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Autore: larrytheway    02/01/2014    14 recensioni
"Hai bisogno di una mano?" chiesi io preoccupato.
Quella frase mi cambio la vita, solo che me ne resi conto troppo tardi...
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le mie labbra sfioravano le sue, potevo sentire il suo alito fresco accarezzare il mio labbro inferiore. Non le tolsi gli occhi di dosso: le appoggiai dolcemente le mani lungo il collo sentendola rabbrividire al tocco, facendomi sorridere.
L’avvicinai sempre di più, la distanza era quasi svanita “Niall, Emily!”. Louis gridava a squarciagola dal piano inferiore. Vidi Emily allontanarsi, prendendo le mie mani con le sue: a quel tocco il mio cuore iniziò a battere più forte, sempre più forte. Le cosiddette farfalle nelle stomaco cominciavano a farsi sentire.
“Avanti, venite fuori!” Questa volta era Liam a gridare, piuttosto preoccupato.
Emily tirò un po’ fuori la testa dalla rientranza in cui eravamo nascosti: il corridoio del piano superiore era vuoto. Prese la mia mano, uscendo per prima e camminando lungo il piano, tirandomi leggermente. Mi bloccai con i piedi, che erano saldamente puntati al tappeto della vecchia casa: lei si girò, guardandomi negli occhi “Andiamo…” sussurrò lei, come un bisbiglio, posando velocemente lo sguardo dalla mia mano ai miei occhi. Sentì il corpo andarmi a fuoco lentamente, mentre una lacrima solcava la guancia destra. Non avevo motivo di piangere,
non c’era spiegazione.
“Ehi” s’avvicinò a me lentamente, posando la mano sulla mia guancia, terribilmente calda. I nostri sguardi s’incrociavano ogni tanto mentre lei cercava il contatto fisso, invano. “Non piangere” aggiunse, svariati secondi dopo, posando dolcemente le labbra contro le mie.
Le cinsi con le mani i fianchi: non volevo lasciarla andare, non potevo. Ero stanco, distrutto, non potevo sopportare di perderla nonostante ci conoscessimo da poco.
Devi tenerla d’occhio, questo era l’unico pensiero che vagava nella mia mente.
Sentimmo la porta d’ingresso sbattere violentemente, di sicuro i ragazzi erano usciti furiosi. “Sono qui Niall” disse poco dopo lei,  prendendomi con entrambe le mani le guance e appoggiando la sua fronte contro la mia, ancora calda.
Sorrisi leggermente: stavo meglio, ogni sua parola mi rassicurava.
Prese nuovamente la mia mano e si voltò di scatto, lasciando che una lunga scia di fragola e vaniglia mi pervase, per poi andare di sotto e uscire da quella casa.
“Oh eccovi qua!” disse Harry, battendo le braccia contro le cosce, guardandoci “Scusate…” risposi pronto, guardando i quattro che a quanto pare erano abbastanza in pensiero per noi.
Louis alzò gli occhi al cielo, scocciato, per poi salire in macchina sussurrando un “Voglio tornarmene a casa”. Salì anche Zayn al posto del guidatore mentre noi quattro entrammo da dietro; pioveva e il sole era quasi calato dietro le montagne all’orizzonte.
Questa volta mi misi vicino al finestrino destro, appoggiando la testa al vetro e guardando le gocce scivolare lungo esso. Spostavo ogni tanto lo sguardo verso Emily che aveva la testa appoggiata alle mie gambe con il resto del corpo esile su Harry e Liam.
Guardai i ragazzi: nessuno apriva bocca ed era una cosa strana, la maggior parte delle volte nell’auto l’unico suono erano le risate e le urla.
Louis stava appoggiato anch’egli al vetro a sinistra con le braccia conserte, Zayn guidava tranquillo davanti a me, fumando una sigaretta.
I due dietro accanto a me, invece, parlottavano tra loro, tra uno sbadiglio e l’altro.
Emily giocava con la mia mano, facendomi sorride: il suo petto si abbassava e si alzava regolarmente, mentre di tanto in tanto spostava le ciocche di capelli che le ricadevano sul viso con la mano libera.
Zayn fermò la macchina davanti a un bar all’angolo di una piccola stradina sperduta. Rimasi con lo sguardo fisso rivolto alla pioggia, fin quando il frastuono della portiera chiusa violentemente non mi scosse.
“Ho prenotato io per tutti voi” disse Louis, ancora appoggiato al vetro, per poi girarsi del tutto verso di noi: Liam deglutì rumorosamente, mentre Harry lo guardava tranquillo. “Cosa hai prenotato?” chiese Emily, aprendo dolcemente gli occhi e strofinandoli un po’ con i palmi delle mani.
Il moro la guardò “Cioccolata calda e brioche, sono le quattro del pomeriggio e la macchina non va più quindi restiamo qua” rispose, alzando le spalle.
Capii il motivo in quell’istante: l’auto era andata in panne e noi eravamo a piedi, ma con quella pioggia e con la fitta nebbia non saremmo andati da nessuna parte.
Il rumore dell’acqua si fece sempre più forte, non voleva cessare. I respiri iniziarono a diventare pesanti e leggere nubi di fumo uscivano dalle nostre bocce e dai nostri nasi a ogni respiro.

Sentii all’improvviso qualcuno battere sul vetro: sussultai dallo spavento, girandomi “Entrate!” gridava Zayn sotto la pioggia, per farsi sentire “Hanno il riscaldamento” aggiunse, con qualche nota più alta, correndo al piccolo bar/albergo, se si poteva definire così. Aprimmo le portiere e, velocemente, uscimmo dall’auto correndo verso la piccola tettoia del bar: il posto era abbastanza accogliente.
Era in legno, sembrava tanto una di quelle graziose baite di montagna e le decorazioni richiamavano molto quest’ultima. Al bancone vi era un uomo anziano, dietro di lui molte bottiglie di alcolici e uno specchio che ricopriva quasi tutta la parete dietro il bancone.
“Ragazzi ditemi pure” disse il vecchio, congiungendo le mani e sorridendoci. Zayn parlò con l’uomo, mentre io mi guardavo intorno: c’era una scala il che stava a constatare che vi era un piano superiore “Avete delle camere?” chiesi io ad un tratto, interrompendo il loro discorso. Il vecchio mi guardò, corrugando la fronte in un espressione perplessa “Certamente, anche grandi per più persone” rispose lui cordiale, guardandomi.
Io annuii, poi lasciai parola a Zayn, prendendo una brioche dal piatto che la donna di servizio pochi minuti prima aveva lasciato sul bancone per noi.
“Quindi quattro camere, solo per questa notte” disse, rivolgendosi all’uomo che annuì, prendendo le chiavi dietro di se.
Quattro? Non capivo… una per me e Emily ci stava, non avremmo avuto problemi a dormire insieme, già passava molte notti a casa mia e sarebbe stato abbastanza normale. Ma chi altro avrebbe condiviso la camera? Che fossero Lou e Harry?
No, quei due non sarebbero riusciti a dormire assieme, l’ultima volta il riccio buttò per terra Louis e quest’ultimo iniziò a bestemmiarli dietro, mentre l’altro dormiva profondamente.
Magari Zayn e Liam: visto il bacio durante la sera precedente molto probabile che stesse per succedere qualcosa, ma poi boh, sono affari loro.
Presi la prima chiave che mi diede Zayn “Questa è quella a letto matrimoniale” disse lui, dopo avermela consegnata, facendomi diventare rosso come un pomodoro.
Che si aspettava? Qualche urla e lo scricchiolio del letto?
Roteai gli occhi un po’ scocciato mentre, avvicinandomi alle scale, Zayn sghignazzava un poco.
“Oh, ma guarda un po’” Ancora tu no, pensai io sbuffando molto sonoramente.
Christine scendeva le scale seguita dai ragazzi di qualche giorno prima, quelli che toccarono Emily.
Avevo l’istinto di picchiarli, mettere su una rissa: ero abbastanza bravo in queste cose grazie agli incontri di boxe, ma la mano saldamente stretta alla mia di Emily mi calmò, iniziando a respirare più regolarmente.
“Non è il momento” disse Louis, avvicinandosi di poco a lei, che ridacchiò.
Quei capelli cotonati mi facevano venir i nervi a fior di pelle.
Il colore dei capelli neri risaltava gli occhi, di un verde abbastanza chiaro, con piccole macchie di marrone verso la pupilla. Avrei detto fredda come il ghiaccio, ma era un paragone minimo in confronto a lei.
Christine posò le mani sui fianchi, mentre ai lati i due ragazzi guardavano male Louis e gli altri. Se ne andò, senza spiccar altra parola, lasciandoci soli.
Guardai il moro che aveva lo sguardo perso alla porta “Come hai fatto?” chiese Liam, con il respiro corto e tremando.
Alzò le spalle, Louis, salendo al piano di sopra: le stanze erano davvero poche.
Saranno state massimo una decina, non di più “Carino come posto!” esclamò Zayn, aprendo la sua stanza, mentre Liam si precipitava sul suo letto, sdraiandosi prono.
Ridemmo, mentre noi altri aprimmo le nostre stanze. Rimasi a bocca aperte guardando la nostra: la grande finestra era chiusa, non si poteva vedere fuori, il letto a due piazze era padrone della stanza, con un piumone rosso sopra esso e due cuscini a testa.
Il bagno non c’era, purtroppo avremmo dovuto condividerlo. Vi era un grande comò al lato destro e una cassapanca davanti al letto con sopra due o tre peluche. Dinanzi a tutto vi era una televisione, poggiata a un altro comò.
Emily ripeté l’azione di Liam, buttandosi sul letto e occupandolo tutto con il suo esile corpo. Sorrisi poi chiusi la porta, dopo che la donna di servizio informò tutti noi che la cena sarebbe stata pronta alle otto circa. 
Mi sdraiai vicino a Emily, accarezzandole dolcemente i capelli, finchè non ci addormentammo...





















 


OCCHI A ME BELLA GENTE!

Eccomi qua, con un altro capitolo di questa ff.
Mi scuso immensamente
per il ritardo, ma dovevo aggiornare prima Marktplatz
iniziare I want to be loved by you
mi perdonate? spero di si *le lanciano pandacorni*
A parte questo, buon 2014 a TUTTI!
Spero lo passiate bene e in felicità :)
Altra cosa che vi dico, riguardo alla ff è... recensite?? vi preeeego
So che leggete perchè le viste sono tante, ma lasciare un piccolo
commento di 11 paroline o più non guasta, ve ne sarei grata 
Ora vi lascio, non ho altro da aggiungere, a prestoo

-Alessia

 
   
 
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