, come mi
piacerebbe che lei vedesse i suoi bei tappeti calpestati da qualche sudicio
Magonò.
Draco sorrise, suo padre non aveva idea di quanto fosse vicino alla
verità.
Lucius riprese ad osservare le tele ed ebbe un sussulto: - E questo dove
lo hai trovato?
- Era in soffitta nascosto, ma mi sembrava molto più bello dell’altro, la
zia qui ha un’espressione quasi umana!
- Sarà perché questa non è Bellatrix, ma Andromeda, non credevo che Bella
conservasse ancora qualche ricordo di lei, so che tua madre ha un ritratto come
questo nascosto dietro una tenda nella sua stanza anche se non lo guarda mai.
- Padre, dovrei portare via da quella casa buona parte dei mobili ed ho
pensato di venderne alcuni, ma se ci fosse qualcosa che la mamma desiderasse
tenere…
- Non preoccuparti Draco, se ci fosse stato in quella casa qualcosa a cui
Narcissa teneva ora sarebbe qui, visto che tutto ciò che vi è lì dentro è tuo
per diritto di nascita essendo l’unico erede diretto maschio puoi disporne come
ti pare.
- Pensavo di vendere ogni cosa: vendendo solo la casa ricaveremo
abbastanza da pagare i debiti e da cominciare ad investire in qualche nuova
attività, inoltre vendendo i mobili potremmo dare una parte del ricavato in
beneficenza al San Mungo ed istituire ad Hogwarts una borsa di studio in
ricordo di Severus Piton per il miglior Pozionista dell’anno.
Lucius lo guardò perplesso: - Sei diventato un filantropo?
Sul volto di Draco si dipinse il tipico ghigno alla Malfoy: - Se
riusciamo a recuperare i nostri beni, ma non il nostro posto di rilievo nella
società magica saremo sempre tagliati fuori. Per ottenere il favore degli altri
nulla è meglio che un po’ di vecchia e sana beneficenza e poi gli affari
migliori si fanno durante gli incontri mondani, me lo avete insegnato voi.
Il viso di Lucius si era aperto in uno dei suoi rari sorrisi: - Ragazzo,
parli proprio come un vero Malfoy, sono fiero di te.
Draco si chiese se era il caso di dirgli a chi sarebbe andata la casa
della zia, ma poi decise che non era importante, avrebbe sempre potuto dirlo a
suo padre in un secondo tempo qualora glielo avesse chiesto. Durante la cena
rimasero tutti e tre silenziosi come di consueto, ma Draco aveva la testa da
un’altra parte, stava pensando al luogo più adatto dove trascorrere la giornata
successiva e gli balenò improvvisamente in testa un lontano ricordo d’infanzia,
il ricordo dell’unica vacanza trascorsa con i suoi genitori. Quello era il
posto adatto!
Dopo la cena rimase qualche
ora a fare compagnia ai genitori leggendo un libro, si ritirò molto presto e si
addormentò pensando
ad Astoria, e rendendosi conto che non gli sarebbe per nulla dispiaciuto se la
storiella raccontata all’agente immobiliare fosse stata vera.
Via, via, vieni via con me,
entra in questo amore buio,
non perderti per niente al mondo...
Via con me
P. Conte
(1981)
[1] La strada in questione esiste sul serio si trova più o meno tra la City e la Torre di Londra
[2] Ho effettuato un calcolo approssimativo sul cambio galeone-sterlina riferendomi al prezzo delle burro birre nel quinto libro (ho immaginato che ogni bottiglia costasse approssimativamente 1 sterlina)