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Autore: JulieFF    04/01/2014    1 recensioni
ATTENZIONE: LA STORIA NON È MIA, MA È UNA TRADUZIONE DELL'ORIGINALE
Luke Hemmings ha tutto ciò che desidera, soprattutto le ragazze. Il suo modo di vedere la vita era semplice: tutto ciò che è bello, è il meglio che si possa desiderare.
Ma quando Hadley Miller entra a far parte della sua vita, Luke è semplicemente impreparato.
Così, dopo una scommessa fatta a notte fonda con la sorellastra, Luke è determinato ad impegnarsi al massimo per conquistare Hadley e rubare la sua innocenza. Cosa che non esiterà a fare.
Una storia di bugie, scommesse e il trovare qualcosa che non ti saresti mai aspettato di volere.
Finirà con un nuovo amore o... con un cuore spezzato?
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 6
 
"And I just need you to pick me up,
Like you did when we were younger,
When the lightning and the thunder,
Had me clinging to your heart."
Go Radio - Forever My Father

 
- Che diavolo è questo posto? – disse Hadley, arricciando il naso di fronte al pub malandato che Calum le aveva detto si chiamava “Lucky’s”.
Si trovava dalla parte opposta della città, rispetto a dove abitava Luke, decisamente più vicino alla casa di Hadley. Invece di essere circondato da abitazioni, palazzi e grattacieli, il bar era circondato da case squallide, palazzi demoliti per metà e costruzione che, più di qualunque altra cosa, avevano l’aspetto di baracche.
- È il meglio che siamo riusciti a trovare, nessuno voleva assumere un gruppo di ragazzini che suonassero per loro. Michael ha provato ovunque. – disse Calum sospirando e voltandosi verso Hadley. – Letteralmente ovunque. –
- E suppongo che questo sia meglio di nulla. – acconsentì Hadley, cercando di essere ottimista.
Sapeva quanto la musica fosse importante per il suo migliore amico, così cercò di non essere negativa riguardo al luogo in cui si trovavano. Che lo ammettesse o meno, Hadley sapeva quanto Calum fosse felice del fatto che qualcuno avesse addirittura prenotato per sentirli suonare. Anche se si trovavano in un pub fatiscente come il Lucky’s.
Appena entrarono nel pub, tutto ciò che Hadley riuscì a sentire fu il persistente odore di fumo nell’aria. Agitò una mano nell’aria, cercando di sbarazzarsi della puzza, ma con scarsi risultati. L’odore era troppo forte.
- Eccoli! –
Hadley sentì una voce familiare alle sue spalle, seguita da delle braccia calde che l’avvolsero e strinsero forte.
- Hey, Ash. – disse Hadley, alzando gli occhi al cielo.
Ashton la strinse un po’ più forte, prima di liberarla dalla sua stretta e fare un passo indietro. I suoi capelli biondo scuro erano lasciati ricci al naturale e indossava una maglietta con un pony disegnato; Hadley non riuscì a trattenere una risata, osservando la t-shirt del ragazzo.
- Non ci vediamo da una vita, piccola Hadley. Allora? Non ti siamo mancati neanche un po’? – chiese Ashton, prendendola in giro, dopo che Calum si allontanò da loro per andare a sistemare gli strumenti sul palco, sussurrando “idioti”.
- Sono solo due anni più piccola di te, Ashton. – disse Hadley, mettendosi le mani sui fianchi.
Ashton aveva la brutta abitudine di prenderla in giro per la sua età. Si riferiva spesso a lei con il soprannome “piccola Hadley” solamente per innervosirla.
- Ecco perché le piaccio di più io. – disse un’altra voce familiare alle sua spalle.
- Proprio così, Mickey. – confermò Hadley, spettinando i capelli neri del ragazzo.
- Non rovinarmi i capelli! – gemette Michael, aprendo la fotocamera del suo cellulare per cercare di riparare al danno fatto da Hadley. – Ci ho messo trenta minuti a sistemarli! –
- Oh, stai zitto. – disse Calum, raggiungendo nuovamente il gruppo di amici.
Tutte le chitarre erano state collegate agli amplificatori e anche la batteria di Ashton era perfettamente sistemata sul palco. Hadley si guardò in giro per osservare le persone che occupavano il bar, principalmente adolescenti, ma nessuno che prestasse attenzione al palco. C’era un gruppo di ragazzi che giocava a biliardo con un paio di ragazze al loro fianco e un altro gruppo che lanciava freccette in un angolo della stanza. Tutti gli altri stavano annegando i loro dolori nell’alcool o erano svenuti su qualche tavolino. Hadley sapeva che sarebbe stata la loro unica fan, quella sera, ma le andava bene.
- Forza ragazzi, è ora dello show! – disse Calum, sfregando tra di loro le mani per l’eccitazione.
Hadley gli rivolse il suo miglior sorriso e diede una pacca sulla schiena a tutti i ragazzi.
- Andrete alla grande, me lo sento. – disse Hadley spingendo i tre ragazzi sul palco.
Non appena si sistemarono sullo stretto palco nero, Hadley prese posto in uno dei tavolini più vicini, così da assicurarsi la visuale migliore.
- Come state tutti voi, stasera? – domandò Michael, il microfono che amplificava la sua voce.
Solo un paio di applausi si levarono per la stanza, così Hadley cercò di far sentire ai ragazzi il suo appoggio urlando, con la speranza di attirare un po’ di gente.
- Bene… Beh, io sono Michael. –
- Io sono Ashton. –
- Ed io sono Calum. E noi siamo i 5 Seconds Of Summer. –
Cominciarono l’esibizione suonando la cover preferita da Hadley, “I Miss You” dei Blink 152.
Hadley si era sempre sentita speciali, visto che a lei era venuto in mente il nome della band. Aveva sempre detto che l’estate in Inghilterra durava appena cinque secondi, così nessuno riuscì più a togliersi dalla mente quel nome.
- In the night we’ll wish this never ends, we’ll wish this never ends… - canto Calum e Hadley alzò i pollici in approvazione, canticchiando insieme a lui il brano.
Un sorriso comparve sulle sue labbra mentre continuava a suonare il basso, lasciando cantare per un po’ Michael. Sempre più persone iniziavano a prestare attenzione alla band, mentre loro continuavano a cantare le loro cover e qualche canzone originale delle quali Hadley ancora non aveva imparato il testo.
Alla fine della loro esibizione i ragazzi si inchinarono e lasciarono il palco. Con sorpresa di Hadley, molte persone avevano circondato il palco, iniziando a sostenere i suoi amici. Sentì anche un paio di ragazze mormorare quanto i fossero sexy i suoi tre amici.
- Il batterista è troppo sexy, non sai cosa farei per mettere le mani su un suo… -
- Ciao ragazzi! – salutò Ashton dalla sinistra del palco, distraendo Hadley che così non riuscì a sentire come si concludeva la frase della ragazza, nonostante fosse abbastanza sicura di dove la ragazza stesse andando a parare.
I tre ragazzi iniziarono a smontare gli attrezzi sul palco, staccando gli strumenti per caricarli sul furgone che gli aspettava sul retro del pub. Hadley si alzò dal tavolo per aiutare i ragazzi, aiutando Ashton a portare parti della sua batteria.
- Ti spezzerai la schiena, donna! – la prese in giro Ashton, mentre lei caricava l’ultima parte della batteria sul furgone.
- Ti faccio vedere. – sussurrò Hadley, per poi lasciar cadere la cassa nel furgone, quasi rompendola.
Ashton si lasciò sfuggire un sospiro quando si rese conto che la cassa era intatta.
- Ci sei andata vicina. –
- Beh, magari la prossima volta non mi dai il pezzo più pesante, no?! – ribatté Hadley.
- Voi due dovete darvi una calmata. – disse Michael con le mani in aria, cercando di mantenere la calma. – Ora… chi ha fame? Avrei davvero voglia di un po’ di Panda Express. –
Tutte le mani si alzarono e lo stomaco di Hadley ruggì in risposta, facendo ridacchiare i tre ragazzi.
- E Panda sia! – disse Michael, felice.
Era il suo ristorante preferito, dopotutto.
Dopo che tutti e quattro furono stipati nel furgone di Ashton, nei sedili anteriori, dove Hadley si era dovuta sedere sulle ginocchia di Calum in modo che potessero starci tutti, si diressero verso il Panda Express più vicino.
Ordinarono in fretta e riuscirono a trovare un tavolo libero vicino al bancone. Fortunatamente il locale era quasi vuoto, così non dovettero preoccuparsi di essere troppo rumorosi, cosa che succedeva fin troppo spesso. Stare in compagni con tre ragazzi era complicato, soprattutto quando parlavano uno sull’altro, alzando la voce sempre di più.
- Raccontaci della ragazza, Calum. – disse Ashton, colpendo delicatamente il moro sulla spalla.
Calum guardò Hadley, con le guance rosse e lo sguardo colpevole. In un momento tra il concerto e lo smontare gli strumenti, Calum doveva aver raccontato ai ragazzi di Margaret e Luke. Il sangue affluì alle guance di Hadley non appena ricordò il momento al quale Calum aveva assistito ed interrotto.
- Uhm… Lei è… È in forma, si. – disse, guadagnandosi le congratulazioni di Ashton e Michael che iniziarono a dargli pacche sulla schiena.
Hadley alzò gli occhi al cielo, infastidita. Ovviamente quella era l’unica cosa che importava ai ragazzi. Non gli importava di certo il fatto che Margaret fosse una snob presuntuosa. Finché era in forma, il resto non importava.
- Voi ragazzi siete dei maiali. – mormorò Hadley, incrociando le braccia al petto.
- Qualcuno ha bisogno di un rifornimento? – domandò Ashton, osservando il suo bicchiere di coca cola ormai prosciugato.
Quando tutti lo ignorarono, lui si alzò da solo in silenzio.
- Qualcuno è geloso, per caso? – la schernì Michael, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Hadley.
Michael riusciva a vedere Ashton alla macchinetta mentre osservava Hadley, i capelli neri davanti agli occhi.
- No, assolutamente no. – replicò Hadley. – Sto solo dicendo che è una stronza. –
- Ha solamente dei problemi con il padre piuttosto pesanti. – ridacchiò Calum. – Grandi problemi. –
Hadley sentì il familiare peso posarsi sul suo petto, mentre il suo cuore si contorceva dolorosamente. Calum non lo aveva detto realmente, vero? Non avrebbe mai potuto…
Hadley percepì le lacrime salirle agli occhi non appena incontrò lo sguardo di Calum, la sorpresa che occupava il viso del ragazzo.
- Hadley, non intendevo dire quello. – disse in fretta, cercando di trattenere Hadley dall’andarsene.
Michael scrollò le spalle, chiaramente a disagio a causa della scena che si svolgeva davanti a lui. Non era mai stato un amante dei drammi, soprattutto quando i protagonisti erano due dei suoi amici più cari.
- Risparmiatelo, Cal. – riuscì a dire Hadley, mentre si liberava dalla presa di Calum e si allontanava dal tavolo, scontrandosi con Ashton e facendo cadere a terra la sua bevanda.
- Merda! Ah, piccola H, mi dispiace! Colpa mia. – disse Ashton mentre si abbassava a raccogliere il bicchiere disintegratosi sul pavimento.
Appena si rialzò da terra, notò che Hadley se ne era già andata dal ristorante, immergendosi nel buio della notte.
- Che diavolo mi sono perso? Che cosa le avete detto? – chiese Ashton e Michael alzò le mani, come a difendersi dalle accuse di Ashton, mentre Calum si prese la testa tra le mani, ben consapevole del fatto che non avrebbe mai dovuto dire quelle parole.
Avrebbe dovuto aspettarsi l’effetto che avrebbero avuto su Hadley e l’ultima cosa che lui intendeva fare era ferirla.
* * *
Hadley era grata di vivere solo a un paio di isolati di distanza dal Panda Express. Così, dopo ben trenta minuti di cammino, arrivò all’appartamento in cui viveva. Hadley salì le scale due alla volta, fermandosi davanti alla porta dell’abitazione.
- Avviso di sfratto? – sussurrò Hadley incredula.
Lei e sua madre stavano lavorando abbastanza da riuscire a pagare l’affitto e avere comunque dei soldi restanti. Lo sfratto era fuori discussione.
Hadley spinse con forza la chiave nella serratura, furiosa a causa di ciò che aveva appena scoperto. Teneva saldamente il foglio giallo, ormai rovinato ed increspato a causa delle sua stretta.
- Mamma? – chiamò, sentendo un suono di risposta provenire dalla camera da letto.
Si precipitò lungo il corridoi, spalancando la porta di sua madre, trovandola stesa sul letto e coperta da lividi causati, sicuramente, da Chuck.
- Si, Hadley? – rispose la madre, la voce bassa e roca, probabilmente a causa di tutte quelle liti che sembravano non avere fine.
- Dov’è Chuck? – chiese Hadley duramente.
Aveva notato il fatto che non c’era quel persistente odore di alcool non appena era entrata nell’appartamento. Sapeva che probabilmente si trovava da qualche parte a spendere e buttare i loro soldi.
- Hadley… - iniziò sua mamma e Hadley era consapevole che avrebbe trovato solamente un’altra stupida scusa.
Solo un’altra delusione.
- Lascia stare, mamma. – la interruppe lei, alzando la mano in segno di protesta. – Rispondi solo a questa dannata domanda. –
Sua madre sospirò, buttando i piedi fuori dal letto e sedendosi, la schiena curva e la testa chinata. I capelli le ricadevano di fronte al suo viso fragile.
- Sta giocando d’azzardo. – confessò ed Hadley si lasciò sfuggire una risatina ironica e furiosa.
- Allora è così che vengono spesi i nostri soldi, non è vero? – disse, ma la voce le cedette.
Le veniva da piangere, tanto era arrabbiata. Quella era una delle sue abitudini peggiori.
- Hadley, sono… -
- Cosa sei, mamma? Perché se dici un’altra volta che sei dispiaciuto, che Dio mi aiuti, allora! –
- Ma io sono dispiaciuta! – piagnucolò sua mamma, mentre le lacrime le scorrevano sulle guance.
- No, non lo sei. Se fossi realmente dispiaciuta questo non sarebbe successo. – urlò Hadley, sollevando il foglio giallo, ormai pieno di pieghe.
La faccia di sua madre si fece pallida non appena capì cosa rappresentava il foglio.
- Non volevo che lo sapessi. – disse con voce debole e spezzata.
- Non volevi che sapessi che stiamo per essere sfrattate o non volevi che sapessi che succederà perché hai lasciato che Chuck buttasse via quel poco che avevamo? – disse Hadley, rifiutandosi di farsi intenerire dalla vista di sua madre che piangeva.
Non si sarebbe arresa così facilmente. Era divertente come i ruoli si fossero scambiati: Hadley si sentiva più come un genitore che come una figlia.
- Io… Io credevo che si trattasse solo di un periodo. – disse sua madre, abbattuta. – Ma ne usciremo, troviamo sempre una via d’uscita. –  Continuò, cercando di essere ottimista nonostante non ne avesse nessun diritto.
- Come ti pare. – disse Hadley, prima di girarsi e andare in camera sua.
La luna illuminava il cielo e Hadley decise di uscire sulla scala antincendio, per sfuggire a quell’inferno per un po’. L’aria fredda che soffiava quella notte la calmò un po’. Quello era sempre stato il suo posto sicuro. L’unico posto in cui lei poteva rimanere sola con i suoi pensieri.
Fissò la luna, desiderando di essere ovunque, tranne che lì. Desiderando che le cose fossero andate in modo diverso.
Una vibrazione proveniente dalla sua borsa la spinse ad afferrare il suo cellulare, con lo scherzo illuminato a causa di più e più messaggi. Molti erano da parte di Calum, che si scusava, uno da parte di Ashton, che le chiedeva se fosse arrivata a casa sana e salva. Poi ce n’era una da parte di un numero sconosciuto.
“ Sii qui alle otto in punto, domani, per la cena. Indossa qualcosa di carino. Luke.”
Come aveva avuto il suo numero? Perché voleva che andasse a cena da lui?
Perché quel giorno andava sempre peggio?

HEY THERE!
No, non sono morta ahaha ero solo in fase "hangover", dopo Capodanno (E CHE CAPODANNO, RAGAZZEEEEE AHAHAHAH)
Comunqueeeee... che ne pensate del capitolo?(: Un po' di passaggio, ma nei prossimi ne succederanno delle belle ;)
Ora devo proprio andare, voglio provare ad aggiornare la mia altra fanfiction (a chi interessa: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1508758&i=1 )
Byeeee xx

- Julie(:
  
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