A r r i v e d e r c i
[NaruSaku]
Entrando
nell’ambulatorio venne investito dal pungente odore di
medicinali che aleggiava ovunque, aumentando -per quanto fosse possibile- il profondo
senso di angoscia che gli trasmetteva l’intera struttura. Sentendosi
fastidiosamente osservato dalle altre persone presenti nella stanza cercò una
sedia libera, possibilmente accanto ad una vuota,
e si sedette. Questa emise un acuto scricchiolio che contribuì solo a farlo
innervosire ulteriormente.
Tutto attorno a lui
sembrava disgustosamente irreale: l’asettica sala d’aspetto, le scomode -e
scricchiolanti- sedie disposte lungo le pareti in file ordinate, le anonime
infermiere dal sorriso freddo e falso, la fioca luce mattutina che entrava
dalle ampie vetrate, perfino le altre persone sedute come lui ad attendere il
proprio turno.
Gli sembrava di essere l’unico organismo a sangue caldo presente nelle
stanza, e sentiva gli occhi di tutti i pazienti su di sé. Dannazione, era
possibile che non avessero altro da fare che fissare lui? Durante la notte gli
era forse spuntato un terzo occhio in mezzo alla fronte e non se ne era accorto?
Del tutto
inconsapevolmente iniziò a mordersi le labbra, arrivando quasi al punto di
farle sanguinare. Odiava gli ospedali.
Fortunatamente mancavano solo quindici minuti al suo turno, poi sarebbe
tutto finito. O almeno, ci sperava.
Agguantò una
rivista dal basso tavolino che si trovava al centro della stanza ed iniziò a sfogliarla,
senza prestarle particolare attenzione. Era soltanto uno stupido giornale
scandalistico, piuttosto banale e noioso a dirla tutta, che raccontava vita morte e miracoli di persone che non avevano nulla a che
fare con lui.
Mentre voltava le
pagine con palese disinteresse lanciò uno sguardo
all’orologio appeso alla parete di fronte a lui. Segnava le 11 e 25.
Era quasi tentato
di abbandonare nuovamente il giornale al suo destino, appoggiato su una pila
scomposta assieme ad altre riviste altrettanto inutili, quando lo vide. Non era un
articolo molto lungo, né molto importante, non era uno di quelli da
copertina o prima pagina. Era un semplice articolo, con una semplice
foto.
“Sasuke Uchiha, erede dell’omonimo impero
economico, il mese prossimo sposerà la storica fidanzata Sakura Haruno -26
anni, medico - in un esclusiva cerimonia. Alcuni amici
della coppia assicurano che gli invitati…”.
Se c’era qualcosa che avrebbe potuto rendere
quella mattinata ancora peggiore di quanto già non lo fosse, era quello. Sapeva
che alla fine sarebbe successo, semplicemente non sopportava che qualunque cosa
glielo ricordasse. Lo annunciava lo speaker della
radio, subito dopo le hit del momento, lo scrivevano sui giornali, ne parlavano
perfino delle ragazze alla fermata della metropolitana, decantandolo come
l’evento più glamour dell’anno.
Sentendole aveva
avvertito un’insana voglia di scaraventarle sulle rotaie, pur non sapendo
nemmeno vagamente cosa significasse la parola glamour.
Probabilmente era
una cospirazione, o una punizione divina. Forse qualcuno lassù cercava di
fargli capire qualcosa…
- Naruto Uzumaki? -
Chiamò educatamente un’infermiera.
Appena udì il
proprio nome si alzò, avviandosi a passi malfermi
verso la donna.
- Mi segua prego, la
dottoressa Haruno la sta aspettando -
Dalla sala
d’aspetto lo condusse in un corridoio altrettanto asettico, sul quale si
aprivano una serie di porte tutte uguali. Si fermarono davanti a quella
contrassegnata con il numero 239 e, poco più sotto, da un’etichetta con inciso
il nome “Dott.sa Sakura
Haruno”.
Il momento era
arrivato.
Naruto fece appello
a tutto il suo coraggio e, dopo un attimo d’esitazione, aprì la porta,
trattenendo il fiato.
Lo studio era
piccolo, prevalentemente di colore bianco. Davanti alla porta di trovava un piccola scrivania, ingombra di documenti,
ricette, penne e un computer portatile collegato ad una stampante; sulla destra
c’era una tenda candida, che aveva la funzione di separé, probabilmente oltre
si trovava un lettino per i pazienti e altri scaffali ricolmi di libri e
medicine.
Seduta alla
scrivania c’era una giovane donna di media statura, gli occhi verdi erano
celati da un paio di occhiali da lettura e i bizzarri
capelli rosa confetto raccolti in un ordinato chignon. Questa era Sakura
Haruno.
- Sakura - disse
Naruto, sedendosi di fronte a lei con massima cautela- Mi… mi fa piacere
rivederti -
Lei, per tutta
risposta, non lo degnò nemmeno di uno sguardo, continuando a compilare gli
importanti documenti che aveva dinnanzi.
- Ho saputo che tu
Sasuke vi sposate. Siete la coppia
del momento, parlano tutti di voi. Ho sentito dire da delle ragazze che
il vostro sarà il matrimonio più glamour dell’anno…qualunque cosa voglia dire! - proseguì
Naruto, tentando una patetica e triste risata.
Sakura continuò ad
ignorarlo.
- …e sono venuto qui, si, son qui per… farvi le mie congratulazioni, ecco
tutto - Ma mano che parlava sentiva la bocca diventare sempre più asciutta e
gli occhi pizzicargli, ma non ci fece caso - Penso, beh… penso che siate
davvero una bella coppia. E…-
- Adesso basta! -
Fu costretto ad
interrompere il suo forzato monologo perché la donna non aveva soltanto
poggiato la penna, lasciato perdere le sue carte e
urlato, ma si era anche alzata in piedi, sbattendo con forza le mani sul piano
e facendo svolazzare ovunque ogni sorta di fogli.
- Ma… Sakura-chan! -
Gli occhi di Sakura
fiammeggiavano e dei ciuffi di capelli erano sfuggiti all’acconciatura,
donandole un’aria più scomposta. Fissava Naruto come se volesse dargli fuoco o, nel peggiore dei casi, cancellarlo dalla
faccia della terra. Lui, d’altro canto, era atterrito
dall’improvviso cambiamento della sua “interlocutrice”, per questo cercò
di sprofondare ancora di più nella scomoda sedia.
Per sua sfortuna
aveva dimenticato quanto quella donna riuscisse a
terrorizzarlo, anche con un solo sguardo.
Stava per accadere
quello che temeva.
- No, io per te ora
sono solo la Dottoressa Haruno - urlò, senza preoccuparsi di darsi un contegno
- Si può sapere chi ti credi di essere, Naruto? -
- Nessuno… volevo
solo… -
- Nessuno, appunto.
Tu non sei nessuno, non più - inaspettatamente delle lacrime iniziarono a far
capolino dai suoi occhi, ma non se ne curò più di
tanto, continuando con la sua sfuriata verso il malcapitato. Probabilmente erano dovute soltanto alla foga e alla rabbia che quei
capelli biondi riuscivano a suscitare in lei
- Sei stato via sei anni, sei.
Il che significa circa 2190 giorni. Lo sai quante cose
possono accadere in 2190 giorni? Tante. E ora ti
presenti qui come se nulla fosse? -
- Io… lo so, è colpa mia - ammise Naruto, cercando di guardare in
faccia alla realtà. Era li per quello, dopotutto - Non
sarei dovuto andarmene, soprattutto non in quel momento… quando sembrava che
tutto stesse andando per il meglio. Ma la proposta che mi fece Jiraya era irripetibile, capisci?
Era l’opportunità della mia vita. Andare in America ad allenarmi con lui era
l’unico modo che avevo per riscattarmi, per dimostrare che non ero un fallito -
- …tu non eri un
fallito - mormorò lei, apparentemente più calma, chinando il capo e tornando a
sedersi - era tutto perfetto, semplicemente perfetto -
- No, non lo era -insistette Naruto, sporgendosi oltre il bordo della
scrivania - Tu avevi la borsa di studio per medicina, Sasuke un’attività da
portare avanti…tutti avevate qualcosa d’importante. Io avevo soltanto il Karate e gli incontri, solo quello -
Un pesante silenzio
calò su di loro per pochi istanti, interrotto solo da un’infermiera che bussò alla
porta, avvisando la dottoressa che gli altri pazienti stavano ancora
aspettando. Sakura disse qualcosa, con la voce pericolosamente incrinata, e poi
tornò a guardare il ragazzo seduto di fronte a lei.
- Non mi hai ancora
detto perché sei qui. E non dirmi che è per
complimentarti per il matrimonio, perché sappiamo entrambi che non è così -
Naruto annui
lentamente, passandosi una mano tra i capelli. Doveva dirglielo?
- All’inizio
pensavo di venire qui e…chiederti di tornare insieme,
come prima - confessò imbarazzato. Sakura si fece scappare un singhiozzo e si
portò una mano alla bocca. - Ma mi sono reso conto
anche da solo che questo non è possibile -
I minuti che
seguirono furono rotti soltanto dal monotono ticchettio dell’orologio e da
qualche sporadico singhiozzo di Sakura. Probabilmente nella sterile sala
d’aspetto i pazienti continuavano ad aspettare, spazientiti, domandandosi
perché il loro turno fosse slittato di parecchi minuti. Magari si chiedevano
perfino che fine avesse fatto quel ragazzo biondo dall’aria scarmigliata che
era stato chiamato dall’infermiera circa mezz’ora prima.
- …penso di
dovermene andare. Di nuovo - disse Naruto, cercando di fuggire dal clima
opprimente che si era creato nel piccolo ufficio.
- O-Ok - balbettò
Sakura in risposta, asciugandosi gli occhi e cercando
invano di risistemarsi camice e acconciatura.
- Ci vediamo - la
salutò, cercando in ogni modo di evitare il suo sguardo.
- …no Naruto, non ci vediamo - mormorò lei accompagnandolo alla
porta e richiudendola alle sue spalle.
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Edit: mi scuso con tutti, la
storia è rimasta online per una ventina di
minuti questo pomeriggio, ma siccome mi hanno fatto notare che conteneva alcuni
errori ho deciso di toglierla e farla betare
>__> Scusate ancora.
Ora cerchiamo di rispondere all’annosa
questione: perché scrivo sempre di personaggi/coppie che non mi piacciono? È
una sorta di masochismo inespresso?
Va beh.
È un po’ di giorni che volevo scrivere
questa storia, ma siccome ero ammalata -e lo sono tutt’ora- ho passato più
tempo dormendo o vomitando, che davanti al pc <3
Si, lo so, avreste fatto anche a
meno di quest’ultima informazione, ma amo raccontare
i fatti miei all’universo mondo. Ad esempio, lo sapete che per una misteriosa
congiunzione astrale io sono quasi sempre assente alla
prima ora del venerdì e per questo la madrelingua di spagnolo è convinta che io
la odi?
E in questo istante
fuori dalla mia finestra si sentono le sirene dell’ambulanza, dei carabinieri e
pure un elicottero ò.ò no, non sono venuti a prendere
me. Spero.
Hasta luego,
guapetones!
Mela Verde -giuro, questo è il mio colorito-