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Autore: Andy Grim    25/05/2008    2 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10: Dolce risveglio…

Capitolo 10: Dolce risveglio…? 

 

S

i dice che, dopo una buona dormita, la giornataccia peggiore lasciata alle proprie spalle venga notevolmente ridimensionata. Il corpo è riposato, lo spirito più sereno, la mente più lucida… e tutto ciò favorisce una migliore condizione per affrontare i problemi più spinosi. Si dice…    

Alan Daiki Asuka, quindici anni e otto mesi, stava lentamente assaporando le sensazioni che accompagnavano il diradarsi delle nebbie del sonno… la morbidezza del materasso, in contrasto con la durezza del terreno davanti casa sul quale si era accasciato, distrutto, la sera precedente… la rilassante penombra della sua camera da letto, a differenza del fastidioso contrasto fra le tenebre della notte e il bagliore dei lampioni stradali che avevano rischiarato il suo doloroso cammino di ritorno dalla casa degli Haneoka… e, dulcis in fundo, il confortante tepore delle coltri che ripagava le sue provate membra dopo il freddo che le aveva tormentate durante tutta quella stramaledetta sera.

Eh, sì… era proprio delizioso, quel calduccio… specialmente la sensazione più accentuata che avvertiva sul proprio fianco destro, come se avesse indossato una pancera…

Gli ultimi strascichi del sonno si stavano dileguando…

Una pancera…? E quando mai aveva posseduto una pancera? Nessuno, in famiglia, soffriva di reumatismi: nemmeno suo padre, che pure passava diverse nottate in bianco e aveva pur sempre vent’anni più di lui!

E poi, una pancera avvolge completamente i fianchi, mentre quel calore, decisamente più accentuato, lui lo avvertiva in un solo punto del fianco destro!

Ormai, Alan era sveglio quasi del tutto, anche se ancora leggermente intontito…

*Si vede che nel sonno mi sono agitato e ho messo le mani un po’ qua e un po’ là!* pensò.

Se non che, dovette poi prendere coscienza del fatto che la sua mano sinistra si trovava sotto il cuscino (in corrispondenza del punto dove appoggiava la testa) e la mano destra si trovava invece sopra lo stesso guanciale… eppure era inequivocabilmente una mano, quella che avvertiva sul suo fianco destro! Non c’erano dubbi!

Una sorta di vago tremore prese a scuotere il suo corpo. Per sbarazzarsi d’ogni dubbio gli sarebbe bastato fare la cosa più semplice del mondo: voltarsi! Doveva però fare i conti con la paura di quello che avrebbe potuto vedere… e, dopo la non proprio “allegra” scoperta della sera precedente, non era affatto sicuro di poter incassare altre sorprese del genere!

D’altra parte non poteva rimanere in quella posizione tanto a lungo. La sveglia sul comodino lo avvertiva che mancavano solo cinque minuti alle otto e, anche ricordandosi con sollievo che era domenica, avrebbe comunque dovuto alzarsi, di lì a poco, per preparare la colazione per sé e per il padre, che aveva fatto il turno di guardia alla centrale. Per di più, la sua sezione Cerebrale gli diceva quant’era opportuno che fosse lui il primo a prendere coscienza della situazione, qualunque essa fosse!

Fece due bei respiri profondi e prese a ruotare su sé stesso, il più lentamente possibile: chiunque ci fosse stato, nel suo letto, era bene che continuasse a dormire ancora per un po’…!

 

***

Una delle cose più antipatiche che possano succedere è subire il passaggio istantaneo dal caldo al freddo, quando non si riesce a regolare in maniera decente l’acqua della doccia! Avete presente lo shock? Moltiplicate per tre e avrete l’esatta sensazione provata dal detective più giovane del mondo, non appena poté rendersi conto che le sue peggiori previsioni si erano avverate.

La sua compagna di classe Rina Takamya, forzata assistente nella lotta contro la ladra Saint Tail, nonché nipote del sindaco (ahi, ahi!) gli giaceva tranquillamente accanto, ancora immersa nel sonno, ma col grazioso visetto illuminato dal più solare dei sorrisi. Ergo: avevano dormito assieme!

La prima cosa che viene in mente a un individuo di sesso maschile, da pochi anni entrato nella pubertà, dopo essersi risvegliato accanto a una bella ragazza, è ovviamente la seguente domanda: Lo abbiamo fatto…?

L’acume che ben lo rendeva famoso suggeriva al povero Alan di riuscire a capirlo da solo, prima di doverlo chiedere a lei: non era infatti per nulla scontato che Rina gli avrebbe detto la verità. Una verità da conoscere assolutamente, per poter poi affrontare una situazione che, definire critica, era solo un fine eufemismo!

La mente di Asuka Jr. cominciò quindi a raccogliere tutti gli elementi necessari per scoprire di essere ancora o meno in possesso della propria verginità…

Elemento n° 1: sensazioni da post-rapporto (brividi di piacere, pelle d’oca, etc.)… non avvertiva nulla!

Primo respiro…

Elemento n° 2: ricordi visivi-uditivi-tattili-olfattivi dell’eventuale notte d’amore… nessuna traccia!

Secondo respiro…

Elemento n° 3: aveva il pigiama addosso. Questo era positivo, dal momento che, dopo “certe attività”, ci si ritrova un po’ meno vestiti! A tal proposito, Alan gettò un rapido sguardo intorno e vide subito la tuta verde-chiaro che Rina portava di solito durante le loro missioni comuni, piegata diligentemente sulla seggiola della scrivania. Indumenti femminili più intimi - almeno nei pressi - non se ne vedevano!

Terzo respiro… troncato però da una constatazione preoccupante: sullo schienale della stessa seggiola, era piegata anche la sua nera livrea da “minibeccamorto” (nomignolo acido affibbiatogli da uno dei suoi pochi invidiosi detrattori): giacca, calzoni, camicia e cravatta. Ogni volta che rientrava da una fallita missione di caccia alla “codina”, colmo di stanchezza e frustrazione, Alan non guardava certo a tanto per il sottile e, quando poteva finalmente coricarsi, i suoi abiti finivano regolarmente buttati a terra o sul letto, più o meno spiegazzati… dal che, la sezione di James Watson non poteva evitare di dedurre che, questa volta, l’avversario di Saint Tail non si era spogliato da solo!

Tale Elemento n° 4 vanificava la sicurezza dell’Elemento n° 3, in quanto rimaneva purtroppo un black-out mnemonico fra la svestizione della “divisa operativa” e la vestizione del pigiama!

Cos’era avvenuto, in quel frattempo? Occorrevano altri elementi…

Anche se “speciale” Alan era chiaramente un ragazzino, ancora digiuno in fatto di sesso, almeno nella pratica! Ma in teoria non era del tutto ignorante e sapeva bene che sarebbe bastato un semplice controllo per conoscere la verità… ma dove trovare il coraggio di farlo?

Basta: era ora di svegliare quella furbacchiona, se non altro per non sentire più quella mano che adesso si appoggiava sul suo stomaco e bruciava ormai come una borsa d’acqua calda a 100 gradi!

“Ah-ehm…!!!” esclamò il nostro amico, verso l’imprevista “compagna di letto”.

La biondina aprì lentamente gli occhi (nemmeno la soddisfazione di un soprassalto, gli dava!), lo guardò tranquillamente, fece mente locale per alcuni secondi e gli fece poi un dolcissimo sorriso: “Buongiorno!”

L’amico non ricambiò affatto quel sorriso, mantenendo invece il suo volto atteggiato a nobile rigore: “È molto improbabile che sia un buon giorno! Ti dispiace se ti chiedo cosa ci fai nel mio letto…??!”

Rina assunse l’espressione della perfetta innocenza: “Stavo solo dormendo, accanto al ragazzo che mi piace da impazzire!”

Disorientato da quel contropiede, degno della Nazionale Italiana,[1] il detective deglutì con fatica: “Semplicemente, eh? E immagino che tu non abbia fatto altro, per tutta la notte!”

Il sorriso della ragazza mutò sul malizioso: “Beh, se devo essere sincera… no! Purtroppo, appena ti ho messo a letto, sei crollato immediatamente!”

“Ma… mi hai messo a letto tu?” chiese Alan, con l’espressione cupa.

“Sì!”

*Ragazzina forte, però!* non poté evitare di dirsi lui. Poi si afferrò il pigiama “E… senti…”

“Dimmi!”

“Chi è stato a svestirmi e a mettermi il pigiama?”

“Sono stata io. E allora?”

La faccia del “piccolo-detective” si fece ancor più cupa (oltre che paonazza).

*È ancora peggio di quanto pensassi! E che bella domanda da idiota, che ho fatto!*

Dopo questa riflessione, chiuse gli occhi e provò a fare mente locale. Non vi riuscì. Comunque, adesso toccava a lui rispondere: “Ah, niente! Immagino che dovrei ringraziarti, per esserti presa cura di me. Sempre che tu non lo abbia fatto per secondi fini…!”

Rina lo guardò con aria corrucciata: “Che vuoi dire, Alan?!”

Lui si concesse il lusso di una risatina: “Mah… non so…! No, dico: ti trovo davanti a casa mia e mi sottoponi a un terzo grado… e questo ci poteva anche stare, lo ammetto! Poi vado in crisi e tu mi dai conforto… ok, ti sono riconoscente: avresti anche avuto ragione di incazzarti!” in quel momento Alan maledisse il suo congenito senso della giustizia “Infine, casco dal sonno… e, al mio risveglio, ti trovo a letto, accanto a me! Considerate quali sono le tue mire, come faccio a non sospettare che tu abbia approfittato della situazione per sedurmi??”

“Allora è questo che pensi di me…?!”

La guardò. Gli occhi di lei si erano fatti lucidi e la voce le stava leggermente tremando. Alan pensò che, se Rina fingeva, lo stava facendo molto bene!

“Scusami” si sorprese a risponderle “già sono diffidente per natura… e poi, dopo quel che mi ha combinato Haneoka, temo che il mio maschilismo si sia leggermente rinvigorito!”

La ragazza si terse le lacrime e abbozzò un tenue sorriso: “Ti posso capire. Ma io sono diversa da lei, Alan!”

“Ma sei sempre una donna, porca miseria!” di nuovo il maschilista ferito.  Rina lo avvertiva benissimo.

“Sì, sono una donna” rispose, con voce calma, ma fiera “una donna testarda e orgogliosa, lo ammetto! Che però, se non altro, ha avuto il coraggio di dichiararsi al ragazzo che ama, senza cercare di comprometterlo con mezzi codardi…!”

Stavolta era una palla facile.

“Codardi, eh? Come questo…?” ribatté Alan, indicando il letto. Si pentì immediatamente di ciò che aveva detto e si morse le labbra, in un gesto tardivo.

Rina strinse i pugni, ma si impose la calma. Non era una stupida e non avrebbe rischiato di sprecare la migliore cartuccia di cui disponeva per ottenere quello che aveva sempre desiderato da quando si era trasferita in quella città!

“Alan, te lo giuro: stanotte non è successo niente!”

“Dimostramelo!” replicò lui, prima ancora di pensarlo. Stavolta, però, si prese paura: *Ma che cavolo stai dicendo, stupido?!*

Troppo tardi. Con un gesto secco e rapido, Rina Takamya afferrò la coperta e la scaraventò per terra, mentre, nella sezione Sensitiva, il misuratore del consumo di adrenalina andava a mille…

Per quel po’ - quasi niente - che lui si intendeva di queste cose, Alan decise che il baby doll indossato da Rina era veramente delizioso… e le sue gambe nulla avevano da invidiare a quelle di Lisa (o di Seya)!

“MA CHE DIAVOLO FAI…??!” le gridò.

“Guarda!!!” replicò Rina, veemente, indicando il lenzuolo.

“Si può sapere cosa devo guardare…??” ribatté lui, cercando di distogliere lo sguardo dagli altri “punti critici”…

“Vedi qualche macchia di sangue? Vedi qualche chiazza di umidità?”

Il “ragazzo-speciale” rimase a bocca aperta, mentre il povero Phil Marlowe dovette constatare che il misuratore di adrenalina era andato irrimediabilmente fuori servizio, assieme alla metà dei circuiti ricettivi! Contemporaneamente, molto più in basso, gli assistenti di Sam Spade[2] stavano stringendo quanto più potevano i freni inibitori, così da prevenire qualche spiacevole incidente!

Eccolo, infine, l’Elemento n° 5, quello mancante: la completa assenza di testimonianze fisiche dell’avvenuto rapporto C… e glielo aveva fornito proprio lei, teoricamente contro i suoi stessi interessi!

Anche senza i 500 punti del mancato amplesso, la Neurologica sarebbe stata costretta ad accreditare al C.R. di Rina qualche punto in più come premio di onestà! Comunque, Marlowe poteva respirare: anche se la nipotina del sindaco aveva purtroppo scoperto il segreto di Lisa/Seya, non aveva ancora sottratto al loro organismo la sua verginità.

Almeno per il momento…! 

 



[1] Ricordiamoci che Alan è un patito di Calcio.

[2] Cioè quelli della Genetica.

  
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