«Dimmi
che non stai facendo quello che sto pensando che tu stia
facendo», dico,
cercando di nascondere una risata. Jared mi guarda voltandosi appena,
un
sorriso furbo sulle labbra, e annuisce. Mi siedo sul bracciolo di uno
dei tanti
divani che troneggiano nel salone del quartiere generale della band, e
mi godo
la scena sorridendo. Jared,
il suo
fedele Blackberry stretto fra le mani, si è posizionato
davanti a un esemplare
di Shannon addormentato con un impacco di argilla sul ginocchio e la
testa a
penzoloni con tutta l’intenzione di immortalare quel momento.
Da qua non vedo
bene, ma è probabile che Shannon abbia anche le bavette che
gli escono dalla
bocca. Dorme di gusto, lo si vede dalla pelle del volto distesa e
rilassata,
dalle labbra leggermente dischiuse. Quello che in questo momento non
sa, perso
fra le calde braccia di Morfeo, è che si
sveglierà con un torcicollo del
diavolo e con una foto decisamente compromettente nel telefono del suo
adorabile
fratellino. E non solo in quello.
«Ora
la invio a Tomo», ridacchia Jared dopo averla scattata.
«A
proposito di Tomo», dice Francis,
«dov’è?»
Jared
alza le spalle. «A casa sua, immagino».
In
quell’esatto istante sentiamo bussare alla porta del The Hive
e Jared, la
faccia corrucciata, si fa strada fra la confusione generale che regna
nella
stanza, e va ad aprire la porta.
«Hola
amigo!», esclama Tomo, un sorriso a trentadue denti che si fa
spazio fra la
folta barba nera. Sento che il cuore potrebbe esplodermi da un momento
all’altro dall’emozione. Ancora sulla porta di casa
lo vedo alzare il telefono
con la foto del bell’addormentato sullo schermo.
«Devo preoccuparmi?».
«Che
cosa ci fa qui?», chiede Jared scansandosi per farlo entrare
in casa.
Tomo
alza le spalle. «Mi annoiavo. A casa ci sono i parenti di
Vicky, quindi la
chitarra è off limits, e direi che anche mia moglie lo
è, troppo indaffarata a
pulire casa, a portare tè e pasticcini a sua nonna e
quant’altro. Sono
semplicemente fuggito dall’inferno». Jared gli da
delle pacche sulle spalle e
lo spinge in avanti, ma Tomo si blocca all’istante quando ci
vede appollaiate
sul divano. «Amico, non è che devi spiegarmi
qualcosa?», chiede inclinando la
testa rivolto verso Jared.
«Potrebbe
farlo Shannon». Pronunciando il nome del fratello alza il
tono della voce a
livelli che non sono sicura siano legali, e il povero malato alza la
testa in
un scatto, aprendo gli occhi come un pulcino appena uscito
dall’uovo.
«Cosa?
Cosa succede?», domanda, guardandosi attorno probabilmente
alla ricerca di un
incendio. Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere, e in pochi
secondi tutti,
tranne Shannon ovviamente, mi seguono a ruota. Quando si accorge dalla
presenza
di Tomo, la sua faccia diventa definitivamente un punto di domanda.
«Tomo? Ma
che diavolo ci fai qui?».
«Si
annoiava», risponde Rain e vedo il chitarrista annuire.
Shannon
ci scruta per qualche secondo tutte e tre e poi sorride.
«Avete conosciuto
Tomo!». Non riesco a capire se si sia rincitrullito nel giro
di un’ora, se i
farmaci che sta assumendo per il ginocchio gli stiano facendo degli
effetti
strani o se sia ancora rintronato a causa del sonno. Qualunque cosa sia
lo
rende molto più divertente del solito. E buffo.
«In
realtà non ho la più pallida idea di chi sono.
Saresti così gentile da
presentarmele, Shan?», dice Tomo.
Shannon
si siede più comodo, imprecando quando muove il ginocchio
per il dolore. «Fanculo»,
esclama passandosi una mano sulla fronte, per ritrovarsi poi cinque
paia di
occhi puntati addosso. «Sto bene». Nessuno di noi
gli crede, ma non possiamo
fare più di tanto. «Le ho trovate nude sulla
spiaggia».
Sento
la saliva raggrumarsi in gola e comincio a tossire per evitare di
soffocarmi. «Non
eravamo nude!», di difendo, tra un colpo di tosse e
l’altro.
«Avevate
solo la biancheria», puntualizza. Vorrei intervenire ma lui
continua il suo
racconto. «Quando mi hanno detto che sono delle Echelon mi
sono sentito in
dovere di aiutarle, per cui sono andato a cercare dei vestiti a casa di
Antoine».
«Antoine?»,
chiede Tomo. Ho come l’impressione che il dj non gli piaccia
molto. «Lo vedi
ancora?».
«Qualche
volta», risponde Shannon, non guardando in faccia
l’amico. Mi volto verso
Frances e Rain e hanno anche loro delle espressioni corrucciate a causa
di
quella celata schermaglia di opinioni. «In ogni caso, non
potevo lasciarle sole
senza un centesimo, per cui le ho portate alla festa con me».
«Perché
eravate senza un centesimo?», chiede Tomo.
«Ci
hanno derubate quella sera. Soldi, vestiti, cellulari,
tutto», dice Rain.
«Un
certo Paul», continua Francis. Quando pronuncia il suo nome
sento le mani
prudere, e sono costretta ad incrociare le braccia. Non sono mai stata
una tipa
violenta, che cosa mi sta succedendo?
«E
poi?». Tomo rapito dal racconto del nostro incontro con Leto
Senior mi fa
tenerezza.
«E
poi mi hanno ricattato», dice Shannon.
«Che
cos’è che abbiamo fatto noi, scusa?»,
sbotto.
Shannon
ridacchia. «Visto che ti sei
autoproclamato nostra balia è tuo dovere aiutarci»,
mi scimmiotta,
utilizzando le stesse parole che avevo usato io giorni prima, e sento
anche le
orecchie arrossire. «Quindi le ho portate a prendere dei
cellulari nuovi e a
fare un giro in centro».
«E
al Luna park a prendere lo zucchero filato», aggiungo io.
«Come
un bravo papà», ridacchia Tomo. Io, Rain e Francis
ci guardiamo e scoppiamo a
ridere. Shannon ci lancia un’occhiataccia che ci zittisce
all’istante. “Quello che
succede al Luna park, resta al
Luna park”, ci aveva detto quel giorno e noi
avevamo promesso.
«Il
giorno dopo erano a New York per incontrare me», dice quindi
Jared che fino a
quel momento era rimasto in silenzio. «Ma a causa del
ginocchio di Shan siamo
dovuti tornare a casa, e ora sono qui a farci compagnia e a raccontarci
un po’
di aneddoti echelon».
«Delle
echelon al The Hive, è successo solo una volta ed
è stato bellissimo», sorride
Tomo. Solo in quel momento mi rendo veramente conto di chi ho davanti e
mi
aggrappo alla collana con la triad che porto al collo.
«Tomo»,
me ne esco io dopo un po’ interrompendo la sua chiacchierata
con Shannon, «posso
abbracciarti?». Lui scoppia a ridere e mi viene incontro. Lo
abbraccio, e un
secondo dopo sento che anche le mie amiche si sono strette intorno a
noi, e mi
viene da ridere e da piangere contemporaneamente.
«Che
cosa succede qui?», chiede Jared che si era spostato in
cucina a prepararsi
qualcosa da mangiare. Quando vede il nostro abbraccio si fa spuntare un
grosso
sorriso sulla faccia e ci raggiunge con una piccola corsa,
sbilanciandoci tutti
e facendoci finire sul divano affianco a Shannon che, per fortuna
dotato di
riflessi pronti, si scansa prima di venire investito.
In
quel momento, con la
risata di Tomo nelle
orecchie e le braccia di Jared e Shannon che toccano le mie, sento che
non potrei
essere più felice di così, e sorrido, rido,
piango, non so più nemmeno io che
cosa faccio, ma mi sento viva, come quando li ho visti per la prima
volta in
concerto, e ho sentito il mondo scivolarmi addosso, come quando li ho
visti la
seconda volta, e loro erano già diventati degli amici da cui
non riuscivo a
separarmi, perché mi tenevano compagnia, mi consolavano, mi
facevano ridere,
stare bene. Quando ci sciogliamo dall’abbraccio, decidiamo
che è tempo per noi
di andarci a fare una lunga e meritata doccia, quindi salutiamo i
ragazzi, come
se davvero fossero i nostri
più cari
amici, e ci chiudiamo la porta del The Hive alle spalle.
«Non
ci credo», dice Rain, un sorriso da ebete in faccia.
Annuisco. «I believe
in nothing but the
beating of our hearts». E
i nostri cuori, in questo momento, stanno
battendo veramente forte. Li sento, forti e chiari, e in loro credo,
credo solo
in loro. Sorrido. «Ce l’abbiamo fatta».
Per
la milionesima volta: sono imperdonabile, lo so. But surprise!, il
nuovo
capitolo è qui. Finalmente le ragazze hanno incontrato Tomo
e la sua fantastica
risata. Non so se sono coincidenze o no, ma oggi sono passati due mesi
dal
concerto di Milano e io sono mezza depressa. In ogni caso finalmente
è uscito
il capitolo, quindi forse è proprio merito del ricordo di
quel giorno super
speciale.
Colgo
l’occasione per dirvi altre due cose, prima: buon anno nuovo,
che vi porti
tante belle cose, eccetera eccetera, e, seconda: ho iniziato una nuova
storia
con protagonista Jared, Sleeping
with ghosts, leggetela, se vi va.
MarsHug
per tutte, Deb.