Il Debito di un Mago
Prologo
Lucius
Malfoy aveva avuto un brutto presentimento quando gli era stato riferito del
nuovo piano architettato dal Signore Oscuro per riuscire finalmente a mettere
le mani sul Ragazzo Sopravvissuto. Ovviamente non aveva osato esprimere ad alta
voce le proprie perplessità, consapevole del fatto che contraddire apertamente
una decisione presa dal suo potente signore gli sarebbe costato di certo ben
più di qualche Cruciatus, eppure non poteva fare a meno di preoccuparsi.
Voldemort
aveva deciso per un attacco al villaggio di Hogsmeade, in pieno giorno, durante
uno dei fine settimana in cui agli studenti di Hogwarts dal terzo anno in poi
era concesso di girovagare liberamente per le vie del piccolo sobborgo. Il
vecchio Tom era tremendamente fiducioso della buona riuscita del suo piano,
poiché alcuni dei suoi Mangiamorte più fidati erano riusciti a soggiogare uno
degli Auror che avrebbero dovuto sorvegliare non visti i giovani maghi durante
il loro pomeriggio di libertà.
Harry
Potter sarebbe stato finalmente suo, Harry Potter non avrebbe avuto scampo,
Harry Potter sarebbe stato torturato e ucciso entro qualche giorno. Erano
queste le parole che, come una cantilena ossessiva, Voldemort continuava a
ripetere ai suoi seguaci.
Ma
Lucius Malfoy, per quanto sperasse nella sconfitta definitiva del moccioso
dalla cicatrice a forma di saetta, non riusciva a concentrarsi appieno sui
propri compiti per quella che doveva essere la giornata che avrebbe segnato il
trionfo definitivo delle forze dell'Oscurità. Non riusciva a non pensare
continuamente che quel giorno, ad Hogsmeade, ci sarebbe stato pure Draco, che
il figlio avrebbe rischiato di venir colpito per sbaglio da una maledizione
diretta a qualcun altro. Non era ancora abbastanza esperto per riuscire a
proteggersi su un campo di battaglia, aveva solo sedici anni dopotutto.
A
Lucius Malfoy non importava nulla di tutti gli altri studenti che sarebbero
rimasti coinvolti, feriti o uccisi prima ancora di rendersene conto. Non lo
riguardava la sorte di Mezzosangue e Sanguesporco, e nemmeno degli altri
Purosangue, a dirla tutta. L’unico sangue che un Malfoy non voleva spargere era
il proprio.
Se
stesso, sua moglie, suo figlio: nient’altro contava per Lucius. Gli ideali
Serpeverde, la fedeltà al proprio Signore, il rapporto con gli altri
Mangiamorte, tutto passava automaticamente in secondo piano se di mezzo c’era
il benessere di un membro della famiglia, dell’unica famiglia che nella
mentalità di Lucius valesse la pena proteggere.
Il
resto del mondo non contava nulla, finché i tre Malfoy continuavano a
respirare. Era questa la principale legge morale che governava la vita del
biondo Mangiamorte, capace di torturare a sangue freddo figli di Babbani
innocenti, di imbrattarsi del loro sangue sporco senza fare nemmeno una
smorfia, di ascoltare le loro urla di dolore rimanendo del tutto impassibile.
Qualsiasi cosa, purché quelle urla e quel sangue non appartenessero ad un membro della famiglia.
Capitolo1: Grifondoro contro Serpeverde
“Andiamo
a prendere qualcosa di buono a Mielandia, ti va Harry?”
“Come
vuoi, Ron.”
Il
giovane Weasley aggrottò le sopracciglia, lievemente indispettito
dall’atteggiamento del suo migliore amico. Harry era troppo accondiscendente,
fin dall’inizio del nuovo anno scolastico, sembrava avesse deciso di andare avanti
così, passivamente, evitando di prendere posizione su qualsiasi cosa, anche le
questioni più banali, limitandosi a seguire gli amici con quell'espressione
distratta e quasi assente che aveva dipinta in volto fin dal primo di
Settembre, quando si erano rivisti alla stazione di King’s Cross. Rispetto alla
furia rabbiosa che aveva guidato le azioni del ragazzo l’anno precedente,
questo atteggiamento era decisamente di più semplice gestione, ma non per
questo meno preoccupante agli occhi di chi conosceva bene Harry e soprattutto
sapeva ciò che gli era successo solo qualche mese prima.
Ron
non aveva visto Harry piangere nemmeno una volta, in seguito alla battaglia al
Ministero della Magia, ma non aveva alcun dubbio sul fatto che la perdita di
Sirius, il suo padrino, l’ultimo legame che Harry avesse con i suoi genitori
defunti, lo avesse dolorosamente segnato e fosse la causa di quel comportamento
che così poco si addiceva al risoluto Grifondoro. Il giovane Weasley aveva
compiuto qualche maldestro tentativo di parlare con l’amico, sperando che si
aprisse e si confidasse con lui nonostante il suo orgoglio, ma non aveva
ottenuto alcun risultato soddisfacente. Harry si chiudeva a riccio, abbassava
lo sguardo e inventava una scusa qualunque, pur di nascondere ogni più piccolo
segno di debolezza. Se poi veniva pronunciato il nome di Sirius, si poteva
scommettere sul fatto che improvvisamente avrebbe avuto bisogno di una buona
boccata d’aria.
Quel
giorno, poi, Harry appariva particolarmente apatico. Si vedeva lontano un
miglio che non aveva alcuna voglia di ritrovarsi lì tra la gente e gli studenti
che passeggiavano spensierati facendo acquisti inutili e godendosi la loro
giornata di libertà dalle lezioni.
“Se
non ti va possiamo fare qualcos’altro, Harry. Non mi sembri particolarmente
entusiasta.”
Harry
si voltò verso Ron e abbozzò un sorriso, che non rincuorò affatto l’amico.
“Vada
per Mielandia, Ron. Andiamo.”
E
come se volesse provare di aver davvero voglia di recarsi al negozio di
dolciumi, Harry si voltò nella direzione opportuna e cominciò a camminare a
passo spedito, lo sguardo basso. Stava svoltando l’angolo quando andò a
sbattere contro un robusto torace, e per il contraccolpo finì a terra.
“Guarda
dove metti i piedi, Potter.”
Nell’udire
quella ben nota voce Harry alzò lo sguardo immediatamente e si ritrovò a
fissare gli occhi grigi e freddi, ma scintillanti di malizia, di Draco Malfoy,
con accanto le sue guardie del corpo personali Tiger e Goyle.
Harry lo fissò in volto per pochi istanti e
immediatamente sentì ribollire il proprio sangue alla vista dell’espressione di
superiorità del ragazzo che torreggiava su di lui. Non potè fare a meno di
immaginare davanti a sé un altro volto, dai tratti più adulti ma per il resto
perfettamente identico. Il volto di uno degli uomini che aveva assistito alla
morte di Sirius.
“Che
succede, Potter? Hai perso pure la lingua oltre che la ragione? Dimmi, hai
ancora le allucinazioni come l’anno scorso?”
Improvvisamente
la poca lucidità che tratteneva Harry si dissolse. Il giovane si rimise in
piedi di scatto e colpì violentemente Malfoy con un pugno sotto il mento,
mandandolo a sbattere contro i due bestioni alle sue spalle.
“Harry!”
il tono di Ron era stupito e ammirato insieme, ma ogni traccia di ammirazione
scomparve lasciando il posto alla preoccupazione nel notare il respiro
affannato, gli occhi sgranati e la smorfia di rabbia e dolore del suo migliore
amico. Nel frattempo Tiger e Goyle sembravano essersi ripresi dallo stordimento
iniziale e fissavano Harry minacciosi, attendendo solo un cenno da parte del
loro capo per farlo a pezzi. La stazza dei due Serpeverde non lasciava adito a
dubbi: in una rissa, Ron ed Harry non avrebbero avuto alcuna speranza contro di
loro. Ron afferrò Harry per la manica della divisa e parlò a pochi centimetri
dal suo orecchio:
“Amico,
temo che questa volta tu abbia esagerato. Ma che ti è preso? Hai sopportato
senza reagire provocazioni molto peggiori da parte di Malfoy!”.
Ma
non ricevette risposta. Harry continuava a tenere lo sguardo fisso negli occhi
grigi di Malfoy, non accennando il minimo movimento, sembrava che in quel
momento non ci fosse altro per lui, se non il desiderio di fare a pugni con
quella faccia che rievocava nella sua mente i terribili ricordi della notte in
cui il suo padrino era stato ucciso. Malfoy, dal canto suo, sembrava piuttosto
perplesso, proprio come Ron, del comportamento del Grifondoro, ma non per
questo era disposto a lasciarsi sfuggire l’occasione. In quel vicoletto di
Hogsmeade c’erano soltanto loro, nessun insegnante o testimone in vista, era
proprio il caso di dare una bella lezione al grande Potter. O meglio ancora, di
lasciare che fossero Tiger e Goyle ad impartire la lezioncina all’ossuto e
mingherlino ragazzetto con gli occhiali.
“Draco…”
la richiesta di autorizzazione ad attaccare e il desiderio di farlo erano
evidenti nella voce di Tiger. A Malfoy bastò un lieve cenno del capo per veder
realizzato uno dei suoi desideri più profondi. In un istante Potter era
sdraiato a terra, immobilizzato da Tiger, a cavalcioni sopra di lui, che
sferrava un pugno dopo l’altro al volto e allo stomaco del Grifondoro, mentre
Ron tentava disperatamente di liberarsi dalla stretta ferrea di Goyle che lo
tratteneva dall’intervenire in soccorso dell’amico. Harry si agitava e scalpitava,
ma non poteva fare molto contro il Serpeverde che era il doppio di lui e ben
presto le energie iniziarono a mancare. Le sue mani, che frenetiche cercavano
di colpire il ragazzo che lo immobilizzava, ricaddero inerti sul terreno mentre
la coscienza pian piano lo abbandonava.
“Basta
così. Alzati. Credo che la prossima volta il nostro caro Potter ci penserà due
volte prima di colpirmi,” disse Draco, ridendo. Ma le sue parole non vennero
ascoltate. Tiger lo ignorò completamente, continuando a colpire e colpire,
godendo selvaggiamente dei gemiti sempre più smorzati che riusciva a strappare
ad Harry. Il ghigno morì sul volto di Draco e il ragazzo biondo iniziò a
spaventarsi. Tiger era un tipo violento, lo aveva sempre saputo e non aveva
niente in contrario, anzi era soddisfatto di avere dalla sua parte un
energumeno del genere, ma in quel momento sembrava un vero demonio.
Completamente privo di controllo, irrefrenabile, con le mani e la divisa
sporche del sangue di Potter e quel ghigno sadico sul viso, faceva davvero
paura. Draco temeva che potesse scatenare persino contro di lui quella
incredibile furia, così gli si rivolse sussurrando: “Basta, Vincent. Così lo
ammazzi.”
Draco
gettò uno sguardo di sbieco ad Harry e vide che era davvero in condizioni
pietose. Le conseguenze sarebbero state serie se Tiger non si fosse fermato
immediatamente. Certo, non gli importava nulla del prezioso Harry Potter, ma
non voleva… non sapeva nemmeno lui cosa voleva. Che soffrisse, ma non che
morisse. Non era pronto a veder morire un compagno di scuola davanti ai suoi
occhi. E contemporaneamente non riusciva a far tacere la vocina insistente
nella sua testa.
Sarai un pessimo Mangiamorte,
Draco. Ti spaventi per un po’ di sangue?
Non
era questo, si disse Draco, non era paura del sangue o della morte. E se fosse
apparso un professore? Di certo la scena non sarebbe stata di suo gradimento,
Tiger avrebbe passato dei grossi guai e probabilmente anche lui sarebbe stato
coinvolto. Non era il caso di rischiare.
Con
cautela, il giovane Malfoy si avvicinò maggiormente al compagno chino su Potter
e gli mise una mano sul braccio che stava per sferrare l’ennesimo colpo al viso
sporco di sangue del povero Harry. Tiger si voltò verso di lui e lo trafisse
con uno sguardo colmo di ferocia che costrinse Draco a balbettare: “Da-dai
Vincent… fermati. Gli hai dato una bella lezione…”
“Sei
solo un vigliacco, Malfoy!” Ron era semplicemente furioso. Non era riuscito a
fare nulla per difendere l’amico, non riusciva in alcun modo a liberarsi dalle
braccia di Goyle che lo avvolgevano, nemmeno quel tanto che bastava per
afferrare la bacchetta dalla tasca della divisa. Ed Harry era lì, steso per
terra e coperto di sangue in volto, con quel bestione Serpeverde sopra di lui.
Una vista davvero terribile.
Finalmente,
Tiger parve ricordarsi dove si trovava e che cosa rischiava. Sferrò l’ultimo
pugno allo stomaco di Harry e si rimise in piedi, lasciando il ragazzo
ansimante a terra.
“Te
la sei cercata, Potter,” disse sogghignando.
Draco
tirò intimamente un sospiro di sollievo, rassicurato dal fatto che Potter
stesse ancora respirando, pur se con affanno.
E’ ancora vivo, non è successo
niente di irreparabile. Non ancora.
Goyle
mollò la presa e Ron, nonostante avesse una gran voglia di scagliarsi contro
Malfoy, pur sapendo che non sarebbe stata una buona idea, si precipitò accanto
a Harry, gli mise un braccio attorno alle spalle e lo tirò su a sedere. Il
ragazzo aprì gli occhi e tossì un po’ di sangue, ma per il resto rimase
immobile, il petto che si sollevava e abbassava lentamente al ritmo del suo
respiro irregolare.
“Guardate
come l’avete ridotto, siete dei vigliacchi,” sussurrò il giovane Weasley a
denti stretti.
“Bada
a come parli, se non vuoi fargli compagnia in infermeria questa notte!”
Ron
era paonazzo. Assicuratosi che Harry fosse in grado di reggersi in quella
posizione da solo, si alzò e fronteggiò i tre Serpeverde. In quel momento non
gli importava di essere da solo contro tre, dato che Harry non sarebbe potuto
intervenire, non gli importava di non avere alcuna speranza, tutto ciò che
contava per lui era cancellare quel ghigno dalla faccia di Tiger e Goyle.
Malfoy, stranamente, non stava ghignando, anzi appariva piuttosto insicuro, se
Ron non l’avesse conosciuto meglio avrebbe pensato che fosse… dispiaciuto per il
comportamento di Tiger.
“Non ci posso credere! Vuoi davvero suicidarti, Weasley?” il tono sprezzante di Tiger rese Ron ancora più furioso. Il ragazzo stava per lanciarsi all’attacco, consapevole ma noncurante del fatto che l’avrebbero massacrato, quando un’improvvisa esplosione lo costrinse a bloccarsi. Udirono ripetersi più volte il tipico rumore associato alla Materializzazione e quindi una voce ben nota, dal tono folle ed esaltato:
“Non perdete tempo! Dobbiamo trovare Potter il prima possibile!”
continua...Nota dell'autrice: Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito! Mi dedico alla stesura di questa storia da diverso tempo, anche se per un po' ho dovuto metterla da parte per scrivere delle storie per alcuni contest. Ho deciso di cominciare a pubblicarla soltanto adesso, che l'ho scritta quasi tutta, per poter garantire aggiornamenti regolari, una volta a settimana e sempre nel week-end, ma ovviamente soltanto se la storia susciterà l'interesse di qualcuno! So bene per esperienza quanto in questo fandom sia difficile, con gli aggiornamenti a valanga che si susseguono senza sosta, ma tengo particolarmente a questo racconto e vorrei davvero sapere che cosa ne pensate.
Appuntamento a sabato per il secondo capitolo, dal titolo "I Mangiamorte ad Hogsmeade". In fondo al prossimo capitolo risponderò ai vostri commenti (se ce ne saranno ^^''). Alla prossima! Sonsimo