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Autore: Alue    02/01/2014    1 recensioni
A un tratto il ritmo si fermo per dare spazio al balletto e il battito di un cuore attraverso un elettrocardiogramma. Uno dei ragazzi, quello che come pettinatura aveva scelto una lunga frangia nera a ricoprirgli gli occhi, si collocò al centro del palco, mentre gli altri si misero attorno a lui, per dar vista al pezzo forte dello spettacolo: “Il leader…”, pensai fra me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XVI
 
Dopo aver disfatto le valigie ed essere stata per un’ora senza far nulla, oziando davanti al computer, decisi che fosse ora di mangiare. Scesi in cucina e mi preparai una sola e triste insalata. Cominciai a mangiare con poco gusto, accendendo la tv e scorrendo distrattamente i canali, quando sentii una macchina conosciuta parcheggiare davanti casa. Non mi curai di chi fosse e continuai la mia cena.
Delle chiavi entrarono nella serratura. Sentii scattare la prima mandata e poi, la persona in questione, capendo che la porta di casa era già aperta, ne mandò un’altra per aprire nuovamente. La maniglia si abbassò e sentii entrare il familiare.
-Che ci fai, TU, qui!?!-, urlò Jong lasciando andare a terra, a bocca aperta, il borsone della palestra.
Girai lentamente il capo verso di lui e sorrisi: -Ciao, Jong. Sono felice di rivederti anch’io!-, esclamai sarcastica tornando a guardare la tv.
-”Ciao Jong” –disse stroppiando la mia voce e sbattendo le palpebre come un idiota- CIAO UN CORNO! Sei andata via senza lasciare un biglietto! Un telegramma! Una parola! TI SEMBRA IL MODO!?!-, sbraitò inutilmente.
-Ho due genitori e per la cronaca, io non sapevo nulla. Ho scoperto tutto il giorno stesso della partenza. Key è l’organizzatore di tutto, ergo non ho colpe di nessun genere-, risposi tranquillamente improvvisando un viso d’angelo.
-NON M’INTERESSA! Potevi mandarmi almeno un messaggio! Che so… “Fratellone sto andando con Key in luna… in viaggio non so dove!”-, ribatté convinto e a mio avviso pateticamente.
Lasciai la forchetta nel piatto e lo guardai scocciata: -Jong, sono appena tornata. Perché devi rovinarmi questi cinque giorni di tranquillità? Non sono scappata per andare a fare l’Escort! Mia madre sapeva dov’ero!-.
-MA NON TUO PADRE!-.
Sbuffai sonoramente e lasciai perdere: “Tutto fiato sprecato…”, pensai scuotendo la testa.
Jonghyun continuò a borbottare andando in giro per casa, ma non lo ascoltai, mi limitai ad annuire ironicamente a ogni sua domanda e ad alzare gli occhi al cielo ogni qual volta si girava.
-Uno torna a casa e non trova più la sorella! E dov’è? IN VACANZA! In vacanza con il miglior amico del fratello tra l’altro!-, continuò svuotando il borsone.
-Hai già fatto la paternale a Key?-, chiesi sarcastica.
-Come scusa?-, mi fulminò.
-Pensavo, dato che a partire siamo stati in due, non hai ancora fatto la predica a Kibum?-, chiesi sorridendo angelicamente.
-Senti, signorina, io non faccio la predica al mio miglior amico! LA FACCIO A TE! Che oltre tutto sei anche appoggiata da zia! Dico io! Un padre che non si preoccupa e una madre che la spinge fra le braccia di un uomo! UN UOMO! Anche perché Key lo è ormai-.
Lo guardavo senza un’espressione sul mio volto, elaborando ogni singola parola che stava dicendo nel giro di pochi secondi: -Ringrazia che non mi spingono fra le braccia di una donna… Come avresti reagito se fosse stato qualcun altro?-, chiesi cominciando ad innervosirmi.
“E come reagiresti se sapessi che proprio quel ragazzo, per il quale ora sta sbraitando, si è dichiarato proprio ieri sera?”, pensai subito dopo.
Erano passati pochi mesi da quando Jong aveva smesso di asfissiarmi e adesso ricominciava? Aveva qualche pulsante che ogni tanto s’inceppava e cominciava a fargli dire stupidaggini una dietro l’altra!?
-E chi dovrebbe essere, sua signoria?-, chiese ironico, posando le mani sui fianchi indignato.
-Non so… magari un SS501! UN QUALCUNO CHE TU NON CONOSCI! TI RENDI CONTO CHE SEI PIU’ PROTETTIVO NEI MIEI CONFRONTI CHE IN QUELLI DI FEDERICA!?-, gradai imbestialita sbattendo le mani sul tavolo, alzandomi.
Mio fratello sembrò per un momento disorientato e offeso, ma poi, con un filo di voce, rispose: -Che centra Federica?-.
-AISH! Idiota! Lascia perdere!-, sbottai salendo le scale furiosa.
-Dove vai?-, chiese.
-DOVE POSSO AVERE UN PO’ DI PACE! Bentornata a casa, Yaya!-, urlai sarcastica.
Dov’è Kibum quando serve?”, pensai acida.
 
La sera venne presto, e mamma e papà tornarono verso le otto di sera, portando Nanà con loro dopo aver prelevata dalla tata.
Fui felice di rivederli, ma Jong continuò imperterrito a rimproverare anche loro; fortunatamente però i miei genitori erano dalla mia parte e avevano capito bene il mio stato d’animo per arrivare a farmi partire da sola.
-Come puoi lasciare tua figlia in balia di Kibum!?-, lo sentii strillare sconvolto dalla sala.
Feci capolino dalla porta della mia stanza aggrappandomi alla maniglia della porta e in silenzio li ascoltai parlare: -Figliolo, è di famiglia e si è offerto di dare una mano a tua sorella. Sinceramente non l’abbiamo vista molto bene negli ultimi tempi e volevamo che si svagasse un po’; Kibum era la persona ideale per questa impresa impossibile-.
-Papà! Non hai nemmeno un po’ d’orgoglio!? Potevo darle una mano io! Non sei geloso di tua figlia!?-, continuò a sbraitare Jong.
-Certo che lo sono, è mia figlia! Ma non sono esagerato come te! Sono preparato all’idea che ormai sta crescendo e che prima o poi qualcuno la farà innamorare, portando via la mia piccolina…-, rispose duro papà, ma con un tono malinconico nella voce. Sapevo che papà era molto attaccato a noi piccole di casa, ma a differenza di Jong, mio padre restava a guardare, consigliare e correggere quando serviva. Per il resto del tempo era felice se noi eravamo felici.
Jong rimase in silenzio e da quel momento non sentii più parlare, segno che papà l’aveva zittito con uno dei suoi sguardi iracondi che non permettevano di continuare discussione.
Rientrai nella mia stanza accesi il computer, nel contempo presi il mio fidato diario e l’aprii ad una pagina vuota, cominciando a scrivere:
 
Caro diario,
oggi sono ritornata da una vacanza con Key. Non mi metto a raccontarti tutto adesso, perché ci vorrebbe troppo tempo, così ti elenco solo le cose più importanti: Kibum per farmi una sorpresa e farmi divertire un po’ dopo tanti dispiaceri che tu ben conosci, ha deciso di organizzare una bella vacanza (non so ancora dove) di relax; anche se poi  non è stato così. Key non mi dava un attimo i tregua facendomi volare da un negozio all’altro, musei, ristoranti, hotel, e chi più ne ha, più ne metta! Sono felice però, perché mi è stato vicino e mi ha dato modo di non pensare a quello che avrei dovuto affrontare quando sarei tornata.
L’ultima sera però è successo qualcosa che non mi sarei mai immaginata: si è dichiarato. SI è DICHIARATO, CAPISCI!? Io, che lo consideravo un secondo fratello ci sono rimasta come una stupida! Fino a cinque secondi prima mi era sembrato strano, ma non avrei mai pensato che fosse tutto causato da ciò! Fortunatamente Kibum è intelligente e sapendo cosa provo io, non ha dato problemi, anzi è stato comprensivo. Non vuole assolutamente che io mi allontani e ha detto che vuole avermi come amica, come sempre siamo stati.
Sai… lui sa bene che ormai Hyun Joong domina il mio cuore, ma sa anche che Joong non prova nulla per me. Come potrebbe? L’ha detto sempre no? Io sono sciocca, inutile e pasticciona. Inoltre la sorella di un suo rivale. Che motivi avrebbe per interessarsi a me?
Mi ha baciato più volte solo per assicurarsi che il mio cervello andasse nel pallone e il cuore subisse continui attacchi di nervosismo e isteria senza curarsi del male che mi sta facendo.
Dopo questo periodo di riflessione, in cui non l’ho visto e in cui ho potuto riflettere tra un vestito e l’altro, ho deciso di cambiare. Se fino ad ora sono stata flessibile e sciocca, da adesso in poi smetterò di pensare a lui e cercherò di togliermelo dalla testa! PROMESSO!
Nelle prossime pagine ti aggiornerò su ciò che è accaduto durante questi cinque giorni in cui non ho potuto scrivere. A domani.
Ilaria.
 
Chiusi il diario e guardai la posta, per poi entrare in rete e cominciare a parlare con gli SHINee per metterci d’accordo sul come cominciare la base della canzone che Jong aveva scritto e chiedere a Taemin quando avremmo cominciato le ripetizioni di matematica.
Fatto ciò, spensi il pc e, dopo essermi fatta una doccia e messa il pigiama, mi rifugiai nel letto stanca e assonnata.
***
La mattina dopo mi svegliai alla buon ora, stranamente allegra e con la voglia di sorridere a tutti. Saltai giù dal letto e, infilatami la prima maglia che trovai con un pantalone, scesi a fare colazione. Papà era uscito presto per andare a lavoro, mentre mamma stava già mangiando un po’ di latte e biscotti; la salutai con un bacio sulla guancia e mi preparai la colazione.
-Jong e Hongki non si sono ancora alzati?-, chiesi versandomi del latte caldo in una tazza.
-Tuo fratello sta ancora dormendo, mentre Hongki è in bagno a prepararsi. Ha detto che dovete uscire insieme per una cosa da organizzare con gli SHINee, ma Jong non ci deve essere… Che state complottando?-, domandò divertita sorseggiando dalla sua tazza.
Sorrisi e mi sedetti accanto a lei, prendendo un biscotto al cioccolato: -Forse dobbiamo cominciare a pensare alla base di una canzone che Jong ha scritto, ma non sapevo che dovessimo farlo questa mattina-, risposi aggrottando le sopracciglia, mentre fissavo il biscotto galleggiare.
-Che canzone? Se è di Jong perché non può collaborare?-.
-E’ complicato… L’ho trovata frugando fra le sue cose –risposi e la vidi dissentire scuotendo la testa- E’ per una giusta causa mamma. Jong l’ha scritta per Federica e sicuramente non ha intenzione di farci nulla, conoscendolo-.
-Che cosa ne sai? Magari lo sta facendo anche lui e tu non lo sai-, continuò a chiedere rimproverandomi.  
-No, mamma. Jong è testardo e quando scrive e non fa leggere nulla a nessuno è perché di solito è solo uno sfogo-, risposi seria.
-Comunque, passiamo alle cose più importanti: com’è andato il viaggio con Key? Ti sei divertita? Oh, io di sicuro si! E’ un ragazzo così dolce e ben educato! Sempre pronto a dare una mano e a prendere le redini della situazione. Sarebbe sicuramente un prefetto principe azzurro!-, cinguettò entusiasta. Sembrava quasi che stesse facendo un viaggio mentale di circa mezzo secondo solo lei con Key. Ero sconvolta.
Alzai lentamente un sopracciglio e sospirai scuotendo la testa: -E’ stato divertente. Kibum avrà speso un miliardo di soldi solo in vestiti, per non parlare dell’hotel e dei posti in cui mi ha portato!-, risposi.
-Ti ha portata a cena fuori?-, chiese sorridendo e ascoltando interessata.
Sorrisi malinconicamente al ricordo e giocai con il cucchiaino: -Sì, è stato molto dolce. Ma non metterti in testa strane idee! Non guardarmi così! Kibum è solo un fratello per me e come tale non può siventare ciò che la tua mente contorta spera!-, dissi accendendomi.
-Va bene, scusa, non lo farò più-, disse sarcastica.
-Tanto lo farai…-, commentai.
-E poi? Che altro è successo?-, chiese.
“Non posso dirle che si è dichiarato, la farei impazzire e sicuramente sveglierebbe Jong. A quel punto il segreto di Key sarebbe sbraitato ai quattro venti… No, non posso fidarmi. Ci sono troppe persone pettegole in questa casa!”, pensai fissandola.
-Beh, non è successo molto: siamo andati e a fare shopping, la sera passeggiavamo sulla riva del mare e giravamo paesini e musei in continuazione. E’ stato divertente-, sorrisi, mentendo.
Hongki uscì dal bagno, salvandomi dall’interrogatorio, con un sorriso a trentadue denti e si sedette accanto a me, passandomi un braccio attorno al collo e mi stampò un bacio su una guancia. Tutto normale, da quando Hongki era arrivato a casa mi ero abituata alla sua esuberanza, anche se all’inizio fu piuttosto imbarazzante, perché non ero abituata a tutta quella confidenza. Pian piano ero riuscita ad abituarmi alla sua presenza, tanto che ora che ci eravamo alleati nella missione impossibile di sistemare le cose fra Jong e Feffe, stavamo diventando uniti. Mi dispiaceva che nel giorni che sarebbero venuti, si sarebbe trasferito nella nuova casa con i suoi genitori; ormai avevano traslocato e Hongki aveva già aiutato a disfare gli scatoloni a rimettere a posto, dovevano soltanto andare ad abitare nella nuova umile dimora. Non cessavo però di chiedermi perché tutti lo considerassero come una parte vitale della mia famiglia e tutti ponessero grande attenzione nel parlare quando si riferivano a lui.
-Sei pronta per uscire alla volta della grande impresa?-, domandò sorridente, con un ciuffo biondo raccolto in una codina, che gli spuntava dietro la nuca.
-Certo! –risposi prontamente- lasciami finire la colazione e arrivo-.
-Fai con comodo, io vado a recuperare il cellulare di sopra cercando di non svegliare tuo fratello-.
-Tanto non lo sveglierebbe neppure una cannonata-, commentai vedendolo salire le scale.
Mamma nel frattempo aveva terminato il suo pasto e stava lavando la sua tazza. Si asciugò le mani e salì anche lei al piano superiore.
 
Quando fui pronta, uscii di casa. Jonghyun, come previsto, non si era svegliato e così lasciammo sia lui, sia Nanà, dormire tranquillamente; quel giorno, che lo volesse o no, si sarebbe occupato della sorella e sperai che lo facesse nel modo giusto. Entrai in macchina, dove Hongki mi stava aspettando e subito partì.
-Dove andiamo?-, chiesi guardando la strada.
-A casa di Kibum –rispose- ci siamo messi tutti d’accordo ieri sera per telefono, ma credo che tu non sia stata avvisata-, rise.
-Già… eppure ho chiesto-, commentai mettendo il broncio.
-Sei andata a letto presto e noi siamo rimasti d’accordo solo verso mezzanotte e mezza. A quell’ora tu eri a ronfare nel tuo letto-, rise fragorosamente e risi anch’io arrossendo.
-E Jong? Come hai fatto a non farti scoprire?-, chiesi allarmata.
-Era nelle tue stesse condizioni, solo che Jong ieri sera sfiorava il coma-, rispose ironicamente e scoppiai a ridere immaginandomi mio fratello dormire a quattro di bastoni.
-Posso immaginare. Oh, siamo già arrivati!-, annunciai riconoscendo la strada e sorrisi non appena Hongki parcheggiò la macchina.
Quella mattina i genitori di Key non erano in casa, così noi ragazzi avremmo avuto tutto il tempo possibile per progettare la base, senza nessun problema o disturbo. Entrammo in casa e Kibum, già in compagnia degli Shinee, ci invitò ad accomodarci da perfetto padrone di casa con un grande sorriso sulle labbra. Hongki entrò per primo, salutandolo educatamente, e poi entrai io. Fui subito sovrastata dalle braccia calorose di Key che mi cullarono per circa cinque minuti, facendomi arrossire come un peperone, per poi essere rilasciata nell’imbarazzo generale: -Ciao Key-, dissi a viso basso, sorridendo.
-Bene, ragazzi – interruppe Onew- tutti sappiamo perché siamo qui. Allora intendiamo cominciare oppure vogliamo stare a guardarci in faccia tutta la mattinata?-, chiese ironico.
-Io prenderei volentieri un thé prima di iniziare-, scherzò Minho mettendo i piedi sul piccolo tavolinetto di fronte al divano e le mani dietro la nuca, provocando il riso di tutti.
-YHA! Metti giù i piedi!-, strillò Kibum con voce da diva, facendomi sobbalzare.
-Va bene, d’accordo… quante storie per due piedi-, rispose Minho.
Ci sedemmo comodi e tirai fuori dalla borsa la copia del testo scritto. I ragazzi lessero attentamente, passandosi di mano in mano il foglio, per poi restituirmelo. Al termine del giro gli Shinee si guardarono l’un con l’altro, assieme ad Hongki, complici di qualcosa che non compresi subito. Pochi secondi dopo ebbi i loro sguardi puntati su di me: -Che c’è?-, chiesi.
-Dovrai darci una mano immensa-, commentò Taemin scioccato.
-E’ tanto difficile?-, domandai preoccupata.
-Abbastanza – rispose Key- il problema principale è che solo Jong sa bene come si sente o come si è sentito e le canzoni di solito esprimono il proprio essere… Non possiamo sapere come vorrebbe lui che fosse- continuò sicuro di ciò che diceva. Aveva ragione, mettersi nei panni di Jong sarebbe risultato difficile a chiunque, ma la mia mente e il mio cuore avevano una vaga idea di come mio fratello poteva sentirsi e forse, pensai, Minho ne aveva un’idea altrettanto precisa.
Scrollai le spalle: -Proviamoci –li incitai- da qualche parte dobbiamo pure iniziare!-, sorrisi fiduciosa e lessi attentamente il testo sentendoli parlare.
-Come pensate che potrebbe interpretarla Jong?-, chiese Taemin.
-Beh… -provò a rispondere Hongki- Jong quando canta mette tutto se stesso e probabilmente lo farebbe anche con questa canzone. Dobbiamo trovare una base che possa piacere soprattutto a lui, altrimenti non credo che potrebbe mai riuscire a identificarsi-.
-Sì, ma il tempo stringe e abbiamo poco per stilarne una. Possiamo provare con qualcosa di non tanto angoscioso o…-, propose Onew meditando.
-No, ciò che dobbiamo scrivere è qualcosa che possa tirare fuori tutto quello che Jong ha sentito fino ad ora e il testo è la chiave di tutto. So come ci si sente a essere lasciati… anche se Jong non ha ancora avuto risposta definitiva, dobbiamo trovare qualcosa che rispecchi quelle parole-, interruppe Minho con estrema decisione.
Alzai gli occhi del foglio e lo guardai, studiando il suo volto nei minimi particolari: era vitreo, impassibile e fissava qualcosa d’indefinito nel vuoto, come se stesse provando gli stessi sentimenti di Jong. Capii che dovevo parlare con il mio migliore amico al più presto e sapere com’erano andate le cose fra lui  e Tiffany. Sospirai e spostai lo sguardo su ognuno di loro: -Minho ha ragione. Provate con qualcosa di lento… chitarre, piano, violini. Sono un buon inizio, no?-, chiesi intromettendomi.
Onew annuì: -Sì, lo sono. Key, hai portato giù il pc per caso?-.
-No, lo vado a prendere-, rispose Kibum.
-Io, mentre voi bei fanciulli lavorate, mi diletto con la chitarra di Kibum. Posso?-, chiesi avvicinandomi allo strumento.
-Certo. Torno subito-, rispose.
Presi la chitarra e mi sedetti in un angolino a terra, cominciando a provare alcuni accordi silenziosamente. Era tanto che non suonavo e mi era mancato. Chiusi gli occhi e li lasciai lavorare in pace sugli spariti cartacei per una buona mezz’ora, poi, quando cominciarono a provarli al pc, mi alzai e andai a suonare sulla veranda del retro della casa, chiedendo di avvisarmi quando gli sviluppi fossero stati buoni. Lì provai a cantare di nuovo la canzone che tempo prima avevo scritto pensando a Hyun Joong, ma quasi all’inizio mi fermai e lascia perdere tutto.
“Che stai facendo? –mi chiesi sbuffando- E’ inutile che pensi ancora a lui! Smettila di massacrarti il cuore da sola!”.
Lasciai cadere le mie dita sulle corde della chitarra e continuai a suonare accordi a caso, non pensando a quello che stavo facendo, ma improvvisando secondo i miei sentimenti e i miei pensieri.
Non era giusto continuare ad amare una persona che umiliava in continuazione e prendeva in giro, quando c’era chi avrebbe donato il suo cuore senza battere ciglia. Non era giusto farsi del male quando Key aveva speso tutto il suo tempo per consolarmi e distrarmi; se avessi continuato a farlo, non me lo sarei perdonato. Dovevo molto a Kibum e quella settimana mi era servita a capire che dovevo guardare altrove, e cercare di dimenticare. Sapevo che il traguardo era lontano il percorso difficile, ma dovevo provare a raggiungerlo; una volta superato, sarei tornata di nuovo libera e spensierata.
“Ignorerò Hyun Joong come lui ha fatto con me. L’ultima volta non è andata a buon fine, ma posso farcela. Adesso posso contare su qualcuno che mi potrà aiutare. Kibum è la persona ideale con cui distrarsi… Se resto con lui, non avrò problemi con Hyun Joong nei paraggi”, pensai.
Era passata più di un’ora e mezza, ma gli Shinee, assieme ad Hongki, non erano riusciti a cavare un ragno dal buco. In quel momento le mie dita crearono un fitto accordo non troppo lento, ne tropo angoscioso, ma deciso seppur malinconico e guardai la chitarra. Mi sedetti mi comoda, dato che ormai ero spaparanzata sul dondolo, e provai di nuovo quell’accordo con più attenzione, creandone un altro e un altro ancora.
Cominciai a sentirmi emozionata, con i battiti accelerati, e tenni a mente le note, e la melodia che stavo creando, immaginando altri strumenti attorno a quella musica e la voce di mio fratello che veniva accompagnata da essi. Sorrisi e scattai in piedi, precipitandomi nella stanza in cui li avevo lasciati.
Li trovai più disperati di prima, con mille idee per la testa e nessuna che riuscisse a metterli d’accordo. Feci irruzione come un uragano e sorrisi a trentadue denti: -L’ho travata! Ho l’inizio!-, esclamai piena di felicità.
-Davvero?!-, chiese Taemin.
-Sì! Stavo strimpellando un po’ Kelly e alla fine sono arrivata a qualcosa che potrebbe funzionare!-, risposi sedendomi sul divano, accanto ad Hongki.
-Facci sentire! Almeno possiamo iniziare da li!-, disse Onew su di giri.
-Certo, tu scrivi quello che suono, altrimenti rischiamo di dimenticarcelo-, dissi acconsentendo.
Impugnai bene la chitarra e ricreai in poco tempo ciò che poco prima avevo scoperto, mentre Hongki prendeva appunti. Gli Shinee sorridevano e quando finii, Minho disse: -E’ perfetto!-.
-Sì, ha ragione e attorno ho già in mente gli strumenti che potrebbero seguire questo pezzo-, disse Key.
Le ore passarono velocemente, e riuscimmo ad arrivare a buon punto entro l’ora di pranzo. Key c’invito a pranzare con lui, ma Hongki ed io dovevamo andare per forza. Jong avrebbe potuto sospettare della nostra misteriosa assenza senza avviso, così tornammo a casa.
Prima di uscire di casa, Key mi agguantò nuovamente e mi tenne stretta a lui per un po’, come se potessi scappare da un momento all’altro e in un primo momento mi sorpresi, poi ricambiai l’abbraccio stringendolo forte.
Quando fui libera, guardai Taemin e chiesi: -Appena rinizia scuola mi darai una mano?-.
-Anche due se posso!-, rispose ridendo.
-Grazie. Ci vediamo presto ragazzi. Continuate la base e ve ne sarà grata a vita-, risi.
-Lo facciamo perché teniamo anche noi a quei due trogloditi. Ci vediamo, bellezza-, rispose Minho sorridendo.
-Bye…-, salutai con la mano e uscii, raggiungendo Hongki in macchina.
Osservai la strada e notai che la neve era alta per le strade e il ghiaccio copriva le finestre delle case, creando bellissimi cristalli. Tornammo a casa un po’ stanchi, ma contenti e subito, quando entrammo, Jong ci assalì con una miriade di domande: -Dove siete stati?!-.
-A correre-, rispose prontamente Hongki.
-In jeans?-, chiese scettico mio fratello, alzando un sopracciglio.
Trattenni una risata e cercai di pensare ad una balla decente, che potesse reggere la stupidità di Jong, e destino volle che l’illuminazione arrivò subito: -Siamo usciti per una passeggiata. Tu dormivi e non ci andava di restare in casa come talpe. Abbiamo incontrato gli Shinee e fatto colazione con loro-.
-Kibum non mi rispondeva-, ribatté Jong.
-Aveva il cellulare a casa-, continuai.
-Mmh…-, mormorò pensieroso e lasciò cadere il discorso, tornando a guardare la tv.
Hongki sgattaiolò in camera, mentre io presi Nanà, visibilmente annoiata e la portai in camera mia per giocare un po’ insieme.
 
 
 
***
Gli ultimi giorni di vacanze passarono con una rapidità incredibile, con Jong che avrebbe preferito strapparsi i capelli piuttosto di riuscire a terminare almeno un esercizio d’inglese, ogni qual volta ne apriva i libri, e Hongki che ci annunciò la notizia che i suoi genitori avevano trovato casa e di lì a poche settimane, dopo il trasferimento, sarebbe andato di nuovo a vivere con loro.
-Quindi andrai via dopo il compleanno di Federica?-, chiesi a Hongki una sera, mentre insieme asciugavamo i piatti.
-Credo di sì. Resterò qui fin quando il trasloco non sarà finito e mi dispiace se –abbassò la voce per non farsi sentire da Jong, che stava spaparanzato sul divano, giocando al pc- mancherò a qualche incontro per la fine della stesura della base-, rispose passandomi un bicchiere.
-Non preoccuparti, ce la caveremo –dissi ammiccando- Hai già fatto tanto per Federica. Il massimo che potrai continuare a fare, se proprio non hai tempo, è andare da lei e sollevargli il morale-, dissi sorridendogli.
-Ma Jong non ha ancora ricevuto nessun verdetto finale?-, chiese.
Sospirai e scossi la testa: -Non lo so, ma presumo di no. Gli aveva detto che gli avrebbe fatto sapere quando nella sua testa ci fosse stata meno confusione, ricordi? Ma credo proprio che Jong e Federica non si siano più parlati da quel giorno…-, sospirai e riposi l’ultimo piatto. 
Il tempo stringeva e in pochi giorni insieme agli SHINee eravamo riusciti a scrivere metà base per il testo, ma ancora dovevamo finirla e sperai vivamente che tutti noi potessimo riuscirci per tempo. I ragazzi erano fiduciosi e credevano in ciò che facevano, consigliandosi fra loro e con me su alcuni punti salienti. Jong non si accorse di nulla, poiché Hongki ed io fummo molto più attenti a inventare bugie e a non farci scoprire. Così, una settimana dopo la befana, quando il ghiaccio per le strade sembrava molto meno minaccioso e propenso a far andare i ragazzi a scuola senza schiantarsi su qualche muro per scivolate accidentali, tornammo sui banchi di scuola.
Le lezioni ripresero la loro demoralizzante attività quotidiana, mentre tutti i gruppi in gara per il concorso musicale non persero tempo e cominciarono a sfidarsi fra loro, tenendosi in allenamento. I più determinati erano senza dubbio i SS501, guidati da Hyun Joong, che sembrava, dopo la settimana bianca, tornato il solito pallone gonfiato: rispondeva male, squadrava le persone, era al centro di liti furibonde nei corridoi e ovviamente aveva ripreso ad infastidirmi, punzecchiandomi ad ogni incontro. Ma gli altri membri del gruppo non sembravano più gli stessi combattivi ragazzi che avevo conosciuto; qualcosa nella loro vitalità sembrava aver preso una piega diversa, quasi morbida. Se prima, durante le liti, prendevano le difese di Hyun Joong attaccando i poveri innocenti anche loro, ora erano i primi ad allontanarlo cercando di farlo ragionare. Ero rincuorata dai loro comportamenti e notai Hyung Jun non perdeva mai d’occhio Hyun Joong quando ero nei paraggi. Il perché non me lo chiesi, ma lo apprezzai, perché Joong aveva ripreso a tallonarmi ogni singola volta che mi vedeva, così da mandare su tutte le furie Kibum che conosceva i miei sentimenti. Jong nel frattempo non si accorgeva di nulla, troppo impegnato a piangersi addosso per i suoi voti catastrofici in inglese,  e a cercare di non pensare a Federica quando era in classe. Fortunatamente avevo due angeli custodi che badavano a me come due guardie del corpo.
Non capii, però, perché Joong fosse così ostinato nei miei confronti, anche di più di prima… Cercai di evitarlo in tutti i modi possibili e immaginabili, ignorandolo e proseguendo quando riusciva ad arrivare al mio cospetto come mi ero ripromessa.
 
Uscita dall’aula, dopo una nauseante lezione di matematica di cui avevo capito pochissimo, uscii e mi diressi all’armadietto per cambiare i libri e prendere quelli di coreano; presi anche il mio diario, decisa ad aggiornarlo durante quella lezione, e richiusi l’armadietto.
Era ricreazione, perciò mi diressi nella mensa della scuola per consumare il mio pranzo in tranquillità. Mi sedetti ad un tavolo vuoto e cominciai a mangiucchiare un panino farcito al tonno, assorta in mio pensiero, quando una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare: -Divertita con Kibum durante la settimana di vacanza?-, chiese Hyun Joong sedendosi di fronte a me.
Lo guardai accigliata per un secondo e lo ignorai subito dopo, guardando altrove, decisa a non rispondere a nessuna delle sue domande inutili.
-Dai, lo so che vorresti parlarmi eppure ti rifiuti. Non pensavo che il bacio a Natale ti fosse dispiaciuto così tanto-, continuò irritandomi.
-Che cos’è successo con Key? Come mai m’ignori adesso? Sei stata tu a venire da me la notte delle vigilia o sbaglio?-, commentò distrattamente, guardandomi con un sorriso che lasciava trapelare la sua voglia di vedermi arrabbiata.
Non risposi e per tutto il tempo in cui continuai a mangiare, non fiatai, accrescendo le sue lamentele, che allo stesso tempo alimentavano la mia irritazione: -Forse… mmm… forse il caro biondino si è dichiarato?-, domandò ghignando, riducendo i suoi occhi a due fessure.
Mi pulii le labbra con un fazzoletto e i miei occhi scattarono su di lui, incenerendolo: -Come mai t’interessi tanto di cosa ho fatto o non ho fatto con Key? Non sarai mica geloso?-, chiesi fingendomi curiosa. Mi guardai intorno, ma non scorsi nessuna figura che poteva essere Hyung Jun o Kibum.
-Non sono geloso. A me non interessi –disse maligno con enfasi- ma non voglio che qualcuno distrugga il lavoro che ho cominciato tempo fa-, rispose avvicinando il viso.
-Se davvero non t’interesso non prenderti la briga di baciarmi ogni volta-, risposi acida lanciando fulmini e saette con lo sguardo.
-Perché? Il problema è che a ogni bacio t’innamori sempre di più?-, continuò.
Quelle parole mi stavano colpendo nel profondo, facendomi male, e a giudicare dal suo sguardo aveva quasi raggiunto il suo scopo, ma non mi diedi per vinta. La rabbia sormontò il dolore e scattai in piedi, sbattendo le mani sul tavolo: -ADESSO BASTA! Sto sopportando fin troppo con te! Che cosa ti ho fatto!? Sono sorella di uno degli Shinee!? Beh, mi dispiace! Oppure ti urta che per un attimo abbia pensato a me, in vacanza, e non ai tuoi continui tiri mancini?! Sono arcistufa dei tuoi comportamenti da bullo e pallone gonfiato! Vuoi vincere la gara? Fallo!  A me non interessa, ma smettila di tormentarmi!-, strillai. Fortunatamente la ricreazione era suonata e nella mensa eravamo rimasti solo noi.
Hyun Joong fu disorientato dalla mia reazione e quasi mi sembrò dispiaciuto, ma recuperata un po’ di lucidità si alzò anche lui e ribatté: -Che cosa c’è stato fra te e Kibum!?-, urlò furioso alzando il tono della voce molto più di me.
-CHE COSA TE NE IMPORTA!? Anche se ci fosse stato qualcosa non lo verrei a dire a te! Lasciami in pace Hyun Joong. Mi hai stancato!-, gridai.
-Ascolta, microbo, non ti lascerò in pace neanche per un secondo fin quando la gara non sarà finita! Tu e tuoi amici potete considerarvi vincitori, ma non hanno un briciolo di talento! Stupidi, colorati e inutili!-, sbraitò.
-QUESTO LO DICI TU! Se non fossero stati pieni di talento, non li avrebbero mandati avanti! E adesso spostati! Non voglio più vederti e ho lezione!-, lo rimbeccai, cercando di scansarlo, ma fu tutto inutile perché oppose resistenza sbarrandomi il passaggio.
-Perché? Se non ti faccio passare che cosa farai?-, disse abbassandosi e puntando i suoi occhi grandi nei miei, mentre cercavo di spintonarlo da una parte.
Aprii la bocca per replicare, ma le parole non uscirono, i miei occhi erano presi dai suoi e le mie sinapsi celebrali si erano spente tutto un tratto, facendomi trattenere il respiro.
“L’ultima volta che mi è stato così vicino ho ricevuto un bacio e subito dopo mi ha inferto una ferita profonda. Perché non riesco ad odiarlo come dovrei? PERCHE’?”, pensai non curante del suo sguardo sempre più fiero di avermi zittito una volta per tutte.
-Fammi passare, Hyun Joong-, dissi intontita, dopo un po’.
-No-, rispose secco.
-Falla finita, Hyun Joong!-, gridò una voce dall’altra estremità della mensa, la quale riconobbi immediatamente, lasciandomi sfuggire un sospiro di sollievo. Key era arrivato in mio soccorso.
Hyun Joong si girò verso Kibum, che nel frattempo si stava avvicinando, e lo inchiodò con lo sguardò: -Non dovresti essere a lezione?-, chiese sarcastico.
-E’ la stessa cosa che volevo chiedere io a te-, controbatté Key quando ci ebbe raggiunti.
I due sostennero due sguardi inceneritori fin quando Kibum non si girò verso di me e sorrise: -Andiamo, hai lezione e sei in ritardo-, disse dolcemente prendendomi per mano.
-Stava parlando con me!-, sibilò Joong a denti stretti.
-Ma a quanto pare lei non ha voglia di stare a sentirti -rispose Key con aria da diva- perciò aria. Non ho voglia di litigare-.
Ci mancò poco che Hyun Joong gli ringhiò contro. Era rosso in viso e lo avrebbe ucciso volentieri se ne avesse avuto modo, ma a giudicare dai sul pugni stretti e i suo muscoli tesi sulle braccia, si stava contenendo per non esplodere.
Key mi allontanò da lui, trascinandomi lontana dalla mensa e quando fummo davanti la mia aula, mi guardò intensamente negli occhi e scrutò il mio viso, come per cercare tracce di violenze, ma non trovando nulla chiese: -Ti ha fatto male?-.
-No, non mi ha toccato e non penso lo farà mai. Non è tipo da arrivare alle mani con le ragazze, altrimenti mi avrebbe disintegrato già da un bel pezzo-, risposi abbassando lo sguardo.
-Non si può mai sapere-, commentò Kibum avvolgendomi in un abbraccio che ricambiai.
“Non lo farebbe mai… Tutt’al più mi bacerebbe, così da uccidermi lentamente come ha già fatto”, pensai e sciolsi l’abbraccio.
-Che cosa ci facevi nel corridoi? Non hai lezione?-, chiesi perplessa.
-Non ti ho vista tra i tuoi compagni di classe e mi sono preoccupato. Avevo ragione…-, rispose e mi scompigliò i capelli con una mano.
-Entra in classe. Ti aspetta una sonora strigliata da Rhee. Ci vediamo dopo... tuo fratello vuole che ti accompagni a casa-, disse e mi schioccò un delicato bacio sulla fronte.
Annuii e sospirai. Subito dopo entrai in classe, sentendo gli sguardi di tutti puntati su di me.
 
Kibum mi riaccompagnò a scuola e durante il tragitto fui piuttosto taciturna, guardando fuori del finestrino e pensando a quello che Hyun Joong mi aveva detto: “Non sono geloso. A me non interessi ma non voglio che qualcuno distrugga il lavoro che ho cominciato tempo fa”.
Quelle parole giravano vorticosamente nella mia testa, assieme alle mie domande sul perché non riuscissi a mantenere le promesse fatte a me stessa. Perché non riuscivo a non pensarci?
 Socchiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal rombo della macchina, quando Key chiese: -Siamo tornate di nuovo col muso?-.
Aprii gli occhi e lo guardai: sorrideva raggiante e non sembrava affatto scalfito dal comportamento di Hyun Joong, anzi ne era divertito.
-No, ma non riesco a non pensarci. Il fatto è che quando provo ad allontanarmi lui è continuamente fra i piedi-, mormorai stanca, osservandolo.
-Beh, tutto ciò che devi fare, è resistere alle sue provocazioni. Non è facile, lo sappiamo entrambi, ma devi riuscirci se davvero non vuoi più soffrire-, disse scrollando le spalle continuando a sorridere, non perdendo di vista la strada.
-La mia vita era molto più semplice quando non lo conoscevo-, sospirai sarcastica e allo stesso tempo affranta.
-Già, non dirlo a me. Me lo fai un sorriso?-, chiese voltandosi per un secondo.
Risi e scossi la testa: -Grazie Kibum!-, dissi poggiando la testa sul suo braccio destro.
-Di nulla…-, rispose dandomi un leggero e delicato bacio sui capelli.
La presenza di Key m’insinuava sicurezza e tranquillità, proprio come Hyung Jun, e non era un peso averlo accanto, come avevo temuto dopo la sua dichiarazione, ma al contrario fu semplice, perché mi lasciava libera e arrivava sempre in tempo.
“Ah! Se mio fratello fossi davvero tu, Kibum! Saresti una salvezza continua!”, pensai sorridendo, mentre accostava la macchina di fronte casa.
-Siamo arrivati-, annunciò.
-Grazie per il passaggio, Key -dissi scendendo- ci rivediamo domani a scuola-.
-No, probabilmente dovrai venire da Minho oggi pomeriggio alle cinque. Ti farò sapere quando ci saremo messi d’accordo per bene, ok?-, chiese sporgendosi nella mia direzione.
-Va bene! Bye!-, salutai richiudendo la portiera ed entri in casa.
Lasciai lo zaino sulle scale, andando ad aprire il frigo per bere un po’ di banana-milk e urlai: -Sono a casa!-.
Nessuno rispose, segno che Jong non era rientrato. Strano… di solito era il primo a tornare a casa e mi chiesi che cosa lo avesse trattenuto. Versai un po’ della bevanda un bicchiere, raggiungendone la metà e poi riposi il cartone. Mi sedetti sul divano, accendendo la tv, aspettando il ritorno del dinosauro.
 
*°*°*°*°*
Rientrai in casa più furioso che mai, salutando di sfuggita mia madre e salendo di corsa nella mai stanza. Diedi un violento calcio alla scrivania e sedetti a peso morto sul letto, con la testa fra le mani: -Maledizione! Perché si deve mettere sempre in mezzo!?-, imprecai contro Kibum.
-Come se non bastasse lui, ci si mettono anche i SS501 adesso! Sono miei amici; dovrebbero seguire me, non darmi contro!-, continuai a sbraitare rialzandomi e facendo avanti e indietro per la stanza.
-Ho anche dimenticato lo zaino in classe… Idiota. Speriamo che Hyung Jun l’abbia preso e me lo riporti-, commentai ricordandomi di non aver preso la cartella.
Mi fermai davanti alla finestra e poggiai una mano sul muro, cercando di calmarmi. Non volevo che mia madre mi vedesse in quello stato per l’ennesima volta e chiusi gli occhi, respirando profondamente.
“Forza Hyun Joong. Calma i tuoi bollenti spiriti”, mi ripetei nella testa.
Ansimai a denti stretti e, dopo svariati minuti, quando mi sentii completamente rilassato, scesi di nuovo per pranzare.
*°*°*°*°*
Passarono tre quarti d’ora prima che Jong tornasse a casa, ma non me ne preoccupai. Sarebbe tornato vivo come al solito, perciò pranzai in serenità senza lamentele per casa.
Quando tornò, erano quasi le tre e portava con sé uno zaino che non avevo mai visto. Non era degli Shinee, tanto meno suo e lo scaraventò con violenza sul divano. Lo guardai entrare in cucina e non fiatai, vedendolo livido in volto, e mi avvicinai al povero oggetto trattato con tanta crudeltà: non c’erano targhette che indicavano il nome del proprietario. Nella curiosità, mentre l’osservavo, chiesi: -Di chi è questo zaino?-.
-Di un idiota! Il professore vuole che glie lo riporti anche! Altrimenti “non potrà studiare per l’interrogazione di domani”-, cantilenò rispondendomi furibondo.
-Ah si… ora capisco tutto –commentai sarcastica- allora di chi è?-, chiesi ancora una volta.
Jonghyun spuntò da dietro il muro della cucina e mi guardò apatico: -Kim Hyun Joong-.
Sgranai gli occhi e mi allontanai istintivamente come se fosse stato un veleno o un virus da evitare scrupolosamente.
Jong mi guardò attentamente: -Come mai quella faccia?-.
-Oh… -dissi sollevando il volto nella sua direzione- no, nulla. Mi chiedo perché tu l’abbia preso-, mentii, mentre nel profondo volevo che quello zaino sparisse.
-Perché ho un professore che pende dalle labbra di quell’esibizionista senza cervello! Lo odio, lo odio! Mi ha anche detto che avrei dovuto riportarglielo entro oggi e se non l’avessi fatto, mi avrebbe rifilato un due! Ti rendi conto!?-, sbraitò rosso in viso.
Spostai lentamente e ripetutamente lo sguardo dallo zaino e Jong, perplessa: -E non lo riporterai al proprietario immagino-, commentai.
Presi lo zaino fra le mani, sotto gli occhi di mio fratello, ed ebbi la tentazione di aprirlo come per cercare qualcosa che potesse parlare di me, ma non lo feci; piuttosto, ragionevolmente, dissi: -Non puoi non ridarglielo, Jong. Devi andare-.
-Non lo farò-, continuò imperterrito come un bambino.
-Smettila di fare il ragazzino viziato! –alzai la voce- Vuoi metterti ai suoi stessi livelli?-, chiesi lanciandogli uno sguardo fiammeggiante.
Per quanto odiassi Hyun Joong in quel momento, non potevo non prendere le sue difese, perché se lui si fosse ritrovato lo zaino di mio fratello fra le mani, anche di malavoglia, l’avrebbe riportato a Jong. Già lo aveva fatto con i fogli del loro progetto e su questo non dubitavo.
-No, ma perché t’interessi tanto!? Se vuoi riportaglielo tu! Io non ci vado!-, rispose testardamente e mi fece saltare i nervi. Pensava che non ci andassi?
-E da quando non t’interessa se sono in balia di un ragazzo che non sei tu o uno degli Shinee!?-, strillai imbestialita dalla sua testa cocciuta.
-Da quando… da… YHA! SMETTILA! Lascia lo zaino sulle scale e glie lo porterò poi!-, balbettò per poi esplodere.
Lo guardai truce e presi cappotto, cappello, sciarpa e guanti: -No, caro mio, ci vado io! ADESSO! E non provare a fermarmi!-, gridai.
-YHA! Torna subito qui!-.
-Ci vediamo più tardi!-.
-Non conosci la strada! Dove vai!?-, si preoccupò correndomi dietro, ma ero già fuori del cancello, sulla bici.
-Sarà scritta sul diario! Addio!-, dissi infine e me ne andai.
 
Hyun Joong mi aveva riaccompagnata a casa, una sera, prima di Natale e quando ero rientrata, l’avevo visto tornare sulle vie principali, perciò sulla scia del ricordo seguii quella prima strada che mi portò in centro. Arrivata davanti ad un negozio di parrucchiere, aprii lo dai di Joong e ne estrassi il diario: come avevo presupposto, sulle prime pagine, come ogni persona normale, aveva scritto sull’intestazione del diario la via di casa sua.
La lessi attentamente e la tenni a mente, cercando di ricordare se la conoscessi e fortuna volle che una volta, durante i primi giorni di vacanza, ci fossi capitata per un regalo natalizio. Riposi il diario e subito dopo partii.
Arrivai davanti ad un grande palazzo e incatenai la bici a un palo lì vicino. Mi avvicinai al cancello e cercai di trovare il cognome Kim con un’iniziale vicino che potesse aiutarmi, ma nel palazzo sembrava che ci fosse solo una famiglia che portava quel cognome, gli altri erano tutti Chang, Lee, Park, ecc, perciò fu anche più facile trovarlo.
Suonai il campanello e sentii una voce femminile rispondere: era la mamma?
-Chi è?-, chiese una voce distorta metallicamente.
-Buonasera, signora. Cercavo Kim Hyun Joong. Abita qui per caso?-, chiesi gentilmente speranzosa di aver trovato l’abitazione giusta.
-Sì, chi lo cerca?-, continuò a chiedere.
-Sono… sono… -potevo dire di essere un’amica? Mi veniva l’orticaria solo a pensarci- beh, ecco sono la sorella di un suo compagno di classe e oggi Hyun Joong si è dimenticato lo zaino in classe. Posso salire per restituirglielo?-, domandai.
-Ma certo! Sali pure. E’ il quinto piano-, rispose dolcemente la voce e sentii la corrente aprire il portone.
Entrai in un grande corridoio, dove alla fine c’era un ascensore. Lo presi e spinsi il bottone con su scritto “5”.
 
*°*°*°*°*°
Dopo un sonno ristoratore mi sentii molto meglio e quando aprii gli occhi, mi stiracchiai la schiena e decisi che fosse ora di fare merenda. Scesi in cucina, mi preparai un panino e tornai in camera. Mi sedetti alla scrivania accendendo il pc e sentii il campanello suonare.
Mia madre parlò al citofono con tranquillità, ma la persona che aveva suonato, intuii, che non fosse conosciuta. Tesi l’orecchio e la sentii chiedere chi fosse, quando un suo urlo raggiunse la mia stanza: -Hyun Joong! E’ per te! C’è la sorella di un tuo amico, qui!-.
“Sorella di un mio amico? Io non ho amici che hanno sorelle”, pensai con il panino a mezz’aria, rielaborando le parole di mia madre.
Per un momento evitai di scendere, non sapendo chi fosse, ma quando sentii bussare alla porta un illuminazione perforò il mio cervello: “Oh no… Non ho amici che hanno sorelle, ma un NEMICO!”, pensai in preda al panico improvviso.
Inghiottii il boccone che stavo masticando e per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Mi precipitai giù per le scale e quando mamma aprì la porta, i miei sospetti ebbero la risposta che temevo.
E tu che diavolo ci fai qui!?”.
 
*°*°*°*°*
-Buonasera, signora Kim-, salutai educatamente e chinai il capo in un sorriso imbarazzato.
-Ciao –disse sorridendo- tu sei?-, chiese dolcemente.
Davanti a me, ad aprirmi la porta, c’era una splendida donna, dai lunghi capelli neri raccolti una coda che ricadeva lungo una spalla che sorrideva amorevolmente; i grandi occhi scuri e a mandorla ricordavano molto quelli di Hyun Joong, così come il sorriso gentile e affabile che poche volte gli avevo visto sul volto; era piccola e minuta, ma poco più alta di me.
-Ilaria…-, risposi ricambiando il sorriso con un po’ d’imbarazzo. Com’era bella…
-Ilaria… Prego, accomodati dentro. Non restare lì fuori-, disse gentilmente. Entrai e notai la grande casa arieggiata. Nel salottino c’era sistemato un divano ad angolo in pelle nera e una tv molto grande, mentre davanti a me c’erano le scale che portavano ad un piano superiore e sotto di esse un piccolo corridoio da cui si accedeva ad un’altra stanza.
Lo vidi subito: era appollaiato sulle scale, con un’espressione sconvolta sul viso che non capivo da dove provenisse, che mi guardava fisso. I suoi occhi incontrarono i miei e per un attimo mi sentii morire, perché mi stavano guardando con astio, come se non fossi mai dovuta entrare a casa sua.
-Non sei coreana, immagino-, commentò la madre, la quale non si era accorta del figlio alle sue spalle.
Spostai lo sguardo su di lei, posando lo zaino a terra e le sorrisi nuovamente: -Ah… no. I miei genitori vivono qui da molto tempo, ma le mie origini sono italiane-, risposi.
-Parli bene la nostra lingua, però!-, osservò contenta. Mi piaceva la sua vitalità, era una donna molto gioiosa che ricordava i modi frivoli di mia madre.
-Sono cresciuta qui. Mi sono trasferita quand’ero molto piccola-, dissi scrollando le spalle sorridendo.
La signora Kim si girò e notò il Hyun Joong sulle scale e lo invitò a scendere: -Che ci fai lì? Non scendi?-, chiese.
Hyun Joong, che fino a quel momento era rimasto a guardarci, scosse la testa per rinvenire da un pensiero e rispose: -Sì, eccomi-.
Scese le scale lentamente, puntando lo sguardo su di me e mi trucidò non appena mi fu davanti; ovviamente senza farsi vedere.
-Come mai sei qui? Pensavo che te ne saresti restata lontana per un bel po’ di tempo-, domandò scortesemente, ignorando l’occhiataccia della madre.
-Kim Hyun Joong! Che modi sono?! Non si tratta così un ospite!-.
-Non è un ospite, tanto meno mia amica!-, ribatté imperterrito lui.
-E’ venuta a riportarti la cartella, dato che TU l’hai lascia in giro come se fosse un sacchetto di plastica da gettare via! Abbi un po’ di buone maniere!-, lo strigliò per bene.
Hyun Joong non rispose, ma tenne gli occhi fissi su di me, evidentemente infastidito e mi sentii messa in soggezione. Per un po’ sostenni il suo sguardo, poi fui costretta a guardare altrove: -Beh… il mio lavoro l’ho fatto. Sarà meglio che vada…-, dissi chinandomi e salutando la mamma con un sorriso.
Mi aveva fatto piacere conoscerla e pensai che mi mandasse via, avendo capito lo stato d’animo del figlio, ma con mia grande sorpresa fece tutt’altro: -No, rimani un po’. Posso offrirti qualcosa?-, chiese dolcemente.
-Oh, no signora. Grazie mille…-, risposi educatamente lanciando uno sguardo a Joong.
-Hyun Joong, dille di rimare, per favore-, disse con occhi languidi al figlio che di tutta risposta sgranò gli occhi e aprì la bocca sconcertato.
-C-cosa?-, domandò.
“Non vedi l’ora che vada via, non è così? A scuola è bene torturarmi e a casa tua devo polverizzarmi. Vediamo come te la cavi adesso!”, pensai.
-E’ così carina! Ti ha riportato lo zaino oggi, invece che domani. Potrai studiare per il test! Non hai detto che i libri li avevi a scuola e non sapevi come fare?-, esclamò la madre.
-Si, ma… mamma!-.
-Niente “ma”, signorino! E’ stata gentile a venire fin qui –disse trucidandolo- Per favore, resta un poco-, continuò tornando a guardarmi. La fissai incerta sul da farsi e dopo un’occhiata a Hyun Joong, che mi faceva cenno di sparire, decisi di rimanere a suo dispetto.
-Grazie! –chioccò felice-Vieni in cucina, ti offro una cioccolata calda! Fuori è freddo, come sei venuta?-, chiese con folle entusiasmo, mentre mi faceva strada.
-In bici… In casa non c’era nessuno che potesse accompagnarmi-, risposi mentendo. Non volevo raccontare del perché avessi discusso con mio fratello, tanto meno se l’oggetto della nostra lite era presente.
Mi piaceva la madre di Joong, era simpatica e mi fece sentire a casa. Mi fece accomodare al tavolo e la guardai preparare la cioccolata.
Hyun Joong aveva sentito la mia risposta ed entrò in cucina con aria di chi ne sa una più del diavolo, chiedendo: -Non c’era nessuno? Tuo fratello avrebbe potuto accompagnarti, perché immagino sia stato lui a riportare lo zaino a casa, no? Perché non l’ha fatto?-.
Lo incenerii con gli occhi, mantenendo la calma: -Aveva da studiare anche lui, così non è potuto venire-, risposi secca.
-Ah si? –continuò sedendosi accanto a me, mentre la mamma si girava richiamata dal nostro battibecco improvviso- Non credevo studiasse anche per prendere cattivi voti. Pensavo fosse una dote naturale a cui non porre rimedio-, ghignò.
-Divertente…-, commentai acida.
-Strano che tu sia venuta fin qui solo per uno zaino, non credi? Pensavo che una come te non si sarebbe mai scomodata per così poco e invece… Non si finisce mai d’imparare!-,  disse e la sua allusione non mi sfuggì. 
Pensava davvero che fossi andata a restituirgli lo zaino per vederlo dopo quello che mi aveva detto a scuola? Non si stancava mai si dire una stupidaggine dopo l’altra?!
Aprii la bocca per ribattere, ma la signora Kim fu più veloce: -KIM HYUN JOONG! Smetti d’infastidirla! Se non hai altro da fare che attaccare briga, vai in camera tua e comincia a studiare per domani!-.
-Ma mamma! Non ho fatto nulla di male!-, strillò Joong con un faccino così innocente che quasi gli credetti.
-FILA! -strillò di nuovo la signora Kim- I tuoi occhi dolci non incantano nessuno! Sparisci!-, urlò. Mi sentii chiamata in causa e abbassai la testa a quelle parole:  “Sei una stupida… La madre ha ragione!”.
Hyun Joong si alzò silenziosamente e con la coda tra le gambe si avviò al piano superiore. Trattenni una risata e lo guardai andare via, mentre la mamma mi versava la cioccolata ormai pronta.
-Scusalo tanto… –disse una volta che se ne fu andato- In genere non è così-, disse.
-Non si preoccupi-, dissi sorridendo e la vidi sedersi al posto del figlio.
Cominciai a sorseggiare, facendo attenzione a non scottarmi, ascoltandola parlare: -Per Hyun Joong questo ultimo periodo è stato molto duro. E’ cambiato…-.
La guarda, cercando di capire e le sue parole mi sembrarono simili a quelle di Hyung Jun: -Ci sono stati problemi in famiglia?-, chiesi senza accorgermene e me ne pentii subito, vendendo una velo di tristezza calare su di lei.
-Sì, parecchi… -confermò- te ne ha parlato?-, chiese.
-No, io e Hyun Joong non siamo amici, ma sono legata a uno dei SS501, Hyung Jun. Mi ha detto che lei non è stata molto bene in questi ultimi mesi, ora come va?-, domandai con premura.
-Oh, era solo un falso allarme. Sto bene! Fresca come una rosa! –rise- come vi conoscete allora?-, continuò.
-Ci conosciamo a causa della gara scolastica per la borsa di studio a New York. Mio fratello è in uno dei gruppi che gareggiano-, risposi.
-Oh, allora capisco perché è così ostile nei tuoi confronti. Beh, non è educato. Tu non c’entri nulla con loro-, commentò accigliandosi.
-E’ ciò che penso anch’io, ma lui non vuole capirlo-, dissi scrollando le spalle e sorridendo. Avrei voluto parlare con la madre per sfogarmi con qualcuno che lo conoscesse bene, ma restai in silenzio; preferii sorseggiare la bevanda in silenzio.
-Mmh, penso anche se ti è così ostile è perché nasconde qualcosa che tu non dovresti sapere. Lo conosco troppo bene!-, disse con gli occhi pieni di malizia.
Arrossii e sorrisi: -Che cosa dovrebbe nascondere?-, chiesi sentendo il cuore accelerare e la testa combattere contro quella piccola fiammella di speranza. Sentivo di voler saperne di più. Volevo saperne di più su ciò che pensava Hyun Joong, ma al tempo stesso la mia mente mi faceva rimanere fedele alla promessa che avevo fatto a Key e soprattutto a me stessa.
 
*°*°*°*°*
Appena mia madre mi sbatté fuori dalla cucina, mi diressi in camera sotto suo ordine, mentre sentivo la rabbia ribollirmi nelle vene.
Anche mia madre mi da contro quando c’è LEI nei paraggi! La odio! E pensare che mi sono sentito anche… AISH! Sei uno stupido idiota!”, pensai risalendo le scale.
Ero fuori dalla vista della cucina, ma dalla porta aperta arrivarono le loro voci fin dove ero io. Mi fermai e la prima che mi raggiunse fu quella di mia madre: -Scusalo tanto… In genere non è così-, disse.
“No che non sono così! Sono così solo con le persone che non posso vedere!”, pensai.
-Non si preoccupi-, rispose lei.
-Per Hyun Joong questo ultimo periodo è stato molto duro. E’ cambiato…-, continuò mia madre.
-Ci sono stati problemi in famiglia?-, chiese Ilaria.
-Sì, parecchi… te ne ha parlato?-, chiese
“Certo che non glie ne ho parlato. Sono affari nostri, non suoi! E poi non siamo così intimi perché io possa raccontare certe cose!”.
-No, io e Hyun Joong non siamo amici, ma sono legata a uno dei SS501, Hyung Jun. Mi ha detto che lei non è stata molto bene in questi ultimi mesi, ora come va?-.
“HYUNG JUN!?”. Una mia mano scattò sulla ringhiera delle scale e affinai l’udito e per ascoltare meglio. Come poteva avermi tradito così il mio migliore amico!?
-Oh, era solo un falso allarme. Sto bene! Fresca come una rosa! –rise- come vi conoscete allora?-, rispose gioiosa mia madre, felice di poter dire che stava bene.
-Ci conosciamo a causa della gara scolastica per la borsa di studio a New York. Mio fratello è in uno dei gruppi che gareggiano-.
“Già… che incontro magnifico”, pensai sarcastico.
-Oh, allora capisco perché è così ostile nei tuoi confronti. Beh, non è educato. Tu non c’entri nulla con loro-, commentò mia madre in tono duro.
-E’ ciò che penso anch’io, ma lui non vuole capirlo-, soggiunse lei esasperata.
-Mmh, penso anche che se ti è così ostile è perché nasconde qualcosa che tu non dovresti sapere. Lo conosco troppo bene!-, disse mia madre con velo di malizia nella voce.
Mi aggrappai alla ringhiera delle scale, furioso, ed ebbi voglia di scendere per replicare, ma non potevo o mia madre avrebbe scatenato un putiferio: “Che cosa stai dicendo, mamma!? Io non nascondo niente! Che allusioni strane fai? Capirà male se continui così! MANDERAI IN FRANTUMI IL MIO PIANO!”.
-Che cosa dovrebbe nascondere?-, chiese lei con un filo d’imbarazzo.
-Non so… Di certo qualcosa che riguarda te, ma che non vuole che tu sappia. Il viso di mio figlio non ha segreti per me e non avrebbe reagito così male quando gli ho detto di andarsene via, se non teneva alla persona che aveva di fronte-, ci fu silenzio e poi continuò: -Fra voi due c’è qualcosa?-, chiese e immaginai l’imbarazzo di Ilaria salire alle stelle. Perché mia madre doveva essere così pettegola con le ragazze? Perché!? E poi cosa poteva importargli!? Forse l’unica cosa buona di quella domanda era che magari avrei scoperto se davvero il mio duro lavoro per conquistarla aveva dato i suoi frutti.
-No… non proprio. Tra noi non c’è niente-, rispose Ilaria e notai che nella sua voce c’era molta tristezza.
Allora ho ragione… Ti piaccio!”, pensai e stranamente sentii il mio cuore prendere un ritmo più veloce.
-Mmh, ma a te piace?-, continuò a domandare senza pudore mia madre. Possibile che aveva una faccia così tosta!?
Ci fu un momento di silenzio, in cui non sentii una risposta, ma subito dopo mia madre esclamò: -Oh, sei così dolce! Spero che sia ricambiato!-.
“Ricambiato?! Che cos’ha risposto!? Ho ragione io!”, pensai allargandomi in un ghigno.
-Ho finito la mia cioccolata. Si è fatto tardi e credo che sia ora di tornare a casa… Grazie mille signora Kim-, disse lei e sentii il rumore della sedia che si muoveva, segno che si stava alzando.
-Di nulla, grazie a te. Mi ha fatto piacere conoscerti-.
-Anche a me-.
Le vidi uscire dalla cucina  e mi sbrigai a salire gli ultimi gradini, di modo che non mi potessero vedere, ma che io potessi continuare a sentire.
-Vuoi che Hyun Joong ti accompagni? Si sta facendo buio e non mi va che te ne vada in giro da sola…-, disse mia madre premurosamente.
Non mi va di accompagnarla e poi c’è ancora luce! Per oggi ne ho avuto abbastanza di lei!”.
 
*°**°*°*
-Oh, no. Mille grazie, ma non credo gli possa far piacere. La ringrazio comunque tanto-, risposi alla signora Kim, che gentilmente si aveva proposto di farmi accompagnare da Hyun Joong.
- -No, è meglio così. La prego...-, dissi implorante. Non volevo che Joong potesse infastidirmi ancora o peggio farsi prendere da una delle sue crisi e cominciasse a provocarmi fino a darmi un’altra illusione.
La madre mi sorrise dolcemente e la salutai chinando il capo: -Arrivederci!-, dissi e aprii la porta.
-Torna a trovarci, cara. Ciao!-, disse e mi lasciò andare.
Una volta fuori casa presi un bel respiro e salii in sella, sfrecciando fra le macchine e pensando alle parole della signora Kim.
 
-Che cosa dovrebbe nascondere?-.
-Non so… Di certo qualcosa che riguarda te, ma che non vuole che tu sappia. Il viso di mio figlio non ha segreti per me e non avrebbe reagito così male quando gli ho detto di andarsene via, se non teneva alla persona che aveva di fronte-.

*°*°*°*
Quando se ne fu andata, quasi mi sentii in colpa, ma non scesi tantomeno intervenni. Salii in camera mia, con il battito ancora accelerato e chiusi la porta. Mi appoggiai al muso, socchiudendo gli occhi. Presi un bel respiro e mi tastai il petto: “Perché batti così forte? Che cosa mi vuoi dire? Non puoi esserti innamorato di lei… Non puoi! O forse si? Hyun Joong deciditi una buona volta…”.   


{Spazio Alue! :D}
Miei cari ragazze e ragazzi... u.u BUON ANNO A TUTTI! =D Passato bene il capodanno? Mi domando quanti di voi si siano sfondati nell'alcol come Minho e Hyun Joong qualche capitolo precedente e chi altri invece siano andati in qualche casa di amici a non fare danni e a passare un sereno capodanno XD 
Beh, oltre questo, piaciuto il capitolo? Sì, lo so, lo so, la storia procede un po' a rilento e questo diciamo che è stato un capitolo di stop fra il viaggio di Kibum con Yaya e i problemi di Feffe e Jong... ma faranno pace presto (forse nel prossimo capitolo, chissà? u.u) e questo è anche uno dei capitoli più lunghi, perciò spero proprio che mi lasciate un commentino almeno due persone in più del normale (fatemelo come regalo di Natale ormai passato ç_ç).
Un kiss a tutti! alla prossima! :3
Grazie per essere passati e al prossimo capitolo!

 
  
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