I quattro figli dei Montaldi erano i più belli di Firenze, tutti avevano ereditato gli occhi verdi della madre e i suoi capelli scuri e mossi. Non avevano nulla di simile al padre, seppure anch’egli al suo tempo era stato un ragazzo affascinante. Solo nel carattere si differenziavano. Mentre Leonardo Diego era mite, educato e socievole, Alexandra Vittoria vantava una vivacità del tutto “particolare”, placata dalla vita coniugale. Nicola Filippo aveva ereditato la fredda pellicola del padre con la quale reagiva del tutto a modo suo alla vita, molte volte evitando di esporsi. L’ultima era Ginevra Aurora, tutta la famiglia era assolutamente concorde a definire la quartogenita la reincarnazione della madre di Diego Montaldi, Vittoria Franceschini. Neanche un collegio come quello di S. Sofia era riuscito a smussare la cocciutaggine della ragazza, anzi le suore l’avevano inconsapevolmente, convinta a mantenere più saldi i propri pensieri.

Il matrimonio della ragazza con Arduardo Millezzi, era stato programmato vent’anni prima e il patto andava mantenuto.

La sera tutta la villa era animata, Alexandra e suo marito,Walter Groneo, entrarono nella sala seguiti dal giovane Diego di appena dieci anni. Erano sobriamente eleganti con abiti chiari degni degli inizi dell’estate.

Nicola fece la sua entrata con lunghi passi eleganti e pieni di sharme che tanto rallegravano la madre. Dopo la morte della moglie per la nascita del loro secondo figlio era diventato, nuovamente, un ottimo partito e questo anche lui lo sapeva.

L’ingresso di Ginevra fece zittire alcuni dei presenti, la sua grazia risultava attraente, quasi ipnotica. Venne presentata a vecchi ,giovani, mogli e vecchie zitelle. Sorrise ad alcuni, con altri non si sforzò neppure. Sapeva che per fine agosto si sarebbe dovuta sposare con un certo Arduardo.

Di fatti poco più in là, sorseggiando un bicchiere di chianti, Diego Montaldi e il futuro marito di Ginevra, poco più grande di lei e con un fascino diverso ma ugualmente magnetico a quello dell’ultimogenita Montaldi.

-Certo è un po’ vivace… Spetterà a te addomesticarla-

Entrambi risero mentre Ginevra fluttuava al centro della sala con un suo cugino di lontana parentela, sorrideva. Il suo sorriso era quello di una ventenne ingenua che pensava di poter decidere della propria vita