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Autore: Tomoko_chan    01/01/2014    6 recensioni
Dopoguerra.
Hinata si sente disorientata e terribilmente sola. Ha perso Neji, ha visto la speranza di un Naruto tutto per sé sciogliersi come neve al sole. Finalmente vede tutto con chiarezza: il dolore provato fin dall'infanzia, la mancanza di amore, di qualcuno che avesse cura di lei. Si arrende alla sofferenza e cambia, diventando più cupa.
E se incontrasse un'anima altrettanto solitaria e cupa come lei?
Tratto dal testo:
-Spiegati meglio, poetessa. - disse lui, con quella solita aria strafottente.
-Credo che tu, fondamentalmente, sia una persona buona e pura. Ma… quello che ti è successo e il dolore che hai provato ti hanno reso una persona molto cupa.
-Allora anche tu sei una rosa blu.
Il modo in cui aveva affermato, in poche parole, che erano simili, le fece perdere un battito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke, Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Non innamorarti di me.
Capitolo 6, Il giorno della notizia
 
“Mi perdo nei tuoi occhi,
non mi cacciare….”
-Goliarda Sapienza
 
 
Rifugio da ogni male,
da ogni sogno infranto,
da ogni scorrettezza,
da ogni tuo difetto,
sono, per me, i tuoi occhi.
Come calma dopo la tempesta…
 
 
Hinata si era allenata a lungo, quella mattina, mentre nel pomeriggio aveva aiutato il suo Clan a riparare i danni della guerra inflitti al loro quartiere. Fu proprio da suo padre, che l’aveva convocata, che apprese la notizia.
<< L’Hokage mi ha fatto sapere che presto ci sarà un incontro fra le massime potenze delle cinque terre per convenire sul destino di Sasuke Uchiha. >> quel nome sembrava quasi violentato pronunziato dalle labbra del capo Clan Hiashi << Mi ha anche detto che vorrebbe che tu andassi con loro. Ebbene, non voglio in alcun modo che tu abbia contatti con il suddetto Uchiha. Non posso impedire di partecipare ad una missione dove è l’Hokage stesso a volerti, poiché è un vero onore che abbia deciso di convocare te, ma posso impedirti di conoscere quel giovane. Se andrai contro al mio ordine, ci saranno delle conseguenze. >>
La ragazza aveva evitato di rispondere per non dare dubbi al padre, ma dentro sé sapeva che non avrebbe mai eseguito quell’ordine.
Sentiva che si era stabilito un legame, fra loro due, in quelle ultime settimane. In ospedale, la sera precedente, lui le aveva mostrato una parte di sé che sospettava nascosta a tutti gli altri: un animo fragile, seppur forte e orgoglioso, che ogni tanto aveva bisogno del calore di una carezza. Con semplici parole si era dimostrato per come tutti lo conoscevano: freddo, imperturbabile, insensibile, egoista e piuttosto cinico. Ma con piccole, genuine ed improvvise frasi, gli aveva fatto vedere quella piccola parte di sé che era rimasta dolce e gentile. Aveva apertamente riconosciuto una somiglianza fra di loro, aveva notato il suo profumo, aveva avuto bisogno del suo tocco: questo era, molto probabilmente, più umanità di quanto Sasuke Uchiha avesse dimostrato in tutta la sua vita a partire dagli otto anni. Ah, quel nome, poi, la attraeva come non mai, con una forza magnetica che non pensava potesse subire; il fascino di cui quel nome era sinonimo, rappresentava un enigma tutto da scoprire, difficile da rivolvere nel suo essere contorto.
Così, quella sera stessa, nonostante lo scrosciare fragoroso del temporale che aveva sconvolto all’improvviso la capitale del paese del Fuoco, Hinata si diresse in ospedale, con dei bento fumanti per i due ammalati.
Sakura fu molto felice di vederla, poiché, proprio in quel momento, lei e Naruto erano stati convocati da Tsunade, e la ragazza non voleva che Sasuke rimanesse solo.
Così, ringraziandola per la sua prontezza e gentilezza, la giovane uscì, accompagnata dal biondo.
I due rimasero soli, nella stanza, mentre fuori il temporale portava via i detriti della guerra facendone di nuovi.
La ragazza si avvicinò a Sasuke, sedendosi silenziosa su una sedia al suo fianco, con il bento fumante sulle ginocchia. Osservò il moro, che portava le bende, ed era rimasto in silenzio per tutto il tempo.
<< Io… >> cominciò, incapace di continuare << ti ho portato la cena. >> concluse dopo una breve riflessione, non sapendo che altro dire.
Lui tacque, come se non l’avesse nemmeno sentita.
<< Sasuke… >> chiamò, flebile, quasi stordita dal suo silenzio << Sai, l’ho cucinato io, con le mie mani. >>.
Il bagliore di un fulmine molto vicino fece sembrare il moro, seduto sul letto, ancor più rigido e impietrito di quanto potesse sembrare.
<< Non ho fame. >> mormorò, e sembrò quasi che non avesse aperto bocca.
Hinata osservò con minuzia l’uomo che aveva di fronte, per cercare di capire se stesse dicendo la verità. Il suo corpo ben eretto a voler simulare una calma inesistente, era rigido e assente. Il respiro, tranquillo, non sembrava far trasparire alcun segno d’emozione. L’unico, piccolo accenno alla rabbia, alla frustrazione, erano le sue mani contratte, strette intorno alla coperta, come se fossero pronte a sferrare pugni. Fu allora che Hinata capì il suo rifiuto.
<< Sasuke, se è questo il motivo, posso aiutarti io… >> sussurrò, prima di sgranare gli occhi impaurita, mentre assisteva al totale cambiamento dello scenario.
Il moro, non più fintamente calmo, ma furente, bestemmiò, strappandosi dal viso la fasciatura e mostrando i suoi occhi neri, rabbiosi e glaciali, totalmente privi di luce. Occhi assenti, occhi morti, occhi da demonio.
<< Dammi quel cavolo di bento. >> ordinò, alzando la voce.
Hinata, silenziosamente, posò quella cena calda sulle sue gambe, notando il lievissimo sussulto al contatto.
Lo vide tastare alla ricerca delle bacchette e dell’apertura del coperchio, che in poco tempo sbloccò.
Prese a mangiare, tranquillamente, rilassando pian piano la mascella precedentemente contratta. Ritrovò la sua calma, forse non più solo apparente, e mangiò da solo, sforzando gli occhi per trovare tutti i gamberetti. Era silenzioso, bello ed elegante, mentre cenava. Sembrava un nobile, nonostante il pigiama e l’odore di ospedale che trapelava dalle sue membra. Un uomo forte, che cancellava completamente il pensiero che fosse un po’ lunatico che l’aveva precedentemente colta.
Ci fu un altro fulmine e poco dopo il rumore assordante del tuono. Alcuni millesimi di secondo e la luce andò via. Hinata sussultò, mentre contemporaneamente Sasuke imprecava contro il destino, che voleva che non mangiasse. Infatti, quel buio, profondo quanto i suoi occhi, non gli permetteva di vedere quel poco che riusciva con la luce. Strinse le bacchette e quasi le spezzò.
<< Sasuke… >> mormorò, ancora una volta, la ragazza, raccogliendo tutto il suo coraggio << so che ti senti in imbarazzo per la tua condizione, ma posso aiutarti io a mangiare… >>
<< No. >>
<< Ma, Sasuke, non c’è motivo per essere imbarazzati, è buio e non posso nemmeno vederti! >>
<< Disse la ragazza col byakuugan. >> mormorò saccente il ragazzo.
<< Prometto che non lo userò. >> affermò la ragazza, cercando di convincerlo.
<< Tsk. >>
Era triste, Hinata, e si sentiva tanto inutile, guardando, al buio, quel ragazzo tanto testardo e orgoglioso da non accettare il minimo aiuto. Cercava di scorgere ogni minimo movimento, un passo falso, un cedimento, ma nulla di tutto questo accadde nei minuti successivi.
Presa da un istinto molto coraggioso, si spostò, andando a sedersi sul letto di Sasuke per fare un ultimo tentativo.
<< Ti supplico, Sasuke. >> disse, sfiorandogli lievemente una mano << Lasciati aiutare, non lo saprà nessuno. >>
Lui grugnì, osservando i lampi fuori dalla finestra. Quei bagliori improvvisi gli illuminavano la pelle di marmo, il viso bianco ed etereo, gli occhi bui, ed Hinata vide così tanta tristezza, tanta frustrazione, tanto dolore, che il suo cuore perse un battito. Fu istintivo, per lei, avvicinarsi maggiormente e stringergli forte la mano, aggrappandovisi come se fosse lei ad avere bisogno di aiuto, che a confronto era così vergognosamente sana.
E quando, dopo un minuto, la sua stretta fu contraccambiata, Hinata fu così felice che dopo poco prese il bento e cominciò ad imboccarlo, lentamente, prendendolo come il segno di cedimento tanto agognato.
Non badò al proprio cuore martellante, nemmeno quando Sasuke la sorprese a guardarlo e non disse niente, lasciando che lei si perdesse in quegli occhi liquidi come petrolio, tanto scuri da rendere più chiara la notte.
<< Sono quasi dieci anni che nessuno cucina per me, Hinata. >>
 






 


Capitolo breve ma di grande importanza,
spero che vi piaccia!
Auguro a tutti un buon anno :*
   
 
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