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Autore: Rallienbow_    02/01/2014    1 recensioni
{ ATTENZIONE, contiene spoilers dell'originale "Everyone needs an help". }
Di cosa si tratta? Di Evan Lockwood, un giovane demone imprigionato sulla Terra, di Hikari Harvey, una strega dai capelli colorati, e del loro amore. Partiamo dall'inizio.. Anzi, no. Partiamo dalla fine e procediamo a ritroso.
« E così, semplicemente, si addormentarono, insieme, innamorati, ma senza mai dirselo. Lei perché aveva paura che lui scappasse, lui perché sapeva che lei sarebbe morta, e se avesse detto ad alta voce quello che provava poi sarebbe stato ancora peggio. 
Ma loro lo sapevano che si amavano, se lo leggevano negli occhi, non avevano bisogno delle parole. »
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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« Kari, cosa fai oggi pomeriggio? » Evan sfoderò il suo sorriso migliore, lo sguardo azzurro vispo. Hikari osservò il professore, che al momento era di spalle e stava scrivendo alla lavagna, poi spostò lo sguardo sulla figura di Evan. « Vuoi bellamente ignorare tutte le pagine che abbiamo da studiare per domani?! » la piccola strega sgranò gli occhioni verdi e scosse velocemente il capo, tornando poi ai suoi appunti. Evan alzò gli occhi al cielo e le tirò una pallina di carta. Hikari gli lanciò un'occhiataccia e sussurrò pianissimo: « Che vuoi? » 
«Studiamo al parco? »
« Mhpf. E va bene! » Hikari scosse velocemente la testa, scarabocchiando poi qualcosa sul suo quadernetto lilla.

{...}

Il sole non splendeva e l'erba non era smeraldina. Londra non era esattamente una città calda. Hikari era abituata all'aria frizzante di Bristol, la pioggia di Londra non la disturbava mai, anzi, le piaceva. Le dava quella sensazione strana, che se fosse rimasta sotto l'acqua tutti i problemi e tutti gli sbagli si sarebbero sciolti ai suoi piedi in una pozzanghera nera e sarebbero rimasti lì, dove non avrebbero più potuto farle male.
Evan la aspettava seduto sotto il gazebo in legno del parco dietro la scuola; le pagine dei libri aperti sul tavolo svolazzavano leggermente, mentre un fuoco fatuo galleggiava a mezz'aria, rischiarando tutta la costruzione. « Questa mattina c'erano delle belle nuvole bianche, non pensavo che piovesse. » con una piccola smorfia di tristezza dipinta sul volto, Hikari appoggiò lo zainetto lilla sul tavolino. « Ma tu hai tutto lilla? Ci sono tanti altri bei colori, come il rosso! » Evan si pentì immediatamente di aver detto quella frase. Certo, il suo colore preferito era davvero il rosso, ma il mondo di Hikari era colorato di rosso sangue da quando aveva sette anni. Come sarebbe potuto piacerle un colore del genere? Un colore che le provocava così tanta sofferenza? I suoi occhioni verdi si abbassarono sugli appunti del ragazzo, che prese in mano con un gesto delicato. « Questi sono sbagliati. Ma che cavolo fai durante le lezioni?! »
« La mia risposta risulterebbe volgare se dicessi il fondoschiena di qualche bella studentessa? » un sorrisetto divertito era apparso sul volto del demone, che stava giocherellando con il fuoco fatuo. Creava dei bagliori curiosi, che illuminavano il volto di Hikari e mettevano in risalto i suoi lineamenti dolci e per niente duri. Lei stava sorridendo. Sì, beh, aveva un'espressione contrariata, per via dell'affermazione di Evan, ma stava sorridendo. « Questi li ho presi per te. » tirò fuori dalla tracolla nera un mazzetto di fiori di lavanda. Hikari li prese in mano e li portò al naso, inspirò appena e il profumo dei fiori le invase le narici, come accadeva sempre quando entrava nel negozio di sua madre. - Come facevi a sapere che sono i miei preferiti? »
 « Mi sono lasciato guidare dal colore. » Hikari ridacchiò, e le guance le si colorarono di un leggero rosa. Il suo colorito era pallido come i raggi della luna; i medici le avevano detto che non era solo a causa della poca melanina ma anche perché, dopo i suoi attacchi, per quante infusioni di sangue le facessero, i globuli rossi rimanevano comunque sotto la media. Anche un banale taglio, nel posto sbagliato, sarebbe potuto esserle fatale in quanto, avendo una quantità di sangue minore, sarebbe morta dissanguata in meno tempo. « Grazie, Evan. » le dita di Hikari, che sbucavano dai guanti, correvano velocemente sugli appunti di Evan, correggevano dov'era necessario, sottolineavano le cose importanti e cancellavano ciò che non serviva. « Kari.. » gli occhi di Evan si riempirono di orrore e panico, quando la piccola strega iniziò a perdere sangue dal naso. « Non.. » Hikari non riuscì a terminare la frase.
Il suo piccolo corpo venne scosso da una lunga serie di colpi di tosse, ma dalle labbra usciva altro sangue. Mise una mano davanti alla bocca, ma dopo poco i suoi occhioni verdi smisero di vedere e vennero rapiti da un qualcosa che Evan non conosceva.
Buio. Era come se finisse in un profondo e buio pozzo, cadeva sempre più in giù, non c'era una fine. Era uno stato di incoscienza, ed Evan non aveva nessuna idea di cosa fare per poterla aiutare. L'unica cosa che gli venne in mente fu di prenderla in braccio e tenerla stretta fra le sue braccia, mentre veniva colta da spasmi sempre più forti. Poi Evan notò che Hikari aveva toccato un fiore con la mano sporca di sangue, dunque anche la lavanda si era macchiata di quel rosso scuro. E la rabbia montò nel giovane, una rabbia così grande che il fuoco fatuo esplose in mille pezzi. Evan voleva scappare. Aveva paura, voleva solamente andarsene e lasciare che qualcun altro risolvesse la situazione, che Hikari tornasse semplicemente a stare bene. E per un momento ci pensò. Pensò di lasciare la ragazza lì, da sola, a morire. Pensò a quanto sarebbe stato facile compiere un gesto del genere. Ma poi la voce di Layla gli entrò nel cervello. "Davvero non capisci perché non riesci a imparare i miei insegnamenti? Perché sei un egoista, Evan! Sei un figlio di papà, come direbbero qui sulla Terra! Sei un vigliacco, che prende le decisioni più comode per facilitarsi la vita! Se vuoi imparare, prendi le decisioni difficili. Ma sai cosa ti dico? Mi fai schifo! Per quanto mi riguarda, sei il rifiuto della nostra società!"
Gli avevano fatto male, quelle parole. Gli aveva fatto male lo sguardo della vampira, così pieno di rabbia e delusione. Gli aveva fatto male vederla piangere, perché aveva capito che lui era un emerito coglione e non sarebbe mai stato in grado di prendere la decisione giusta, quella complicata. Ma in quel momento Hikari stava soffrendo. La sua pelle era diventata pallidissima, e perfino le mani del ragazzo erano sporche del sangue di lei. E allora decise che per una volta avrebbe lottato, che per una volta non avrebbe mollato tutto quanto e non avrebbe messo la testa sotto un cuscino. Si alzò in piedi e cominciò a correre per le strade affollate di Londra con il corpicino di Hikari stretto a sé, verso l'ospedale più vicino.

{...}

« Buongiorno, Luce. » Hikari aprì debolmente gli occhi e si guardò intorno. Non aveva bisogno di chiedere dove fosse: il bianco accecante ovunque le indicava che era all'interno di una struttura ospedaliera. Sentiva sulla pelle soffice la pressione del tubetto in plastica che le portava ossigeno al naso, le lenzuola ruvide, il materasso scomodo. Voltò il viso alla sua sinistra, con molta lentezza, e trovò Evan accanto al suo letto, la testa appoggiata sul bordo del materasso, la mano intrecciata alla sua. « È rimasto qui tutta la notte. » Ellie guardava Hikari con un'espressione a metà fra il dolce e il preoccupato. « Come ti senti? » La risposta arrivò dopo qualche istante, con molta fatica. « Stanca, debole, come ogni volta. »
« Allora riposa. Lui ti proteggerà. »

  
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