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Autore: renee_cierra13    31/12/2013    4 recensioni
"Qualcosa ti risuonerà nei timpani, e allora avrai capito di avere la fortuna di essere uno dei pochi. Avrai capito di essere speciale, diverso. Avrai capito di essere un semidio."
Renee e Cierra hanno due storie completamente diverse eppure sono estremamente uguali. Sono semidee fuori dal loro piccolo comune, e ancora non lo sanno.
A quindici anni, vivere non è facile quando il fuoco dipende da te in ogni sua singola forma o quando sei fisicamente troppo forte per qualsiasi circostanza. E loro lo scopriranno in tutte le sfomature possibili, continuando ad essere pure e leali con loro stesse e con quello che le circonda.
Il campo mezzosangue, la dislessia, i sogni e i loro genitori diventeranno i loro piu' grandi quesiti e le loro piu' grandi certezze.
State a vedere.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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I

Renee






Io non sono una piromane.
Cioè, cerco di autoconvincermi di non esserlo, ogni singolo giorno che passa, ma dopo quello che è successo, dubito che i miei mi lasceranno vagare in giro per Manhattan senza dei vigili del fuoco alle calcagna.
Sono nei guai, serissimi guai.
La signora Ling, la mia psicologa, esce sotto il braccio di due omaccioni in divisa, non è più la donna asiatica che vedevo ogni pomeriggio dopo il basket, sebbene contro voglia, è una donna con il viso sporco di cenere e gli occhi iniettati di sangue, convalescente fra le braccia di due sconosciuti che molto probabilmente mi arresteranno.
Non ho mai gradito andare dalla signora Ling, i miei genitori mi mandarono lì per i miei svariati problemi mentali;
Cioè, non che avessi dei veri e propri problemi, ma sapete com'è, soffrire di dislessia, iperattività ed una misteriosa attrazione per qualsiasi cosa luccichi non è una passeggiata.
La mia vita è sempre stata incasinata, fin dall'asilo, quando rimanevo impalata di fronte al piccolo vulcano di plastica che avevamo sul davanzale. Passavo ore a fissarlo scoppiettare, quanto mi piacevano le scintille, appena ne usciva una la catturavo con le mani e me la ficcavo in tasca.
Ora direte, "era una bambina come le altre che si divertiva a giocare con il fuoco", il punto è che quando la riprendevo dalla tasca, la scintilla c'era ancora.
E non era una delle mie stranezze più grandi col fuoco, era come potessi controllarlo, modellarlo a modo mio anche se con piccoli gesti, mi sento così bene vicino ad una fonte di fuoco.
Comunque, ogni mercoledì, mi ritrovavo stesa su una poltroncina di pelle a parlare della giornata con la signora Ling, una donna orientale con una voce squillante ed i lunghissimi capelli neri, dava l'idea di Mulan, la principessa disney; in momenti come quelli, quando lei mi chiedeva cosa vedessi disegnato su dei fogli imbrattati di nero ed io me ne stavo lì a fissarli con aria stranita, senza risposta, che mi sentivo davvero come una pazza, una spostata da manicomio.
Ed è proprio questo il motivo per cui oggi è successo quel che è successo.
Vedo mio padre e mia mamma corrermi incontro terrorizzati, abbracciandomi forte e togliendomi la cenere dai capelli biondi, meglio godersi al massimo questo momento visto che mi sgrideranno appena sapranno la verità, e credetemi, so benissimo come va a finire.
-Stai bene?- chiede mia mamma, è sempre così tranquilla anche nei momenti critici come questi, io annuisco.
-Si, sono uscita giusto in tempo.- rispondo guardando le mie Vans imbrattate di nero, ed erano anche nuove di zecca, merda.
Improvvisamente, mi sento strattonare all'indietro ed un urlo femminile mi fa accapponare la pelle.
Mi volto col fiato sospeso ed incontro gli occhi a mandorla e spaventosi della signora Ling, che mi sta tirando il braccio con una fermezza incredibile, diamine, è esile come uno stuzzichino da cocktail ma ha una forza immane.
-Ma che...- mormoro mentre la donna viene bloccata dai due polizziotti, per un attimo continua a fissarmi impaurita, poi urla:
-SEI IL DEMONIO!-
Nessuno capisce, la guardano come fosse una pazza maniaca, cosa alquanto intuibile,ha appena dato ad una sedicenne abbrustolita del demonio.
Ma io credo di aver intuito cosa intendeva dire con questo.
Sono Renee Allen, e sono io la causa dell'incendio.

 
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 Cierra




La sedia di pelle scricchiola sotto il peso del mio corpo, il rumore trapanante delle mie scarpe che incontrano nervosamente il pavimento segna i secondi. Guardo minuziosamente la scrivania della Signora Schmidt e mi accorgo che da ieri, come al solito, non è cambiato nulla.
Sento la mano della psicologa sulla spalla e mi giro leggermente, quanto basta per mostrarle il mio viso dispiaciuto.
Con passo sicuro, si dirige verso l’altro lato della scrivania senza dirmi nulla. Poi, eccola, arriva la quotidiana frase: -Come al solito, due ore di punizione dopo la fine delle lezioni.-
Mi alzo, prendo lo zaino e mi avvio verso la porta. Quando la maniglia gelata divenne una cosa sola con la mia mano, mi fermai. Le lacrime stavano per scendere, ma mi girai subito, guardando la Signora Schmidt negli occhi. –Non sono stata io, e lei lo sa.- Una volta uscita mi appoggiai alla porta e iniziai a piangere, attenta che i singhiozzi non facessero rumore.
Io non lo faccio apposta. Sono forte, lo so, sono irrascibile, ma non sono io. Sono un mostro, uno dei tanti errori. Una cosa inaspettata e non desiderata.
Sono sempre stata potente, forzuta, ma mai come in questi giorni. Sento qualcosa scorrermi nelle vene, e fa schifo. So che qualcosa è andato storto, l’ho sempre saputo. Da quando i miei genitori mi raccontarono di come mi avevano trovata d’inverno, a due anni. E i medici mi dicevano di come sono miracolosamente sopravvissuta ai quattro mesi più freddi di New York.
Non ho mai avuto spiegazioni o risposte, tutti continuano a dirmi che sono semplicemente speciale.
Sto camminando per le strade di New York, ripensando a quegli attimi della mattina stessa. Quando non ci ho visto e ho dato un pugno a quel ragazzo. I flashback di quando ha sputato sangue e di quando ha urlato. Tutti attorno che mi guardavano, che guardavano le mie mani che stavano per andare a fuoco.
Quella non era Cierra, quello era un mostro.
La testa inizia a girarmi veloce e tutto quello che mi sta attorno inizia a girare con lei.
Sto per cadere sul suolo asfaltato della città che non dorme mai.  Le orecchie mi fischiano e gli occhi mi bruciano. Dei fasci di luce contribuiscono al bruciore che sento per tutto il corpo.
L’unica cosa che riesco a ricordare è il mio urlo straziante, l’impatto con il marciapiede e una donna con un vestito bianco. Poi il buio, la paura di non svegliarmi piú.






Angolo autrici;
WELL THEN!
ecco il primo capitolo della fanfic, è diviso secondo i punti di vista delle due protagoniste,le quali sono rispettivamente le due figone nel Banner gnaw c:
Beh, come inizio non si capisce molto, lo so, siamo crudeli, e grazie a tutti quelli che hanno recensito il prologo, spero continueranno a seguire la storia, ci teniamo molto alle vostre recensioni e a sapere cosa ne pensate.
Beh, ci vediamo l'anno prossimo con un nuovo capitolo in fase di stesura, ora ci dissolviamo,
Bye demigods!
Renee_Cierra
 
  
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