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Autore: sleepingwithghosts    02/01/2014    2 recensioni
(...) mi ripetete come, di preciso, riusciremo a scovare Jared, Shannon e Tomo?»
Una malsana idea nata subito dopo aver visto Artifact. Tre amiche che partono alla ricerca dei loro eroi, prendendo un volo last minute per Los Angeles e che finiranno per mangiare tante ciambelle, questo è sicuro. Ma li incontreranno? Ci riusciranno davvero? Che l'avventura abbia inizio.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Dimmi che non stai facendo quello che sto pensando che tu stia facendo», dico, cercando di nascondere una risata. Jared mi guarda voltandosi appena, un sorriso furbo sulle labbra, e annuisce. Mi siedo sul bracciolo di uno dei tanti divani che troneggiano nel salone del quartiere generale della band, e mi godo la scena sorridendo.  Jared, il suo fedele Blackberry stretto fra le mani, si è posizionato davanti a un esemplare di Shannon addormentato con un impacco di argilla sul ginocchio e la testa a penzoloni con tutta l’intenzione di immortalare quel momento. Da qua non vedo bene, ma è probabile che Shannon abbia anche le bavette che gli escono dalla bocca. Dorme di gusto, lo si vede dalla pelle del volto distesa e rilassata, dalle labbra leggermente dischiuse. Quello che in questo momento non sa, perso fra le calde braccia di Morfeo, è che si sveglierà con un torcicollo del diavolo e con una foto decisamente compromettente nel telefono del suo adorabile fratellino. E non solo in quello.

«Ora la invio a Tomo», ridacchia Jared dopo averla scattata.

«A proposito di Tomo», dice Francis, «dov’è?»

Jared alza le spalle. «A casa sua, immagino».

In quell’esatto istante sentiamo bussare alla porta del The Hive e Jared, la faccia corrucciata, si fa strada fra la confusione generale che regna nella stanza, e va ad aprire la porta.

«Hola amigo!», esclama Tomo, un sorriso a trentadue denti che si fa spazio fra la folta barba nera. Sento che il cuore potrebbe esplodermi da un momento all’altro dall’emozione. Ancora sulla porta di casa lo vedo alzare il telefono con la foto del bell’addormentato sullo schermo. «Devo preoccuparmi?».

«Che cosa ci fa qui?», chiede Jared scansandosi per farlo entrare in casa.

Tomo alza le spalle. «Mi annoiavo. A casa ci sono i parenti di Vicky, quindi la chitarra è off limits, e direi che anche mia moglie lo è, troppo indaffarata a pulire casa, a portare tè e pasticcini a sua nonna e quant’altro. Sono semplicemente fuggito dall’inferno». Jared gli da delle pacche sulle spalle e lo spinge in avanti, ma Tomo si blocca all’istante quando ci vede appollaiate sul divano. «Amico, non è che devi spiegarmi qualcosa?», chiede inclinando la testa rivolto verso Jared.

«Potrebbe farlo Shannon». Pronunciando il nome del fratello alza il tono della voce a livelli che non sono sicura siano legali, e il povero malato alza la testa in un scatto, aprendo gli occhi come un pulcino appena uscito dall’uovo.

«Cosa? Cosa succede?», domanda, guardandosi attorno probabilmente alla ricerca di un incendio. Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere, e in pochi secondi tutti, tranne Shannon ovviamente, mi seguono a ruota. Quando si accorge dalla presenza di Tomo, la sua faccia diventa definitivamente un punto di domanda. «Tomo? Ma che diavolo ci fai qui?».

«Si annoiava», risponde Rain e vedo il chitarrista annuire.

Shannon ci scruta per qualche secondo tutte e tre e poi sorride. «Avete conosciuto Tomo!». Non riesco a capire se si sia rincitrullito nel giro di un’ora, se i farmaci che sta assumendo per il ginocchio gli stiano facendo degli effetti strani o se sia ancora rintronato a causa del sonno. Qualunque cosa sia lo rende molto più divertente del solito. E buffo.

«In realtà non ho la più pallida idea di chi sono. Saresti così gentile da presentarmele, Shan?», dice Tomo.

Shannon si siede più comodo, imprecando quando muove il ginocchio per il dolore. «Fanculo», esclama passandosi una mano sulla fronte, per ritrovarsi poi cinque paia di occhi puntati addosso. «Sto bene». Nessuno di noi gli crede, ma non possiamo fare più di tanto. «Le ho trovate nude sulla spiaggia».

Sento la saliva raggrumarsi in gola e comincio a tossire per evitare di soffocarmi. «Non eravamo nude!», di difendo, tra un colpo di tosse e l’altro.

«Avevate solo la biancheria», puntualizza. Vorrei intervenire ma lui continua il suo racconto. «Quando mi hanno detto che sono delle Echelon mi sono sentito in dovere di aiutarle, per cui sono andato a cercare dei vestiti a casa di Antoine».

«Antoine?», chiede Tomo. Ho come l’impressione che il dj non gli piaccia molto. «Lo vedi ancora?».

«Qualche volta», risponde Shannon, non guardando in faccia l’amico. Mi volto verso Frances e Rain e hanno anche loro delle espressioni corrucciate a causa di quella celata schermaglia di opinioni. «In ogni caso, non potevo lasciarle sole senza un centesimo, per cui le ho portate alla festa con me».

«Perché eravate senza un centesimo?», chiede Tomo.

«Ci hanno derubate quella sera. Soldi, vestiti, cellulari, tutto», dice Rain.

«Un certo Paul», continua Francis. Quando pronuncia il suo nome sento le mani prudere, e sono costretta ad incrociare le braccia. Non sono mai stata una tipa violenta, che cosa mi sta succedendo?

«E poi?». Tomo rapito dal racconto del nostro incontro con Leto Senior mi fa tenerezza.

«E poi mi hanno ricattato», dice Shannon.

«Che cos’è che abbiamo fatto noi, scusa?», sbotto.

Shannon ridacchia. «Visto che ti sei autoproclamato nostra balia è tuo dovere aiutarci», mi scimmiotta, utilizzando le stesse parole che avevo usato io giorni prima, e sento anche le orecchie arrossire. «Quindi le ho portate a prendere dei cellulari nuovi e a fare un giro in centro».

«E al Luna park a prendere lo zucchero filato», aggiungo io.

«Come un bravo papà», ridacchia Tomo. Io, Rain e Francis ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Shannon ci lancia un’occhiataccia che ci zittisce all’istante. “Quello che succede al Luna park, resta al Luna park”, ci aveva detto quel giorno e noi avevamo promesso.

«Il giorno dopo erano a New York per incontrare me», dice quindi Jared che fino a quel momento era rimasto in silenzio. «Ma a causa del ginocchio di Shan siamo dovuti tornare a casa, e ora sono qui a farci compagnia e a raccontarci un po’ di aneddoti echelon».

«Delle echelon al The Hive, è successo solo una volta ed è stato bellissimo», sorride Tomo. Solo in quel momento mi rendo veramente conto di chi ho davanti e mi aggrappo alla collana con la triad che porto al collo.

«Tomo», me ne esco io dopo un po’ interrompendo la sua chiacchierata con Shannon, «posso abbracciarti?». Lui scoppia a ridere e mi viene incontro. Lo abbraccio, e un secondo dopo sento che anche le mie amiche si sono strette intorno a noi, e mi viene da ridere e da piangere contemporaneamente.

«Che cosa succede qui?», chiede Jared che si era spostato in cucina a prepararsi qualcosa da mangiare. Quando vede il nostro abbraccio si fa spuntare un grosso sorriso sulla faccia e ci raggiunge con una piccola corsa, sbilanciandoci tutti e facendoci finire sul divano affianco a Shannon che, per fortuna dotato di riflessi pronti, si scansa prima di venire investito.

In  quel momento, con la risata di Tomo nelle orecchie e le braccia di Jared e Shannon che toccano le mie, sento che non potrei essere più felice di così, e sorrido, rido, piango, non so più nemmeno io che cosa faccio, ma mi sento viva, come quando li ho visti per la prima volta in concerto, e ho sentito il mondo scivolarmi addosso, come quando li ho visti la seconda volta, e loro erano già diventati degli amici da cui non riuscivo a separarmi, perché mi tenevano compagnia, mi consolavano, mi facevano ridere, stare bene. Quando ci sciogliamo dall’abbraccio, decidiamo che è tempo per noi di andarci a fare una lunga e meritata doccia, quindi salutiamo i ragazzi, come se davvero fossero i nostri più cari amici, e ci chiudiamo la porta del The Hive alle spalle.

«Non ci credo», dice Rain, un sorriso da ebete in faccia.

Annuisco. «I believe in nothing but the beating of our hearts». E i nostri cuori, in questo momento, stanno battendo veramente forte. Li sento, forti e chiari, e in loro credo, credo solo in loro. Sorrido. «Ce l’abbiamo fatta».

 

 

Per la milionesima volta: sono imperdonabile, lo so. But surprise!, il nuovo capitolo è qui. Finalmente le ragazze hanno incontrato Tomo e la sua fantastica risata. Non so se sono coincidenze o no, ma oggi sono passati due mesi dal concerto di Milano e io sono mezza depressa. In ogni caso finalmente è uscito il capitolo, quindi forse è proprio merito del ricordo di quel giorno super speciale.
Colgo l’occasione per dirvi altre due cose, prima: buon anno nuovo, che vi porti tante belle cose, eccetera eccetera, e, seconda: ho iniziato una nuova storia con protagonista Jared, Sleeping with ghosts, leggetela, se vi va.
MarsHug per tutte, Deb.

  
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