- Titolo: Una fede assolutamente fondata
Autore/data: akiremirror,
febbraio/maggio 2008
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one shot
Rating:
Per tutti
Genere: Angst, drammatico
Personaggi: Harry
Pairing:nessuno
Epoca: HP 7
Avvertimenti: nessuno
Riassunto:
Dopo la distruzione dell’Horcrux da parte di Ron, Harry cerca una prima volta,
senza successo, chi gli ha inviato la Cerva d’argento. E se ci fosse stato un
secondo tentativo più fruttuoso? JK ci ha negato un confronto diretto…vediamo
di rimediare!
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in
questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a
chi ne detiene i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di
lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto
intesa.
- Una fede assolutamente fondata
-
-
Il panorama tranquillo e immerso nella neve che lo
circondava non era mai parso ad Harry tanto meraviglioso, con il silenzio
ovattato e la luminescenza candida che lo contraddistinguevano.
-
Appostato poco distante dalla tenda, stava concedendo al
suo corpo il tempo necessario per rilassarsi. Ron aveva appena distrutto il
medaglione, Hermione era riuscita ad addormentarsi senza scatenare la sua
squadra di canarini assassini e lui si era ritrovato, nel giro di poco tempo,
steso sulla sua brandina a fissare il soffitto, incapace di addormentarsi a
causa della troppa adrenalina che ancora aveva in corpo.
-
Per questo, in punta di piedi e badando a non far rumore,
era uscito dalla tenda e si era fatto avvolgere dalla fredda aria della notte.
Aveva bisogno di riordinare i pensieri, ma soprattutto di calmarsi e
probabilmente strasene un po’ al freddo, ma in assoluta libertà, gli sarebbe
stato d’aiuto.
-
Davanti ai suoi occhi si ripresentavano in continuazione le
immagini che aveva visto durante quella serata, e soprattutto quello che aveva
compreso essere il peso più grande che Ron portava nel cuore.
-
Trasse un sospiro e si chiese quante altre cose fosse stato
così ottuso da non vedere.
-
Comunque, quello che più importava era la distruzione
dell’Horcrux; gli eventi della serata probabilmente non li avrebbe mai
dimenticati.
-
L’unica cosa che lo lasciava leggermente perplesso, ma in
fin dei conti non troppo spaventato, era la consapevolezza che ci fosse
qualcuno, là fuori, che stava aiutandoli. Evidentemente Silente aveva deciso
di affidare certi segreti anche a qualcun altro. Fino a poche ore prima era
stato assolutamente convinto che solo lui e i suoi due amici fossero a
conoscenza del terribile segreto di Voldemort. Ma forse chi stava aiutandoli,
lo stava facendo un po’ alla cieca. L’ipotesi gli parve improbabile,
soprattutto in considerazione che affidarsi al caso, in quella guerra, non era
affatto prudente, senza contare che non era nemmeno da Silente. Se il vecchio
Preside aveva lasciato davvero a terze persone disposizioni che lo
riguardavano, doveva averlo fatto in modo estremamente preciso. Ma non sarebbe
stato possibile scoprirlo neanche volendo, chi mai avrebbe potuto parlare più
con Silente? Un senso di tristezza mista a rabbia lo costrinse a muovere
qualche passo, immergendo i piedi nella neve e inzuppandosi i pantaloni. Il
fatto di non poter andare dal Preside e chiedergli tutte le cose che nella sua
testa erano senza risposta era straziante. Chissà, magari se si fosse rivolto
al dipinto appeso nella Presidenza di Hogwarts magari avrebbe ottenuto
qualcosa…o forse no.
-
Ma Piton poteva parlare al quadro! Oh, nonostante i
rimproveri che in quel momento si sentiva di poter muovere a Silente, di
sicuro non poteva far a meno di provare rabbia per l’oltraggiosa presenza di
Piton proprio nell’ufficio di Silente, seduto dietro la sua scrivania. Quasi
riusciva a vederlo mentre si appropriava di ciò che aveva strappato con la
forza.
-
Scrollò la testa. Era inutile pensarci, non poteva farci
nulla, non in quel modo. Solo la caduta di Voldemort avrebbe rimesso le cose
al loro posto, o quasi.
-
Facendo correre lo sguardo verso l’orizzonte, perdendolo
nell’oscurità della notte illuminata dal candore della neve, un pensiero
fulmineo gli attraversò la mente; se c’era qualcuno che stava aiutandoli,
allora stava anche seguendoli, anche se non gli era chiaro in che modo fosse
possibile, visti tutti gli incantesimi che usavano per proteggersi. Stava di
fatto che forse quel misterioso qualcuno era ancora nei paraggi, nonostante
prima non lo avesse trovato. Incapace di resistere alla tentazione, prese la
bacchetta che aveva in tasca e richiamò il Mantello dell’invisibilità.
Scomparendo sotto ad esso uscì dall’area protetta dai loro incantesimi per
andare a verificare in prima persona se la sua teoria era giusta o
no.
-
-
Non sapeva bene perché si era fermato in quel posto. Del
resto, aveva fatto tutto quello per cui era venuto. Eppure non riusciva a
decidersi a rientrare alla scuola, sebbene ci fosse la possibilità, magari
remota, che qualcuno potesse vederlo lì. E nessuno avrebbe dovuto vederlo, men
che meno Potter, Silente era stato chiaro in merito a questo.
-
Severus sorrise amaramente.
-
Albus era convinto che Potter non lo avrebbe ben accolto
per l’incidente con George Weasley…per una volta, era assolutamente certo che
Silente si stesse sbagliando.
-
Potter aveva ben altro da rimproverargli, non da ultima
l’uccisione dello stesso Silente. Ma Albus sembrava non
ricordarsene.
-
Lui sì.
-
Comunque, era davvero poco prudente continuare ad aggirarsi
da quelle parti. Perché non rientrava?
-
Forse era l’aria fredda e quella strana atmosfera che si
crea quando sta per ricominciare a nevicare che lo stavano stregando, ma più
probabilmente era la voglia di non rivedere poi così presto Hogwarts. La sua
Hogwarts ridotta in quello stato…in parte e almeno apparentemente anche grazie
alla sua collaborazione. Nessuno sapeva che in realtà lui stava facendo di
tutto per proteggere i ragazzi della scuola, anche se spesso i suoi tentativi
erano ostacolati dai fratelli Carrow, teste di legno con manie di grandezza
che a stento riusciva ad arginare.
-
Sospirò, facendo addensare il fiato in una nuvoletta
davanti a lui. Un brivido di freddo gli scivolò lungo la spina dorsale,
costringendolo a stringersi nel mantello nero.
-
In quel momento avrebbe avuto davvero bisogno di parlare
con Silente, quello vero, non il ritratto con il quale era costretto ad avere
a che fare ogni giorno. Probabilmente il vecchio Preside non avrebbe risposto
alla domanda che aveva sulla punta della lingua, ma cosa importava? Non lo
avrebbe mai scoperto.
-
Eppure avrebbe voluto davvero sapere in cosa consistesse la
missione affidata a Potter. Quella sera, osservando da lontano Potter e
Weasley, si era fatto una vaga idea di cosa potesse essere, ma ne era rimasto
troppo spaventato. Se le cose stavano realmente come temeva lui, il rischio di
veder trionfare ancora il Signore Oscuro era davvero alto.
-
Potter non avrebbe mai potuto riuscire, non in un’impresa
così…e poi Potter non sapeva ancora tutta la verità, perché lui non era
riuscito ancora a fargli avere l’ultima notizia che Silente aveva voluto
comunicargli. Ma per quello era ancora presto. Albus fino a quel momento non
si era mai sbagliato, quindi perché avrebbe dovuto farlo riguardo a Nagini?
Finché il serpente fosse stato libero di muoversi, non ci sarebbe stato
bisogno di comunicare a Potter la sua condanna a morte.
-
Un improvviso dolore allo stomaco lo fece ritornare con i
piedi per terra. Prese fiato e cercò di calmarsi.
-
"Mi dispiace, Lily. Non vorrei che lui dovesse morire, e
farò quel che mi sarà possibile per evitarlo, ma i miei sforzi finora non
hanno dato troppi risultati, e temo non ci sarà, alla fine, altra via
d’uscita."
-
Senza pensare troppo, mosse la bacchetta che teneva ancora
in mano e richiamò il suo Patronus.
-
La cerva d’argento che gli teneva compagnia più spesso di
quel che si sarebbe potuto immaginare gli si accostò e lo guardò con occhi
dolci e pazienti, in attesa di un ordine che non venne.
-
"Non ti ho richiamata per mandarti da qualcuno. Ho solo
bisogno di vederti, e di ricordarmi perché lo sto facendo." Sospirò,
allungando una mano verso l’animale brillante.
-
Avrebbe tanto voluto parlare anche con lei, in quel
momento.
-
Paradossale.
-
Perché oramai non aveva più nessuno con cui poter parlare
davvero.
-
-
Procedendo a passo svelto, ma facendo attenzione a non fare
rumore, Harry stava cercando di immaginarsi di chi mai potesse essere il
Patronus che li aveva aiutati.
-
Era certo che si trattasse di qualcuno di amico. Anche se
non aveva prove a sostegno della sua tesi, era certo che le cose stessero
così, il suo cuore gliene aveva dato garanzia. E poi la cerva lo aveva
condotto alla spada, quindi non poteva che essere di qualcuno che voleva
aiutarli.
-
Già, ma chi?
-
Non aveva mai visto il Patronus di Lupin, ma non credeva
fosse suo, senza contare che, se l’aiutante misterioso fosse stato Lupin, si
sarebbe semplicemente presentato con la spada in mano.
-
Invece la persona misteriosa era rimasta nell’ombra.
Perché?
-
E visto che aveva fatto in modo di fargli trovare la spada,
era di sicuro qualcuno di cui Silente si fidava. La spada nella bacheca fatta
costruire da Piton era falsa, quindi quella vera era in mano alla persona
misteriosa già da un po’, e di sicuro per volontà di Silente.
-
Quante cose Silente non gli aveva detto ancora? Non sarebbe
stato tutto più facile se Silente avesse semplicemente messo in contatto lui e
questa persona?
-
Troppe domande senza risposta, troppi dubbi, come sempre. E
soprattutto, di nuovo quella sorda rabbia che sempre lo prendeva quando
pensava alla missione che doveva portare a termine.
-
Oh, certo, avevano appena distrutto un Horcrux, ma quante
altre cose rimanevano da fare e scoprire, prima di arrivare alla fine? E Ron e
Hermione…sarebbe riuscito a proteggerli? Beh, fino a quel momento erano stati
loro a salvare lui…
-
Sorrise, pensando a quei due che dormivano finalmente di
nuovo sotto lo stesso tetto.
-
Senza rendersene conto, era tornato al laghetto dove aveva
trovato la spada. Oltre alcuni alberi, inaspettatamente, intravide un
luccichio, e questo bastò a fargli dimenticare tutti i pensieri che lo avevano
accompagnato fino a quel momento: dunque per una volta la sua curiosità era
stata premiata.
-
Si accucciò istintivamente a terra per non farsi vedere e
rimase fermo, finché non distinse una figura alta accanto alla cerva che aveva
visto qualche ora prima.
-
Pietrificato solo per qualche secondo dalla possibilità
insperata di avere delle risposte, si riprese e si alzò lentamente, badando a
non far rumore, per poi avvicinarsi cautamente alla cerva e alla persona
misteriosa, girata di spalle.
-
Non sapeva bene cosa avrebbe fatto, probabilmente non si
sarebbe rivelato subito, ma di una cosa era certo: avrebbe scoperto l’identità
di questo insperato e ignoto angelo custode.
-
-
Severus, fermo vicino alla cerva, fissò a lungo un punto
imprecisato oltre il suo animale protettore, poi prese un respiro più profondo
degli altri e si riscosse.
-
"Sai, Lily, forse è il caso di rientrare. Ho come
l’impressione che Albus stia aspettando con ansia il mio rapporto."
-
Un lieve rumore alle sue spalle lo fece reagire di scatto.
Si volse e si protesse con una barriera magica, mentre il suo sguardo si
posava, ostilmente, sulla figura che aveva di fronte.
-
I suoi occhi individuarono con sconcerto l’ultima persona
che avrebbe creduto di trovarsi davanti, ma soprattutto l’ultima che avrebbe
dovuto vederlo lì.
-
Harry, toltosi il Mantello dell’Invisibilità solo
all’ultimo, lo stava fissando con malcelato disprezzo, ma anche con evidente
sorpresa. Cosa diavolo ci faceva lui lì?
-
La cerva scomparve qualche istante dopo, e i due
continuarono a fissarsi in silenzio per diversi secondi, l’uno impegnato a
cercare una soluzione a quel pericoloso incontro, l’altro ad incamerare
informazioni improvvise e innegabilmente indesiderate.
-
Harry fremette per qualche secondo, sentendo riemergere in
lui i ricordi della terribile notte in cui Silente era morto. Ma non era mai
stato uno stupido, e qualcosa non tornava.
-
Il Patronus che lo aveva aiutato era di Piton, e questo
doveva voler dire qualcosa.
-
Come se non bastasse, ora l’uomo che odiava quasi quanto
odiava Voldemort non stava attaccandolo, non stava nemmeno cercando di
catturarlo. Paradossalmente, anzi, si stava proteggendo da lui.
-
Ma era sempre Severus Piton, l’assassino di Silente,
l’assassino dei suoi genitori… l’ira parve volerlo soffocare, e Harry strinse
spasmodicamente l’impugnatura della bacchetta, quasi che questo potesse
preparalo a quando Piton avesse abbassato lo scudo. Poteva fargliela pagare,
poteva finalmente vendicarsi…
-
Severus lo fissò con uguale astio, ma non si soffermò
troppo sui propri sentimenti. La sua missione rischiava di essere fortemente
compromessa grazie a quella stupida bravata di Potter. Perché non se ne era
rimasto al sicuro nella tenda, protetto da tutti i loro
incantesimi?
-
Poi notò con sorpresa che Potter stava impugnano una
bacchetta diversa dal solito.
-
Un terribile sospetto gli attraversò la mente e, senza
troppi scrupoli, cercò conferma nella mente del giovane Potter.
-
Harry, troppo furente e sconcertato per quell’apparizione,
non fu abbastanza pronto a distogliere lo sguardo, così sentì l’incursione di
Piton, fastidiosa, ma per nulla paragonabile a quanto doveva sopportare quando
la sua mente apriva delle indesiderate finestre sui pensieri di
Voldemort.
-
In pochi secondi Severus ebbe la risposta che stava
cercando, e con rabbia fece sparire la barriera che aveva mantenuto tra loro
fino a quel momento.
-
"Razza di ragazzino idiota e avventato!" sbottò con
violenza, accompagnando le parole con un gesto stizzito della mano "Il Signore
Oscuro avrebbe potuto anche prenderti! Te la sei cavata per un soffio, e non
puoi ancora permetterti di morire, Potter! La tua missione non è stata portata
a termine!" Almeno di questo era sicuro.
-
Harry alzò di scatto la bacchetta, ma sapeva che anche
quella di Piton era puntata. Non avrebbe fatto in tempo a far nulla contro di
lui, lo aveva capito rincorrendolo nel parco, ma in quel momento ciò che più
stava trattenendolo dal lanciare una fattura sul suo ex insegnante era la
consapevolezza che, di nuovo, qualcosa gli sfuggiva.
-
"Perché mi ha fatto trovare la spada?" chiese a denti
stretti, ignorando del tutto le parole che l’uomo gli aveva appena rivolto e
fissandolo con tutto il disprezzo di cui era capace. La sua vendetta poteva
aspettare il tempo di una risposta…
-
"Ordini di Silente, come sempre." Soffiò Piton.
-
A sentire il nome di Silente, pronunciato proprio da Piton,
Harry perse quel briciolo di controllo che era riuscito a tenersi stretto. Non
pensò nemmeno per un secondo di usare la magia, non con un avversario del
genere. Semplicemente, si avventò contro Piton, colpendolo in pieno viso con
un pugno.
-
"Non osi nemmeno nominarlo! Assassino!"
-
Dopo il primo assalto andato a buon fine, i pugni di Harry
cercarono di nuovo di colpirlo, ma, passato il momento di sorpresa iniziale,
Severus reagì, facendo volare a terra il ragazzo. Un momento dopo, stava già
puntando la bacchetta contro di lui. Come osava Potter dirgli quelle cose?
Cosa poteva saperne quel ragazzino della verità lacerante di cui solo lui era
custode?
-
Eppure ricordò con fastidio che Harry si sarebbe dovuto
fidare di lui, per poter credere all’informazione finale che avrebbe dovuto
comunicargli.
-
Con un’incredibile sforzo di volontà, Severus abbassò
lentamente la bacchetta, e Harry si rimise in piedi con rapidità, deciso ad
accanirsi ancora su Piton.
-
Quella volta però Severus non si fece prendere alla
sprovvista, e lanciò addosso a Harry una sorta di rete luminosa che lo
costrinse a terra, impedendogli di muoversi.
-
Harry si dimenò, cercando di sciogliere l’incantesimo, ma
non gli ci volle molto tempo per rendersi conto che ogni suo sforzo sarebbe
stato vano. Eppure in quel momento non c’era paura nel suo cuore, non gli
stava passando nemmeno per l’anticamera del cervello che da quella situazione
sarebbe potuto uscire molto male.
-
Guardò Piton con aria di sfida, mentre l’uomo continuava a
fissarlo, meditabondo.
-
"Non mi colpisce? Non se la sente di disobbedire al suo
Padrone? Il Prescelto non va toccato, giusto?" esclamò Harry con rabbia,
stringendo la mano attorno alla bacchetta.
-
"Sei solo un arrogante presuntuoso, Potter, e continui a
dimostrarti anche particolarmente stupido! Sì, sto obbedendo ancora una volta
ad un ordine, un ordine di Albus, che nutriva per te più rispetto e più
stima di quanta io riesca a giustificare." Disse Piton, scandendo attentamente
ogni singola parola "Però è necessario che tu ti fidi di me, perché ci sono
cose che ancora non sai…"
-
"Fidarmi di lei?" Harry rise sarcasticamente "Si rende
conto che mai, ripeto, mai mi fiderò di lei! L’unico di cui avesse la
fiducia è morto per mano sua!"
-
Severus si mosse nervosamente, reprimendo a fatica la
voglia di rendergli il pugno appena ricevuto.
-
"Albus stava già morendo, a causa della maledizione che
stava divorandogli la mano! E non voleva che Draco si rovinasse con le sue
stesse mani!"
-
L’unica verità. Ormai era l’unico a saperla, e sapeva che
dirla a Harry non avrebbe aiutato, non davvero.
-
Harry lo fissò un attimo, sorpreso da quelle parole, ma sul
suo volto si ripresentò ben presto l’espressione astiosa che Severus conosceva
così bene.
-
"Bella storiella davvero…io c’ero." Disse Harry, la voce
mortalmente bassa "Io ho sentito Silente supplicare, e lei lo ha ucciso
odiandolo!"
-
Severus sbuffò d’impazienza e con un gesto deciso della
mano rimosse la rete luminosa che stava ancora trattenendo Harry, poi si chinò
rapidamente sul ragazzo, lo afferrò per il bavero e lo sollevò, nonostante le
sue inevitabili resistenze.
-
"Davvero Potter?" soffiò a pochi centimetri dal viso del
ragazzo "Sai, se non me lo stessi dicendo tu, non ci sarei mai arrivato! Credo
di non aver mai odiato così tanto qualcuno, ma il motivo, Potter, non lo puoi
nemmeno immaginare."
-
Fermi immobili, si fissarono per diversi secondi, ciascuno
con i lineamenti del volto tesi e carichi di sentimenti scomodi, dolorosi e
antichi.
-
"Sei così tremendamente simile a tuo padre." Disse
all’improvviso Severus, lasciando andare il bavero di Harry e guardandolo con
qualcosa che sembrava odio, ma che sconfinava probabilmente nel risentimento
"Troppo orgoglioso per poter anche solo pensare di aver commesso un errore su
di me, vero, Potter?"
-
Harry fece scattare la bacchetta più rapidamente di quanto
Severus si aspettasse, e gliela puntò alla gola, fremendo.
-
"Non osi nemmeno nominarlo! È come se lo avesse ucciso lei!
Lei, che ha rivelato la profezia!"
-
Severus sbiancò, ma Harry non se ne accorse, troppo
sconvolto dal dolore e dalla consapevolezza che, se solo l’uomo che ora aveva
dinnanzi fosse rimasto zitto, ora lui probabilmente avrebbe avuto ancora
accanto i suoi genitori.
-
"Silente mi ha detto che se ne è pentito…beh, visto il modo
in cui continua, inesorabilmente, ad offendere la memoria di mio padre, direi
che si sbagliava di grosso. Come diavolo ha fatto a crederle? E per di più mia
madre era Nata Babbana…posso immaginare lo schifo che doveva farle! Una
Sanguesporco…"
-
A quella parola Severus reagì del tutto istintivamente,
scagliando lontano da sé la mano di Harry che reggeva la bacchetta, ma non
puntando la sua. Tutto quello che fece fu fissare il ragazzo con molto più che
rabbia negli occhi, anche se per un attimo aveva rischiato di cedere alla
tentazione di mettergli le mani addosso.
-
E Harry sentì improvvisamente qualcosa stringergli lo
stomaco. Come aveva chiamato la cerva, solo qualche minuto prima? No, non
poteva essere, si trattava sicuramente di una coincidenza…
-
Poi ricordò come mai sapeva che Piton aveva usato la parola
"Sanguesporco" con sua madre. Il ricordo che aveva visto durante il suo quinto
anno…qualcosa di quel ricordo tornò a disturbarlo, ma questa volta non aveva
nulla a che fare con James. Lily aveva difeso Piton, con un convincimento di
sicuro non comune.
-
Poi c’era lo sguardo di Piton, ora puntato su di lui in un
modo così diverso dal solito, le labbra strette, le mani serrate a pugno,
tutto il suo essere segnato da un improvviso stato di sofferenza mal celata
che Harry non poteva non notare.
-
"La cerva…l’ha chiamata…"
-
"Zitto!" sbottò Piton, avanzando verso Harry, che arretrò
"Non azzardarti a proseguire!"
-
Troppa ira, in quelle parole, ma soprattutto troppa paura
perché Harry non se ne accorgesse.
-
"Perché non dovrei?" insistette Harry, preso da un’audacia
in verità sconsiderata, perché in fondo non era del tutto sicuro di essere in
grado di sopportare scoperte troppo scomode.
-
"Lei mi ha appena fatto trovare la spada con quella cerva.
Perché non dovrei insistere?"
-
"L’ho fatto perché così voleva Albus! Avrà lasciato dei
compiti a te, ma ne ha lasciati anche a me!"
-
"Tra i quali quello di ucciderlo!" commentò sarcasticamente
Harry.
-
Fu peggio di un riflesso condizionato, Severus non si
accorse neanche di quello che il suo corpo stava già compiendo fin quando non
fu troppo tardi. Con pugno serrato, cercò la mascella di Harry e la colpì in
pieno.
-
Harry si piegò di lato, poi si volse di scatto, pronto a
rendere il favore, ma l’espressione sul volto di Piton lo bloccò. Chi era
l’uomo che aveva davanti? No, di certo non l’insegnante di Pozioni che lo
aveva tormentato per anni, perché quel Severus Piton non poteva essere lo
stesso che ora stava guardandolo con i lineamenti distorti dal
dolore.
-
"L’ho ucciso, sì, e hai ragione, l’ho fatto odiandolo. Oh,
Potter, tu non hai nemmeno idea di quanto lo abbia odiato in quel momento, per
quello che mi stava supplicando di fare! Uccidere…di nuovo. E proprio lui! No,
non puoi nemmeno immaginare…"
-
Harry si rimise dritto e artigliò con forza il mantello
dell’uomo.
-
"Ma così lei si è salvato! Non ha infranto il Voto fatto a
Narcissa! Non mi dica…non mi dica che non le è tornato utile!"
-
"Utile?" ripeté Severus, quasi digrignando i denti "Sembri
ben informato, Potter, ma in realtà non sai assolutamente nulla!"
-
"Forse, ma so di certo che Silente con lei si è sempre
comportato come…"
-
"Come un padre" finì Severus, ma non sembrava affatto un
suggerimento per Harry, quanto un’ammissione per se stesso.
-
E Harry lo fissò, arrabbiato e confuso.
-
"Come c’è riuscito, allora?" chiese Harry, la voce
improvvisamente resa incerta da un fastidioso nodo in gola.
-
"Ottima domanda, Signor Potter!" soffiò sarcasticamente
Severus, e non giunse risposta.
-
Il silenzio si dilatò, diventò quasi palpabile, mentre loro
due rimanevano immobili, a guardarsi negli occhi con rabbia, quasi servisse
ancora a qualcosa.
-
Severus realizzò con non troppa sorpresa che Harry aveva
cominciato a piangere, e neanche se ne stava rendendo conto. Strano, gli
pareva quasi di sentire il calore di quelle lacrime sulla sua stessa pelle,
come se fossero sue. Ma lui non piangeva tanto facilmente, di sicuro mai
davanti agli altri. Eppure quella sensazione che ora gli bruciava la pelle era
così vera, così realistica…
-
Capì con qualche secondo di ritardo che quelle lacrime
erano davvero sue, e la cosa che lo sconcertò maggiormente fu che non gliene
importava…che Potter lo vedesse!
-
Non aveva davvero motivo per vergognarsi di quelle lacrime,
perché il dolore che provava per la perdita di Albus era troppo vero, troppo
intenso e troppo lacerante.
-
Altre erano le lacrime che non dovevano essere scoperte,
che aveva versato di nascosto, nel silenzio raggelante di casa Black, sopra ad
una lettera e una foto.
-
Harry all’improvviso cominciò ad allentare lentamente la
presa sul mantello di Severus, continuando a fissarlo a lungo e in silenzio.
-
Severus Piton non stava mentendo, all’improvviso lo capì
con chiarezza. Ma mancava ancora un pezzo, il vero motivo di quel cambiamento,
l’anima vera del pentimento che Harry aveva creduto impensabile. Un
nome.
-
"La cerva…" insistette, con il cuore che batteva ad un
ritmo frenetico.
-
Piton lo fulminò con lo sguardo, tradendo di nuovo una
paura che Harry non sapeva potesse appartenergli.
-
"E’ mia madre."
-
Non una domanda o un dubbio. Una semplice
affermazione.
-
Ferito e improvvisamente incapace di difendersi, come anni
prima, Severus Piton si rifiutò di dire una sola sillaba. Non poteva rivelare
il suo segreto più doloroso a quel ragazzino avventato che era fonte continua
di rimorso. Così attese che il nodo alla gola si sciogliesse, poi
parlò.
-
"Albus mi ha lasciato una missione che devo ancora
terminare. Se l’Oscuro rintracciasse nella tua mente un’immagine di questo
incontro, non potrei più far nulla. Quindi…"
-
Puntò la bacchetta su Harry, che alzò la sua e
indietreggiò.
-
"Cosa vuol fare?"
-
"Solo cancellare la tua memoria." Rispose atono
Piton.
-
"Allora me lo dica! Tanto poi non me ne rimarrà
ricordo."
-
Severus strinse appena gli occhi, furente per
quell’insistenza, il fiato di nuovo troppo corto e il cuore che
sanguinava.
-
"A cosa ti serve sapere, Potter? Lo hai appena detto tu,
non te ne rimarrà ricordo."
-
"Non importa" rispose in fretta Harry "Voglio solo sapere
se la fede che Silente riponeva nell’Amore era davvero così
fondata."
-
Silenzio. Severus lo fissò a lungo. Non avrebbe saputo dire
cosa gli stava impedendo di strappare a Harry i suoi ricordi e andarsene senza
aggiungere una sola sillaba. Ma aveva taciuto una volta di troppo davanti a
occhi verdi così intensamente incollati ai suoi.
-
Puntò la bacchetta, pronto in qualunque momento, e si
sorprese nel vedere che invece Harry si ostinava solo ad aspettare una
risposta. Glielo stava comunicando in ogni modo.
-
Ancora un attimo di esitazione, e in gola la paura per le
parole che sentiva il bisogno di pronunciare. Non gli importava che Harry
comprendesse e perdonasse, del resto non sarebbe servito assolutamente a
nulla. Quello che voleva era solo che qualcun altro oltre lui sapesse la
verità, che ci fosse in un soggetto diverso da lui la consapevolezza di come
stessero le cose, anche se sarebbe durato solo una manciata di
secondi.
-
Se solo avesse avuto il coraggio di dirlo a lei, le
cose magari sarebbero andate diversamente…
-
"Sì, una fede assolutamente fondata." Disse infine,
dolorosamente, guardando Harry negli occhi, ma senza vederlo
davvero.
-
Harry trattenne il fiato per un attimo, ma la sorpresa
passò in fretta. Il modo in cui Piton aveva pronunciato il nome di sua madre
gli aveva fatto capire già molte cose. Tutto ciò che emerse dai suoi occhi in
quegli ultimi istanti fu la lotta che il suo cuore e il suo orgoglio stavano
facendo per giungere ad un compromesso.
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Severus non volle attendere, non gli interessava l’esito di
quella lotta, ma registrò con stupore l’intensità di quello sguardo, come se
Harry stesse cercando di vederlo davvero per la prima volta.
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No, davvero era meglio non esitare.
-
"Oblivion!"
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