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Autore: Reagan_    03/01/2014    2 recensioni
Ci si può innamorare senza riserve e senza motivo? Anche quando si è diversi, opposti?
Georgiana Sullivan è una analista finanziaria, cresciuta in una famiglia benestante della New York dei grattacieli.
Donald Jeter è un medico afromericano specializzando in chirurgia che si divide fra il lavoro, lo studio e il volontariato nel suo vecchio quartiere degradato.
Diversi eppure innamorati.
Opposti eppure simili.
Nella New York delle luci e delle risate offuscate dal buio della Guerra Fredda.
Storia che partecipa al "Slice of Life" Challenge.
Genere: Generale, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Storia che partecipa alla Challenge "Slice of Life" indetto da areon.
Link Challenge:http://freeforumzone.leonardo.it/d/10511289/-Slice-of-Life-challenge/discussione.aspx
Prompt:  Divano
Titolo: Dicembre 1972/Gennaio 1973-Un Divano
Autore: Reagan_
Fandom: Originali-Romantico
Personaggi: NC
Genere: Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Lunghezza: (conteggio parole e numero pagine):1033






Un buon divano è spesso ciò che c'è di più efficace per imbastire una conversazione.
Pierre Dac


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Un Divano




Dalle persiane chiuse filtrava pochissima luce, ma nessuno dei due sembrava voler accendere la piccola lampada posata a terra a pochi centimetri da loro.
Il volto di Georgiana era striato dalle lacrime ormai seccate che si erano portate via il trucco leggero che aveva preparato con così tanta cura. Indossava ancora la pelliccia e le sue mani tremavano. Donald le sedeva accanto, le gambe allungate, la mano che reggeva un fazzoletto bagnato posato su un occhio, l'aria seria e preoccupata.
Non si parlarono per un lungo momento che a Donald sembrò durare anni, poi Georgiana si alzò improvvisamente e si tolse la giacca posandola rabbiosamente a terra, corse in cucina e prese della carne ghiacciata e la passò all'uomo che accettò senza dire nulla.
La ragazza si sedette accanto e cominciò con qualche difficoltà a sciogliere la complicata acconciatura infilzandosi continuamente con le varie forcine.
Donald le prese violentemente un polso e l'avvicinò bruscamente.
-Calmati!- le disse.
Georgiana sgranò gli occhi e sembrò sul punto di piangere nuovamente. -Cosa credi che stia facendo?- sibilò allontanandosi.
-Mi stai innervosendo e so benissimo che il tuo cervello sta per scoppiare. Fermati e respira.-
Georgiana lo guardò sprezzante. -Non sei tu quello che è stato schiaffeggiato dai propri genitori.-
-Te l'avevo detto che sarebbe finita cosi. Non esiste famiglia nel mondo che vuole che i propri figli si mescolino con altre razze.- Donald chiuse l'occhio sano e strinse rabbiosamente una mano in un pugno. -Te l'avevo detto che avremmo perso i nostri genitori.-
Georgiana soffocò un singhiozzo. -Io credevo che fossero … aperti. Papà era stato salvato da un soldato afroamericano … Credevo che … - le sue parole morirono e furono ricacciate in gola violentemente. Donald le accarezzò il collo.
-Siamo solo io e te.- le sussurrò improvvisamente dolce.
Georgiana si scostò e lo guardò. -E se si rimangiassero ciò che hanno detto stasera?-
Donald le sorrise infelice. -Pensi veramente che un bianco che non è stato mai perseguitato in alcun modo da nessuno o dalla legge possa capire? Sai perché sono uno dei pochi medici di colore apprezzato? Perché il mio mentore e protettore è il figlio di ebrei che ha subito le leggi razziali. Lui è stato fortunato, è potuto fuggire. Ma non dimentica chi della sua gente è stato schiacciato e ucciso per il semplice motivo di esistere.- le accarezzò una guancia delicatamente. -Se tornasse indietro, sarei contento di rimangiarmi tutto quello di offensivo che ho detto. Tranne che tuo fratello meriterebbe un paio di anni in galera.-
Georgiana sospirò sconsolata. -Non posso credere di aver detto quelle cose e di aver spinto a terra mia madre!-
Donald si sistemò meglio su quel morbido divano e convinse Georgiana si stendersi su di lui. Le accarezzò la schiena notando quanto ella tremasse e fosse impaurita dalle future conseguenze del loro imminente matrimonio.
-Henry mi ha assicurato che se le cose andranno male, ci penserà lui a tutelarci legalmente. Si è appena tolto la divisa per la toga e già si crede giudice della Corte Suprema.-
-Lascialo fare, se lo merita. Tu non sei andato in Vietnam, Joelle mi ha raccontato che spesso ha lo sguardo assente e sobbalza per ogni rumore.- mormorò Georgiana.
-E' lo stress da guerra. Ne ho visti molti in questi anni.- disse Donald. -Spero gli faccia bene lavorare nell'ambito legale.-
Georgiana alzò il viso per guardarlo bene.
Quella notte aveva ingranato la quinta marcia ed era volata giù da un pendio.
Non c'era possibilità di ritorno.
-Tu mi ami, Donald?-
L'uomo lasciò cadere a terra la carne ghiacciata e alzò il collo per fissarla sbigottito.
-Certo.-
Georgiana si morse il labbro. -Dico sul serio Donald. Se io fossi una ragazza di colore o una donna asiatica, povera o di modeste origini, mi avresti amato comunque?-
Donald corrugò la fronte.
Non capiva dove volesse parare Georgiana e da dove nascessero quelle inquietudini. Per un attimo ne fu spaventato.
La serata di Capodanno era stata letteralmente esplosiva.
Era incominciata con il silenzio e pallide accuse, ma alla vista di quel fine anello in oro bianco e brillanti, la famiglia era del tutto impazzita. Gli era stato detto di tutto e non aveva potuto difendersi come voleva. Miles lo aveva avvertito che le cose potevano finire male, tuttavia non aveva minimamente voluto credere che persone colte e raffinate come i Sullivan potessero essere solo bestie travestite da signorotti di città. Durante il viaggio in macchina, con il sangue che colava dalla ferita, una fidanzata piangente accanto, si era domandato perché stesse facendo tutto questo.
Per la gloria, la fama, il successo?
Per amore?
Ammise per la prima volta che c'era altro oltre all'ambizione a muoverlo costantemente verso quella ragazza dal sorriso sincero.
-Sì, ti avrei amato comunque.-
Georgiana lo fissò a lungo, annuì e posò il capo sul suo petto.
-E' il primo giorno dell'anno, ormai.- sussurrò.
In lontananza si sentivano botti, clacson che strombazzavano per le vie, grida di giubilo nelle case vicine.
Loro, invece, se ne stavano lì, sdraiati su quel divano a cercare di dimenticare.
-Domani mattina li cancellerò dalla mia vita. Da domani voglio solo essere una ragazza innamorata che sta per sposarsi. Non voglio sentire o fare altro.-
Donald le prese la mano sinistra e baciò l'anulare avvolto nel bellissimo anello.
-Sono d'accordo.-
-Se la tua famiglia vuole partecipare al matrimonio, ne sarò contenta. Ma non voglio che si ripetano le scene d'isterismo collettivo dell'altra volta, siamo solo due persone che vogliono sposarsi.-
-Lo trovo giusto.-
-E voglio andarmene da questo quartiere. Potremmo spostarci più vicino all'ospedale. Io dovrò comunque trovarmi un nuovo lavoro, dubito che papà sia incapace di mettermi i bastoni fra le ruote, è l'azionista di maggioranza nella mia azienda, può licenziarmi in qualunque momento.-
Donald si abbassò per baciarle le labbra che ancora di muovevano febbrili.
-Basta discorsi. Adesso dobbiamo starcene comodi su questo divano e celebrare il nuovo anno riposando un po'.-
Georgiana non riuscì a reprimere un piccolo sorriso. Calciò via i tacchi e prese la pelliccia che usò come coperta per entrambi e per la prima volta si sentì riscaldata da un amore solido.









   
 
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