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Autore: AnnaDirectionerMalik69    02/01/2014    0 recensioni
Il Mio Nome è Hanna, Hanna Tomlinson 17 anni. Ragazza alta magra occhi scuri e capelli marroni. La mia storia? Quella della ragazza che si innamora del ragazzo sbagliato, dei ragazzi sbagliati. Non ho mai ascoltato il parere di mio fratello Louis riguardo ai ragazzi che frequento.... forse è uno sbaglio la mia vita è strana, è così che spesso la definisco... strana, proprio come me. Sono una ragazza solare e odio stare da sola ho tanti amici e un ragazzo (Alex) che mi ama, ma che ha problemi di alcool e droga. Quando stavo con lui dicevo di non essermi mai innamorata di nessun ragazzo in quel modo ma poi incontrai Liam... il ragazzo perfetto, la festa, ecco è stato in quel luogo che l'ho guardato con occhi diversi....quel ragazzo alto, occhi scuri, moro labbra perfette, da baciare ogni singolo istante. Anche se era un bastardo corteggiatore di ragazze, era dolce, affascinante un po' presuntuoso ma perfetto, perfetto per me! Il mio cuore apparteneva a lui.. appartiene a lui...
*Spazio Autore*
Spero che io vi abbia almeno stimolate ad andare avanti a leggere... spero di pubblicare presto il primo capitolo :D Come avrete intuito sono nuova... ma spero di essere gradita
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ero stesa su quel lettino bianco d’ospedale e mi ricordai di Alex e dell’incidente. Dove si trovava Alex in questo momento, stava bene? Restai distesa su quel dannato materassino per alcuni minuti,  ripensando a quelle orrende immagini che mi frullavano in mente. Decisi così di alzarmi e cercare un medico a cui chiedere informazioni. Mi alzai e indossai quelle pantofole tipiche degli ospedali… mi guardai le gambe e notai che indossavo un pigiama bianco. La domanda che mi turbava era: perché ogni volta che sei in un ospedale ti ritrovi vestita così? Che poi non sei mai tu quella che si cambia. Sentii un brivido percorrermi lungo la schiena pensando alle mani fredde dei medici al contatto con il mio corpo nudo e all’imbarazzo che avrei potuto provare se fossi stata sveglia. Percorsi la stanza e arrivata alla porta la sbattei con forza. Curiosai con lo sguardo in quasi tutte le stanze del corridoio ma nessuna traccia di Alex, stavo iniziando a preoccuparmi seriamente. Sbadigliai rumorosamente e mi sedetti su una sedia, aspettando l’apparsa di qualche dottore, o perlomeno qualcuno di mia conoscenza. Possibile che nessuno sia venuto a cercarmi? Sbuffai e accavallai una gamba sopra l’altra, facendo sorreggere la testa dal braccio un po’ dolorante. Passò una donna non molto anziana, caschetto e camice bianco, con un aria molto indaffarata ma la fermai comunque. -“ Mi scusi Sig. sto cercando un ragazzo, Alexander, Alexander Reese si trova qui per caso?”- “ Lei è…?”- Che diavolo le era preso? Non si vedeva che ero preoccupata? Qual’ era il suo problema, non poteva semplicemente dirmi dove diamine era Alex? - “Sono sua sorella!”- mentii, ero brava a farlo, non avrei avuto il coraggio di dire che ero la sua ragazza, perché non lo ero, non più! –“ Capisco signorina, credo che lei sia molto preoccupata, mi segua”- mi sfiorò una spalla, facendomi leggermente sobbalzare. Camminammo a passo svelto fino alla stanza n° 119. – “ Eccoci, la prego di ritornare nella sua stanza dopo la visita a suo fratello. Lei non è messa molto male, ma dobbiamo farle degli ultimi controlli”- Io annuii. Afferrai la maniglia e facendomi forza aprii la porta mentre il mio cuore accelerava. Non dissi nulla, nessuna parola. Il ragazzo era davvero messo male. In quella circostanza sarei dovuta scoppiare a ridere, proprio come aveva fatto lui l’anno prima, quando mi ero ingessata la gamba. Ma in questo caso era diverso. Lui stava per perdere la vita… perlomeno era quello che sembrava fosse accaduto. Distolsi lo sguardo dal lettino e mi girai chiudendo la porta. Feci un sospiro prendendo fiato. Posai il mio sguardo sui miei genitori che stavano seduti su delle sedie. Erano preoccupati, e nei loro occhi potevo leggere la disperazione e il dispiacere per quello che era successo. In piedi invece c’era Pitt il padre di Alex. Stava malissimo. Aveva lo sguardo spento e gli occhi lucidi. Per tutto il tempo rimasi sulla soglia della porta ma poi feci un passo in avanti e salutai tutti con un ‘ciao’. “Ciao tesoro”- disse mio padre alzandosi e venendo a passo lento verso di me. Spalancai gli occhi e poi, senza nemmeno rendermene conto le lacrime iniziarono a scendere.  Coprii il mio viso con le mani, non volevo farmi vedere, dovevo essere forte, volevo esserlo davvero ma era difficile! Mio padre mi abbracciò e mi baciò la fronte –“ starà bene tesoro.”- Certo e lui come faceva a saperlo? Non riuscivo ad essere positiva. Alzai gli occhi al cielo- “Dio! È tutta colpa mia!”.


**
La giornata passò in fretta. Io e Pitt restammo con Alex per tutto il tempo, i dottori dicevano che non c’erano miglioramenti e Pitt ogni volta se la prendeva con se stesso e con il modo in cui aveva educato suo figlio.-“ Pitt, non è stata colpa tua e della tua educazione. Ellen non doveva lasciarvi! La vita di Alex è cambiata moltissimo dopo la sua morte! E lo sai anche tu che Alexander non è stato sempre così!”- dissi io cercando di confortarlo -“ Hai ragione, grazie Hanna, grazie davvero, mio figlio è fortunato ad averti conosciuto” – Abbracciai Pitt che era in lacrime, chissà come l’avrebbe presa quando avrebbe scoperto che noi due non stavamo più insieme. Ma ora non era importante quello che era successo tra di noi- “ Ora sarebbe meglio che tu vada a casa a riposarti, sei stato qui tutta la notte”-  dissi staccandomi dall’abbraccio “mi fido di te  Hanna”- salutai Pitt, a cui tornò il sorriso. Presi una sedia e la portai vicino al lettino. Rimasi per un po’ a guardare Alex. Sorrisi vedendo che perlomeno stava ancora respirando e non avevo intenzione di lasciare l’ospedale fin quando i medici non avrebbero affermato che il suo stato di salute era migliorato. Scansai la sedia , mi alzai, avevo deciso di andare a prendermi un caffè, anche se lo odiavo. Prima di uscire del tutto dalla stanza diedi un’occhiata al mio falso fratello, che come al solito non si era mosso di un centimetro. Percorsi il corridoio e le scale, arrivai fino alle macchinette e mi presi un caffè. Quando tornai di sopra ancora con il caffè in mano non avendolo bevuto, notai che Alex…
 

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Spazio autore:
Ebbene, eccovi postato anche il secondo capitolo... che ne pensate? Spero che vi sia piaciuto :D spero di ricevere molti commenti e non vedo l'ora di postarvi il continuo :D
  
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