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Autore: sonsimo    24/05/2008    10 recensioni
Il sesto anno scolastico è cominciato da poco ed Harry è ancora sconvolto per la perdita di Sirius. Ron lo porta con sé ad Hogsmeade, per tentare di tirargli su il morale, ma la scelta si rivela davvero infelice: i Mangiamorte riescono a penetrare nel villaggio e a mettere le mani sul Prescelto per condurlo al cospetto di Voldemort. Ma qualcosa, durante l'attacco ai danni di Harry da parte di Bellatrix e gli altri scagnozzi del Signore Oscuro, fa sì che il destino del Ragazzo Sopravvissuto si intrecci con quello della famiglia Malfoy. Questa storia non tiene conto del sesto libro della saga.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lucius Malfoy, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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DM Cap1

Il Debito di un Mago

 

 

 

Prologo

 

Lucius Malfoy aveva avuto un brutto presentimento quando gli era stato riferito del nuovo piano architettato dal Signore Oscuro per riuscire finalmente a mettere le mani sul Ragazzo Sopravvissuto. Ovviamente non aveva osato esprimere ad alta voce le proprie perplessità, consapevole del fatto che contraddire apertamente una decisione presa dal suo potente signore gli sarebbe costato di certo ben più di qualche Cruciatus, eppure non poteva fare  a meno di preoccuparsi.

Voldemort aveva deciso per un attacco al villaggio di Hogsmeade, in pieno giorno, durante uno dei fine settimana in cui agli studenti di Hogwarts dal terzo anno in poi era concesso di girovagare liberamente per le vie del piccolo sobborgo. Il vecchio Tom era tremendamente fiducioso della buona riuscita del suo piano, poiché alcuni dei suoi Mangiamorte più fidati erano riusciti a soggiogare uno degli Auror che avrebbero dovuto sorvegliare non visti i giovani maghi durante il loro pomeriggio di libertà.

Harry Potter sarebbe stato finalmente suo, Harry Potter non avrebbe avuto scampo, Harry Potter sarebbe stato torturato e ucciso entro qualche giorno. Erano queste le parole che, come una cantilena ossessiva, Voldemort continuava a ripetere ai suoi seguaci.

Ma Lucius Malfoy, per quanto sperasse nella sconfitta definitiva del moccioso dalla cicatrice a forma di saetta, non riusciva a concentrarsi appieno sui propri compiti per quella che doveva essere la giornata che avrebbe segnato il trionfo definitivo delle forze dell'Oscurità. Non riusciva a non pensare continuamente che quel giorno, ad Hogsmeade, ci sarebbe stato pure Draco, che il figlio avrebbe rischiato di venir colpito per sbaglio da una maledizione diretta a qualcun altro. Non era ancora abbastanza esperto per riuscire a proteggersi su un campo di battaglia, aveva solo sedici anni dopotutto.

A Lucius Malfoy non importava nulla di tutti gli altri studenti che sarebbero rimasti coinvolti, feriti o uccisi prima ancora di rendersene conto. Non lo riguardava la sorte di Mezzosangue e Sanguesporco, e nemmeno degli altri Purosangue, a dirla tutta. L’unico sangue che un Malfoy non voleva spargere era il proprio.

Se stesso, sua moglie, suo figlio: nient’altro contava per Lucius. Gli ideali Serpeverde, la fedeltà al proprio Signore, il rapporto con gli altri Mangiamorte, tutto passava automaticamente in secondo piano se di mezzo c’era il benessere di un membro della famiglia, dell’unica famiglia che nella mentalità di Lucius valesse la pena proteggere.

Il resto del mondo non contava nulla, finché i tre Malfoy continuavano a respirare. Era questa la principale legge morale che governava la vita del biondo Mangiamorte, capace di torturare a sangue freddo figli di Babbani innocenti, di imbrattarsi del loro sangue sporco senza fare nemmeno una smorfia, di ascoltare le loro urla di dolore rimanendo del tutto impassibile.

Qualsiasi cosa, purché quelle urla e quel sangue non appartenessero ad un membro della famiglia.

Capitolo1: Grifondoro contro Serpeverde

 

“Andiamo a prendere qualcosa di buono a Mielandia, ti va Harry?”

“Come vuoi, Ron.”

Il giovane Weasley aggrottò le sopracciglia, lievemente indispettito dall’atteggiamento del suo migliore amico. Harry era troppo accondiscendente, fin dall’inizio del nuovo anno scolastico, sembrava avesse deciso di andare avanti così, passivamente, evitando di prendere posizione su qualsiasi cosa, anche le questioni più banali, limitandosi a seguire gli amici con quell'espressione distratta e quasi assente che aveva dipinta in volto fin dal primo di Settembre, quando si erano rivisti alla stazione di King’s Cross. Rispetto alla furia rabbiosa che aveva guidato le azioni del ragazzo l’anno precedente, questo atteggiamento era decisamente di più semplice gestione, ma non per questo meno preoccupante agli occhi di chi conosceva bene Harry e soprattutto sapeva ciò che gli era successo solo qualche mese prima.

Ron non aveva visto Harry piangere nemmeno una volta, in seguito alla battaglia al Ministero della Magia, ma non aveva alcun dubbio sul fatto che la perdita di Sirius, il suo padrino, l’ultimo legame che Harry avesse con i suoi genitori defunti, lo avesse dolorosamente segnato e fosse la causa di quel comportamento che così poco si addiceva al risoluto Grifondoro. Il giovane Weasley aveva compiuto qualche maldestro tentativo di parlare con l’amico, sperando che si aprisse e si confidasse con lui nonostante il suo orgoglio, ma non aveva ottenuto alcun risultato soddisfacente. Harry si chiudeva a riccio, abbassava lo sguardo e inventava una scusa qualunque, pur di nascondere ogni più piccolo segno di debolezza. Se poi veniva pronunciato il nome di Sirius, si poteva scommettere sul fatto che improvvisamente avrebbe avuto bisogno di una buona boccata d’aria.

Quel giorno, poi, Harry appariva particolarmente apatico. Si vedeva lontano un miglio che non aveva alcuna voglia di ritrovarsi lì tra la gente e gli studenti che passeggiavano spensierati facendo acquisti inutili e godendosi la loro giornata di libertà dalle lezioni.

“Se non ti va possiamo fare qualcos’altro, Harry. Non mi sembri particolarmente entusiasta.”

Harry si voltò verso Ron e abbozzò un sorriso, che non rincuorò affatto l’amico.

“Vada per Mielandia, Ron. Andiamo.”

E come se volesse provare di aver davvero voglia di recarsi al negozio di dolciumi, Harry si voltò nella direzione opportuna e cominciò a camminare a passo spedito, lo sguardo basso. Stava svoltando l’angolo quando andò a sbattere contro un robusto torace, e per il contraccolpo finì a terra.

“Guarda dove metti i piedi, Potter.”

Nell’udire quella ben nota voce Harry alzò lo sguardo immediatamente e si ritrovò a fissare gli occhi grigi e freddi, ma scintillanti di malizia, di Draco Malfoy, con accanto le sue guardie del corpo personali Tiger e Goyle.

 Harry lo fissò in volto per pochi istanti e immediatamente sentì ribollire il proprio sangue alla vista dell’espressione di superiorità del ragazzo che torreggiava su di lui. Non potè fare a meno di immaginare davanti a sé un altro volto, dai tratti più adulti ma per il resto perfettamente identico. Il volto di uno degli uomini che aveva assistito alla morte di Sirius.

“Che succede, Potter? Hai perso pure la lingua oltre che la ragione? Dimmi, hai ancora le allucinazioni come l’anno scorso?”

Improvvisamente la poca lucidità che tratteneva Harry si dissolse. Il giovane si rimise in piedi di scatto e colpì violentemente Malfoy con un pugno sotto il mento, mandandolo a sbattere contro i due bestioni alle sue spalle.

“Harry!” il tono di Ron era stupito e ammirato insieme, ma ogni traccia di ammirazione scomparve lasciando il posto alla preoccupazione nel notare il respiro affannato, gli occhi sgranati e la smorfia di rabbia e dolore del suo migliore amico. Nel frattempo Tiger e Goyle sembravano essersi ripresi dallo stordimento iniziale e fissavano Harry minacciosi, attendendo solo un cenno da parte del loro capo per farlo a pezzi. La stazza dei due Serpeverde non lasciava adito a dubbi: in una rissa, Ron ed Harry non avrebbero avuto alcuna speranza contro di loro. Ron afferrò Harry per la manica della divisa e parlò a pochi centimetri dal suo orecchio:

“Amico, temo che questa volta tu abbia esagerato. Ma che ti è preso? Hai sopportato senza reagire provocazioni molto peggiori da parte di Malfoy!”.

Ma non ricevette risposta. Harry continuava a tenere lo sguardo fisso negli occhi grigi di Malfoy, non accennando il minimo movimento, sembrava che in quel momento non ci fosse altro per lui, se non il desiderio di fare a pugni con quella faccia che rievocava nella sua mente i terribili ricordi della notte in cui il suo padrino era stato ucciso. Malfoy, dal canto suo, sembrava piuttosto perplesso, proprio come Ron, del comportamento del Grifondoro, ma non per questo era disposto a lasciarsi sfuggire l’occasione. In quel vicoletto di Hogsmeade c’erano soltanto loro, nessun insegnante o testimone in vista, era proprio il caso di dare una bella lezione al grande Potter. O meglio ancora, di lasciare che fossero Tiger e Goyle ad impartire la lezioncina all’ossuto e mingherlino ragazzetto con gli occhiali.

“Draco…” la richiesta di autorizzazione ad attaccare e il desiderio di farlo erano evidenti nella voce di Tiger. A Malfoy bastò un lieve cenno del capo per veder realizzato uno dei suoi desideri più profondi. In un istante Potter era sdraiato a terra, immobilizzato da Tiger, a cavalcioni sopra di lui, che sferrava un pugno dopo l’altro al volto e allo stomaco del Grifondoro, mentre Ron tentava disperatamente di liberarsi dalla stretta ferrea di Goyle che lo tratteneva dall’intervenire in soccorso dell’amico. Harry si agitava e scalpitava, ma non poteva fare molto contro il Serpeverde che era il doppio di lui e ben presto le energie iniziarono a mancare. Le sue mani, che frenetiche cercavano di colpire il ragazzo che lo immobilizzava, ricaddero inerti sul terreno mentre la coscienza pian piano lo abbandonava.

“Basta così. Alzati. Credo che la prossima volta il nostro caro Potter ci penserà due volte prima di colpirmi,” disse Draco, ridendo. Ma le sue parole non vennero ascoltate. Tiger lo ignorò completamente, continuando a colpire e colpire, godendo selvaggiamente dei gemiti sempre più smorzati che riusciva a strappare ad Harry. Il ghigno morì sul volto di Draco e il ragazzo biondo iniziò a spaventarsi. Tiger era un tipo violento, lo aveva sempre saputo e non aveva niente in contrario, anzi era soddisfatto di avere dalla sua parte un energumeno del genere, ma in quel momento sembrava un vero demonio. Completamente privo di controllo, irrefrenabile, con le mani e la divisa sporche del sangue di Potter e quel ghigno sadico sul viso, faceva davvero paura. Draco temeva che potesse scatenare persino contro di lui quella incredibile furia, così gli si rivolse sussurrando: “Basta, Vincent. Così lo ammazzi.”

Draco gettò uno sguardo di sbieco ad Harry e vide che era davvero in condizioni pietose. Le conseguenze sarebbero state serie se Tiger non si fosse fermato immediatamente. Certo, non gli importava nulla del prezioso Harry Potter, ma non voleva… non sapeva nemmeno lui cosa voleva. Che soffrisse, ma non che morisse. Non era pronto a veder morire un compagno di scuola davanti ai suoi occhi. E contemporaneamente non riusciva a far tacere la vocina insistente nella sua testa.

Sarai un pessimo Mangiamorte, Draco. Ti spaventi per un po’ di sangue?

Non era questo, si disse Draco, non era paura del sangue o della morte. E se fosse apparso un professore? Di certo la scena non sarebbe stata di suo gradimento, Tiger avrebbe passato dei grossi guai e probabilmente anche lui sarebbe stato coinvolto. Non era il caso di rischiare.

Con cautela, il giovane Malfoy si avvicinò maggiormente al compagno chino su Potter e gli mise una mano sul braccio che stava per sferrare l’ennesimo colpo al viso sporco di sangue del povero Harry. Tiger si voltò verso di lui e lo trafisse con uno sguardo colmo di ferocia che costrinse Draco a balbettare: “Da-dai Vincent… fermati. Gli hai dato una bella lezione…”

“Sei solo un vigliacco, Malfoy!” Ron era semplicemente furioso. Non era riuscito a fare nulla per difendere l’amico, non riusciva in alcun modo a liberarsi dalle braccia di Goyle che lo avvolgevano, nemmeno quel tanto che bastava per afferrare la bacchetta dalla tasca della divisa. Ed Harry era lì, steso per terra e coperto di sangue in volto, con quel bestione Serpeverde sopra di lui. Una vista davvero terribile.

Finalmente, Tiger parve ricordarsi dove si trovava e che cosa rischiava. Sferrò l’ultimo pugno allo stomaco di Harry e si rimise in piedi, lasciando il ragazzo ansimante a terra.

“Te la sei cercata, Potter,” disse sogghignando.

Draco tirò intimamente un sospiro di sollievo, rassicurato dal fatto che Potter stesse ancora respirando, pur se con affanno.

E’ ancora vivo, non è successo niente di irreparabile. Non ancora.

Goyle mollò la presa e Ron, nonostante avesse una gran voglia di scagliarsi contro Malfoy, pur sapendo che non sarebbe stata una buona idea, si precipitò accanto a Harry, gli mise un braccio attorno alle spalle e lo tirò su a sedere. Il ragazzo aprì gli occhi e tossì un po’ di sangue, ma per il resto rimase immobile, il petto che si sollevava e abbassava lentamente al ritmo del suo respiro irregolare.

“Guardate come l’avete ridotto, siete dei vigliacchi,” sussurrò il giovane Weasley a denti stretti.

“Bada a come parli, se non vuoi fargli compagnia in infermeria questa notte!”

Ron era paonazzo. Assicuratosi che Harry fosse in grado di reggersi in quella posizione da solo, si alzò e fronteggiò i tre Serpeverde. In quel momento non gli importava di essere da solo contro tre, dato che Harry non sarebbe potuto intervenire, non gli importava di non avere alcuna speranza, tutto ciò che contava per lui era cancellare quel ghigno dalla faccia di Tiger e Goyle. Malfoy, stranamente, non stava ghignando, anzi appariva piuttosto insicuro, se Ron non l’avesse conosciuto meglio avrebbe pensato che fosse… dispiaciuto per il comportamento di Tiger.

“Non ci posso credere! Vuoi davvero suicidarti, Weasley?” il tono sprezzante di Tiger rese Ron ancora più furioso. Il ragazzo stava per lanciarsi all’attacco, consapevole ma noncurante del fatto che l’avrebbero massacrato, quando un’improvvisa esplosione lo costrinse a bloccarsi. Udirono ripetersi più volte il tipico rumore associato alla Materializzazione e quindi una voce ben nota, dal tono folle ed esaltato:

“Non perdete tempo! Dobbiamo trovare Potter il prima possibile!”

                                                                                                                                                                                                            continua...

Nota dell'autrice: Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito! Mi dedico alla stesura di questa storia da diverso tempo, anche se per un po' ho dovuto metterla da parte per scrivere delle storie per alcuni contest. Ho deciso di cominciare a pubblicarla soltanto adesso, che l'ho scritta quasi tutta, per poter garantire aggiornamenti regolari, una volta a settimana e sempre nel week-end, ma ovviamente soltanto se la storia susciterà l'interesse di qualcuno! So bene per esperienza quanto in questo fandom sia difficile, con gli aggiornamenti a valanga che si susseguono senza sosta, ma tengo particolarmente a questo racconto e vorrei davvero sapere che cosa ne pensate.
Appuntamento a sabato per il secondo capitolo, dal titolo "I Mangiamorte ad Hogsmeade". In fondo al prossimo capitolo risponderò ai vostri commenti (se ce ne saranno ^^''). Alla prossima! Sonsimo

  
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