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Autore: Fidia    24/05/2008    1 recensioni
Cosa succederebbe se Luna, ormai quasi trentenne, ricevesse una lettera anonima nella quale un mittente misterioso la invita a recarsi a Manchester? Come reagirebbe se diventasse la pedina inconsapevole di un piano efferato?
Centinaia di engimi si accavallano, dando vita ad un intreccio astruso. Omicidi, amori, ritrovamenti, segreti svelati, strani oggetti preziosi, realtà che si ribaltano.
Per Luna, i Ricciocorni Schiattosi non esistono più. Ben presto l'eterna sognatrice si troverà costretta ad aprire gli occhi sul mondo, ad abbandonare la sua connaturata ingenuità e a guardarsi intorno con ragionevolezza.
La mia prima Fan Fiction, spero che vi piaccia... Accetto tutti i tipi di commenti, naturalmente!
-Un omaggio alla regina del giallo, Agatha Christie...
Genere: Malinconico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Wow, water, mi sono proprio divertito a leggere il tuo commento. Spero che le idee ti si chiariscano adesso. Mi spiace se hai frainteso, ma Jane Event è sempre stata "falsa". La vera proprietaria dell'High Magic Hotel non è stata uccisa dopo la faccenda della Cupola, ma precedentemente. A questo punto capirai bene che non può essere Skali. Te lo dico perché altrimento non riesci più a seguire. La soluzione è nel prossimo capitolo. Teorizzate ora o mai più. :) Vi ringrazio molto per la vostra gentilezza, ragazze. Buona lettura!
PS: il prox chap contiene tutte le risposte alle vostre domande. Ditemi se lo volete spezzettato in due puntate o meno... E' già scritto, in attesa... bye



CAPITOLO XVI
Perle di contrabbando


Ci volle qualche attimo per digerire l’amara realtà. Quando Luna, crucciata e infastidita, espose a Rolf i suoi propositi e gli chiese spiegazioni in merito agli sconcertanti annunci di Dubois, il ragazzo chinò la testa e disse: << E’ tutto così complicato, mia cara. Non credo di amare Caroline, e tra noi non c’è stato altro che qualche bacio indesiderato. >>
Luna lanciò un’occhiata speranzosa oltre la finestra che dava sul giardino. << Forse dovremmo meditare sul nostro futuro. Se le nostre strade si dividessero, capiremmo finalmente se la lontananza ci strugge o ci sgrava da un peso morale. >>
<< Hai idea di dove andare, Luna? Mi dispiace che… >>
<< Non devi scusarti per ciò che hai fatto. E nonostante detesti ogni forma d’ipocrisia, non riesco a portare rancore nei tuoi confronti in questo frangente. Sceglierò un albergo non lontano da qui, infine tornerò a Londra per una riunione alla Centrale di Manchester. >>
Rolf, gli occhi persi nel vuoto, sorrise pensierosamente, come rassegnato ad una sorte terribile.
<< Ho paura >> sospirò. << E forse per te sarò un fifone, ma non amo cacciarmi nei guai. E tu, purtroppo è giusto notarlo, sei immischiata in faccende molto più grandi di te. I soldi che mi ha proposto Fitzgerald alla sede della Hornedowl vorrei sfruttarli per una lunga vacanza. Forse, però, i nostri cammini si incroceranno, Luna. Ti contatterò il mese prossimo e la tua risposta sancirà il nostro avvenire. >>
La ragazza annuì. Caroline non si fece vedere. A detta di Dubois, era impegnata nella lite con una vicina. Luna preparò i bagagli quella stessa mattina e fino all’ora del desinare non fece altro che ripetersi l’indicazione riportata sulla terza missiva: stazione di Cormon Village. Lì avrebbe trovato, forse, le risposte cui tanto ambiva, la soluzione del caso Scott.
Dubois si offrì volontario per chiamare un taxi Babbano (mezzo di trasporto scelto appositamente da Luna e che le avrebbe permesso di pensare con calma), e con un groppo alla gola Rolf se ne andò a letto per meditare. Il freschetto del mattino fu spazzato via da un caldo piacevole e il cielo si coprì di nuvole cupe. Un vento lieve prese a spirare e stormire tra le foglie, in un fruscio sereno.
Poco prima del pranzo, Dubois mostrò a Luna una cartina del luogo. Si trovavano nel Chubut, e la località di Cormon Village, dove Luna, a suo dire, aveva intenzione di trovare soggiorno, ma in cui l’attendeva, in realtà, la misteriosa autrice della lettera, era a quasi duecento chilometri.
<< Un borghetto immerso nel verde, Luna. Troverai la pace, te lo dico io. >>
Si scambiarono i rispettivi recapiti e Luna, caricate le gambe in spalle, salutò Rolf e Dubois con un fugace e freddo gesto della mano. In attesa del taxi, si sedette su un sedile oltre il bersò e scorse Caroline intenta a falciare l’erba oltre una rupe. Quella donna era stata la sua rovina o la sua salvezza: la dimostrazione che Rolf era ancora un giovane immaturo, o probabilmente falso.
Inviata una missiva a Terence per scacciare la noia e fattagli la proposta di visitare Cormon Village, Luna la affidò ad un Mago-postino che faceva il giro del vicinato e sfruttava la Materializzazione per consegnare le sue lettere. All’improvviso, il taxi Babbano che Dubois aveva chiamato, quello diretto alla stazione di Cormon, posteggiò dinnanzi ai suoi occhi. Luna aprì la portiera ed entrò.
Un ticchettio insistente consacrò l’inizio di una pioggia.
<< Cormon Village, per favore. >>
<< Sissignora >> rispose il tassista. E partirono, mentre davanti a loro si andava formando una coltre di nebbia densa.

* * *

L’impostora che aveva recitato la parte di Jane Event fu condotta a Manchester in manette. Era partita per l’alta Scozia, rintanandosi in un bugigattolo nascosto. Il commissario Mercury era riuscito a trovare il suo rifugio seguendo le indicazioni di alcuni uomini. Alla destra della donna camminava un uomo tarchiato e semicalvo, che affermava di essere Joe Event. I due criminali furono condotti alla Centrale di Manchester in una sera calda che già profumava d’autunno.
L’ispettore Hottersby studiò con attenzione gli arrestati. Avevano tutta l’aria di essere persone raccomandabili e comprese il motivo per cui nessuno avesse sospettato di loro. Il cadavere della vera Jane Event, rinvenuto non lontano dall’abitazione di mister Scott, era stato portato in obitorio e studiato con attenzione. Secondo i referti medici e l’autopsia magica, la donna era stata assassinata con l’Avada Kedavra.
Il commissario Mercury, prima di spiccicare parola, passeggiò per la stanza. I truffatori stavano immobili come pesci in una boccia, braccati da un gatto affamato, e muovevano le dita convulsamente, scoccandosi di tanto in tanto reciproche occhiate che palesavano un timore implacabile.
Infine Mercury decise di rompere il silenzio. Fissò gli imbroglioni con la coda dell’occhio, girò sui tacchi, sedette e infilò una sigaretta in bocca. Poi esclamò: << Siete voi i veri Jane e Joe Event di Randywick Burgh? >>
L’impostora implorò aiuto con gli occhioni al suo compagno di sventura. Ma il falso Joe Event sollevò la testa e disse con leggera riluttanza: << No. >>
Il commissario continuò: << Avete ucciso voi la legittima proprietaria dell’High Magic Hotel, occultando il suo cadavere? Avete fatto sparire voi dalla circolazione il reale Joe Event? Sapete dove possiamo trovarlo? E infine, quali sono i vostri nomi? Siete in stato di arresto, se anche mentiste o vi rifiutaste di parlare sareste condannati perché avete comunque recitato delle parti non vostre. Lo sapete, sì. >>
Stavolta fu l’impostora, accalorandosi, a rispondere: << Noi siamo Ferguson e Milena Totman. Credo che questo vi dica tutto, signori. >>
<< Ferguson e Milena Totman. >> disse il commissario all’improvviso. << Accusati nel 2003 di traffico illecito di perle nel territorio britannico. Sfuggiti all’arresto in seguito al discorso di difesa dell’avvocato Zeno Cash. Sempre se la memoria non m’inganna… >>
Ferguson Totman fece cenno di sì. << Esatto. Ma non abbiamo niente a che fare con gli omicidi di Scott e Hamilton. Abbiamo tolto di mezzo Jane e Joe Event sei mesi fa, appropriandoci dei loro nomi e della loro residenza. Nessuno del paese visitava l’albergo. Chi avrebbe potuto sospettare di noi? Troverete il cadavere di Joe Event ai piedi di un dirupo, non troppo distante da Randywick. >>
<< Si può sapere per quale motivo avete attuato questa assurda messinscena? >> domandò Hottersby, infervorato.
Milena Totman si strinse nelle spalle. << L’High Magic Hotel era il nostro covo. Lontani da tutti, potevamo scegliere le nostre mosse e incontrarci con gli altri membri della cooperativa che si occupa del contrabbando. Esportavamo merci illegali in Irlanda, Germania, Danimarca e Francia. >>
<< Un covo! >> esclamò il commissario. << Non avete ancora smesso di commerciare illegalmente. Devo supporre, dunque, che tra gli ospiti dell’High Magic Hotel ci fosse qualche vostro socio? >>
Ferguson Totman annuì. << E’ naturale >>
<< Chi ha collaborato con voi? >> domandò Mercury.
<< Mi lasci indovinare >> intervenne l’ispettore Hottersby. << Marcus Wilson, commerciante di perle >>
<< E’ così. >> disse Milena Totman. << Marcus Wilson ci aiutava nel commercio. Le sue pregiatissime perle venivano rubate a Parigi e attraversavano il confine britannico. >>
<< Dove possiamo trovare Wilson? >>
<< A Londra! >> disse Ferguson Totman.
<< E anche i gemelli Jefferson e il dottor Ive erano dalla vostra? >>
<< Certo che no >> rispose Ferguson. << Quelli sono buoni a nulla. Si sarebbero fatti troppi scrupoli >>
Il commissario Mercury si massaggiò il mento con fare cogitabondo. << La signorina Lovegood, nel fare le deposizioni, ha parlato di una lettera. Esplorando l’hotel, ne abbiamo trovato i resti carbonizzati, ma la ragazza ci ha riferito approssimativamente le parole che vi erano riportate. Qualcuno scriveva che bisognava abbandonare la contea, perché c’era il rischio che gli Auror scoprissero qualcosa. Si erano verificati dei contrattempi che impedivano la riuscita dei piani. Luna Lovegood e Terence Lymstock intralciavano il buon proseguimento del progetto che si stava escogitando. Mi chiedo e vi domando se questa lettera è stata scritta da qualcuno di voi. >>
<< Ma certo! >> esclamò Milena. << Ricordo perfettamente. Marcus Wilson lasciava sotto il bancone della hall delle lettere, in modo che le trovassi. Anche quella sera sono scesa giù, ho preso la lettera e stavo andandomene, quando la signorina Lovegood è sbucata dal nulla e mi ha lanciato contro degli incantesimi che ho schivato. La lettera riguardava effettivamente il nostro commercio. Il caso Scott rischiava di attirare l’attenzione anche su di noi. Per di più la Lovegood e il signor Lymstock erano molto impiccioni. >>
<< E’ sicura di ciò che dice? Questo chiarisce molte cose! >> disse il commissario. << Chi si è occupato degli omicidi di Jane e Joe Event? >>
Ferguson chiuse gli occhi. << Sono stato io, personalmente. Mi sono macchiato dell’assassinio di due persone. E badate che non è stato per niente appagante. Mi struggo da tempo per ciò che le circostanze mi hanno portato a fare… >>
Hottersby scosse la testa: lui la sapeva lunga sugli assassini.
<< Bene, bene. Questo spiega tutti gli interrogativi. Hottersby, contatta Marcus Wilson. Dopo l’interrogatorio daremo il via all’inchiesta. >> esclamò Mercury.
Ferguson e Milena Totman vennero scortati in una cella del commissariato, dove avrebbero pernottato. Hottersby inviò a Londra un gufo, e una squadra di Auror, incaricata di trovare Wilson e gli altri membri del piano di contrabbando, partì per Londra.
Il commissario Mercury rimase solo nel suo ufficio, a meditare.
“Ma se è così, chi ha ucciso mister Scott e Hamilton?”
Scrisse su un taccuino le generalità dei sospettati.
Luna Lovegood e Terence Lymstock erano da escludere. Avevano trovato il cadavere di Scott insieme, nello stesso istante, ed erano appena giunti a Manchester quando il Magichimico era stato ucciso, per cui né l’una né l’altro avevano incontrato Scott nelle ore precedenti, né avevano potuto ucciderlo. In base a quanto avevano riferito, entrambi non avevano avuto, concretamente parlando, la possibilità di far fuori il Magichimico nei limiti imposti dal tempo. A meno che non fossero complici, ipotesi un po’ romanzata, doveva essere andata come avevano spiegato essi stessi.
Ferguson, Milena Totman e Marcus Wilson, almeno secondo il suo fiuto, erano realmente fuori dal caso Scott. Se davvero i due impostori incarcerati avevano ucciso anche il Magichimico ed Hamilton, perché non lo avevano ammesso? Dopotutto avrebbero comunque scontato l’ergastolo, vista la loro esplicita confessione. Possibile che le parole che avevano proferito fossero vere in parte? Possibile che avessero in tutta coscienza deciso di rivelare solo la parte concernente l’omicidio di Jane e Joe Event e non quello di Scott e del suo assistente?
Anthony Follin, morto suicida… Soggetto maledettamente interessante. Ma per lui valeva il medesimo discorso. Se aveva fatto la sua confessione sapendo che sarebbe morto di lì a poco, perché non scrivere tutta la verità? Perché non dire che, oltre a far parte del Ragno Nero, aveva ucciso Scott ed Hamilton?
Elvira Follin sembrava sincera, eppure lei, in termini pratici, avrebbe avuto la possibilità di uccidere il Magichimico nella sua residenza e l’assistente all’interno dell’hotel. Se davvero era lei la colpevole, faceva parte del Ragno Nero. Un marito ed una moglie in combutta contro una sprovveduta ragazza bionda? Era poco plausibile. Ma perché escluderlo? Mercury si ripropose di indagare sulla donna.
Chi altri c’era? Ma certo, i gemelli Jefferson. Magari era stato soltanto uno dei due. Si sapeva davvero poco sul loro conto. Erano conoscenti di Wilson e Ive. Ma nascondevano qualcosa? Sotto i loro visi serpentini si celava una verità nascosta? Forse sì. Lo stesso discorso valeva per Ive.
E quella Skali? Dov’era finita?
Il commissario notò che effettivamente non si conosceva l'identità della donna di cui aveva parlato la radio, quella che era stata fermata dalla polizia, Babbana e magica, in Patagonia e che adesso, a sua insaputa, stava per incontrare Luna. Di chi si trattavA?
<< E’ tutto troppo assurdo! >> disse il commissario, picchiettando la cicca sul portacenere. << Non mi stupirei se l’assassino fosse un soggetto completamente diverso da quelli che qui teniamo in considerazione. >>

* * *

Era quasi mezzogiorno. Il sole scintillava felice, sprizzando energia. Londra era in preda ad un caos inimmaginabile, ma sembrava che nei cuori di tutti splendesse il riverbero di un fausto tripudio contagioso.
La Smaterializzazione compiuta a distanza eccessive, o non riuscendo a focalizzare la meta con precisione michelangiolesca, era un’impresa ardua per Terence. Da un lato, egli fremeva per il desiderio di raggiungere il Chubut ed incontrare Luna. Dall’altro, temeva di Spaccarsi o incappare in altri problemi di viaggio. Ma il modo più veloce per raggiungere Cormon Village, la località di cui Luna parlava nella missiva, era la Smaterializzazione. E ad ogni costo avrebbe dovuto affrontare i rischi che si frapponevano tra sé e l’incontro con Luna.
Nella lettera, la ragazza le aveva detto che i rapporti con Rolf si erano un po’ guastati e aveva parlato vagamente di una strana missiva da lei ricevuta.
Terence trasse da un vecchio scaffale impolverato un volume che Mitch Sanders, del Ministero, gli aveva ceduto più di cinque anni prima. Conteneva l’elenco, in aggiornamento automatico, delle Passaporte attive nella contea. Doveva pur essercene una che portasse nel Chubut.
A pagina centodiciassette il ragazzo trovò quello che cercava. A lettere cubitali stava scritto:
Passaporta numero 53964 in partenza da Fulham, alla fine di Wilde Road, all’una e quindici.
Poteva ancora arrivarci! Infilò la casacca in tutta fretta, aprì un cassetto e ne trasse chiavi, fazzoletti ed altri oggetti che potevano servirgli. Uscì fuori di casa, in una traversa, e si Smaterializzò. Il Chubut lo attendeva…

* * *

Marcus Wilson fu arrestato alle tre del pomeriggio, condotto con la forza alla Centrale di Manchester e costretto a confessare. L’ispettore Hottersby si complimentò con se stesso quando scoprì che anche gli altri contrabbandieri erano stati scovati: qualcuno era a Colonia, e si spacciava per un ricco manager, qualcuno a Silkeborg, in Danimarca, e si fingeva dirigente di un’associazione di attività ludiche per i bambini. Ogni cosa era stata organizzata con straordinaria pignoleria.
L’arresto dei contrabbandieri, com’era prevedibile, scatenò i giornali magici, che puntarono l’attenzione, conseguentemente, sul caso Scott. Il primo posto toccò alla Gazzetta del Profeta, che, con l’ausilio di fidati paparazzi spioni, pubblicò un articolo dettagliatissimo in proposito sotto un titolo estremamente affascinante: il Mistero della Luna di Vetro. Insieme ad alcune interviste, per buona parte ricostruite a piacimento dei giornalisti, fatte all’ispettore e al commissario, erano state inserite delle spiegazioni sulla Luna di Vetro, che, come si era di recente scoperto, era un uovo di Idra.
“Innumerevoli libri” recitava il trafiletto in prima pagina “sono stati scritti in proposito alle uova di Idra, utilizzate non solo dagli Zooscienziati Magici e dai Pozionisti in genere, ma anche dai Magichimici. Questi ultimi prediligono le uova non ancora schiuse, che vengono lasciate sobbollire in un calderone, di modo che le cellule dell’Idra nascente vengano sterminate e si renda utilizzabile il liquido secreto dalla pellicola esterna dell’uovo medesimo. Le uova di Idra sono estremamente rare. Niente di stupefacente, quindi, se un’associazione criminale come il Ragno Nero abbia intenzione di impossessarsene. Che fine avrà fatto l’uovo di Idra qui definito “Luna di Vetro”? A presto con gli aggiornamenti.”
Altri quotidiani si erano occupati del caso, definendolo un po’ esageratamente l’evento dell’anno.
I coniugi Ferguson furono condannati all’ergastolo in un’inchiesta successiva e non si opposero minimamente al verdetto. A Marcus Wilson e agli altri membri della cooperativa toccarono trent’anni di galera, vista la loro complicità con gli assassini di Jane e Joe Event.

* * *

Cormon Village si avvicinava sempre di più. Sul far della strada, Luna si adagiò sullo schienale e dormì. Mancavano parecchie ore all’appuntamento con l’autrice della terza missiva nel luogo prescelto. Luna rimuginò sull’identità della mittente ma non riuscì a cavare il ragno dal buco. Eppure, anche se non lo sapeva, avrebbe scoperto la verità sul caso Scott quella stessa sera…

  
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