XXIII. 
Un po’ di più
(Leo Aiolia, Aquila Marin)


Mentre vento e pioggia spazzano le viuzze del porto e i cappotti sonnecchiano sulle sedie, il corpo di Marin è un cuore caldo di vaniglia che lo accoglie, lo circonda, lo capisce e lo accetta più di quanto abbia mai fatto nessun altro. Il suo è un abbraccio avvolgente già dalle ciglia lunghe e nere, che proiettano un’ombra sul viso.  
Riuscirò mai a dirtelo?, pensa, scostandole una ciocca dalla fronte.
Il mondo è fuori dalla stanza, coi suoi veleni e le sue bugie. Si accoccola contro la sua spalla, le braccia di Marin che lo cingono, protettive, anche nel sonno.


Note: il titolo si rifà all'omonima canzone di Baglioni, Un po' di più. Che ci posso fare, io, se sono gozzaniana nell'anima?