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Autore: chiara_14    03/01/2014    2 recensioni
E se vi dicessi che esiste un custode per ogni stagione dell'anno, che sia primavera, autunno, inverno ed estate. Voi mi credereste?
E se vi dicessi che io sono una di loro?Una guardiana.
Voi, mi credereste?
Mi chiamo Ella e tutto nella mia vita era noioso. Fino a quando non mi hanno rapita.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1: Quando mi svegliai la prima cosa che vidi fu un enorme lampadario che sembrava fatto interamente di cristallo, da qualche finestra entravano spiragli di luce che gli rimbalzavano contro e formavano un'immensità di colori. La seconda cosa che vidi fu già più preoccupante... Di fianco al letto in cui ero stesa c'era una poltrona, ma non era quella che mi spaventava. Era il ragazzo seduto sopra. Stava dormendo con la testa appoggiata al palmo della mano, sembrava un angioletto, anzi peggio, un diavoletto. Aveva i capelli così neri che in confronto la pelle sembrava ceramica. Però dovevo ammettere che era bello. Era anche vestito tutto azzurro e bianco. Cos'è un principe azzurro che si mette a rapire la gente? Aspetta un momento...Mi avevano rapita! Senza fare rumore scesi dalla parte opposta del letto il più silenziosamente possibile. Con orrore constatai che avevo addosso solo una leggera vestaglia bianca. C'erano due porte quindi decisi di provarle tutte e due sperando di trovare quella giusta subito, ma con la fortuna che avevo nella mia vita... Aprii la prima porta, era un bagno. Bene tempo sprecato. Non feci in tempo a girarmi e tornare indietro che un piccolo cagnolino di Husky mi venne incontro ed iniziò ad abbaiare come un matto. “Shh...Zitto, non adesso... non ho tempo!Sveglierai quel tipo là!”dissi al cagnolino. Una voce dietro di me disse “Ah, quindi io sarei quel tipo là?”, quasi non feci un infarto. “Non ti preoccupare. Non voglio farti niente. Comunque lui si chiama Aski” disse. “Ma scusa l'hai chiamato come la razza a cui appartiene?!”chiesi guardandolo in faccia storto. “Si ma il suo nome si scrive A-s-k-i” rispose lui con un sorrisetto stampato in faccia. “Chi sei?Mi hai detto il nome del cane e non il tuo!”, lui scoppiò a ridere “Beh, facciamo così. Io mi chiamo Nix” poi si girò aprì l'altra porta e disse: “Tu invece ora ti devi fare una bella doccia e vestirti devo presentarti qualcuno.” e poi uscì chiudendosi la porta alle spalle. Rimasi in piedi come una statua a bocca aperta. Ma come si permetteva? Non mi aveva detto niente! Ha pensato di dirmi prima il nome del cane e non il suo. Dovevo scappare da quel posto subito. Mia madre stava sicuramente delirando, per non parlare dei miei professori che non mi trovavano più a Londra. Entrai in bagno, tutto bianco e azzurro. Ma conoscevano altri colori oltre a quelli? E poi mi accorsi delle pareti. Erano fatte di ghiaccio?! Eppure io non avevo minimamente freddo, cosa abbastanza strana perché io sono sempre stata più freddolosa di chiunque, le mie mani in estate le potevi usare come ghiaccio istantaneo per le contusioni. Mi tolsi l'unico straccio di vestito che avevo addosso e mi infilai nella doccia. Quella invece era di vetro, avevo il terrore di romperla semplicemente guardandola, quindi, figuriamoci toccarla. Poi dovetti capire come funzionava, c'era un pannello in cui tu inserivi la temperatura che desideravi e poi premevi accendi o spegni. Consideravo che la temperatura di un essere umano fosse di 37 °C io misi a 38 °C e accesi. Appena l'acqua calda sfiorò la mia pelle cacciai un urlo. Era bollente! Mi sembrava di aver immerso il corpo dentro una pentola a pressione. Abbassai immediatamente il termometro della doccia fino a quando non fu a temperatura perfetta, che per la cronaca era 0 °C. Mi dissi che forse il dispositivo era rotto, era impossibile. A 0°C l'acqua ghiaccia. Presi il primo sapone che mi capitò in mano e usai quello poi mi sciacquai e mi misi un accappatoio. Quando uscii trovai una sorpresa. “Buongiorno Madame” disse la donna apparsa come per magia nella camera. “Eh..io...Buongiorno”risposi. “Fatta una bella doccia?”, chiese mentre camminava verso un armadio a cui non avevo nemmeno fatto caso. “Si, si. Grazie.”. Ero sorpresa di vedere una donna così bella che faceva la cameriera. Capelli biondi raccolti, fisico slanciato e bene equilibrato, occhi verdi e un viso che avrebbe steso mille uomini. Vide che la stavo osservando, “Tutto bene Madame?”. “Oh, si, si. Tutto bene” le risposi sorridendo. “Comunque io mi chiamo Annabeth. Sarò la vostra cameriera personale per tutta la permanenza qui al castello. E spero con tutto il cuore che sia per molto tempo Madame”, poi mi prese e mi accompagnò vicino all'armadio. “Allora...Vediamo un po'”, lo aprì, e constatai che era una cabina armadio, era colma di vestiti stupendi, ma che io non avrei mai messo. Si, adoravo le gonne e tutto il resto ma quelli erano troppo. Sarei sembrata una sposa! Erano tutti un incontro di bianco e argento, tanto che per la seconda volta mi chiesi se conoscessero altri colori oltre a quelli. “Ecco trovato! Le starà d'incanto! Il principino non saprà resisterle!” disse fiera di sé. “Aspetti un momento...Il principino?!”, ma che cosa era saltato in mente a queste persone? Erano tutte pazze? Molto probabilmente stavo sognando o ero in coma per l'aggressione ricevuta perché qui sembravano tutti da manicomio. “Certo Madame, il principino. Se preferisce lo posso chiamare principino Nix. Certo non è più piccolino come un tempo, ora ha diciotto anni ed è pronto a sposarsi!”. A quell'informazione mi spaventai talmente tanto che riuscii a girare i tacchi e correre fino alla porta e aprirla. Ma non di più. Andai a sbattere contro un blocco di ghiaccio. “Ehi!” disse il blocco. “Non posso lasciarti andare via. Mi spiace. Ti spiegherò tutto dopo, te lo prometto. Ma non azzardarti a scappare o sarò costretto a fare cose brutte”, mi guardava con un ghigno stampato in faccia. Io ero terrorizzata. “Dai su”, mi mise le mani sulle spalle, mi girò e mi spinse dentro la camera “Non ho tempo da perdere, ti ho detto che devo presentarti delle persone importanti”. Rientrai in camera di malavoglia e andai verso la cameriera con il capo chino per la rabbia. Avrei preferito spaccare ogni cosa che mi capitava sotto mano, ma non mi sembrava una buona idea o quel tipo là fuori me le avrebbe date di santa ragione, o peggio. “Mi dispiace Madame, non volevo spaventarla...”, era veramente preoccupata. “Non ti preoccupare Annabeth”, la donna sussultò “Ho detto qualche cosa che non va?”, era sorpresa. “Vede, nessuno mi chiama Annabeth, tranne la regina Celeste e il re. Sono molto buoni.”. Poi tornò nella cabina dell'armadio e portò sul letto un vestito, delle scarpe, un mantello e un piccolo scrigno di vetro. “I vestiti sono della sua misura, e per la cronaca le consiglio di mangiare di più, è troppo magra!” poi venne di fianco a me. “Avanti si tolga quell'accappatoio dobbiamo vestirci!”, e fu così che mi ritrovai acconciata come per una serata del ballo di un liceo americano. Mi guardai allo specchio e sembravo un'altra ragazza, per la prima volta mi dissi che ero carina. Il vestito, rigorosamente bianco, era di seta. Aveva un corpetto ricoperto di ricami argentati, la gonna con un piccolo strascico di taffetà era leggerissima. Il vestito era senza spalline quindi Annabeth propose di mettere un bel mantello di lana celeste con tanto di cappuccio. Mi aveva sistemato i lunghi capelli in una treccia laterale, legata da nastrini argentati e come tocco finale mi disse che la scatolina di vetro conteneva un regalo direttamente dalla regina e che sarebbe stato scortese rifiutarlo. Quando aprii il cofanetto quasi mi cadde dalle mani. C'erano orecchini, collana e braccialetto fatti completamente di lapislazzuli. Erano decisamente troppo per me. “Non posso accettarli” dissi richiudendo il piccolo contenitore. “Oh no Madame! É un regalo della regina, le ho già detto che proprio non può rifiutare, sarebbe troppo scortese e la regina è molto sensibile!”, si fece avanti e mi sussurrò all'orecchio “E detto tra noi, deve fare colpo sul principino! É troppo importante!”. Poi mi prese il cofanetto e iniziò a mettermi i gioielli addosso. “Ecco fatto! É un incanto!Principe Nix può entrare!”. Si girò verso di me, mi fece l'occhiolino e poi andò verso la porta per uscire. Al suo posto entrò di nuovo quel ragazzo che avrei preferito esistesse solo nei miei sogni. Mentre Annabeth mi vestiva tutto quello a cui avevo pensato era la mia famiglia. Sicuramente mia mamma era disperata, stava certamente maledicendo l'intero pianeta, oppure stava semplicemente pregando che non fossi morta, perché perdere una sorella di soli cinquantacinque anni per cancro era una cosa ma perdere una figlia e non sapere dove si fosse cacciata era un'altra. Con la fortuna che avevo se fossi riuscita a scappare e tornare a casa mi avrebbe uccisa a suon di parole e non sarei uscita di casa fino al mio centesimo compleanno. Non avevo guardato bene Nix prima. Insomma ero terrorizzata. Poteva essere un matto o un pervertito o entrambi i casi, e non avevo ancora cambiato idea a riguardo. Era incredibilmente stupendo. Capelli corvini, alto più di me (e ce ne voleva) fisico slanciato. Non aveva dei muscoli da ragazzo che va in palestra tutti i giorni ma emanava comunque potere. Aveva la pelle molto chiara a contrasto con i capelli, quella caratteristica lo rendeva affascinante. La cosa che mi colpì di più furono gli occhi. Così belli. Sembravano gli occhi di un mio compagno di classe, dello stesso colore del ghiaccio. Ma stavano decisamente meglio a Nix. In quel momento mi venne in mente letteratura italiana che avevo studiato a inizio anno, dove Cavalcanti e Dante scrivevano poesie in cui l'amore passava per gli occhi, cominciavo a convincermi che non avessero tutti i torti. “Ella sei la cosa più bella che abbia mai visto”disse con un sorriso a trentadue denti, io lo guardai storto e feci un passo indietro. “Ok...Vieni con me ti presento i miei amici.”, si avvicino e mi mise un braccio attorno ai fianchi, io mi spostai di scatto. “Non ti azzardare a toccarmi!”, stavo tremando come una foglia mentre lui sembrava decisamente sorpreso. “Ella... Sei al sicuro qui...te l'ho già detto” poi fece un passo verso di me e mi porse la mano, io non resistei. “Perché io?!Perché non qualcun'altra?Lasciami andare!” e feci un altro passo indietro tutta terrorizzata, avevo la nausea e mi sembrava di avere lo stomaco chiuso in una morsa, iniziavo anche ad avere freddo. La sua aria preoccupata si trasformò subito in rabbia. “Non puoi andartene da qui”, la temperatura era decisamente scesa perché tutto nella stanza stava ghiacciando, nel letto le lenzuola e il cuscino erano diventate un sol blocco, ora si che mi stavo traumatizzando. E poi ad un tratto tutto tornò come prima. “Scusa...”, disse, mi prese per mano, intreccio le mie dita con le sue e poi mi portò fuori dalla camera. Gli leggevo il terrore negli occhi, aveva paura di se stesso! Così lasciai la mia mano a contatto con la sua e lo seguii a capo chino. Tutti i fatti che mi erano accaduti fino a quel momento erano un mistero, lo stesso ragazzo che camminava affianco a me era un mistero. Non voleva dirmi nulla che non fosse stato il suo nome. E poi pensai. Fino ad allora non mi aveva fatto del male, anzi mi aveva rassicurata, mi aveva dato un letto dove dormire, un bagno e un vestito strepitoso. Allora capii chi era veramente. Un ragazzo di diciotto anni che aveva un peso sopra alle spalle che l'avrebbe schiacciato da un momento all'altro, aveva bisogno di una spalla su cui sorreggersi. Odiavo essere scorte e odiavo vedere le persone soffrire a quel modo. Così gli diedi una stretta di mano, lui si girò e mi sorrise. Aveva gli occhi luci.
  
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